Il ministro del Lavoro a Ipack-Ima: dopo il Jobs act, presto detassazione utili reinvestiti e riforma legge Fornero

Nel convegno inaugurale di Ipack-Ima (il tema è stato il futuro) è intervenuto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti invitato dall’amministratore delegato di Ipack-Ima Guido Corbella a considerare come sia essenziale la valorizzazione del personale per un settore, quello delle macchine per imballaggio, che occupa 150 mila addetti e che ha attraversato gli anni della crisi con un incremento delle assunzioni del 4,5%.un settore, quello della meccanica strumentale che contribuisce così al futuro delle giovani generazioni ma in maniera rilevante anche alla bilancia commerciale (11 miliardi di euro il surplus).

Senza contare che il settore del packaging è una fucina di innovazione e dà un contributo importante alla filiera del cibo. Ha spiegato infatti Marco Pedroni, presidente di Coop ma anche presidente di Ipack-Ima 2015: «Il confezionamento oggi deve rispettare la materia prima e mantenere i cibi più a lungo senza conservanti. È un grande contributo a tutta la catena del valore della filiera agroalimentare del nostro Paese in una chiave di collaborazione e di competizione di sistema, con un forte accento sulla sostenibilità, non solo ambientale e sociale, ma anche economica. Perché l’innovazione significa anche efficienza e tiene al riparo dalla competizione giocata solo sul fattore prezzo».

E competere sulla leva dei prezzi bassi è come competere utilizzando solo lavoro a basso costo. Poletti ha infatti ricordato come il Governo abbia fatto un salto di qualità investendo sui contratti di lavoro a tempo indeterminato. «Per anni – ha detto – le scelte sono state orientate a favorire il precariatoi, tanto che oggi l’85% dei contratti di lavoro è di tipo precario. Certamente per le imprese il contratto di questo tipo costa meno, ma offre anche una prospettiva meno stabile. E se non hai prospettive stabili le imprese non investono. Ma le imprese che non investono sulle competenze sono perdenti. Stiamo spingendo perché assumere le persone a tempo indeterminato diventi una cosa normale. Perché solo dando una prospettiva di stabilità si può pensare di tornare a crescere, avere più opportunità di conoscenza ma anche più reddito spendibile». E poi, guardando al futuro il ministro ha anche detto: «Siamo intenzionati a fare sì che il costo del lavoro stabile sia inferiore al costo del lavoro flessibile creando una sistema di certezze per imprenditori e lavoratori». E rispondendo a una domanda dalla sala: «Dobbiamo superare le logiche degli incentivi e premiare stabilmente le aziende che reinvestono gli utili, detassandoli».