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Tag: ecosostenibilità

Retail italiano “rimandato” sulle tematiche ambientali

Il retail italiano è un settore ancora poco maturo sul fronte delle tematiche ESG, con molti elementi non adeguatamente monitorati e, soprattutto, mancanza di obiettivi a medio-lungo termine, tra cui quelli science-based di decarbonizzazione. La Gdo fatica quindi a raggiungere obiettivi ESG, seppur stia intervenendo bene su alcuni aspetti ambientali (energia rinnovabile ed emissioni Scope 1 e 2). Tema caldo per il settore resta l’uguaglianza di genere: se il 57% dell’organico è donna, solo il 23% è dirigente e il 4% siede in CDA, con un divario retributivo medio del 30%.

Secondo lo studio Retail ESG Pulse Check di Bain & Company Italia, sul frangente sostenibilità al momento è in pole position la ristorazione, che vanta un giro d’affari di 75 miliardi di euro. Pur essendo un sistema estremamente frammentato, le catene organizzate sono tra i player più avanzati nella scala di maturità ESG. A mostrare buon livello di attenzione rispetto alle tematiche ecologiche è anche il settore dell’abbigliamento, che vede una buona presenza di bilanci di sostenibilità.

Le cose vanno male invece in settori piuttosto rilevanti come l’elettronica e l’arredo, e ancora peggio dove si registra l’assenza totale di maturità ESG come i drugstore e il pet food. “La Gdo alimentare mostra in generale evidenti lacune soprattutto in termini di obiettivi di medio-lungo termine. È necessario un deciso cambio di passo a livello di sistema sul percorso di transizione ESG nel nostro Paese” commenta Andrea Petronio, Senior Partner e Responsabile della pratice Retail di Bain & Company in Italia.

“La grande distribuzione alimentare italiana è ancora in fase embrionale sui temi di sostenibilità, soprattutto se confrontata con le best practice internazionali e le aziende di beni di largo consumo” aggiunge Matteo Capellini, Expert Associate Partner di Bain & Company. “Esiste ancora una concezione di sostenibilità molto legata alla responsabilità sociale e alla filantropia, mentre il vero tema da affrontare è la trasformazione dei modelli di business per ridurre le esternalità negative dirette e indirette. Non abbiamo dubbi che nei prossimi anni vedremo una fortissima accelerazione, anche grazie alla spinta dalla CSRD che contribuirà a definire i market leader di domani e sarà focalizzata soprattutto sul tema decarbonizzazione”.

Aumentano i prodotti in packaging con informazioni ambientali: freddo e carni in testa

Durante il 2023, sul mercato nazionale, sono risultati in costante aumento i prodotti che riportano informazioni ambientali relative al packaging come richiesto dalla normativa vigente. Su oltre 136.000 prodotti di largo consumo analizzati nel quarto report di IdentiPack, l’Osservatorio nazionale sull’etichettatura ambientale, compaiono le indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata per il 50% di quelli a scaffale (+3,2 punti % rispetto all’anno precedente) e per il 74,4% di quelli effettivamente venduti (+2,6 punti % rispetto all’anno precedente).

Sono 60.246 i prodotti i cui imballaggi a scaffale presentano la codifica identificativa del materiale, ai sensi della Decisione 129/97/CE. Corrispondono al 44,1% del totale delle referenze a scaffale nel grocery (+5,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente) e al 68,5% del totale delle confezioni vendute (+3,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente). A oggi, inoltre, 10.399 referenze riportano marchi e informazioni ambientali volontarie. Rappresentano il 7,6% del totale dei prodotti a scaffale in grande distribuzione e quasi l’11% delle confezioni vendute.

Fra i settori merceologici analizzati, quello del freddo conferma la posizione di leadership per la comunicazione delle informazioni ambientali obbligatorie dei packaging: gelati e surgelati si aggiudicano il primo posto per incidenza di prodotti che riportano in etichetta la codifica identificativa del materiale, oltre alle indicazioni sulla tipologia di imballaggio e sul corretto conferimento in raccolta differenziata. In ottima posizione anche le carni, al secondo posto per quanto riguarda la presenza di informazioni sulla codifica identificativa del materiale. Bene anche il fresco, medaglia di bronzo per la comunicazione di informazioni sulla codifica identificativa del materiale e medaglia d’argento nel campo delle informazioni sul corretto conferimento dell’imballaggio in raccolta differenziata.

“È la prova che le aziende hanno risposto con efficacia nell’adeguarsi alla nuova normativa” commenta Ignazio Capuano, presidente CONAI. “Il graduale aumento degli imballaggi che comunicano in etichetta informazioni ambientali rappresenta un grande cambiamento: non si tratta solo di ottemperare a un obbligo, ma anche di aver compreso quanto sia importante fare comunicazione ambientale anche attraverso il packaging”.

Quota di mercato in crescita per Pink Lady, in Italia da 25 anni

La stagione 2023/24 si preannuncia produttiva per Pink Lady, brand che opera nel settore melicolo e che quest’anno festeggia il venticinquennale di attività in Italia. La stima potenziale del volume di vendite in Europa per il prodotto a marca Pink Lady e PinKids è pari a 225.000 tonnellate (di cui 90.000 in Italia) rispetto alle 180.000 (di cui 75.000 in Italia, +40% in 10 anni) della scorsa stagione, ovvero +25% a livello europeo e +20% in Italia.

La filiera produttiva Pink Lady coinvolge attivamente 3 Paesi e oltre 3000 produttori:
Francia: Sud-Est, Sud-Ovest, Valle della Loira – 617 produttori;
Italia: Alto Adige, Emilia-Romagna – 2.455 produttori, pari al 78% del totale dei produttori;
Spagna: Lleida, Girona – 73 produttori.
A questi si aggiungono 10 vivaisti che producono gli alberi grazie a un lavoro di selezione naturale e di riproduzione in vivaio, 3.145 produttori che realizzano un lavoro minuzioso durante tutto l’anno per produrre una mela di qualità; 81 stazioni di confezionamento nelle quali si selezionano, conservano e confezionano le mele che diventeranno delle Pink Lady e Pinkids e 13 distributori che assicurano la commercializzazione di Pink Lady in 50 Paesi del mondo.

In Italia la coltivazione della Pink Lady è presente nelle regioni più produttive e vocate dal punto di vista melicolo, l’Alto Adige e l’Emilia-Romagna, con 2.440 ettari di frutteti. Un impatto positivo sull’economia locale italiana con circa 3.000 occupazioni sostenute dal settore, di cui quasi la metà di impieghi diretti (860 in Alto Adige e 580 in Emilia-Romagna). Sul territorio sono presenti inoltre 21 stazioni di confezionamento e 6 distributori autorizzati.

Rilevante l’impegno profuso dall’azienda per la sostenibilità: Pink Lady ha infatti eliminato la plastica nelle confezioni monouso, risparmiando in media 660 tonnellate di plastica in una stagione: le confezioni sono al 100% di cartone, con alveoli di cellulosa per i vassoi destinati allo sfuso. Il cartone è certificato FSC, proveniente da foreste gestite responsabilmente.

Nel contempo si registra l’impegno per la lotta allo spreco alimentare che si concretizza attraverso la riduzione dei frutti da scartare, migliorando costantemente i metodi di produzione e al monitoraggio tecnico della qualità. Le mele commercializzate con il marchio Pink Lady rappresentano dal 70 al 80% della produzione; quelle meno colorate sono particolarmente apprezzate in cucina, mentre le mele più piccole sono commercializzate con il marchio PinKids: presentano le stesse specifiche di qualità, colore e gusto ma l’unica differenza è il formato più piccolo che permette ai bambini di gustare una mela che si adatta perfettamente alle loro mani e al loro appetito. Le mele non selezionate, invece, sono utilizzate nelle industrie di trasformazione alimentare per produrre prodotti di qualità: estratto e polpa di frutta. Le mele non consumabili sono utilizzate per l’alimentazione animale, il compost o la fertilizzazione del terreno.

Campagna pomodoro, La Doria migliora i risultati del ’22 nonostante le incognite climatiche

La Doria Spa, azienda attiva nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta, ha concluso con risultati positivi la campagna del pomodoro 2023 con un +4,2% di materia prima processata rispetto al 2022, nonostante le pesanti difficoltà legate al clima e al costo della materia prima in sensibile aumento. Il Gruppo ha trasformato 250.000 tonnellate di pomodoro 100% italiano contro le 239.400 del 2022.

“Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti nel 2023: eravamo consapevoli delle incertezze legate alla campagna del pomodoro dovute alle incognite climatiche e all’aumento dei prezzi, ma siamo riusciti addirittura a migliorare i risultati del 2022” – ha dichiarato il CEO del Gruppo La Doria Antonio Ferraioli, che aggiunge: “Questo traguardo è stato ottenuto grazie al nostro modello di filiera integrata, dal seme al prodotto finito, sostenibile e responsabile. A questo proposito abbiamo raggiunto importanti risultati anche sui progetti di sostenibilità ambientale legati all’Agricoltura 4.0 e allo sviluppo della biodiversità, nonché sulle nuove iniziative di sostenibilità etico-sociale avviate. Per noi è importante affiancare la nostra parte agricola in progetti che pongono al centro l’ambiente e le persone, attraverso i quali vogliamo farci promotori della cultura della legalità e della sostenibilità in agricoltura nel Centro Sud Italia”.

La Doria segue da vicino tutte le fasi di coltivazione del pomodoro, dalla semina al trapianto, fornendo semi selezionati e garantendo la qualità, la tracciabilità e la sostenibilità del processo anche attraverso servizi di consulenza agronomica. Il progetto pilota di Agricoltura 4.0, grazie a sensori posizionati nei campi, ha permesso di raccogliere dati su elementi dell’atmosfera quali umidità ed evapotraspirazione, poi elaborati con intelligenze artificiali con lo scopo di ridurre gli sprechi di acqua e limitare l’utilizzo di pesticidi: l’applicazione delle tecniche di Agricoltura 4.0 sulle otto aziende coinvolte ha portato ad una riduzione del 40% dell’utilizzo di acqua e del 20% dei pesticidi. Con l’obiettivo di promuovere la biodiversità, il Gruppo ha inoltre finanziato la creazione di corridoi fioriti in 13 aziende agricole nei pressi dei campi di pomodoro per attirare insetti e uccelli impollinatori, indispensabili per il mantenimento e il benessere di tutto l’ecosistema.

Sul fronte della sostenibilità etico-sociale, nel 2023 sono stati avviati due nuovi progetti pilota: il Working Hours Project, finalizzato al tracciamento digitale delle ore di lavoro, ha permesso di monitorare il tempo di lavoro delle persone impegnate nella raccolta meccanica in alcune selezionate aziende agricole, a tutela degli interessi dei lavoratori stessi; il Worker Voice Project ha dato invece voce ai lavoratori di 80 aziende agricole attraverso questionari specifici per verificare le condizioni di lavoro e la consapevolezza su diritti e normative.

È stato inoltre confermato il progetto Rosso d’Estate, che coinvolge ragazzi provenienti da scuole tecniche superiori del territorio dando loro l’opportunità di un’esperienza lavorativa in azienda durante la campagna di trasformazione del pomodoro finalizzata all’assunzione delle persone più meritevoli. Dall’inizio del progetto nel 2010 sono stati assunti 374 giovani, di cui 66 con contratti a tempo indeterminato, inclusi i 44 ragazzi coinvolti nella sola campagna 2023, 12 dei quali, al termine del periodo di trasformazione, sono stati inseriti in azienda con contratti a tempo determinato.

Axpo Energy Solutions e Gros collaborano nel segno della sostenibilità

Sfruttare il fotovoltaico come fonte di approvvigionamento sostenibile e a “chilometro zero” è l’obiettivo di un’intesa strategica stipulata tra Axpo Energy Solutions Italia, ESCo del gruppo Axpo impegnata nello sviluppo di progetti di efficienza energetica, rinnovabili e mobilità elettrica, e Gruppo Gros, consorzio attivo nel settore della Grande Distribuzione Organizzata e radicato nel territorio dell’area metropolitana di Roma e nel Lazio.

Al centro dell’intesa, una serie di impianti per la produzione di energia tramite fotovoltaico di nuovissima generazione che saranno installati presso diverse strutture di proprietà di Gros e dislocate tra Roma e nel Lazio in generale. L’accordo permetterà in breve tempo all’azienda di contribuire all’accelerazione del processo di decarbonizzazione, proteggersi dalla volatilità dei prezzi delle materie prime energetiche grazie al supporto dell’autoproduzione e rendersi più indipendente dalla fornitura di combustibili fossili.

Nello specifico, la collaborazione prevede la realizzazione di sette impianti fotovoltaici presso altrettante strutture di proprietà del Gruppo Gros, collocate nella Capitale e nel comune di Pomezia, per una potenza complessiva pari a 2,3 MW. I pannelli solari consentiranno di coprire in media il 25% del fabbisogno elettrico dei diversi edifici, con una riduzione totale stimata di circa 792 tonnellate di Co2 l’anno.

“Siamo particolarmente orgogliosi di poter affiancare una società protagonista della GDO del centro Italia in un percorso di efficientamento energetico che si sviluppa su diversi siti” afferma Marco Garbero, General Manager di Axpo Energy Solutions Italia. “È una sfida ambiziosa per noi ma al contempo una case history interessante in un comparto, quello della grande distribuzione, costantemente alla ricerca di soluzioni che permettano di avere un maggiore controllo dei costi energetici e al contempo di intraprendere nuovi percorsi di sostenibilità. Al momento per Gros e i suoi partner, il fotovoltaico è la scelta migliore in quanto a modularità, rendimento e impatto sul fabbisogno energetico, ma come AESI supporteremo il consorzio così come tutti i nostri clienti con la costante ricerca di formule di efficientamento sempre più innovative, nella consapevolezza di quanto ci sia ancora da fare per proiettare le imprese italiane verso l’energia del futuro”.

“Oggi parlare di sostenibilità ed essere sostenibili è un dovere verso l’ambiente ma soprattutto verso le generazioni future” aggiunge il Presidente del Gruppo Romano Supermercati, Giorgio Trombetta. “Gros compie un passo verso l’energia rinnovabile, il primo passo di un progetto molto più grande che mira a renderla nei prossimi anni un’azienda molto più attenta all’impatto ambientale”.

Prosegue senza esitazione l’attività ecosostenibile di Ritter Sport

Pubblicato dal 2014, il Rapporto di Sostenibilità di Ritter Sport documenta i risultati conseguiti dall’azienda in materia di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, gli avanzamenti dei progetti in corso e i target da raggiungere a breve, medio e lungo termine.

Nel biennio 2021/22 Ritter Sport ha compiuto un ulteriore passo verso la sostenibilità e la trasparenza della filiera del cacao dando impulso ai programmi di partnership con cooperative e organizzazioni di produttori in Ghana, Costa d’Avorio, Nigeria, Nicaragua e Perù. Questi programmi sono diretti a promuovere la sostenibilità a lungo termine della coltivazione del cacao migliorando le pratiche agricole, le condizioni di vita e lo sviluppo economico delle comunità locali coinvolte. L’obiettivo che Ritter Sport si è proposta di centrare entro il 2025 è duplice: estendere la tracciabilità del cacao sino alla singola azienda agricola e portare al 100% la quota del fabbisogno annuo di massa e burro di cacao per la produzione della gamma Ritter Sport soddisfatta dalle forniture provenienti dai programmi di partnership. Peraltro, il traguardo della tracciabilità totale è stato raggiunto a fine 2022, in anticipo di oltre due anni rispetto all’obiettivo prefissato.

Il know-how di Ritter Sport anche in Nicaragua
In Nicaragua l’azienda è presente dagli anni ’90 con il programma Cacao-Nica, cui si è aggiunta, dal 2012, la piantagione di proprietà “El Cacao”, che segue i dettami dell’agricoltura integrata dimostrando come le risorse e le più avanzate competenze in campo agronomico di un’azienda possano essere messe al servizio della locale crescita produttiva e della qualità del prodotto, in armonia con l’ambiente e la biodiversità, favorendo altresì la creazione di nuove opportunità di occupazione e reddito per le comunità rurali. A pieno regime, “El Cacao” coprirà sino a 1/4 del fabbisogno annuo di massa di cacao dell’Azienda, a conferma che la coltivazione del cacao con standard elevati può essere anche economicamente redditizia.

Energia da fonti rinnovabili
Sin dalla seconda metà degli anni ’80 la famiglia Ritter ha preso una posizione netta in materia di energia: impegnarsi a portare a termine la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Oltre alla centrale di cogenerazione, attiva dal 2002 nello stabilimento di Waldenbuch e che fornisce circa il 50% del fabbisogno di energia elettrica e il 70% dell’energia termica, da maggio 2022 l’Azienda si è dotata del più grande impianto solare termico della Germania. Realizzato sul tetto del nuovo magazzino materie prime e imballaggi di Dettenhausen, il grande impianto fotovoltaico è in grado di generare fino a 1125 MWH l’anno di energia termica che Ritter Sport condividerà con la rete di teleriscaldamento del comune di Dettenhausen.

Seguendo la strategia aziendale di ottimizzare i consumi e ridurre le emissioni – dirette e indirette – di gas climalteranti, è stato adottato un nuovo sistema di raffreddamento commissionato nel 2022 per il sito di Waldenbuch. Una volta operativo, il nuovo sistema di raffreddamento consentirà non solo di ridurre del 95% i consumi di acqua connessi al ciclo produttivo, ma anche di consumare il 75% di energia elettrica in meno rispetto al sistema precedente.

Gestione della carbon footprint
Dal 2020, Ritter Sport è neutrale dal punto di vista climatico grazie al sistema delle compensazioni. Tuttavia, l’Azienda, in collaborazione con i suoi fornitori di materie prime, intende raggiungere entro il 2025 l’obiettivo della completa neutralità climatica includendo le emissioni Scope 3 su cui può esercitare un’influenza diretta. Inoltre, è in corso il complesso passaggio dalle compensazioni affidate a organizzazioni esterne al calcolo della riduzione dell’impronta carbonica derivante dal ripristino della selva pluviale e dalla piantagione di El Cacao, in cui crescono più di un milione di alberi di cacao insieme a 30.000 alberi da ombra autoctoni o piantati dai coltivatori locali.

“Con #discoverthegood abbiamo voluto ribadire il nostro desiderio di comunicare in modo semplice, trasparente e costruttivo con tutti i nostri stakeholder, mettendoli nelle condizioni di valutare i risultati raggiunti e quelli ancora da conseguire” dichiara Thomas Straub, Amministratore Delegato di Ritter Sport Italia. “Il Rapporto documenta come gli investimenti e l’impegno di questi anni verso tutta la filiera del cacao stiano iniziando a dare frutti di cui andare legittimamente orgogliosi. Chi oggi non agisce in modo sostenibile, domani non avrà un futuro”.

D.IT pianifica il futuro: generare valore condiviso su obiettivi comuni

Il convegno, svoltosi pochi giorni fa e intitolato “D.IT La Nostra Strada – Visioni, Modelli e Percorsi a confronto”, ha proposto una visione del percorso di sviluppo per i prossimi anni attraverso quattro macro-tematiche che impegneranno la Centrale D.IT in maniera sempre più efficace nei confronti di tutti gli stakeholders, all’insegna della molteplicità delle relazioni e delle specificità territoriali. Per l’occasione è stato presentato il nuovo logo che rappresenta una nuova organizzazione valoriale e di relazioni tra la Centrale e i principali stakeholders che le ruotano attorno.

il nuovo logo della Centrale

Il primo elemento chiave di valore è costituito dai prodotti di marca del distributore (MDD), che cresce di oltre il 21% a valore e del 10% a volume, rappresentando l’11% del fatturato complessivo di D.IT. Un pilastro fondamentale per la cooperativa che vanta un rapporto continuativo con circa 220 fornitori. Sempre nel contesto di supporto alle micro-produzioni è stato avviato nel 2018 il progetto congiunto di D.IT e Slow Food con l’intento di costruire una maggiore consapevolezza dei prodotti e delle filiere tra i consumatori e di valorizzare ulteriormente la MDD premium, collaborazione che si è tradotta nella linea Gusto&Passione “Selezione Slow Food Italia”. Si prospetta quindi un potenziamento della quota dei prodotti a marchio, sia investendo sulle persone, con l’inserimento in azienda di nuove competenze dedicate allo sviluppo, sia impiegando la MDD mainstream come garante di scelte di convenienza e qualità. Intenzioni che si concretizzano in azioni come la manovra “Prezzi Bloccati” scattata il primo ottobre e in vigore fino al prossimo 31 dicembre che ferma i rialzi di prezzo sull’intero assortimento dei prodotti a marchio Sigma e Sisa (oltre 1400 referenze), e nel Progetto Ortofrutta, che punta ad uno sviluppo maggiore dei reparti ad alta fidelizzazione.

La seconda direttrice è l’introduzione di nuovi strumenti di relazione tra centro di distribuzione, negozi e clienti. In prima linea il progetto CRM, Customer Relationship Management, che permetterà di raccogliere e analizzare nel dettaglio i comportamenti di consumo dei clienti, favorendo di conseguenza azioni più coerenti nel sostegno dei prodotti e delle insegne. Innovazione tecnologica, dunque, ma affiancata da un potenziamento della comunicazione sia con i punti vendita – a partire da gennaio prossimo – in vista di un miglioramento dell’efficienza operativa che punta a favorire il dialogo con il cliente, sia comunicazione valoriale, nel cui ambito nasce il lancio di podcast aziendali: un canale aggiuntivo per raccontare le insegne e i valori che portano con sé.

Terzo elemento di valore è il consolidamento delle relazioni con l’Industria di Marca (IDM), il cui contributo all’innovazione è riconosciuto come fondamentale e con la quale, a partire dal prossimo gennaio, verranno avviati tavoli di lavoro congiunti per dare applicazione al progetto CRM anche con lo scopo di superare questo difficile momento per i consumi. Una condivisione di informazioni e di piani che va nella direzione di costruire congiuntamente nuove attività di marketing a sostegno dei consumi.
 
Il quarto caposaldo della cooperativa va in direzione dell’impegno nella sostenibilità. Si conferma il sostegno a MSF – Medici Senza Frontiere Onlus – la cui preziosa partnership fondata su valori condivisi è ben salda. Ma soprattutto la Centrale si attiva per redigere il rapporto di sostenibilità, un impegno nei confronti dei propri soci e una ferma presa di coscienza nella consapevolezza che il valore di un’azienda è legato anche alla sua capacità di promuovere attraverso il proprio comportamento virtuoso un futuro migliore per tutti.

Terzo report di sostenibilità per Lidl, l’impegno per il pianeta resta costante

Nel corso dell’evento “Sulla via del domani: guidare il cambiamento verso consumi sostenibili” tenutosi pochi giorni fa a Milano, Lidl Italia ha diffuso i risultati del terzo Report di Sostenibilità 2021-2022 e illustrato la sua nuova strategia di sostenibilità che rappresenta un’assunzione di responsabilità nei confronti del pianeta e delle persone.

Significativi sono i risultati ottenuti a livello ambientale per la tutela del clima: sono stati risparmiati oltre 5 milioni di kWh in illuminazione e oltre 8 milioni di kWh grazie a più di 7.000 interventi di efficientamento energetico sulle pertinenze. Lidl ha puntato anche sull’energia rinnovabile: 100% del consumo totale di energia deriva da fonti rinnovabili e il 4% dell’energia elettrica utilizzata proviene da autoproduzione attraverso pannelli fotovoltaici. Inoltre, si è registrato un sempre maggiore impiego di gas naturali per il raffreddamento dei prodotti nei centri logistici e nei punti vendita, parallelamente alla progressiva decarbonizzazione della flotta logistica che oggi vanta un terzo di mezzi alimentati a carburanti alternativi al diesel. In un’ottica di conservazione delle risorse, ma anche di contributo alla comunità, dal 2018 ad oggi l’Azienda ha recuperato e donato oltre 33.000 tonnellate di cibo in eccedenza (principalmente pane e prodotti da forno del giorno prima e ortofrutta non più perfetta esteticamente, ma ancora buona e sicura), equivalenti a più di 66.000.000 di pasti. Un aiuto reso possibile dalla proficua collaborazione con la rete Banco Alimentare.

Con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, così come previsto dall’Accordo di Parigi e COP26, Lidl Italia si impegna a ridurre le proprie emissioni di Scope 1 e Scope 2 del 48% entro il 2030 rispetto al 2019, attraverso azioni concrete orientate nel tempo. Già dal 2022, l’Azienda è clima neutrale.

“Stiamo vivendo un periodo di profondo cambiamento e anche dal punto di vista climatico, assistiamo a fenomeni meteorologici sempre più estremi che mettono in seria difficoltà le produzioni agricole e non solo” commenta Massimiliano Silvestri, Presidente Lidl Italia. “Nonostante questo contesto sempre più complesso e interconnesso, tutti i nostri impegni in ambito di responsabilità sociale non sono cambiati, anzi, sono stati riconfermati con ancora più convinzione. In qualità di catena di supermercati, infatti, abbiamo non solo la facoltà, ma anche il dovere, di esercitare la nostra influenza in ogni ambito del nostro agire quotidiano per dare un contributo concreto all’ambiente e alla società”.

Nuove sfide dei retailer: digitalizzazione e attenzione a sostenibilità

Una recente ricerca di Manhattan Associates Inc. ha evidenziato come i retailer stiano digitalizzando sempre più la loro offerta in-store nel tentativo di migliorare la customer experience e mantenere la competitività, in un momento in cui il costo della vita ha influenzato le abitudini di acquisto per l’89% dei consumatori.

Lo store che sta cambiando
Il 54% dei retailer ha dichiarato che i clienti possono acquistare in negozio e restituire online (50% nel 2022); mentre, se il prodotto è esaurito nello store, il 48% offre la possibilità di acquistare online e restituirlo fisicamente (46% nel 2022). Tuttavia, i retailer hanno anche asserito che in media hanno un’indicazione accurata delle scorte in tutta la loro attività solo nel 70% dei casi (rispetto al 74% del 2022). Gli acquirenti si aspettano che tutti i touchpoint siano connessi, agevoli e sempre più personalizzati. “Non sapere dove si trova un terzo del proprio stock, o che cosa si ha a disposizione, significa essere in possesso di un moltissime scorte che non vengono vendute, che vengono svalutate o, nel peggiore dei casi, buttate via”, ha commentato Henri Seroux, SVP EMEA di Manhattan Associates. “È fondamentale che i retailer dispongano di soluzioni con la flessibilità e l’agilità necessarie per riconoscere e agire sui cambiamenti del comportamento dei consumatori in tempo pressoché reale. Grazie all’accesso a dati accurati, i retailer possono mettere nelle mani dei loro collaboratori informazioni utili, consentendo loro di valorizzare il percorso d’acquisto unico di ogni cliente”.

Un commercio senza frizioni incontra un engagement più fluido
I consumatori sono desiderosi di attivarsi attraverso i canali online quando cercano di acquistare prodotti: l’84% inizia il proprio percorso di acquisto nel mondo digitale (82% nel 2022). Tuttavia, il 16% (17% nel 2022) dei retailer ha dichiarato che le operazioni in-store e online della propria organizzazione continuano a essere gestite come funzioni separate; ciò suggerisce che, sebbene di anno in anno un numero maggiore di retailer stia offrendo una shopping experience ibrida senza interruzioni, c’è ancora margine di miglioramento. Per quanto riguarda il modo in cui i consumatori preferiscono contattare le aziende prima e dopo l’acquisto di un prodotto, nel complesso l’e-mail (47%) rimane il canale preferito, seguito dal contatto diretto con il team del negozio (43%). È interessante notare che i social media sono ora il canale preferito da quattro consumatori su dieci (40%), e questa preferenza è più probabile tra i consumatori più giovani, con un picco del 55% nel gruppo di età 25-34 anni.

Proteggere le proprie tasche ma anche il Pianeta
La percezione, e a volte la realtà, che i prodotti green abbiano un prezzo più alto, fa sì che gli acquirenti privilegino acquisti di alternative a basso costo: solo il 45% dei consumatori considera la sostenibilità un fattore importante quando sceglie dove fare la spesa, in calo rispetto al 50% dello scorso anno. Le generazioni più giovani sono più propense a prendere in considerazione gli sforzi ambientali/sostenibili di un retailer rispetto ai consumatori più anziani, con il 55% dei giovani tra i 18 e i 24 anni che li considera una condizione fondamentale o importante. Il 17% della fascia di età compresa tra i 24 e i 35 anni si è spinto oltre, affermando che eviterebbe i retailer che non sono attenti all’ambiente, mentre solo il 10% degli over 55 ha dichiarato che boicotterebbe gli stessi brand. La questione ambientale è molto sentita anche in Italia: ben il 53% dei consumatori preferisce optare per un’opzione di delivery eco-friendly al posto di una più economica, e con il 12% è il Paese che dà più importanza all’impatto ambientale quando sceglie le modalità di spedizione.

“Il futuro del nostro pianeta non è qualcosa su cui possiamo a scendere a compromessi come consumatori o retailer, ma ciò che risulta dall’indagine è che nell’attuale momento economico la convenienza ha la priorità sulla sostenibilità. La ricerca di quest’anno sottolinea l’importanza dell’unificazione del commercio omnichannel e della supply chain, come via per ridurre l’onere economico sui consumatori, ma anche come modo per affrontare l’impatto ambientale a lungo termine che il consumismo incontrollato sta avendo sul nostro pianeta”, ha concluso Seroux.

Una nuova linea produttiva ecosostenibile per il Gruppo Germinal

A due anni dall’inizio dei primi interventi strutturali e impiantistici, Creabio, l’azienda del Gruppo Germinal specializzata in produzione di piatti pronti freschi a marchio Germinal Bio, ha completato il piano di efficientamento produttivo ed energetico.

Con sede a Pianiga, in provincia di Venezia, questa piccola realtà ha triplicato la sua area produttiva e logistica. Lo stabilimento, avviato nel 2015, ora copre 4000 mq di superficie e dispone di una nuova linea produttiva basata su una tecnologia flessibile e su una maggior automazione anche in fase di confezionamento, pur mantenendo il medesimo livello di occupazione. Questo consentirà anche un aumento della produttività, nell’ordine di un +50% su base oraria, per poter realizzare fino a 3.000 tonnellate all’anno di prodotti freschi e surgelati, certificati biologici, senza glutine e vegan.

I piatti pronti freschi a marchio Germinal Bio hanno evidenziato una significativa crescita a valore, in particolare i piatti pronti vegetali hanno segnato un +6% a valore sul primo semestre 2023, dato che indica una sempre maggior propensione dei consumatori a proposte legate al benessere ma anche alla praticità e alla velocità di consumo. Tra le referenze più apprezzate dal mercato ci sono i Medaglioni di Rapa Rossa e Lenticchie o quelli con Carote e Zucca, per non dimenticare i Burger vegetali come quelli con Melanzana e Miglio o con Spinaci e Quinoa.

Questo progetto di rinnovamento, finalizzato a sostituire i principali apparati di produzione con elementi di nuova generazione, permetterà una riduzione dei consumi di gas e di energia elettrica del -30% e di acqua di processo del -60%, in un’ottica di contenimento dell’impatto ambientale e coerentemente con gli obiettivi aziendali relativi al percorso di miglioramento come Società Benefit. Nella stessa prospettiva si colloca la realizzazione di un impianto fotovoltaico di 3000 mq per la produzione di energia elettrica, in grado di erogare circa il 50% dell’energia elettrica impiegata per la trasformazione e lo stoccaggio del prodotto, nell’arco della giornata di lavoro.

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