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IV gamma: i giovani italiani alle prese con errori e false credenze

I giovani italiani dai 18 ai 29 anni non hanno le idee chiare sui prodotti di IV gamma: il 35% di loro commette errori nella conservazione dei prodotti una volta acquistati e l’87% è convinto a torto che contengano conservanti. Sono però creativi e li usano come base per ricette cercando ispirazione online. A rivelarlo un focus realizzato da AstraRicerche per il Gruppo Prodotti Ortofrutticoli di IV Gamma di Unione Italiana Food da cui emerge un quadro interessante e a tratti sorprendente.

I risultati della ricerca
Il 47% dei rispondenti della fascia d’età 18-29 sostiene di non aver mai sentito la definizione di IV gamma (verdura, frutta, ortaggi freschi confezionati in busta o in vaschette e pronti per il consumo), il 37% l’ha sentita ma non ne conosce il significato e solo il 16%, invece, le attribuisce il significato corretto. Nonostante ciò, il 73% dei giovani intervistati li acquista abitualmente (39% tutte le settimane) e abbastanza spesso (34% 2/3 volte al mese). Solo il 35% di essi però utilizza l’apposita borsa frigo per conservarli, mentre il 61% del campione intervistato utilizza i normali sacchetti del supermercato (contro il 54% della media totale degli intervistati), interrompendo così la catena del freddo. Interrogati poi sulla presenza di conservanti, i giovani dimostrano purtroppo di credere, ancora più degli altri, alla fake news più diffusa sulla categoria. L’87% dei rispondenti 18-29enni pensa che contengano conservanti (contro il 75% della media totale): il 27% pensa addirittura che ce ne siano di più che negli altri alimenti confezionati. Una percezione errata, considerando che nei prodotti di IV gamma non vengono aggiunti conservanti e il freddo è l’unico elemento utilizzato per preservare la freschezza e la qualità dei prodotti.

Le ragioni d’acquisto
Rispetto alla media nazionale, sono diverse le ragioni di acquisto degli intervistati 18-29enni che sembrano percepire meno di altre fasce d’età il contenuto di servizio offerto dai prodotti di IV gamma: solo il 36% (contro il 52% della media nazionale) li compra perché sono comodi e fanno risparmiare tempo. Di contro si rilevano percentuali più elevate della media nelle seguenti motivazioni all’acquisto: il buon rapporto qualità/prezzo (33% vs 26,5% della media), la porzionatura (31% vs 30,5% della media), la comodità di trasporto a scuola/lavoro (34% vs 32% della media), perché sono un incentivo al consumo quotidiano di verdure (27% vs 24% della media) e offrono spunti per ricette innovative (11% contro un 7% di media su tutti i rispondenti).

I bestseller: insalate in busta e zuppe
In linea con le preferenze di tutti gli intervistati, il prodotto più acquistato dai giovani tra i 18 e i 29 anni sono le insalate in busta (59%), seguite dalle verdure da cuocere (50%), dalle ciotole (42%), dalla frutta (33%) e dalle zuppe (27%). Focalizzandoci su quest’ultima categoria di prodotto, il 40% le acquista abitualmente o abbastanza spesso perché pronte in pochi minuti (69%) e comode da usare (67%). Per contro, il valido apporto nutrizionale viene indicato solo dal 54% degli intervistati (la media totale invece è del 72%). Nell’acquisto si fanno guidare dalle materie prime di qualità (fondamentali e importanti per il 75%) e italiane (66%), oltre che dall’utilizzo di ingredienti biologici (68%). Come già riscontrato nelle motivazioni di acquisto sui prodotti di IV gamma in generale, rispetto alle altre fasce d’età sono più aperti all’innovazione: il 52% infatti li acquista perché frutto di sperimentazione, con ricette nuove e originali.

Le ricette
Il consumo in casa cresce di pari passo all’aumento dell’età: raggiunge il 74% tra i 18-29enni, mentre sale al 96% tra i 60-75enni; quello fuori casa ha un andamento contrario (rispettivamente 45% e 18%). Un dato interessante riguarda la ricettazione: il 55% dei giovani (contro il 49% della media) cerca spesso e a volte ricette a base di prodotti di IV gamma a cui ispirarsi per preparare i propri piatti (dato che sale al 67% se consideriamo solo le rispondenti donne) e lo fa online, specialmente sui social network (46%).

IV gamma, abitudini di consumo e pregiudizi degli italiani

I prodotti di IV gamma (verdura, frutta, ortaggi freschi confezionati in busta o in vaschette e pronti per il consumo) sono molto apprezzati dagli italiani ma i consumatori nutrono ancora pregiudizi e convinzioni sbagliate sulla categoria. Lo si evince dall’indagine che il Gruppo Prodotti Ortofrutticoli di IV Gamma di Unione Italiana Food ha commissionato ad AstraRicerche. Lo studio è stato condotto durante la scorsa estate su un campione di 1.000 persone, rappresentativo della popolazione italiana 18-75enne, ed evidenzia in primis come non tutti abbiano familiarità con la terminologia: il 57% del campione intervistato, infatti, sostiene di non aver mai sentito questo nome, il 29% lo ha sentito ma non ne conosce il significato e solo il 14%, invece, gli attribuisce il significato corretto.

Nonostante più della metà degli intervistati non sappia che questi prodotti si definiscono “di IV gamma”, il 78% del campione però li acquista spesso (2-3 volte al mese 33%) o abitualmente (tutte le settimane 45%). Il 18% dichiara di acquistarli occasionalmente/1 volta al mese o meno. Nello specifico, i dati mostrano come questi prodotti siano particolarmente apprezzati dalle fasce di popolazione che hanno maggior bisogno di soluzioni che semplificano la vita; in questo senso si sottolinea come i consumi più elevati si rilevino tra gli uomini 30-39enni (abitualmente 61%), nelle grandi città, nelle famiglie numerose e con 0-17enni in famiglia. Solo il 4% degli intervistati dichiara di non acquistarli mai e, tra le ragioni del non acquisto, più della metà (55%) sostiene che sono migliori gli ortofrutticoli freschi e il 31% adduce come motivazione la presenza di conservanti. Questa, però, sembra essere una delle principali opinioni errate diffuse anche tra chi dichiara di acquistarli: il 75% del totale degli intervistati sostiene, infatti, che contengano conservanti, dato che sale addirittura all’87% nella fascia d’età 18-29.

“In realtà nei prodotti di IV gamma non vengono aggiunti conservanti. Quelli eventualmente presenti riguardano gli ingredienti vegetali non freschi o gli ingredienti non vegetali contenuti in alcuni prodotti, come ad esempio le olive o il formaggio presenti nelle ciotole pronte al consumo – commenta Andrea Battagliola, Presidente del Gruppo Prodotti Ortofrutticoli di IV Gamma di Unione Italiana Food. Il freddo è l’unico elemento utilizzato per preservare la freschezza e la qualità dei prodotti. Proprio per questo ancora ci preoccupa il dato che ci rivela che più della metà dei consumatori (63%) interrompa la catena del freddo non utilizzando la borsa frigo per il trasporto del prodotto nel tragitto supermercato-casa”.

Quali sono, invece, i principali motivi per cui gli italiani scelgono di acquistare la IV gamma? Il 52% dei rispondenti dichiara di acquistare prodotti di IV gamma per la comodità e per risparmiare tempo, il 32% perché sono pratici da consumare fuori casa, il 31% per la porzionatura, e ancora un altro 31% perché si evitano sprechi di prodotto. Inoltre, sono considerati prodotti di buona qualità (26%) e che aiutano ad avere una alimentazione corretta (24%). Il prodotto di IV gamma preferito dagli italiani è l’insalata in busta, acquistata dal 73% del campione, seguita dalle verdure in busta pronte da cuocere (acquistate dal 67% del campione), dalle insalate in ciotola (36%), da zuppe e vellutate pronte (30%) e da frutta lavata e tagliata (29%).

Per quanto riguarda zuppe e vellutate pronte, il 12% dichiara di comprarle abitualmente/tutte le settimane; il 29% abbastanza spesso/2-3 volte al mese; il 42% occasionalmente/1 volta al mese o meno, mentre il 17% dichiara di non acquistarle mai. Il 41% del campione, quindi, acquista zuppe e vellutate pronte con regolarità (dato che sale notevolmente negli uomini e nelle donne della fascia d’età 30-39, con percentuali rispettivamente del 57% e 55%). Nello specifico, tra i driver di acquisto di zuppe e vellutate pronte, spiccano con l’84% dei rispondenti, l’essere “fatte con materie prime di altissima qualità”, “prodotte utilizzando materie prime italiane” (79%) e “fatte con verdure di stagione” (77%). Le motivazioni che muovono gli italiani all’acquisto di questo tipo di prodotti si riflettono nelle opinioni su zuppe e vellutate pronte: gli intervistati, infatti, ne apprezzano soprattutto la velocità di preparazione (86%), la comodità di utilizzo (84%), il gusto e il sapore (78%). Inoltre, il 75% degli intervistati le ritiene una valida alternativa per un pasto salutare e nutriente e il 57% le considera prodotti fatti con cura artigianale.

In relazione a luoghi e modalità di consumo, l’87% del campione sostiene di consumare i prodotti di IV gamma a casa, mentre poco più di un terzo degli acquirenti lo fa fuori casa: il 20% in ufficio o a scuola e altrettanti in viaggio o all’aperto. In merito, invece, alla modalità di consumo, il 58% del campione li impiega come contorno, il 43% da soli o come portata principale. Il 41% li utilizza come base per preparare ricette semplici e veloci ma anche più complesse ed elaborate (14%). A questo proposito, il 52% degli italiani coinvolti nell’indagine dichiara di cercare ricette a cui ispirarsi per usare i prodotti di IV gamma acquistati. E da dove prendono ispirazione? Il 58% da siti online; il 51% da social network e forum, il 34% da libri e riviste.

Agli intervistati è stato anche chiesto di mettere a confronto i prodotti di IV gamma con quelli freschi preparati in casa (cosiddetta I gamma): hanno espresso quindi un giudizio (migliore, uguale o peggiore) su alcuni aspetti che caratterizzano entrambe le categorie di prodotto. In relazione alla riduzione degli sprechi alimentari complessivi, per il 51% del campione la IV gamma è migliore rispetto agli ortofrutticoli freschi preparati in casa. Analogamente, in relazione all’utilizzo di acqua, il 34% è ben informato e dichiara che la IV gamma garantisce un risparmio idrico rispetto alla preparazione domestica, ma c’è il 17% che sostiene il contrario. “Il prodotto di IV gamma, essendo già mondato, lavato e porzionato, nell’uso domestico è a «scarto zero». Gli scarti di produzione, inoltre, vengono riutilizzati prevalentemente per l’alimentazione animale. Per quanto riguarda l’acqua vorrei sottolineare un dato: il procedimento di lavaggio industriale consuma circa il 90% di acqua in meno rispetto a quello domestico, a parità di prodotto” commenta Battagliola. Anche dal punto di vista igienico, il 45% del campione ritiene che la IV gamma sia migliore rispetto alla I gamma. Nutrizionalmente parlando, invece, il 16% del campione sostiene ancora, erroneamente, che gli ortofrutticoli freschi in busta o vaschetta siano peggiori rispetto a quelli freschi preparati in casa. “Dal punto di vista nutrizionale, gli ortaggi di IV gamma sono equiparabili a quelli di I gamma. Inoltre, essendo già pronti per il consumo, i prodotti di IV gamma incentivano il consumo di frutta e verdura in molte persone” afferma Battagliola.

Relativamente agli imballaggi infine, il 68% degli intervistati ritiene la busta di plastica adatta al prodotto per la sua conservazione e facilmente smaltibile nella raccolta differenziata (66%). I packaging sono ritenuti inoltre molto chiari: riportano in maniera evidente la modalità di smaltimento (63%) e le informazioni che aiutano a capire i punti di forza del prodotto (61%). Non stupisce quindi che il 76% del campione conferisca correttamente nella raccolta differenziata della plastica gli imballaggi degli ortaggi freschi confezionati anche se ancora 1 acquirente su 7 sbaglia la modalità di smaltimento, dato che diventa ancora più significativo nei giovani uomini.

Italiani fedeli ai surgelati: 9 su 10 li portano in tavola preferendoli ai freschi

Gli italiani amano i prodotti surgelati: il 99% dichiara di consumarli e il 53% lo fa abitualmente. I frozen food dimostrano di essere apprezzati su tutto il territorio nazionale, con percentuali leggermente più elevate al Nord-ovest (55%) e tra la Generazione X (57%). Positivo anche il trend di consumo dei surgelati negli ultimi cinque anni: è aumentato per 4 italiani su 10 (39,3%), in particolare uomini (43%), giovani (50% GenZ e 45% Millennials) e famiglie con figli piccoli (48%). Un consumo consapevole, avvalorato dall’elevato livello qualitativo riconosciuto oggi ai frozen food: al palato, oltre la metà degli italiani apprezza i prodotti surgelati per bontà, consistenza e percezione di freschezza. E i dati confermano anche la loro convenienza economica: se si considera il costo totale – che comprende prezzo del prodotto, tempi e costi di preparazione e valore del cibo sprecato – i surgelati consentono rispetto ai freschi un risparmio notevole (dal 12% delle patate fritte al 246% di differenza per preparazioni più complesse come la paella). Sono questi gli highlights dell’indagine condotta da AstraRicerche per IIAS (Istituto Italiano Alimenti Surgelati), che ha fotografato il rapporto tra italiani e surgelati, analizzando anche la reale percezione di questi prodotti in termini di gusto e calcolando per la prima volta il loro effettivo “valore economico”, non solo in termini di costi ma anche di tempo risparmiato e lotta allo spreco alimentare.

Surgelati: quali, quando e perché gli italiani li scelgono
Secondo i dati AstraRicerche, il 39,3% degli intervistati ha incrementato negli ultimi 5 anni l’acquisto di frozen food. Ma perché ne consumiamo sempre più? Per la loro comodità (lo dichiarano quasi 8 italiani su 10, soprattutto donne e baby boomers), cioè perché pratici da conservare (66,4%) o sempre disponibili in freezer (49,7%); ma anche per variare l’alimentazione (34%) e per la forte valenza antispreco (27,3%). Sono i prodotti ittici la tipologia di surgelati che gli italiani dichiarano di acquistare più spesso (30,2%), scelti soprattutto al sud e seguiti dai vegetali (27,4%), apprezzati dalle donne baby boomers; poi pizze e snack (15,4%) con un picco tra i giovani gen Z, e patate (13,6%). I pasti a casa, nella quotidianità familiare di pranzi e cene, restano la principale occasione di consumo di surgelati per la maggioranza degli italiani (68,7%), ma c’è chi li sceglie anche nel weekend o per il ‘pranzo della domenica’, per portare in tavola qualcosa di buono e diverso in poco tempo (14,7%).

I consumatori preferiscono “al buio” i surgelati
Sfatata anche una vecchia credenza che attribuiva ai surgelati un sapore meno gustoso rispetto a quello degli analoghi prodotti freschi: oggi, pure in termini di gusto, consistenza e percezione di freschezza, oltre la metà degli intervistati preferisce gli alimenti surgelati ai freschi. È quanto emerso dal “blind taste test”, condotto per IIAS da AstraRicerche su un campione di 180 comuni consumatori, ai quali è stato sottoposto l’assaggio “al buio” di tre prodotti: minestrone, filetti di merluzzo e fagiolini, nelle due versioni (fresco e surgelato), preparate in modo identico per renderle non distinguibili a livello visivo, e presentate in ordine casuale bilanciato, per non condizionarne il giudizio. In termini di gusto e piacevolezza al palato, il 61% degli intervistati ha preferito il minestrone surgelato rispetto al fresco; il 64% ha trovato più gustoso il merluzzo surgelato del fresco e il 66% ha ritenuto i fagiolini in versione frozen migliori dei freschi. In generale, tra il 48% e il 68% del campione ha espresso voti superiori per il surgelato rispetto all’analogo prodotto fresco assaggiato. A testimonianza del fatto che quasi due terzi degli intervistati – non sapendo cosa stessero consumando – hanno preferito il surgelato per qualità, gusto, freschezza o consistenza.

“Gli ottimi risultati emersi dal blind test a favore dei frozen food – sottolinea Giorgio Donegani, Presidente IIAS – stridono in modo eclatante anche con l’immotivata persistenza, nella legislazione italiana, dell’obbligo di apporre un asterisco accanto agli alimenti surgelati nei menù dei ristoranti. L’asterisco è di fatto un’informazione retaggio di un mondo passato che non esiste più, che poggiava sull’implicita convinzione che un alimento surgelato fosse un prodotto di qualità inferiore rispetto al fresco. Una concezione ormai palesemente superata e anacronistica che finisce solo per penalizzare questi prodotti, che invece i consumatori prediligono”.

Surgelati, campioni di convenienza… anche economica
AstraRicerche ha analizzato per IIAS anche l’effettivo “value for money” dei surgelati rispetto agli analoghi freschi, prendendo in esame 5 prodotti specifici rappresentativi delle principali categorie del comparto dei surgelati: i fagiolini, le patate fritte, i filetti di merluzzo, la pizza margherita e la paella. I risultati emersi confermano, in linea generale, la convenienza dei prodotti surgelati, considerata la somma del tempo e del cibo risparmiato nonché i costi per l’acquisto e la preparazione dei prodotti. I dati AstraRicerche mostrano che i filetti di merluzzo freschi “costano” il 49% in più dei surgelati, percentuale che tocca il 60% se si considera anche il valore dello spreco alimentare. Analogamente, i fagiolini – che nella versione fresca, necessitano di essere puliti e tagliati alle estremità – superano del 53% il “valore economico” del surgelato (se non tenessimo conto dello spreco, sarebbe comunque +44%). Per quanto riguarda le patate fritte, se è vero che il prodotto fresco ha un prezzo più basso di acquisto rispetto al surgelato, è altrettanto sicuro che richiede impegno e tempo per la pelatura e il taglio e un maggiore dispendio di energia per la cottura; ne deriva, a conti fatti, che il fresco costa l’8% in più del surgelato, che arriva al 12% se si considera lo spreco alimentare, piuttosto comune nel caso delle patate. Per la pizza margherita, si ottiene un sostanziale pareggio tra surgelata e “fatta in casa”, considerando tempi e costi complessivi di entrambe; il vantaggio è invece netto rispetto alla versione delivery. Infine, per preparazioni più complesse come la paella di pesce e verdure, la convenienza del surgelato vs. fresco è inequivocabile: tenuto conto del costo degli ingredienti e dell’impegno e del tempo richiesto per la preparazione, il fresco costa il 246% in più del surgelato (se non considerassimo il valore dello spreco, sarebbe comunque +229%).

Consumatori informati, ma non su tutto
Cresce, dunque, la consapevolezza dei consumatori sull’elevato valore qualitativo dei frozen food e sulla loro “convenience” anche economica, ma permangono ancora alcune credenze erronee sul comparto, su cui è necessario fare corretta informazione. Oggi la maggioranza degli italiani (68,4%) ha imparato che ‘congelato’ e ‘surgelato’ indicano due prodotti differenti, ma circa 2 italiani su 10 li considerano ancora la stessa cosa, in particolare i più giovani (26% GenZ e 28% Millennials). Circa 1 italiano su 2 non sa che non è possibile acquistare prodotti surgelati sfusi, perché devono sempre essere pre-confezionati e il 35,5% non sa che è a casa è possibile solo congelare, non surgelare. Quanto ai metodi migliori di scongelamento, circa 1 italiano su 3 – a torto – considera corretto lasciare scongelare il prodotto a temperatura ambiente e solo il 15% degli italiani sa che un prodotto scongelato può essere ricongelato solo a patto che prima venga cotto. Sul pesce surgelato ci sono più certezze: il 36% del campione sa che i prodotti ittici surgelati mantengono inalterate le caratteristiche nutrizionali dei freschi e sono addirittura più sicuri, perché accuratamente controllati; a questi si aggiunge un ulteriore 26,3% che sostiene non ci siano differenze tra pesce fresco e frozen in termini nutrizionali. Parlando, invece, di verdure surgelate, il 56,3% sa che hanno caratteristiche analoghe a quelle fresche; ma solo il 40,1% afferma che non contengono conservanti.

“In realtà in nessun alimento surgelato, per legge, è possibile aggiungere conservanti allo scopo di prolungarne la vita” precisa ancora Giorgio Donegani. È proprio il freddo a garantire la lunga conservazione di questi prodotti. Parlando di additivi aggiunti, altra fake news da sfatare riguarda la credenza per la quale le verdure surgelate avrebbero un colore brillante grazie all’uso di coloranti. Questo avviene solo perché, prima della surgelazione, gli ortaggi vengono sottoposti ad un adeguato trattamento termico (blanching) necessario per disattivare gli enzimi che ne potrebbero causare il deterioramento ed è così che si fissa il colore naturale, che risulta ancora più brillante. Su questo tema registriamo un dato davvero positivo: finalmente oggi circa la metà del campione che abbiamo intervistato dimostra di esserne a conoscenza”.

Bastoncini Findus, un prodotto transgenerazionale che continua a piacere

Il 79,3% dei consumatori apprezza i bastoncini di pesce Findus, dai giovani della GenZ (82%) ai Millennials (81%), oltre alle famiglie con bambini sotto i 10 anni (88%) e quelle con adolescenti tra gli 11 e i 19 anni (86%). A dirlo è “Dal freezer alla tavola: abitudini di consumo di pesce surgelato e bastoncini”, la ricerca che Findus ha commissionato ad AstraRicerche e che ha analizzato le abitudini di consumo degli italiani riguardo al pesce surgelato, con un focus particolare proprio sui bastoncini.

Tutti concordi sul fatto che, quando si tratta di associare i bastoncini di pesce surgelato ad una marca, la leadership è indiscutibilmente detenuta da Findus con ben il 78,9% degli intervistati che li associa allo storico marchio e l’89% dei consumatori di bastoncini di pesce surgelato che li sceglie. L’affetto verso questo prodotto è testimoniato anche da Capitan Findus, simbolo senza tempo associato al marchio, che continua a incantare e ispirare i consumatori con le sue mille avventure.

“Quello dei bastoncini è un mercato che è stato creato proprio da Findus nel lontano 1967. Oggi un vero e proprio “cult” amati e apprezzati da 5 milioni di famiglie italiane” ha commentato Renato Roca, Country Manager Findus Italia. “Grazie alla loro capacità di rendere il consumo di pesce gustoso e divertente, si sono affermati come un elemento unificante e intergenerazionale, che a tavola mette d’accordo sia adulti che bambini. Solo nel 2023 ne sono stati prodotti 7 mila tonnellate pari a circa 280 milioni di pezzi destinati al mercato nazionale. Così tanti da riempire 63 campi da calcio o fare due volte il giro della luna. Interamente prodotti nella sede di Cisterna di Latina, nel Lazio, sono un pilastro fondamentale per l’azienda, contribuendo al 30% del fatturato del nostro portfolio «Pesce».”

Un comparto, quello dell’ittico surgelato che ha avuto un buon rendimento: secondo IIAS nel 2023 sono state consumate 92.372 tonnellate di pesce, con un incremento del +2,25% (rispetto alle 90.335 del 2019). Alla luce del contesto economico attuale, caratterizzato da una riduzione del potere di acquisto delle famiglie italiane, Findus si fa promotore di un’operazione di riduzione dei prezzi di cessione a clienti e distributori. Per la prima volta nella storia dell’azienda è stato applicato da febbraio il taglio del prezzo di cessione agli esercenti del 20% su uno dei propri prodotti simbolo: i Bastoncini Findus. Un’operazione che interessa l’intero territorio nazionale e che sta avendo già un riscontro positivo da parte della grande distribuzione.

Dal passato al futuro
I bastoncini Findus hanno un posto speciale nei cuori degli italiani, radicati nel passato di molte famiglie e adatti a soddisfare i gusti mutevoli delle diverse epoche. Secondo la fotografia scattata da AstraRicerche per conto di Findus, la stragrande maggioranza di coloro che consumano o hanno consumato i bastoncini li associa ai ricordi dei pasti della gioventù, con un 89,5% che li ricorda nei momenti felici dell’infanzia. Circa il 90% li consumava, spesso o occasionalmente. Non sono solo una tradizione del passato, ma un prodotto che attraversa le generazioni: oggi il 95,2% dei genitori intervistati afferma di servirli anche ai propri figli. Circa un terzo dei consumatori li inserisce nella propria alimentazione ogni settimana (31,1%), preferenza particolarmente alta tra gli uomini della Gen Z (40%), donne Millennials/Gen Y (37%) e le famiglie con figli tra gli 0 – 10 anni (40%) e adolescenti tra 11-19 anni (38%).

Gli abbinamenti preferiti
I bastoncini si servono prevalentemente con un contorno di verdure, abbinamento preferito dal 63,2% del campione, ma è molto apprezzato anche con un contorno di patatine fritte, scelte dal 38,5% dei consumatori, mentre il 24,4% li serve da soli e il 21,4% preferisce accompagnarli con salse e diversi condimenti. “Il pesce è una buona fonte di proteine di ottima qualità, vitamine preziose come la D e la B12 e minerali altrove rari come lo iodio e il selenio. È inoltre la fonte migliore dei grassi Omega-3 che svolgono diverse funzioni protettive nell’organismo, essenziali per la salute del cuore, del cervello e degli occhi. Il pesce surgelato è una valida opzione perché mantiene la maggior parte dei benefici nutrizionali del pesce fresco, offrendo vantaggi aggiuntivi in termini di sicurezza e comodità – ha commentato Elisabetta Bernardi, Nutrizionista, Biologa, Specialista in Scienza dell’Alimentazione – I bastoncini di pesce possono essere un ottimo modo per incoraggiare i bambini a mangiare più pesce, contribuendo a una dieta equilibrata. Accompagnati da un contorno di verdure costituiscono un piatto bilanciato. Rispetto ad altre fonti di proteine, i bastoncini di pesce contengono tipicamente meno grassi saturi e calorie. Anche i metodi di cottura sono importanti: cuocere i bastoncini di pesce al forno invece che friggerli, può mantenere maggiormente il loro valore nutrizionale e contenere le calorie.”

Capitan Findus
La storia dei bastoncini si intreccia con quella del celebre Capitan Findus, uno dei personaggi più riconoscibili e amati nel panorama italiano, che debutta sullo schermo nel 1967 in Inghilterra e che nelle mille avventure a bordo del suo veliero, condivide da sempre la stessa passione per la semplicità e per un gusto genuino, per crescere i “Capitani di domani”. La sua figura è una delle più riconoscibili nel panorama italiano. Stando ai dati raccolti, quasi la totalità (97,9%) degli italiani afferma di conoscere Capitan Findus. Inoltre, emerge come il più indicato tra i personaggi più simbolici della storia della pubblicità italiana con il 79,1% delle preferenze e il più scelto in assoluto dal 35,5% degli intervistati. Descritto principalmente come un “lupo di mare” dal 49,3% (un dato che spicca soprattutto tra i Baby Boomers, con il 62%), i tratti più strettamente associati a lui quando parliamo di valori sono affidabilità (92,5%), qualità (90,8%) e sicurezza (90,4%). Inoltre, il legame con una linea da sempre presente in tavola (88,9%), il gusto (87,8%) e la capacità di innovarsi e rinnovarsi nel tempo (85,2%), sono aspetti che contribuiscono alla sua popolarità, insieme alla considerazione della sostenibilità ambiente (82,8%). Non tutti sanno che oggi la figura del Capitano è riconosciuta in oltre 14 Paesi: in Inghilterra è il celebre Captain Birds Eye, in Germania e in altri Paesi del nord Europa è conosciuto come Capitan Iglo. L’attore che lo interpreta, sia in Italia che in diversi Paesi europei, è l’italiano Riccardo Acerbi.

Un’installazione alta 6 metri
Dal 6 al 10 marzo, in Piazza Gae Aulenti, in Portanuova, a Milano, un’installazione gigante alta ben 6 metri celebrerà il famoso Capitan Findus in tutta la sua maestosità, promette di catturare l’attenzione di passanti e turisti, trasportandoli nel mondo delle sue mille avventure, regalando un’esperienza visiva unica nel suo genere. La gigante raffigurazione è solo una delle tante iniziative previste per rendere omaggio al Capitano. Findus lancia infatti, anche “Le avventure del Capitano”, la consumer promo con un partner d’eccezione: Playmobil. Grazie alla nuova promozione instant win fino al 31 maggio 2024 è possibile, acquistando Bastoncini e pesce panato del brand Capitan Findus, vincere subito uno degli oltre 2000 personaggi Playmobil raffiguranti il Capitano. A supporto di questa promozione, Findus ha pianificato anche una campagna di comunicazione integrata sui canali TV e digital. Un sito web dedicato, leavventuredelcapitano.it, accompagnerà l’iniziativa, offrendo agli appassionati la possibilità di scoprire storie, contenuti esclusivi e tanto altro. Non solo un evento visivo straordinario quindi, ma anche un’occasione per riflettere sul significato culturale e sociale di personaggi come il Capitan Findus, che hanno fatto parte dell’immaginario collettivo di intere generazioni e continuano ancora a sorprendere.

Come cambia la shopping experience, discount preferiti da 1 italiano su 3

Una recente indagine di AstraRicerche per Aldi, che ha coinvolto più di 1.000 italiani (uomini e donne) tra i 18 e i 65 anni, ha indagato sull’esperienza di acquisto nei supermercati e nei discount e ha tratto un’evidenza: il 31,9% degli italiani oggi sceglie il discount per la propria spesa.

Dai dati raccolti emerge che una percentuale superiore al 40% attribuisce voti di eccellenza (9 o 10) al discount e ai supermercati per quanto riguarda le aree destinate al parcheggio, all’illuminazione, alla pulizia e all’ordine dei locali, alla facilità di muoversi all’interno del punto vendita e anche al fatto che la disposizione dei prodotti è chiara e rende la spesa veloce e comoda.

La ricerca ha acceso i riflettori anche sull’evoluzione del consumatore moderno, molto più consapevole e attento a ciò che acquista e che consuma. Uno dei maggiori punti di attenzione dei clienti che incide sulla shopping experience riguarda l’esposizione delle etichette dei prodotti alimentari, lette spesso o sempre dal 79,4% del campione. Chi frequenta primariamente un discount è più attento alla data entro cui è preferibile consumare il prodotto, ma si dimostra anche particolarmente interessato ad avere ancor più informazioni in merito all’origine di questi (40,5%) e a quelli con un rapporto qualità-prezzo particolarmente vantaggioso (37,3%). Una maggiore attenzione e consapevolezza si osserva anche in merito agli aspetti ambientali: il 31,1% degli intervistati, infatti, si aspetta che supermercati e discount comunichino maggiormente quali sono i prodotti più sostenibili a livello ambientale e sociale. C’è anche una forte curiosità di conoscere prodotti “insoliti” o “innovativi” (24,4%), scoprire le differenze di utilizzo delle singole referenze (20,3%), come combinarle tra loro e come ottenere il meglio acquistandole insieme (18,7%). Questi valori sono riflessi nell’assortimento, con una particolare attenzione alle linee a marchio privato.

Complessivamente il 53,9% degli intervistati indica l’area degli alimentari freschi come la zona in cui trascorre più tempo, mentre il 27,9% quella degli alimentari confezionati e l’11,4% quella delle promozioni. In particolare, nei discount gli alimentari freschi sono l’area in cui viene speso più tempo secondo il 49,8% del campione, il 30,8% invece lo passa nell’area degli alimentari confezionati. Dalla ricerca si nota anche che le aree in cui i consumatori passano più tempo sono le stesse che rimandano ai valori di italianità e Made in Italy. Inoltre, il reparto del pane e della gastronomia è fortemente associato al concetto di artigianalità e tradizioni nazionali, ma anche di buon umore; il reparto dei prodotti freschi, come latticini, salumi e formaggi, è associato ad ampia scelta, italianità ed eccellenza. Questo evidenzia come per i consumatori moderni sia importante riconoscere anche dei veri e propri valori superiori nei reparti, non soltanto concetti di convenienza e di qualità.

La convenienza è un altro elemento fondamentale nella shopping experience dei consumatori moderni. L’area dedicata alle promozioni, infatti, è una di quelle di maggior interesse così come le indicazioni delle offerte e delle promozioni sono tra gli elementi che più attirano l’attenzione dei consumatori nel punto vendita che maggiormente frequentano (55,3%): questo valore supera anche quello dei prezzi esposti tramite cartellino (49,8%). A supporto di questa evidenza, ricordiamo che l’area degli store dedicata alle promozioni è quella dove viene speso più tempo per l’11,4% dei consumatori intervistati e le promozioni effettuate dalle insegne della GDO risultano valide per l’80,3% del campione.

“L’evoluzione dei supermercati e dei discount sta andando in una direzione che potremmo definire ‘valoriale’” commenta Cosimo Finzi, Direttore di AstraRicerche. “I consumatori non cercano più solo qualità a prezzi convenienti; il supermercato diventa un luogo in cui il cliente ricerca valori superiori e con cui si identifica, come italianità, eccellenza o buon umore. La presenza di questi valori è fondamentale per creare relazioni solide e di lunga durata tra il retailer e il consumatore e devono essere chiaramente espressi nei reparti attraverso insegne e informazioni, per esempio, relativa all’origine e alla provenienza dei prodotti”.

Italiani innamorati dei sapori esotici, in crescita consumi di spezie e aromi

Nel 2022 i consumi in Italia di spezie e aromi sono cresciuti fino a tornare ai livelli pre-Covid, con vendite a volume pari a quasi 97 milioni di confezioni per un mercato che vale oltre 157 milioni di euro. In media gli italiani acquistano 5,7 confezioni all’anno tra spezie e aromi, in linea con il 2020, che era stato un anno particolarmente positivo per il settore.

Ad analizzare il rapporto tra gli italiani e i sapori in cucina è l’indagine “Gli italiani, le spezie e le erbe aromatiche” di Cannamela e AstraRicerche che evidenzia subito un dato parecchio interessante: nell’ultimo quinquennio l’uso di spezie ed erbe aromatiche è cresciuto molto tra gli italiani (il 65,5% degli intervistati dichiara di usarle più di prima). E se nei primi tre posti delle spezie più usate troviamo pepe nero, peperoncino e zafferano, nella classifica delle erbe aromatiche vince un trittico tipico della nostra cultura mediterranea: rosmarino, prezzemolo e basilico. Ma cresce, in parallelo, la voglia di sapori esotici: cardamomo, paprika affumicata, curry, pepe rosa e curcuma per quel che riguarda le spezie; lemongrass, coriandolo, dragoncello, ginepro e cumino per quel che riguarda le erbe aromatiche sono i rispettivi cinque trend del futuro.

“La ricerca offre una panoramica molto interessante sul modo in cui cambiano i gusti degli italiani” afferma Fausta Fiumi, Marketing & New Business Director di Cannamela. “Rispetto al passato notiamo una maggiore sensibilità per qualità e certificazione delle materie prime. A guidare le scelte di acquisto sono in primo luogo prezzo (40,2%) e provenienza delle materie prime (38,7%). Ma quasi un intervistato su tre tiene conto anche della qualità e della certificazione delle materie prime (31,4%) e metodo di produzione (30,5%)”.

I dati dello studio AstraRicerche-Cannamela confermano che gli italiani in cucina non rinunciano all’utilizzo di spezie e di erbe aromatiche: il 23,7% del campione intervistato, in particolare donne (29%) e 25-34enni (32%), afferma di utilizzarle sempre, ogni giorno. A questi si aggiunge il 58,1% che se ne serve abbastanza spesso, quasi ogni giorno. In questo caso, i più interessanti sono i 18-24enni, quindi la Gen Z, con il 64%, e i singles (63%), rispettivamente user che scelgono i prodotti in base alla qualità e alle materie prime (64%). Ma perché portiamo così tante spezie e aromi a tavola? Il primo motivo in assoluto è “dare più sapore, più carattere al piatto”, secondo il 67,6% degli intervistati (in particolare donne, 73%). A seguire, per oltre 1 intervistato su 3, questi ingredienti danno la possibilità di sperimentare e di soddisfare la propria curiosità creando nuovi abbinamenti di sapori. Conta poi anche il fattore salute. Questi ingredienti, infatti, aiutano a realizzare una cucina più sana, che impiega meno sale (30% del campione, soprattutto donne, che arrivano al 34%).

Italiani propensi alle sperimentazioni
Se da una parte la spezia più usata in assoluto resta il “classico” pepe nero (79,6% del campione), grande è l’interesse degli italiani per le altre tipologie di questa spezia, come il pepe rosa, oggi scelto da 1 italiano su 4 e con un 22,4% del campione che si dice intenzionato a provarlo. Stesso discorso per la paprika affumicata: usata oggi dal 16,9% degli intervistati e con un 24,1% intenzionato a impiegarla nelle proprie ricette.

Nella metà alta della classifica di utilizzo spicca, inoltre, la curcuma: ne fanno uso in cucina circa 2 italiani su 5 (41,6%) e ben il 20,6% degli intervistati si dice intenzionato a utilizzarla in futuro. C’è poi il curry nella versione “classica” che viene impiegato nelle ricette del 40,2% del campione. A generare, in particolare, grande interesse sono il curry di Madras, quello inglese e quello thailandese.

Fanalino di coda per l’utilizzo attuale è infine il cardamomo, che genera però grande curiosità con ben 1 intervistato su 4 (24,6%) che lo vorrebbe provare in futuro. Vi sono poi una serie di erbe che hanno un impiego più contenuto (si va da circa il 24% della maggiorana all’8% del dragoncello) ma che spiccano per forte interesse, con 2 o 3 intervistati su 10 intenzionati a introdurle nelle proprie ricette: tra queste, vi sono coriandolo, cumino, ginepro, lemongrass, dragoncello.

Raccolte punti, i consigli di Orietta Berti per completarle

Vera e propria tradizione nazionale, la raccolta punti si conferma un appuntamento fisso per la quasi totalità degli italiani: il 93% ne segue regolarmente una mentre il 38% (ben 13 milioni) anche più di tre nel corso dell’anno. La fascia più appassionata si colloca tra i 35 e i 45 anni, in particolare le donne, e tra i premi più ambiti spiccano gli elettrodomestici di uso quotidiano, i device moderni e viaggi o esperienze.

Il 48% degli italiani porta spesso a termine una raccolta punti, con un 17,6% di veri addicted che non ne fallisce nessuna. Perché iniziare? Per risparmiare (59%), perché incuriositi dai premi in palio (49,7%), per il piacere della collezione e per il gusto di partecipare ad una sfida (18%). Le raccolte punti si rivelano anche un “family affair”: il 74,7% degli italiani, infatti, collabora con i propri familiari per terminarne una e dal 46,1% viene considerata una tradizione che unisce nonni e nipoti.

I dati emergono dalla fotografia scattata poche settimane fa da AstraRicerche, su un campione rappresentativo di 1.000 italiani tra i 18 e i 64 anni, in occasione del lancio della nuova raccolta punti Mulino Bianco 2023, un appuntamento irrinunciabile per 11 milioni di italiani. Da 45 anni, infatti, la ricerca dei premi di Mulino Bianco appassiona milioni di persone, tanto che in ogni casa ci sono in media ben 6 oggetti vinti grazie ai concorsi ideati dal brand (Fonte: Doxa per Mulino Bianco) e negli ultimi due anni ne sono arrivati più di mezzo milione. Ma non solo: lo scorso anno la raccolta punti Mulino Bianco ha coinvolto oltre 1 milione di famiglie, mentre ad aggiudicarsi i premi sono state più di 270mila famiglie, ovvero come gli abitanti di Catania, la decima città italiana per popolazione.

“L’interesse che riscontriamo per i premi delle nostre raccolte punti ci riferisce un legame stretto e profondo che gli italiani hanno con Mulino Bianco – afferma Julia Schwoerer, Vice President Marketing Mulino Bianco. Un rapporto ad alta fedeltà che ha visto l’80% delle famiglie italiane, circa 20 milioni, partecipare almeno una volta ad una raccolta punti firmata Mulino Bianco. Un successo confermato dall’ultima indagine condotta da AstraRicerche in cui Mulino Bianco è risultato il primo marchio, non legato alla Gdo, associato dagli italiani ad una raccolta punti: un dato che ci rende molto orgogliosi”.

Se è vero che il 65,6% degli italiani riesce spesso o sempre a portare a termine una raccolta punti, 3 italiani su 10 a volte falliscono. Le ragioni dell’insuccesso? Il costo da sostenere nell’acquisto dei prodotti (47%), la difficoltà di recuperare e conservare i bollini (28,5%), la mancanza di costanza (23,2%), la perdita di motivazione (16,7%).

I consigli di Orietta Berti per non fallire
Ecco cinque consigli della popolare cantante emiliana per trasformare un rito antico in una sfida contemporanea e divertente:

1) Determinazione e impegno sono la chiave del successo. Partiamo dalle basi: non appena si acquista un prodotto, qualunque esso sia, ricordati di ritagliare subito il bollino per eliminare il rischio che vada perso. Se non hai tempo in quel momento, conservalo con ordine, sempre nello stesso posto.

2) Chiedi aiuto ai tuoi familiari per portare a termine una collezione: l’unione fa la forza! Coinvolgere la famiglia o i propri amici, scambiarsi bollini o punti che più ci interessano renderà la partecipazione ad una raccolta ancora più entusiasmante.

3) Scegli una raccolta punti legata a prodotti che sai di poter consumare regolarmente e recati, se possibile, nello stesso punto vendita: ti aiuterà a non disperdere energie e ad andare dritto alla meta.

4) Valuta la fattibilità della raccolta punti: scegline una che rispecchia bene le tue abitudini, ti aiuterà a tenere alta la motivazione.

5) Non fare il passo più lungo della gamba. Ricorda di procedere un passo per volta: inizia da una raccolta alla tua portata, ti sembrerà più facile da seguire e ti permetterà di non scoraggiarti.

Discount per 1 italiano su 2: l’indagine di AstraRicerche per ALDI

Il condominio è il luogo dove si conoscono i propri vicini di casa, ma è anche tra i corridoi del supermercato che i rapporti di “buon vicinato” si consolidano, grazie al “passaparola”, reale o digitale, su prodotti e nuove catene da provare. È questa la fotografia dell’indagine di AstraRicerche commissionata da ALDI, parte del Gruppo ALDI SÜD, realtà multinazionale di riferimento della Grande Distribuzione Organizzata tra i più importanti operatori mondiali, in occasione del suo quarto anniversario in Italia.

La ricerca, che ha coinvolto 1.019 italiani tra i 15 e i 70 anni, traccia le abitudini di acquisto degli italiani, confermando come la spesa sia al centro di consigli e indicazioni tra vicini di casa: il supermercato rappresenta un punto di riferimento importante per la vita del palazzo e del quartiere, dove intrattenere rapporti cordiali e sperimentare anche forme di solidarietà. Nell’ultima campagna pubblicitaria firmata McCann Worldgroup Italia “Segreti di condominio”, la convenienza e la qualità del “PREZZO ALDI” destano interesse e curiosità tra i condòmini e sono protagoniste proprio delle loro chiacchiere.

L’arrivo di una nuova famiglia, con i suoi sacchetti della spesa ricchi di prelibatezze, incuriosisce i vicini, che imparano come da ALDI sia facile spendere meno per vivere meglio. Con lo spirito di una sitcom all’italiana, intriso di ironia e spontaneità, i nostri condomini hanno raccontato la realtà del rapporto tra vicini di casa. Con umorismo, consigli e l’immancabile passaparola hanno popolato diversi canali di comunicazione, a partire dalle tradizionali radio e affissioni fino a toccare addressable digital tv, i social network e persino Tik-Tok, dove un originale “telefono senza fili” tra condomini ha aperto le porte a contenuti di capaci di raccontare uno spaccato di realtà con un tone of voice stravagante. Tutti i contenuti della campagna terminano con un tormentone, la chiara indicazione di dove è possibile trovare la massima qualità alla miglior convenienza: “Da ALDI, dove se no?”

IL SUPERMERCATO PUNTO DI RIFERIMENTO SUL TERRITORIO
La ricerca smentisce lo stereotipo dei cattivi rapporti tra chi condivide il pianerottolo in condominio, una realtà abitativa scelta da ben 6 italiani su 10. Per uno su due (52,6%) i rapporti sono positivi o addirittura ottimi, in un clima dove regnano soprattutto la cordialità (58,6%), il sorriso (53,0%) e la propensione all’aiuto (50,2%), aumentata soprattutto durante la pandemia. Il senso di solidarietà nel vicinato si rafforza anche attraverso gli acquisti: ben il 37,2% dichiara di aver fatto o ricevuto compere per altri, come vicini di casa o amici. Non solo: in italiano su quattro (25,4%) si è rimboccato le maniche e ha dato una mano ai vicini per piccoli lavori di idraulica, fai da te, maglieria. Queste tendenze sono trainate dai più giovani (in particolare giovanissimi tra i 15 e 24 anni) e vedono gli uomini più attivi delle donne.

Michael Gscheidlinger, Country Managing Director Italia di ALDI, commenta: “Il punto vendita, soprattutto dopo la pandemia, è diventato un vero presidio sul territorio, in cui le persone possono sentirsi a casa e costruire solide relazioni, con i cittadini ma anche con i nostri collaboratori. La prova di una novità su consiglio di un amico diventa rilevante ed oggi non è più solo il risparmio a convincere i consumatori ma anche concetti chiave come qualità, freschezza, Made in Italy, affidabilità e sostenibilità. Sono tutti valori del nostro ‘PREZZO ALDI’, la promessa che in questi quattro anni abbiamo mantenuto e che ci ha permesso di essere riconosciuti ogni anno da Altroconsumo come “Discount salvaprezzo” e nel 2022 come “Discount Preferito dai consumatori”. Grazie alla nostra rete di negozi, in costante espansione, abbiamo costruito una solida relazione con i clienti, nelle grandi città così come nei piccoli centri”.

I rapporti tra vicini si consolidano anche tra i corridoi del supermercato, uno dei luoghi in cui è facile incontrarli più spesso: lo è per un italiano su tre (33,3%), subito dopo il condominio (51,1%) e la strada (50,9%). Lo shopping è grande protagonista delle chiacchiere tra condòmini per quasi un intervistato su quattro (22,3%), per condividere consigli e suggerimenti su negozi e prodotti. Il “passaparola”, infatti, continua ad avere una forte influenza: il 50,4% afferma di provare una catena di supermercati/discount se consigliata da altri, mentre per il 36,2% un prodotto o una marca suggerita possono essere un ottimo pretesto per conoscere un negozio mai visitato prima. I consigli si scambiano non solo a voce, ma anche in modo digitale grazie alle chat di WhatsApp e Telegram, usate da circa un italiano su cinque anche per mantenere rapporti di buon vicinato.

Cosimo Finzi, Direttore di AstraRicerche, dichiara: “Tra i numerosi risultati interessanti della ricerca, si nota in particolare la rilevanza dei rapporti di vicinato: più positivi di quanto si potesse immaginare, spesso improntati all’aiuto e all’ascolto reciproco; in una società sempre più “digital” è interessante notare la forza elevata del passaparola – non sempre richiesto ma spesso ascoltato. A sua volta, il ‘word of mouth’ è talvolta digitale: anche i rapporti tra vicini possono intensificarsi ed essere temporalmente più regolari grazie alle tecnologie che, in questo caso, ci avvicinano, ci danno opportunità di contatto; dopo la lunga fase Covid-19 in cui lo stare in casa o nel condominio è spesso stato un obbligo, è positivo notare che questa microcomunità ha assunto un valore significativo e apprezzato da parte degli italiani”.

GLI ITALIANI AMANO DARE CONSIGLI PIÙ CHE RICEVERLI
Ma chi ci influenza davvero? Gli intervistati sono sinceri e mettono al primo posto le promozioni (45,7%). Resta forte il ruolo delle persone vicine: parenti 35,6%, amici 27,5% ma anche recensioni online 19,1%. I consigli sono graditi anche se non sempre richiesti: il 71,1% riceve consigli sulla spesa da altri (solo il 59,4% li richiede). Grande è la propensione a dare consigli: il 76,0% degli italiani lo fa e i comportamenti sono molto simili tra uomini e donne, anche se i giovani e giovanissimi e le famiglie più numerose sono più inclini a dare consigli.

CON CHI FARE LA SPESA? NON LE CELEBRITIES, MA ESPERTI
Ma da chi si farebbero consigliare gli italiani mentre fanno la spesa nel punto vendita? Le risposte dimostrano grande consapevolezza verso la qualità e la sostenibilità dei prodotti: il preferito è il nutrizionista (71,3%), seguito dall’esperto di ambiente (67,6%). Terzo posto a sorpresa per il direttore del supermercato (63,2%), forse per “ricambiare” i consigli con le proprie proposte di miglioramento. Del resto, il personale del punto vendita è un punto di riferimento nella vita di quartiere: per il 28,7% il cassiere del supermercato del quartiere è considerato una “figura speciale”.

IL DISCOUNT TRA I LUOGHI PREFERITI DOVE FARE LA SPESA
L’affidabilità e la notorietà dei discount tra i consumatori italiani trova conferma nell’indagine: quasi un italiano su due (47,9%) sceglie proprio questa formula per la propria spesa settimanale. Apprezzati soprattutto dai 35-44enni (54%), sono sempre più in voga anche tra coloro che hanno maggiore un potere d’acquisto: se offerte e promozioni restano i driver di scelta principale per circa la metà degli intervistati (48,6%), quasi un italiano su tre (29,7%) si reca al discount per trovare prodotti non disponibili nei supermercati tradizionali, mentre il 22,8% ci va anche per fare scorte.

Uno dei principali motivi a influenzare un consumatore nella scelta del punto vendita dove fare la spesa è la possibilità di risparmiare grazie a sconti e promozioni (53,6%), seguita dalla qualità dei prodotti freschi (46,2%) e dalla comodità del punto vendita (46,0%). Anche la rapidità (32,5%) è una componente essenziale per fare la spesa: in media, il tempo trascorso tra gli scaffali è di circa mezz’ora, dedicato soprattutto alla scelta di frutta e verdura (54,8%), alimentari confezionati (46,8%) e carne o pesce (45,5%).

QUANTO IMPIEGHIAMO PER FARE LA SPESA?
Per un terzo degli italiani la rapidità nel fare la spesa è fondamentale nella scelta di un punto vendita (32,5%). Supera i 35 minuti in media il 32,7% del campione e solo il 9,2% è solito fare una spesa lampo in meno di 15 minuti. Sono tre le aree in cui gli italiani passano più tempo: la scelta di frutta e verdura (54,8%), gli alimentari confezionati (46,8%) e carne o pesce (45,5%). Sono più rapidi, invece, nella scelta dei prodotti per la cura della casa (24,3%) o della persona (21,9%).

FEDELI, MA NON TROPPO
Affezionati al solito brand o desiderosi di provare qualcosa di nuovo? In questo gli italiani si dimostrano molto flessibili: poco più di uno su quattro (27,3%) va sempre nella stessa catena, mentre il modello preferito (42,4%) è quello di avere due o tre insegne di riferimento per acquisti di simili dimensioni e importo. A conferma di come le abitudini sulla spesa siano in costante divenire, quasi 8 italiani su 10 ritengono possibile o probabile l’eventualità di cambiare catena nei prossimi sei mesi.

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