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Autogrill, entro fine anno ovunque pagamenti con lo smartphone

Facile e veloce, ideale per il consumatore in viaggio: entro fine anno su tutta la rete di Autogrill si potrà pagare con lo smartphone, grazie a un’App. Il progetto è reso possibile grazie ad un accordo tra il gruppo e Paypal. Fino a poco fa sembrava fantascienza, ma i pagamenti con lo smartphone stano prendendo sempre più piede  sempre più.

La novità sarà introdotta gradualmente in tutti i punti vendita gestiti direttamente, e sarà resa possibile tramite un’app integrata alla piattaforma PayPal e alle principali carte di credito.

«L’accordo con PayPal rafforza la leadership di Autogrill nel settore del Food & Beverage anche sul fronte tecnologico: con questo nuovo strumento abbiamo infatti la capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze e allo stile di viaggio del consumatore moderno – ha spiegato Alessandro Preda, CEO Europe di Autogrill -. Questo nuovo servizio si affianca a quelli ad elevato contenuto tecnologico già offerti dall’azienda come l’e-invoicing, il self ticketing e i sistemi di fidelity per i clienti, con i quali cogliere appieno la sfida della digitalizzazione dei servizi per confrontarsi con successo in un mercato in costante evoluzione».

Il percorso di digitalizzazione dei servizi intrapresa da Autogrill vuole offrire alla propria clientela soluzioni innovative che apportino comodità, risparmio di tempo e una minore impronta ecologica. Ma non solo: con questi mezzi il Gruppo intende fidelizzare la propria clientela tramite promozioni e servizi dedicati. Inoltre, per “coccolare” il viaggiatori digital,  Autogrill ha recentemente introdotto la connessione wi-fi gratuita nelle aree di servizio lungo la rete autostradale italiana.

«I nostri clienti potranno fare acquisti presso i punti di vendita grazie all’app dedicata di Autogrill direttamente da smartphone ed indipendentemente dal tipo di dispositivo. Un grande primo passo per le nostre ultime soluzioni PayPal-in-app e PayPal-in- store» ha dichiarato Angelo Meregalli, General Manager di PayPal Italia.

 

Una tecnologia usata anche nella Gdo

Autogrill ha scelto la piattaforma Paydiant di PayPal come white label technology provider per questa partnership. Acquisita da PayPal nel 2015, Paydiant si occupa della reinvenzione dei pagamenti mobili. Tra i retailer che già su avvalgono della tecnologia Paydiant c’è la catena di supermercati del nord Carolina (USA) Harris Teeter, che ha implementato pagamenti mobili, offerte e programmi fedeltà nella sua applicazioni. Come dire che la tecnologia c’è, un player importante la sta utilizzando, e potrebbe essere presto resa disponibile anche nella grande distribuzione. Tanto più in un Paese come l’Italia in cui lo smartphone è ormai utilizzato da  Nel progetto sarà coinvolta anche IBM, partner del Gruppo per l’innovazione e lo sviluppo di software, infrastrutture e protocolli.

Sul web tra le insegne della Gdo Iper ancora al top. Sul podio Esselunga e Decathlon

Per il secondo mese consecutivo Ipermercati Iper si piazza in testa alla classifica di BEM Research dedicata ai brand della Gdo che si rivolgono al pubblico Internet con un sito web in lingua italiana. A settembre il podio non cambia e nel testa a testa con Esselunga la spunta ancora l’insegna di Brunelli. Decathlon, unico marchio straniero, si conferma al terzo posto e precede Coop e Bricocenter.

In generale risulta in calo la performance online dei 23 siti web della grande distribuzione, che segna -1,3% in trenta giorni, mentre la media del settore si attesta a 35,7 punti-indice. Il dato delle ricerche su Google è piatto su base annua, ma non è uniforme sul variegato territorio nazionale: in alcune regioni la curiosità verso il settore è aumentata anzi sensibilmente. Ad esempio, si registra un aumento del 33% in Calabria, del 21% in Basilicata e del 17% in Friuli Venezia Giulia. Risultati opposti, invece, giungono da Molise (-27%), Valle d’Aosta (-12%) e Sardegna (-10%).

bem-rank-settembre16«Il commercio sul web è sempre più strategico per tutta l’economia nazionale e le aziende italiane si dimostrano all’avanguardia su Internet – rileva Carlo Milani, direttore di BEM Research –. Il recente accordo tra il ministero delle Politiche agricole e il colosso dell’e-commerce cinese Alibaba dimostra quanto per l’Italia sia necessario tutelare la qualità dei propri prodotti, anche con accordi che superano i confini nazionali. E per la diffusione dei nostri prodotti sul web è fondamentale che sia sempre garantita la qualità del made in Italy».

L’indice BEM Rank prende in considerazione cinque parametri che sono: la ricerca del brand su Google; la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; la velocità di caricamento delle pagine web; l’usabilità dei siti web e il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

Pagamenti digitali a 175 miliardi nel 2015, ma il 56% dei consumi si pagano in contanti

Un’incremento superiore alle aspettative, ma non sufficiente ad allinearci agli altri Paesi occidentali: nel 2015 i pagamenti digitali con carta in Italia hanno sfiorato i 175 miliardi di euro (+12,2% rispetto al 2014), superando il 22% dei consumi delle famiglie. Anche se è ancora presto per mettere il contante in soffitta, tra “vecchie” carte e nuove soluzioni (pagamenti e trasferimenti di denaro peer to peer tramite smartphone e pagamenti contactless) ma soprattutto grazie all’e-commerce e al mobile commerce, qualcosa si sta indubbiamente muovendo. Però, lo strumento preferito dagli italiani continua ad essere il contante, con cui si pagano il 56% dei consumi (430 miliardi di euro), e l’80% delle transazioni rappresenterebbe oltre l’80% delle transazioni. Lo rilevano i dati dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano.

3df1e31e-751d-489b-a19b-e2d8f7fc1cc6__OMentre il mondo dei New Digital Payment (pagamenti attraverso Pc, tablet, Mobile e i pagamenti in punto vendita attraverso carte contactless o su Mobile POS) a fine 2015 ha raggiunto un valore di circa 21,5 miliardi di euro (+22% rispetto al 2014 e 12,2% del transato complessivo con carte), i più tradizionali pagamenti con carta in negozio raggiungono i 153,4 miliardi di euro (+11% rispetto al 2014).

La principale causa dell’aumento della diffusione dei pagamenti digitali va imputata a vari fattori: l’e-commerce in primis, che risulta la componente maggiore dei New Digital Payment, in crescita del 15% rispetto al 2014 con oltre 14 miliardi di euro, ma anche il Mobile Payment & Commerce, che segna un +50% rispetto al 2014, arrivando a toccare i 3 miliardi di euro. Mobile POS e Contactless Payment segnano infine 1,2 miliardi di transato nel 2015.
«Negli ultimi due anni la crescita dei pagamenti elettronici con carta ha superato le attese (+10,2% nel 2014 e +12,2% nel 2015), tanto da crescere a un ritmo maggiore di quello della media in Europa (intorno al 7-8%), sintomo probabilmente di un principio di cambiamento culturale nei consumatori italiani e di un effetto trascinamento del decreto ‘obbligo POS’, che ha generato un cambio di atteggiamento anche negli acquirenti» ha spiegato Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano. La quale ipotizza, visto il netto ritardo italiano nei pagamenti digitali rispetto agli altri Paesi, e ipotizzando una crescita in linea nei prossimi tre anni sempre intorno al 12%, un transato con carta nel 2018 a 246 miliardi di euro.

Un ritardo imputabile più a ragioni culturali che di infrastruttura, che in Italia è pari o superiore ai Paesi europei più sviluppati, con 87 milioni di carte in circolazione nel 2015 (+1% rispetto al 2014), e 1,76 milioni di POS (in calo rispetto agli 1,88 milioni del 2014, forse a seguito della dismissione di terminali datati censiti ma già non operativi). Nel 2015 però il valore del transato è cresciuto più che negli anni precedenti, con un tasso del 12,2% rispetto a un tasso medio dei tre anni precedenti del 5,6%, mentre il numero delle transazioni è cresciuto del 13,7% (da 2,33 a 2,64 miliardi). Valori bassi, perché in pratica è come se gli italiani utilizzassero la carta meno di una volta a settimana. Cresce anche il numero delle transazioni pro capite (da 38,8 a 44,1), anche se ancora molto lontano dalla media europea, mentre si contrae lo scontrino medio (da 67 euro a 66 euro).

«Per colmare il ritardo nella diffusione dei pagamenti digitali in Italia rispetto alla media europea, è a nostro avviso necessario muoversi in due direzioni: consolidare l’offerta di servizi innovativi che facciano davvero leva sull’attrattività dei pagamenti innovativi e mettere in atto un piano di incentivi promosso dal soggetto pubblico» dice ancora Portale.

L’Osservatorio prevede che nei prossimi mesi aumenteranno i pagamenti digitali su questo fronte e nel 2018 potranno raddoppiare arrivando tra i 5 e i 7 miliardi di euro di transato.

 

Anche nei pagamenti, avanza il mobile
Il Mobile Remote Commerce, sia di beni digitali che di prodotti e servizi, vale nel 2015 quasi 2,7 miliardi di euro (+56%), con la componente di beni e servizi che arriva a rappresentare il 70% del Mobile Commerce Totale, grazie all’aumento degli esercenti che offrono una soluzione su Mobile e a una maggiore predisposizione degli italiani verso gli acquisti da smartphone. Nel 2018, il Mobile Remote Commerce di beni e servizi raggiungerà tra i 4,2 e i 4,8 miliardi di euro (arrivando a rappresentare oltre il 15% dell’intero eCommerce) grazie all’ingresso di nuovi esercenti e alla semplificazione della fase di pagamento garantita dai Mobile Wallet. In primo piano il Turismo (+56% rispetto al 2014, con quasi 540 milioni di euro di transato), seguito da Informatica ed Elettronica, che registra circa 370 milioni di euro di transato (erano poco più di 155 milioni di euro nel 2014), Abbigliamento (15% del transato con circa 280 milioni di euro nel 2015, erano poco meno di 170 milioni di euro nel 2014).

Dopo alcuni anni di lenta crescita, il Mobile Remote Payment di beni e servizi fa registrare nel 2015 un aumento del 75% e supera i 300 milioni di euro, trainato da pagamenti di ricariche telefoniche e bollettini (rispettivamente 67% e 19% del totale).
Tra le altre componenti, cresce il ruolo del car sharing e dei servizi di mobile parking, oltre ai biglietti per il trasporto pubblico locale (+100% sul 2014).

pagamenti digitali 2015

 

pagamenti digitali 2018

Salame, crudo e cotto sempre al top. Cresce l’attenzione per i più leggeri

In varie lingue straniere il termine “salumi” identifica insaccati e prosciutti prodotti in Italia; i salumi sono uno dei prodotti che connotano il Made in Italy e il mercato estero continua a premiarli, mentre nel mercato domestico, a causa della crisi economica e della conseguente riduzione della spesa alimentare, gli ultimi anni hanno fatto registrare una contrazione delle vendite.

 

Wikipedia.it elenca ben 311 differenti tipi di salumi italiani così ripartiti:

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Vediamo ora quanto emerso dalla nostra web research di sentiment analysys, riguardo a salumi e prosciutti della tradizione italiana, lasciati nella rete domestica da privati che scrivono in social, blog e forum.

I più menzionati

Quando i naviganti scrivono nella rete domestica pareri e commenti sui salumi menzionano (citazioni multiple):

Tipologie

tipologie

Gli “arrosti affettati da carni bianche” e la bresaola, vengono spesso accomunati in quanto rappresentano un sotto segmento che potremo definire “dietetico”, o “salute/benessere” e complessivamente totalizzano il 40% dei pareri intercettati, se considerati come un unico segmento scalzerebbero dal primato della popolarità il cotto (31%).

A sua volta, se considerassimo l’accoppiata “cotto + crudo” come un unico segmento totalizzerebbe il 56%.

Infine, se considerassimo la terna “storica” della tradizione dei salumi “cotto, crudo, salame” come un unico segmento, totalizzerebbe il 78%.

A titolo di curiosità segnaliamo alcune citazioni, statisticamente irrilevanti, riguardanti salame di selvaggina e di pesce sia di mare sia di acqua dolce.

Pur riguardando i salumi della tradizione italiana è stato inevitabile intercettare anche citazioni su salumi di produzione straniera: nel 6% dei pareri della categoria “altri”, tra i salumi d’importazione primeggiano gli spagnoli serrano e pata negra e nella categoria “esotici” quelli di struzzo (sebbene molti prosciutti di struzzo siano prodotti domestici).

 

Formati distributivi

Stando ai pareri (multipli) intercettati, questa la ripartizione delle tipologie di store dove vengono maggiormente acquistati salumi e prosciutti:

Formati distributivi

formati distributivi

Il mercato domestico dei salumi è estremamente segmentato per brand, linee e referenze, stilare una classifica per singolo prodotto menzionato avrebbe avuto una significatività estremamente ridotta anche a causa delle citazioni multiple. Abbiamo così optato per una riclassificazione delle referenze menzionate, accorpandole secondo le holding di appartenenza.

 

La top ten dei produttori

Questa la classifica per produttore (primi dieci, citazioni multiple):

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Tale classifica può essere interpretata come una web brand awaraness.

Le citazioni per i salumi a marca privata (del distributore, non del produttore) sono il 20%

I momenti di consumo sono equamente distribuiti e trasversali a tutta la giornata e a tutte le occasioni (menzioni multiple):

Momenti di consumo

momenti di consumo

 

Sottolineiamo che in quasi un caso su tre (18% + 12%) i salumi vengono acquistati per essere consumati fuori casa ; in quasi un caso su due sono consumati come ingredienti del classico “panino”.

Abitudini di consumo

Dal punto di vista delle abitudini di consumo è da segnalare che quando si hanno ospiti sia per pranzo che per cena e/o aperitivo gli affettati non mancano (quasi) mai: sono presenti nel 90% dei pareri riguardanti il menù degli inviti.

I temi più trattati in rete, quando i netsurfer nazionali scrivono riguardo l’argomento salumi, sono (citazioni multiple):

  • dietetico / salute e benessere (46%)
  • naturale (preparazione) (38%)
  • italianità (del prodotto) (32%)
  • territorialità (specialità regionale; produzione locale) (27%)
  • formati / packaging (24%)
  • DOP & IGP (21%)

Questa classifica può essere interpretata anche come quella dei principali driver di acquisto da parte del popolo della rete nazionale.

Ci ha stupito trovare con bassa frequenza pareri su:

  • fresco (8%)
  • prezzo (7%)
  • gastronomia (4%)

I pareri negativi

I pareri negativi, fatto 100 il numero delle opinioni intercettate ed analizzate, sono il 19% e sono ripartiti in tre argomenti :

  • conservanti (9%)
  • allevamento intensivo (5%)
  • componenti e valori nutrizionali (4%)
  • altro (1%)

Analizziamo ora il profilo socio demografico di chi ha lasciato i propri mood riguardo salumi e prosciutti nel web domestico.

Più uomini: 54%, di età compresa tra i 35 ed i 55 anni (51%), di cultura media (58%).

Distribuita uniformemente la provenienza dei pareri in base all’area geografica: Nord (35%), seguiti da quelli provenienti dal Centro (33%), quindi quelli digitati dal Sud e Isole (32).SALUMI 1

Questa la provenienza delle opinioni rispetto all’urbanizzazione: da aree metropolitane nel 31%, da zone urbane nel 30%, da aree suburbane nel 28%, da piccoli insediamenti / zone rurali 11%.

Utilizzo uniforme degli ambienti web : Social Media (51%), seguiti da Blog e Forum (49%).

Ricordiamo che i pareri lasciati in ambiti dedicati come Blog e Forum sono maggiormente approfonditi e competenti, mentre quelli provenienti dai Social sono più superficiali.

Provengono da influencer il 26% delle opinioni intercettate.

CONCLUSIONI  

Le maggiori menzioni sono per la terna “cotto, crudo, salame”, da tenere sotto controllo “arrosti affettati da carni bianche, bresaola” per la connotazione light e fitness; in 3 casi su 4 salumi e prosciutti vengono acquistati presso i supermercati; in un terzo dei casi vengono consumati a cena ed in un altro terzo “fuori casa” come colazione “al sacco”; gli argomenti maggiormente trattati sono ascrivibili alla sfera della salute e del benessere; i pareri negativi, meno di uno ogni 5, si concentrano principalmente sui conservanti.

 

di Gian Marco Stefanini

WWW.WEB-RESEARCH.IT Srl

È un istituto di ricerche di mercato e consulenze di marketing che offre servizi rivolti ad aziende e multinazionali presenti nel mercato domestico.

Ha portato tra i primi in Italia una nuova metodologia di ricerche ed analisi di mercato: Web listening – Web research – Web monitoring. Utilizzando software di intelligenza artificiale che emulano il funzionamento delle reti neurali effettua un’analisi semantica e psicometrica dei testi presenti nel Web attribuendo loro personalità e punteggi. www.web-research.it ascolta il Web per scoprire, analizzare, razionalizzare cosa i clienti reali e potenziali pensano e dicono oggi e indietro nel tempo fino agli ultimi tre anni. E’ il partner ideale di aziende, marchi, prodotti, servizi e personaggi pubblici con esposizione mediatica significativa.

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Gdo online, ad agosto Iper torna in vetta

Il testa a testa tra Iper ed Esselunga per la migliore performance online tra le società della grande distribuzione con un sito Internet in lingua italiana ad agosto si risolve a favore di Iper, che ritorna in vetta alla classifica stilata ogni mese da Bem Research. Cambiano le posizioni, ma restano sempre quelle le insegne che detengono la Top 5, quattro delle quali sono italiane.

bemresearch-agostoIpermercati Iper migliora di una casella rispetto a luglio 2016 dunque, e scalza dal primo posto Esselunga. Terza è la francese Decathlon e migliora, rispetto a trenta giorni fa, anche Bricocenter, oggi quarta. In calo è Coop: perde due posti e deve ora accontentarsi di chiudere la top-five.

Nel complesso, l’andamento online dei 30 brand del settore si attesta a 36,1 punti-indice e segna un +1,1% mensile di performance sul web. L’andamento delle ricerche per parole-chiave su Google, però, è piatto rispetto alle rilevazioni di un anno fa, e presenta differenze regionali: sette regioni sono in crescita e dieci in forte calo. Un sensibile miglioramento di ricerche si registra in Calabria, Basilicata e Friuli-Venezia Giulia (+33%, +21% e +17%), mentre dati negativi si evidenziano per Molise, Valle d’Aosta e Sardegna ( -27%, -12% e -10%).

«Anche questo mese si conferma la buona posizione dei brand italiani che resistono tutti nella top- five – dice Carlo Milani, direttore di BEM Research -. Ipermercati Iper ed Esselunga si scambiano la vetta; la sola presenza straniera è rappresentata dal marchio francese Decathlon. È un dato positivo per tutto il made in Italy, soprattutto per quanto riguarda i prodotti agroalimentari commercializzati su Internet. Per i brand del settore è molto importante farsi conoscere sul web: Carrefour, che da alcuni mesi non rientra nel gruppo dei migliori cinque, ha lanciato un’iniziativa rivolta ai cacciatori di Pokemon, in modo da attirare un numero sempre maggiore di clienti. Il legame tra il mondo virtuale di Internet e la promozione di un brand per incentivare l’acquisto di prodotti è sempre più stretto».

Ikea miglior azienda online di luglio, britanniche in calo Brexit

Arredo batte abbigliamento, quanto meno online e nel mese di luglio: è infatti Ikea a conquistare il titolo di miglior brand online secondo l’indice BEM Research, che ha monitorato l’andamento online di 210 marchi che si presentano al pubblico con un sito Internet in lingua italiana.

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La casa svedese migliora di tre posizioni e scalza dalla vetta Zalando che a luglio si deve accontentare del secondo posto nella top-ten. Mondo Convenienza, prima società italiana in classifica, chiude il podio ed è seguita da Intesa Sanpaolo, prima tra le banche. Toys Center sale in quinta posizione, Divani&Divani conquista la sesta piazza. Settima è La Repubblica: il quotidiano diretto da Mario Calabresi migliora di otto posizioni in 30 giorni e rappresenta l’editoria al vertice. Enel, Adidas ed Esselunga chiudono il gruppo dei migliori dieci.
Il manifatturiero, secondo BEM Research, è il macrosettore economico che mostra la migliore performance online nel mese di riferimento: i 111 brand totalizzano in media 33,9 punti-indice. Più in generale, invece, l’andamento complessivo di tutti gli oltre 200 marchi cala di 1,3% in media. Le assicurazioni guidano come andamento di settore, ma positivo è la perfomance della grande distribuzione che segue subito dietro, e dalle società che producono mezzi di trasporto.

bem-research-gdoSu Internet le società che si rivolgono direttamente al pubblico raggiungono risultati migliori, com’è il caso di Ikea, Zalando e Mondo Convenienza. I marchi italiani non brillano sul web: su 210 brand analizzati, solo 130 sono made in Italy. Tra le società estere quelle che sono andate meglio sul mercato online a luglio sono svedesi e danesi; un calo sensibile si è registrato per le imprese cinesi che hanno perso il 27% in 30 giorni. Ma anche i brand del Regno Unito hanno visto una diminuzione della loro performance online del 7%: effetto non voluti della Brexit?

 

Bauli: nella “casa digitale” la comunicazione viaggia sul web

Bauli vede promossa e confermata la sua nuova strategia di marketing varata nel novembre 2015, con il  debutto in rete del nuovo sito bauli.it. Che è molto più di un sito aziendale: si tratta, infatti, di una vera e propria “casa digitale”.

La promozione arriva da un dato incontrovertibile: le performance. Cala infatti del 15% il Bounce Rate, dato che esprime il maggior interesse degli utenti ai contenuti pubblicati allontanando l’effetto “rimbalzo”, mentre aumenta del 64% il numero delle visite alle pagine di prodotto e delle pagine visitate per ogni sessione. La durata media di permanenza, inoltre, sale del 10% e cresce anche il tasso dei visitatori che ritornano sul sito. Progettato in ottica SEO, mobile first, con diverse landing page che ospitano gli approfondimenti ad alcuni contenuti particolari, è strutturato in modo da mantenere istituzionalità pur collegandosi in maniera coordinata con la pagina Facebook, dando ampio spazio alle immagini condivise sui social media dalla marca.

Il restyling

Particolarmente strategico e coerente al nuovo posizionamento online del brand, è stato il frutto dell’esigenza di comunicare i valori della marca, come la qualità, l’amore per la tradizione, e il rispetto dei principi dell’Arte Pasticcera, in ogni momento dell’anno, dando massima visibilità alle linee di prodotto, fruibili da chiunque e da qualsiasi device.

Il nuovo bauli.it si rivolge a un target molto trasversale, dove gli affezionati consumatori si inseriscono in un racconto cui già appartengono e ben conoscono, e dove i nuovi utenti vengono “catturati” dagli spot trasmessi in tv o coinvolti da contenuti social, accompagnati dal claim “Fatti col cuore” che ben rappresenta stile e spirito dell’azienda poiché unisce l’emozione al saper fare con qualità.

Al lavoro sul progetto e sulla gestione continuativa è Caffeina, Creative Digital Agency, che Bauli ha scelto per pensare e sviluppare l’attività, grazie a un team multidisciplinare in grado di offrire un approccio di consulting strategico supportato dalle competenze verticali dell’Agenzia.

 

 

Pokemon Go, finalmente un aiuto per i negozi fisici?

CiccioGamer89, uno dei più affermati gamer italiani (youtuber che postano video di se stessi mentre giocano) è già andato a caccia mentre faceva la spesa, postando un accurato reportage su Youtube...

Riuscirà Pokemon Go a risollevare le sorti dei punti vendita fisici e riportare in negozio un distrattissimo cliente, immerso nell’e-commerce e ormai dedito solo al suo smartphone? La suggestione viene da un articolo di Laura Heller su Forbes che lancia la provocazione: Pokemon Go è riuscito dove i retailer hanno palesemente fallito, ovvero nell’uso intelligente del mobile per coinvolgere il cliente.

Il problema non è tanto la tecnologia, già vista in App sviluppate da retailer. Certo, qui c’è la realtà aumentata che incrocia il Gps (ancora, niente di nuovo comunque), ma l’avviso di una promozione ad esempio tramite beacon è una possibilità già sfruttata da tempo. La differenza vera sta nel rendere la “caccia” nel mondo reale, del prodotto reale in promozione o del personaggino Pokemon virtuale che sia, e dunque l’interazione tra reale e digitale, divertente, in una logica di gamefication.

Niantic, la società che ha sviluppato il gioco per Nintendo, ha già dichiarato che in futuro proporrà contenuti e pubblicità a pagamento: un’opportunità decisamente interessante, e da tenere in consoderazione. Ma alcuni punti vendita stanno già cavalcando l’onda di questo successo globale, incoraggiando i clienti a giocare da loro, e invitandoli ad avvisare quando viene effettuato un “ritrovamento”.

 

Come cavalcar l’onda (ovvero, quello che fanno gli altri)

In Uk Asda ha lanciato le regole per giocare al supermercato (vd Arriva Pokemon Go, e Asda stila la “netiquette” per giocare al supermercato).

In Francia le insegne hanno iniziato a muoversi ancor prima che l’App fosse disponibile. E dunque non si sono fatti cogliere impreparati.

pokemon go twitter monoprixGeniale l’idea di Monoprix, che ha dato appuntamento ai giocatori in un supermercato parigino mettendo loro a disposizione gratuitmente un “kit di sopravvivenza” completo di crema solare, bevanda e barretta energetica e batteria esterna per ricaricare il telefono. Risultato: un assembramento di oltre mille persone davanti alle porte.

carrefour-comcorso-pokemongoCarrefour ha lanciato un concorso tra le “prese” avvenute dentro i suoi punti vendita, invitando a postare delle immagini, mettendo in palio premi e gadget per le più spettacolari. Ma segnalazioni di Pokemon specie sui Twitter nei supermercati dell’insegna vengono da Auchan a Intermarché, a E.Leclerc.

In Italia, dove il gioco è arrivato il 15 luglio annunciato da un immenso battage, per ora tutto tace da parte delle insegne.

Intanto Pokemon Go ha registrato su Apple il più alto numero di download di sempre, nella prima settimana dal lancio. Forse vale la pena farci un pensierino…

Pam Panorama lancia il Birrificio, portale dedicato alla birra

Un portale dedicato alla birra, per scoprine segreti e curiosità: si chiama, semplicemente, il Birrificio e lo ha appena lanciato Pam Panorama.

Tempo d’estate, voglia di birra fresca e vendite di “bionde” alle stelle: sembra il momento giusti dunque per puntare sulla bevanda più antica. All’interno del portale è possibile sfogliare tutto il catalogo delle birre che si trovano sugli scaffali dei punti vendita Pam e Panorama; conoscere i birrifici, con dovizia di informazioni sulla loro storia e sul territorio di riferimento; scoprire curiosità grazie al contributo di Lelio e Marianna Bottero, mastri birrai che sono anche a disposizione degli utenti per rispondere a domande e richieste. Non mancano le ricette a base di birra e gli abbinamenti più azzeccati tra birra e cibo, con tante indicazioni ed suggerimenti. Nel sito è anche possibile infine sfogliare e condividere infografiche e cartoline che raccontano in maniera divertente e creativa tanti aneddoti sul mondo del luppolo.

Birre e social: Ceres campione di Facebook, Peroni sul podio di Twitter

Birre e social, la pagella la dà Blogmeter nel suo Tob Brands dedicato alla mitica bionda.

Il primo dato importante è che tra le varie piattaforme, la preferita dalle aziende produttrici è senz’altro Facebook, come dimostrano le performance ottenute sul social di Zuckerberg sia in termini di engagement che di new fan rispetto a Twitter.

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Sul podio delle Top 5 più coinvolgenti su Facebook c’è Ceres (ma quinta per numero di nuovi fan) che con i suoi originali post di real-time marketing conquista tutti. In particolare, a giugno la pagina italiana del birrificio danese ha generato un grande numero di interazioni con la sua campagna in occasione delle elezioni amministrative. Il post più coinvolgente ha come protagonista Giorgia Meloni. Al secondo posto per engagement si posiziona Birra Moretti grazie alla pubblicazione di post sempre curati e dalla creatività piacevole: a giugno appassiona con la special edition “Campioni col baffo”, dedicata a tutti i campioni del calcio che hanno i baffi. La medaglia di bronzo va a Carlsberg, seconda per nuovi fan, molto attiva durante gli Europei 2016. Chiudono la Top 5 Birra Ichnusa e Birrificio Angelo Poretti . Se andiamo invece ad osservare le dimensioni di crescita della community, appare evidente come la pagina che ha acquisito più fan a giugno sia Tuborg, seguono la già citata Carlsberg al secondo posto e Bavaria in terza posizione, che conquista tanti nuovi fan in occasione degli Europei. A distinguersi per numero di nuovi fan è infine Birra Antoniana che promuove su Facebook principalmente gli eventi che organizza.

Le performance su Twitter

Qui conquista lo scettro dei più coinvolgenti Peroni, che colleziona quasi 8.000 interazioni con l’iniziativa #nonnedoitbetter2 e il suo testimonial Chef Rubio, piazzandosi al secondo posto per numero di nuovi fan. Segue a distanza Ceres, mentre in terza posizione troviamo Beck’s Italia con un picco di interazioni in occasione del #CheersToIndependence. Tuborg si conferma la più brava a conquistare nuovi seguaci anche su Twitter con numeri superiori alla media di mercato (80 follower al giorno), cavalcando l’onda di eventi e iniziative come il concorso artistico #SkateboardsConfluence. Spunta al quarto posto della classifica, dopo Peroni e Ceres, il profilo italiano di Heineken che pubblica meno di un tweet al giorno. Fanalino di coda di entrambe le Top 5 di Twitter è Baffo Moretti con #TuLaConosciBianca, l’hashtag legato alla presentazione ufficiale de La Bianca.

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