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2017, l’anno in cui il portafoglio non servirà più (o quasi)

Magari non scomparirà del tutto, ma il portafoglio nel 2017 potrebbe diventare un accessorio decisamente obsoleto. Da un’analisi realizzata da Affinion, leader mondiale nella fornitura di servizio di customer engagement, emerge che il prossimo anno potrebbe essere quello del grande balzo in avanti dei pagamenti via mobile. La possibilità di pagare tramite telefono cellulare è ormai infatti una realtà: che si faccia shopping online o di persona, la tecnologia di Apple Pay o del suo concorrente Android potrebbe, d’ora in poi, rendere inutile ricordarsi del portafoglio. Questo approccio più leggero e agile sembrerebbe destinato a conquistare, in un tempo ragionevole, anche gli italiani, tradizionalmente legati al contante. Ciò che i pagamenti mobili offrono è un più elevato livello di comfort e personalizzazione e un maggiore grado di sicurezza. Invece di portare in giro un portafoglio pesante, pieno zeppo di carte, contanti, ricevute e buoni, infilato a forza nella tasca posteriore dei pantaloni o sepolto nella borsa, è molto più facile raggiungere quell’oggetto senza il quale raramente si esce di casa: il cellulare.

La vita senza portafoglio è più vicina di quanto si immagini. Nel 2016, a livello internazionale, una serie di rivenditori hanno sdoganato i pagamenti tramite Apple Pay: multinazionali come Starbucks e KFC e operatori locali come Yorkshire Bank nel Regno Unito e Boulanger in Francia. E nel 2017 ci potrebbe essere un ulteriore salto di qualità anche in Italia. Secondo Affinion, si tratta di una questione di fiducia. Per un certo periodo l’espansione di questo sistema è stata ostacolata da preoccupazioni legate al tema della sicurezza, ma i dati recenti suggeriscono che le cose stanno cambiando.

 

Traguardo ancora lontano, ma ci s’avvicina

I dati provenienti dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, per esempio, mostrano che nel 2015 il numero delle transazioni digitali pro capite è stato di 44,1 contro le quasi 39 dell’anno precedente, ma si resta comunque molto lontani dalla media europea. L’Associazione Carte di Credito del Regno Unito conferma che il numero di pagamenti effettuati tramite la tecnologia contactless nel primo trimestre del 2016 è di gran lunga superiore a quello relativo all’intero 2015. Poiché questo comporta il semplice avvicinare una carta di credito ad una cassa senza inserire il PIN per pagamenti fino a 30 sterline, è evidente che i consumatori sono più disposti a dare maggior fiducia alla tecnologia. Anche i provider di pagamenti via mobile stanno lavorando per modificare l’opinione pubblica sull’elemento sicurezza delle loro offerte.

PwC prevede che entro il 2019 il valore dei pagamenti mobili raggiungerà 142 miliardi di dollari rispetto ai 52 miliardi di dollari del 2014, una cifra che comprende non solo i pagamenti fatti utilizzando un telefono cellulare all’interno di un negozio, ma anche quelli fatti per lo shopping online. Si tratta di una crescita significativa che offre alle imprese un enorme potenziale per creare relazioni più strette con il proprio pubblico – che si tratti di clienti, stakeholders e investitori.

 

Punti e pagamenti in un sol luogo

Questo sviluppo crea anche grandi opportunità in termini di fidelizzazione dei clienti. Fino ad ora, i membri dei programmi di fidelizzazione hanno avuto bisogno di estrarre dai loro portafogli due carte: una per il pagamento e l’altra per guadagnare punti. Se le due carte fossero una cosa sola – quella per i pagamenti e quella fedeltà – l’intero processo potrebbe essere eseguito più agevolmente. «Sappiamo per esperienza – dice Antonio Di Salvo, Country Manager di Affinion in Italia – che la fedeltà offre un enorme potenziale alle aziende che cercano di crescere, e alcuni dati pubblicati dall’Harvard Business Review supportano questo punto di vista. Gli esperti di fedeltà Federico Reichheld e Phil Schefter hanno rilevato che incrementare del 5% il tasso di ritenzione cliente aumenta i profitti dal 25% a 95%. Essi sottolineano che la maggior parte dei clienti online di oggi mostrano una chiara propensione verso le tecnologie di fidelizzazione, e che tali strumenti web, se usati correttamente, possono ulteriormente incrementare questa attitudine. Per la maggior parte delle aziende, quindi, acquisti ripetuti e clienti fedeli rappresentano il fondamento per la crescita. Con l’aiuto della tecnologia moderna, si può mettere in atto una strategia per ottenere entrambi i risultati. Anzi, esplorare e valorizzare le opportunità legate ai pagamenti mobili per conto dei nostri clienti è qualcosa su Affinion sta lavorando da tempo. Anche per i consumatori lo spostamento verso un approccio più snello, dove il portafoglio può essere lasciato a casa a vantaggio dello smartphone, potrebbe ridurre la complessità in molti aspetti della loro vita».

Natale, tanti auguri senza contanti. Il regalo ormai si paga contactless

Contanti auguri addio. Ormai lo shopping di Natale si fa con carta contactless e con altre e più innovative forme di pagamento, non solo online. E le tecnologie di pagamento trainano anche le nuove abitudini di acquisto nella corsa al regalo. Lo dice il Digital Payment Study 2016 di Visa reso noto nei giorni scorsi, secondo cui sono oltre 165 milioni le carte contactless in circolazione in Europa, a cui vanno aggiunti 3,4 milioni di terminali abilitati al pagamento mediante tecnologia NFC. Secondo lo studio, il loro utilizzo per i pagamenti è passato dal 36% del 2015 al 52% del 2016. Si tratta di un trend osservabile non solo tra i più giovani consumatori, più esperti nell’approccio alle nuove tecnologie. Il contactless, infatti, è in crescita presso tutte le fasce di età e registra l’aumento più sostenuto nella fascia dei 55-64enni, generalmente considerati più diffidenti nei confronti delle nuove tecnologie, che ha invece assistito a una crescita del 64% dal 2015. E l’adozione di metodi di pagamento innovativi traina anche gli altri aspetti della digitalizzazione dello shopping. I titolari di carte contactless sono più predisposti all’utilizzo di dispositivi mobili di pagamento sia nei negozi (52% dei titolari di contactless contro il 32% degli altri) sia con le app dell’esercente (49% contro 31%).

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Il diffondersi di strumenti di pagamento digitale peraltro non annulla il piacere dell’esperienza fisica dello shopping. Il Digital Payments Study di Visa rivela come i consumatori amino combinare i canali fisici e quelli online al momento dell’acquisto, soprattutto quando si tratta di prodotti e servizi di particolare valore. Questo ha fatto nascere alcune figure tipiche dell’acquirente digitalizzato. Sette europei su dieci sono “showroomer”, ovvero preferiscono vedere di persona un prodotto nel punto vendita prima di procedere all’acquisto online. Il 66% apprezza il “webroom”, ovvero cerca il miglior prezzo online prima di acquistare il prodotto nel punto vendita fisico. Nonostante la crescita delle vendite di regali di Natale online, i punti vendita fisici continuano ad essere parte importante dei comportamenti di acquisto medi. Il 60% dei consumatori apprezza ancora la possibilità di interagire con commessi e personale di vendita e quella di poter vedere il regalo di persona.

«La crescente familiarità dei consumatori europei con i pagamenti con carta contactless – spiega Davide Steffanini, generale manager di Visa Italia – sta portando a una normalizzazione di tutte le forme di pagamento digitale. Questo Natale vedrà una serie di metodi di pagamento diversi, utilizzati per un’ampia varietà di acquisti: dai regali da mettere sotto l’albero agli aperitivi di auguri con gli amici, fino al cenone di Vigilia o al pranzo di Natale. Quest’ampia scelta permette di pagare anche presso il punto vendita in modo veloce e sicuro. Il successo nelle vendite, per questo Natale, risiederà quindi anche nell’abilità degli esercenti di fornire ai consumatori accesso ai loro metodi di pagamento preferiti».

Pam Panorama passa parte dei volantini al digitale, con DoveConviene

Pam Panorama testa il volantino digitale e parzialmente lo adotta affidandosi alla piattaforma DoveConviene, e assicurandosi un risparmio del 50% mantenendo inalterati i risultati di traffico in negozio.

Da sempre attenta a soluzioni innovative da proporre ai propri clienti, l’insegna ha lavorato con DoveConviene effettuando un test di 12 mesi da luglio 2015 a giugno 2016. Obiettivo: verificare l’efficacia del volantino digitale. Dopo di che, per razionalizzare l’investimento destinato alla stampa e alla distribuzione del volantino cartaceo con una riduzione tra il 10% e il 15% su alcune aree selezionate, il gruppo ha deciso di reinvestire il 50% di questo budget su DoveConviene, con un restante 50% di risparmio.

Con 19 milioni gli utilizzatori di smartphone, in Italia il 72% dei quali si informa online prima di effettuare acquisti in negozio, i tempi sembrano dunque maturi per un passaggio almeno parziale al digitale. Il volantino digitale è non solo strumento essenziale per portare traffico nel punto vendita fisico, ma risulta anche essere un mezzo efficiente per ottimizzare il mix carta-digitale. “Lo smartphone è sempre più cruciale nell’influenzare l’ultimo miglio tra pianificazione e acquisto in negozio” spiega Andrea Bianchi, Country Manager di DoveConviene.

 

La riduzione della distribuzione cartacea è stato operata con attenzione a livello di singolo bacino, in relazione a tre fattori principali: composizione, contesto competitivo e propensione all’utilizzo del digitale. Il traffico in-store e i fatturati sono risultati invariati, confermando un’efficacia del volantino digitale due volte superiore alla carta.

La misurabilità consentita dal volantino digitale (modalità di consultazione, localizzazione delle letture e insight sugli shopper) diventa poi un importante vantaggio strategico che permette al retailer di acquisire una conoscenza sempre più approfondita dei propri clienti, utile a sviluppare azioni di marketing e comunicazione sempre più targettizzate e mirate.

“Oggi un retailer che guarda al futuro non può prescindere dalla centralità del digitale nella relazione con il proprio consumatore. Grazie all’utilizzo dei dati forniti dal partner possiamo gestire le nostre attività promozionali in modo più efficace, sia in termini di copertura del target che di creazione di contenuti di maggiore interesse” ha detto Carlo Farinati, marketing manager di Pam Panorama.

La piattaforma DoveConviene ha 10 milioni di shopper in Italia e 20 milioni nel mondo.

Moda online, Zalando e Zara al top, scarse perfomance online per il Made in Italy

Perde terreno la moda italiana quanto meno in termini di fast fashion, a partire dal web, con l’e-commerce verso il settore che pure secondo gli ultimi dati sta crescendo a due cifre (+27% secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano): lo rivela l’ultima classifica di BEM Research sulle perfomance dei siti di fashion a ottobre 2016, che vedono svettare ai primi posti tutti brand stranieri, la tedesca Zalando e la spagnola Zara in cima alla classifica.

Zalando conferma il risultato ottenuto già lo scorso mese. La classifica stilata da BEM Research vede poi in seconda posizione Zara, brand di moda spagnolo che dispone di una rete di vendita globale. Sul podio si piazza anche Asos, società inglese che rispetto a settembre scala diverse posizioni della classifica. Tra i top-five si posiziona un altro brand tedesco, Adidas, che perde alcune posizioni rispetto al mese precedente. Il quinto gradino è della francese Spartoo (ottava a settembre).

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Soffrono i brand italiani

Mentre escono dalla Top 5 brand per la performance online H&M e Deichmann, soffrono in particolare i marchi italiani: l’unico a rientrare nei primi 10 è Liu Jo, azienda emiliana specializzata nel prêt-à-porter donna, uomo e bambino, mentre nei tra i 35 entrati nel BEM Rank troviamo (solo?) il calzaturificio S.C.A.R.P.A., l’azienda specializzata nell’intimo donna e uomo Intimissimi e Benetton.

Nel complesso l’indice del settore moda ha registrato una flessione dell’1,3% rispetto al mese precedente. In aumento del 4% rispetto a un anno fa sono invece le ricerche su Google di termini connessi all’abbigliamento.

«I produttori di abbigliamento italiani continuano a vivere un momento difficile – spiega Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research – Secondo le statistiche dell’Istat la produzione industriale nel settore è diminuita nei primi 8 mesi dell’anno di quasi il 3% rispetto allo stesso periodo del 2015. Se confrontata con il periodo pre-crisi, la perdita di produzione in uno dei settori chiave dell’economia italiana è pari a circa il 24%. I problemi del comparto moda sono comunque più profondi e la crisi li ha soltanto esacerbati».

Già nella prima parte degli anni 2000 infatti il settore dell’abbigliamento aveva lasciato sul terreno il 15% della produzione industriale. Secondo Marsella «Uno dei problemi chiave del settore è legato proprio alla scarsa confidenza delle imprese con il web. Nel 2013 appena il 5% delle aziende italiane ha effettuato vendite utilizzando il canale e-commerce, secondo l’ultima indagine sull’utilizzo di tecnologie dell’informazione e telecomunicazione (ICT) condotta dall’Istat. Anche considerando solo le grandi aziende tale quota non supera il 35%. Per rilanciare il made in Italy nel mondo è cruciale che le aziende italiane prestino molta più attenzione al digitale».

Sempre sul fronte web va però detto che i dati vedono una performance di vendite online nettamente migliore all’estero. Quasi la metà delle vendite del settore (42% per la precisione) sono infatti effettuate oltre confine. “La forza e la notorietà dei brand, le competenze digitali sviluppate nel corso degli anni da alcune Dot Com italiane e da alcune boutique multibrand, unitamente alla carenza di offerta sui canali tradizionali all’estero, sono le ragioni del successo dell’Abbigliamento fuori dai confini nazionali” spiegano all’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano.

I coupon digitali personalizzati saranno 362 miliardi nel 2020, spinti da social e IA

Sempre più personalizzati e mirati, sempre più digitali, e, ovviamente, convogliati su smartphone tramite tecnologie di prossimità quali i beacon: è questo il futuro delle promozioni secondo Juniper Research che dà anche i numeri: tra cinque anni nel 2021 raggiungeranno globalmente quota 362 miliardi, il 60% in più rispetto agli attuali 224 miliardi.

Secondo la ricerca, Mobile & Online Coupons: Loyalty & Beacon Engagement 2016-2021 la crescita sarà dovuta in parte alla volontà dei retailer di proporre promozioni sempre più mirate e personalizzate.

Tra i nuovi sistemi utilizzati dalle aziende saranno sempre più utilizzati i Bot, programmi di intelligenza artificiale (IA) in grado di interagire online con il cliente tramite i canali social o programmi di chat o messaggistica come Facebook Messenger. Tra i retailer che stanno giù utilizzando questo tipo di applicazioni c’è il super tecnologico Domino’s Pizza e Iceland Air.

Tecnologia meno avanzata ma al momento più diffusa è quella degli aggregatori di promozioni sui canali social, Coupy in India e PennyCat in Nord America, ma anche in Italia yooDeal, youppit e Dealrapido.

La diffusione dei beacon, i dispositivi bluetooth ideati per interagire con il cliente con un breve raggio e testati in Italia dall’insegna Végé (vedi Tra beacon e prossimità Végé immagina lo store del futuro), su larga scala secondo la ricerca sarebbe stata bloccata da questioni pratico-legali. Il principale ostacolo sarebbe la necessità da parte del cliente di decidere di partecipare al coinvolgimento online con un marchio o un retailer, tramite l’installazione della sua app sul proprio smartphone o seguendo il suo account sui social media. Un problema che potrebbe essere superato grazie all’uso di più canali d’accesso come un browser we (già utilizzato dai beacon di Google).

Ciò che più interessa poi dei beacon lato retailer è la mole di dati utili e di valore che sono in grado d raccogliere, come sottolinea Lauren Foye, autrice della ricerca: “Uno dei più importanti strumenti in mano ai retailer è la conoscenza dei propri clienti. Tracciando i loro movimenti nel punto vendita è possibile inviare loro offerte e azioni di marketing mirate, e allo stesso tempo raccogliere dati e statistiche di gran valore per l’azienda, che possono essere in seguito utilizzati per incrementare le vendite”.

L’E-commerce nel 2016 cresce del 18% a 19,6 miliardi, +30% per Food & Grocery

Sempre più su, anche se ancora indietro rispetto ai principali Paesi occidentali, Cina, Usa e, in Europa, Uk, Francia e Germania: l’E-commerce B2c nel 2016 registra un giro d’affari che sfiora i 20 miliardi di euro, tra prodotti (9 miliardi) e servizi (10,6 miliardi) e fa segnare un +18% sul 2015. Oggi la penetrazione dell’E-commerce sul totale acquisti retail è del 5%, e siamo il 22° Paese per movimentazioni. Il digital divide degli acquisti online nel nostro Paese resta insomma, anche se molto si sta muovendo. Prova ne è l’aumento della quota di prodotti rispetto ai servizi, al 46%, ed è da segnalare l’avanzata ormai inarrestabile del mobile commerce, cresciuto del 63% a 3,3 miliardi di euro.

Considerando i settori, il Turismo (+10%) si conferma il primo comparto dell’E-commerce italiano, ma a crescere a tasso più sostenuto sono Informatica ed elettronica di consumo (+ 28%), Abbigliamento (+ 27%) e, tra i settori emergenti, si distinguono Arredamento e home living (+48%) e Food & Grocery (+30%). A Riccardo Mangiaracina, Direttore dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm Politecnico di Milano, abbiamo dunque chiesto di farci un punto della situazione del settore, alla luce dei nuovi dati.

 

Tra beacon e prossimità Végé immagina lo store del futuro

Giorgio Santambrogio Ad di Végé parla delle novità del gruppo, tra acquisizioni e una buona risposta del mercato (vedi Con tech e acquisizioni cresce Végé, e punta sull’home care con In.prof) e immagina come sarà il supermercato del futuro (ma che è partito già oggi) di un gruppo diversificato ma il cui cuore pulsante è formato da negozi piccoli, tecnologici e con un servizio attento al “proprio” cliente.

Il progetto beacon, partito nel 2015, è oggi presente in 250 punti vendita, che diventeranno 300 ad ottobre e 1000 nel corso del 2017.

Con tech e acquisizioni cresce Végé, e punta sull’home care con In.prof

La hall della nuova sede milanese di via Lomellina: il visitatore è accolto da un grande schermo, la tecnologia beacon è presente in forze per dimostrare a fornitori e soci le sue potenzialità.

La progressione di 0,4 punti nella quota di mercato dal gennaio 2016 con un tasso di crescita dell’8,8%, la conquista della leadership in Campania a settembre che si aggiunge al primo posto tra le insegne in Sicilia, il roll-out del progetto beacon, oggi presente in oltre 250 punti vendita e l’ingresso nel gruppo, il 1 gennaio 2017, del consorzio In-prof, con una spinta verso il personal e l’home care. Sono queste le novità del gruppo Végé annunciate dall’Ad Giorgio Santambrogio e dal presidente Nicola Mastromartino alla presentazione della sede milanese del gruppo totalmente rinnovata, tra giardini interni, cascatelle e ruscelli, fotografie artistiche alle pareti, un museo che ripercorre la storia dell’azienda e tanta tecnologia, beacon oriented naturalmente.

Settimo Gruppo, in crescita
“Siamo come il Sassuolo della grande distribuzione, piccoli ma appassionati” sceglie il paragone calcistico l’Ad Giorgio Santambrogio prima di dare i numeri che mostrano la progressione del gruppo negli ultimi tre anni.

Nielsen settembre 2016
Una crescita che riguarda la quota i mercato in primis, passata dal 3,4% di gennaio scorso all’attuale 3,7% (GNLC – Ed. Settembre 2016 – Potenziale Total Store). Confrontando il dato 2016 con le rilevazioni GNLC – Ed. Settembre 2013, infatti, l’incremento di quota è del 164%, dal 1,4% al 3,7%.
Nello stesso periodo, la numerica dei punti di vendita è aumentata del 90%, la superficie complessiva è cresciuta del 116% e il fatturato è passato da 2,6 miliardi di euro a 3,3 miliardi di euro della chiusura 2015. Il Gruppo prevede di chiudere il 2016 assestandosi a 5,740 miliardi, su una superficie di vendita di 1.157 milioni di mq e 2474 punti vendita..

Il nuovo logo compare a fianco dell'insegna.
Il nuovo logo compare a fianco dell’insegna.

Nel corso del 2016 la compagine di Végé si è allargata, passando da 25 a 32 imprese mandanti, con l’ingresso di Supermercati Tosano Cerea Srl, Bava Srl, Asta SpA, F.lli Arena Srl, Multicedi Srl, Dolcitalia-Svive SpA e Convì-Geda Srl.
Per aumentare l’identità del gruppo, con il progetto di endorsement affiancando in modo graduale il nuovo logo Végé (scelto tra due opzioni con un sondaggio suo social leggi qui) alle insegne, che hanno un profondo radicamento territoriale.

 

Tecnologia per migliorare la shopping experience

A meno di un anno dall’introduzione della tecnologia Beacon, sono oltre 250 i punti vendita dotati di dispositivi in radiofrequenza che dialogano con gli smartphone dei clienti, segnalando
in tempo reale promozioni e sconti disponibili nelle corsie. L’obiettivo è di arrivare a quota mille entro il 2017.
Tra le principali linee strategiche per il 2017 il Gruppo rafforzerà ulteriormente la presenza nel settore Home & Personal Care, con la creazione di un polo di servizi ad hoc, sarà impegnato ad ampliare il già corposo portfolio promozionale con ulteriori attività e terminerà l’opera di restyling assortimentale che riguarderà le piccole medie superfici di vendita, destinate a vedere confermato e rafforzato il loro ruolo di canale “core”.
“Prendendo atto dell’evoluzione nelle abitudini di acquisto dei clienti, che privilegeranno la visita ai punti vendita di dimensioni ridotte rispetto alle grandi e grandissime superfici – spiega Nicola Mastromartino – stiamo preparandoci a questa inversione di tendenza rimodulando gli assortimenti, sempre nell’ottica della convenienza, ma focalizzandoci principalmente sull’offerta dei prodotti freschi e freschissimi, con maggior enfasi sulle specialità locali, sui prodotti salutistici e funzionali e su nuovi segmenti di offerta ad alta differenziazione. Tutto ciò comunicato attraverso un’armonica integrazione tra fisico e digitale.”

Dal 2017 entra consorzio In.prof
Porta in dote 320 punti vendita e 60 consorziati che operano sia in qualità di distributori sia di proprietari di negozi specializzati e un fatturato stimato a fine 2016 di 600 milioni di euro, a cui fa capo il marchio depositato Mr. Soap, il consorzio In.prof, che entrerà a far parte del gruppo nel dal 1 gennaio 2017.
“Per In.Prof si apre un nuovo percorso di collaborazione e sviluppo con un partner che si è messo in luce non solo per i ragguardevoli risultati di crescita, ma anche per la capacità di sostenere concretamente le strategie e i progetti di espansione delle proprie imprese” – ha commentato Rinaldo Zomparelli, Presidente IN.PROF. “Confidiamo, perciò, che con il contributo di Gruppo Végé saremo in grado di ampliare la gamma dei servizi a disposizione dei nostri consorziati e perseguire obiettivi di crescita sfidanti”.
Il Gruppo Végé è già presente nei segmenti Home & Personal Care, Toiletries e Cosmoprofumeria attraverso le imprese Gargiulo & Maiello (Idea & Bellezza), Caputo Saverio, Bava, Detercart Lombardo ed il gruppo Comipro.

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La coda alle casse? Auchan e Carrefour in Francia testano l’app salva-tempo

Si chiama JeFile (in inglese Out of the Line) l’app, semplice come l’uovo di Colombo, che consente di evitare la coda alle casse del supermercato. Una perdita di tempo verso la quale il cliente di oggi è sempre più insofferente, come mostrano molte ricerche (e la possibilità di acquistare online con consegna in un’ora gli stessi articoli, certo non aiuta alla sopportazione zen).

Il sistema è semplice, ed è in corso di test in Francia sia da Auchan che da Carrefour, come rileva il sito lineaires.fr: si carica l’app all’entrata (se non la si ha già nel telefono) e, quando si è prossimi a terminare la propria spesa, si manda una notifica. Dieci minuti prima del proprio turno arriva la prima notifica, e cinque minuti prima l’invito ad avviarsi verso la cassa riservata agli utilizzatori dell’app, dove il cliente precedente starà già pagando la sua spesa. Un altro sistema prevede che ci si metta in una fila virtuale e si controlli quando è il proprio turno: Atm Milano, ad esempio, lo utilizza per domare le bibliche code che si formano specie in certi periodi dell’anno all’ufficio abbonamenti. E in certi nostri supermercati il sistema è già utilizzato per gestire le code al reparto panetteria o gastronomia (non tramite smartphone però, in questo caso si prende il tradizionale biglietto).

jefileCertamente esistono altri metodi di saltare la fila, dall’e-commerce ai terminali tipo Presto spesa di Esselunga che consentono di inserire nel carrello digitale la spesa in corso, e accedere alle casse automatizzate con il conto già fatto. Lo stesso sistema può essere convogliato tramite app, e tramite smartphone si può oggi anche – teoricamente – pagare istantaneamente ed uscire senza passare dalla cassa: un sistema testato in UK da Sainsbury’s. In passato sono anche stati provati sistemi che grazie alla tecnologia RFID calcolano istantaneamente il costo della spesa nel carrello, un metodo più utilizzato nell’abbigliamento però per un problema di costi.

Questa testata in Francia è senz’altro ben più semplice, e può essere utilizzata senza dover implementare altri sistemi di cassa. È sufficiente un tablet sul quale un dipendente gestisce le code e un bluetooth che identifica il cliente nel momento in cui si avvicina alla cassa, che però deve essere riservata a chi utilizza l’app.

Addio mattarello benvenuta stampante 3D: Davide Oldani si cimenta con Vortipa di Barilla

La pasta 3D esce dai laboratori ed entra, se non ancora nelle case di tutti noi, quanto meno nell’Olimpo dell’alta cucina. La Vortipa di Barilla, uno dei tre formati selezionati da apposito concorso internazionale, diventa protagonista di una ricetta dello chef Davide Oldani, ideata appositamente per esaltare il formato di pasta. Succede alla mostra “New Craft”, organizzata dalla Triennale di Milano per raccontare come cambierà la quotidianità grazie all’innovazione tecnologica e al sempre maggiore peso che design e bellezza acquistano nelle nostre vite.

Lo chef stellato Davide Oldani si cimenta con il formato di pasta 3d Vortipa.
Lo chef stellato Davide Oldani si cimenta con il formato di pasta 3d Vortipa.

La stampante 3D é frutto di un rivoluzionario progetto di ricerca nato 4 anni fa dalla collaborazione con il Centro di Ricerca Olandese TNO (Organizzazione Olandese per la Ricerca Scientifica Applicata) che permette di produrre la pasta attraverso la stampa di forme e geometrie uniche e irripetibili con le tecnologie produttive tradizionali. Uno strumento che permette così di personalizzare in maniera inedita la propria ricetta, il momento della preparazione e del consumo. Nel 2014 il concorso di design ”PrintEat! Your new idea of Pasta”, lanciato sulla piattaforma internazionale Thingarage, ha permesso di raccogliere nuove idee di forme di pasta da realizzare con la stampante 3D. Degli oltre 200 progetti arrivati da designer di tutto il mondo, una giuria di esperti ha premiato i vincitori: “Rose”, “Luna” e “Vortipa”, tre formati realizzabili solo per mezzo della tecnologia di stampa 3D.

 

Il futuro è nella personalizzazione, non solo dei formati

Le nuove tecnologie e la crescente attenzione al design e al piacere estetico, ma anche le nuove esigenze di salubrità e trasparenza, modificano spazi e tempi in cui ci muoviamo, in cui operiamo, sia nel contesto aziendale che nel contesto familiare e personale. Da qui nasce l’idea di Barilla di realizzare una stampante 3d per la pasta, strumento dalle molteplici potenzialità per esaltare la creatività di chiunque ami cucinare, che siano chef stellati, o privati curiosi del nuovo.

Il meccanismo di produzione é molto semplice: basta prendere un impasto preparato solo con semola di grano duro e acqua e inserirlo nella stampante nello spazio che nelle stampanti tradizionali é destinato all’inchiostro. Successivamente, via computer si seleziona dalla libreria il formato da produrre, si clicca invio e in pochissimi minuti si ottiene la pasta fresca, pronta da bollire.

«L’innovazione è talmente estesa che apre la strada a innumerevoli opportunità e tocca vari campi di applicazione – spiega Michela Petronio, Global Discovery Center Vice President di Barilla – La stampante potrà diventare lo strumento principe nelle mani degli chef, che potranno personalizzare l’offerta per i propri clienti e variarla infinite volte a seconda del loro estro, ma anche una nuova opportunità di business e di differenziazione. La personalizzazione non passa solo dalle forme ma anche da nuovi ingredienti e ricette con valori nutrizionali precisi, da diverse consistenze e colori».

 

Pasta 3D stellata

In occasione della mostra “New Craft”, lo chef stellato ha presentato la sua interpretazione della cosiddetta “pasta del futuro”.

«La stampante 3D della pasta potrebbe diventare una delle evoluzioni più interessanti della cucina del futuro – ha commentato Oldani -: grazie a questa innovazione, ogni chef potrebbe creare il formato di pasta ideale per valorizzare il proprio piatto. Si tratta di una cucina sartoriale, cioè disegnata su misura e in grado di esprimere la “creatività” di ciascuno. La stampante 3D è uno strumento potentissimo al servizio della nostra fantasia, perché ci permette di ideare nuovi accostamenti ed esaltare in modo inedito gli ingredienti della nostra tradizione gastronomica. È quello che abbiamo fatto oggi con la ricetta ‘Melanzana, anguria, origano, mandorla e Vortipa».

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