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Maxi perdite per Deutsche Bank e Commerzbank

“Anche i giganti tremano. E’ il caso, ad esempio, delle prime due banche tedesche, Deutsche Bank e Commerzbank, che devono fare i conti con i risultati del secondo trimestre tutti in negativo, cartina di tornasole dei problemi che le attanagliano. Problemi che corrispondono ai maxi buchi esplosi negli anni nei bilanci a causa degli oneri legati a truffe, manipolazioni e illeciti. Basta pensare che solo negli ultimi quattro anni, come spiega il Sole 24ore, Deutsche ha cumulato accantonamenti per oltre 12 miliardi di euro per le cause legali che l’hanno coinvolta.

Le maxi perdite per le cause legali e il bubbone dei crediti deteriorati stanno mettendo in ginocchio la prima banca continentale: Deutsche Bank ha registrato nel secondo trimestre un utile netto in caduta a 20 milioni di euro, in calo del 98% rispetto all’anno precedente. Un risultato ben al di sotto dei 188 milioni previsti dagli analisti e attribuito a un contesto di business “debole” e alla complessa opera di ristrutturazione avviata dall’amministratore delegato John Cryan. Lo stesso Cryan ha annunciato che l’istituto di credito potrebbe intensificare il programma di riduzione dei costi: “Se l’attuale contesto economico debole continua, dobbiamo essere più ambiziosi in termini di velocità e l’intensità della nostra ristrutturazione”.

Risultati, quelli di Deutsche Bank, che si inseriscono in un contesto già preoccupante a causa dei titoli tossici che ha in pancia: secondo la valutazione della stessa banca sono pari a 31 miliardi di euro, una cifra pari alla metà dell’intero patrimonio netto. Tra l’altro questo valore potrebbe anche essere superiore dato che la stima è fatta da Deutsche in base a proprie valutazioni, non avendo prezzi di mercato. In Borsa la banca tedesca vale meno del 30% del suo patrimonio. Deutsche Bank non è un problema solo tedesco. E’ un’osservata speciale anche dall’Italia dato che quest’ultima costituisce il primo mercato in Europa per il gruppo bancario tedesco, con 650 punti vendita, di cui 330 filiali tradizionali. La banca ha in bilancio oltre 40 miliardi di impieghi in Italia e 2,26 milioni di clienti, di cui 2,2 milioni clienti privati e 65mila clienti corporate.

L’altro malato del sistema bancario tedesco è Commerzbank, la seconda banca in Germania. Anche per Commerzbank il secondo trimestre è stato molto negativo, a iniziare dalla contrazione del Cet1, il parametro che misura l’adeguatezza del capitale: è sceso di 50 punti base in un solo trimestre e per gli analisti si tratta di una contrazione eccessiva e soprattutto inattesa. Gli utili netti sono calati del 32% rispetto all’anno precedente e come Deutsche, anche Commerzbank deve fare i conti con gli esborsi legati alle cause legali”.

(Fonte: www.huffingtonpost.it, “Le banche tedesche Deutsche e Commerz sempre più in crisi. I bilanci messi in tilt dalle maxi perdite per le cause legali”, 27 luglio 2016).

A proposito di derivati (repetita iuvant): “E’ bensì vero che, secondo un’analisi di Unimpresa stessa basata su dati della Banca d’Italia, le perdite potenziali nel Belpaese ammontavano a giugno 2015 a oltre 160 miliardi di euro (quasi il 10% del Pil): e 114 riguardavano proprio il mondo bancario. Ma se Deutsche Bank è arrivata a sedere su “$75 Trillion” di prodotti speculativi, pari a 20 volte il Pil tedesco (Fonte: www.zerohedge.com), sono pampuglie…”. (I Am the Secret Player, “E trovare davvero il modo di fare ripartire il credito?”, RE-Retail 119, Novembre 2015, pag. 97). Senza nulla togliere alle note problematiche riguardanti i nostri istituti, a partire da Mps…

Fmi: crescita e banche tedesche

“La locomotiva tedesca accelera. L’Fmi rivede al rialzo le stime di crescita della Germania per il 2016, quando il pil dovrebbe salire dell’1,7% contro il +1,5% stimato in aprile. Limata invece al ribasso di 0,1 punti percentuali la previsione per il 2017, a +1,5%. Ma gli esperti di Washington avvertono: sull’economia tedesca pesa il rischio Brexit. L’Article IV, il check up del Fondo monetario internazionale, infatti è stato completato prima del voto del Regno Unito e le stime sono soggette a una revisione al ribasso. ‘Stiamo valutando una revisione. Nel rapporto è già indicato che il referendum sulla Brexit è un rischio al ribasso’, afferma Enrica Detragiache del Dipartimento europeo dell’Fmi. La Gran Bretagna è infatti un importante partner commerciale della Germania e un cambio nelle relazioni fra Londra e l’Ue avrà ripercussioni sull’economia tedesca. ‘Prevediamo che la crescita’ della Germania ‘sara’ spinta dalla domanda interna piuttosto che da quella estera’’, mette in evidenza Detragiache precisando che ad aiutare la ripresa sono la buona crescita dei salari, i bassi prezzi dell’energia e le politiche di bilancio e monetarie’. L’Fmi raccomanda a Berlino di concentrarsi su politiche che aumentino il potenziale di crescita e rafforzino il riequilibrio dell’economia, che aiuterebbe anche la fragile ripresa dell’area euro. Le sfide politiche riguardano anche l’invecchiamento della popolazione, un nodo da risolvere, e gli immigrati da inserire nella forza lavoro. Il sistema bancario tedesco ‘resta forte e ben capitalizzato’. Ma le banche dovrebbero riformarsi per adeguarsi a un periodo prolungato di tassi bassi. Un basso costo del denaro è infatti positivo dal punto di vista macroeconomico, ma il modello di business delle banche tedesche ne è suscettibile. ‘’E’ importante che le banche accelerino i loro sforzi per migliorare la gestione del rischio’ afferma il Fmi, sottolineando che le autorità dovrebbero monitorare ‘da vicino il settore assicurativo’”. (Fonte: www.ansa.it, “Fmi rivede al rialzo pil Germania, ma rischi da Brexit”, 30 giugno 2016). Circa il sistema bancario, sull’onda della presa di posizione della Bundeskanzlerin in materia di regole, con precipuo riferimento all’Italia, una piccola notazione s’impone. “Anche mettendo insieme cose che non stanno insieme, titoli di stato in pancia alle banche italiane e soffereneze nette, siamo a una frazione di un terzo/quarto del Pil, ma se andiamo a esplorare i derivati posseduti da banche tedesche e francesi scopriremo che i totali dell’attivo sono un multiplo del Pil dei loro Paesi, un multiplo, non una frazione. Qual è il rischio maggiore?” (Carlo Messina, Ceo di Intesa San Paolo, “‘Brexit? Occasione di crescita per l’Italia’”, Il Sole 24 Ore, 26 giugno 2016). A proposito di derivati: “E’ bensì vero che, secondo un’analisi di Unimpresa stessa basata su dati della Banca d’Italia, le perdite potenziali nel Belpaese ammontavano a giugno 2015 a oltre 160 miliardi di euro (quasi il 10% del Pil): e 114 riguardavano proprio il mondo bancario. Ma se Deutsche Bank è arrivata a sedere su “$75 Trillion” di prodotti speculativi, pari a 20 volte il Pil tedesco (Fonte: www.zerohedge.com), sono pampuglie…”. (I Am the Secret Player, “E trovare davvero il modo di fare ripartire il credito?”, RE-Retail 119, Novembre 2015, pag. 97).

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