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Scontro in tribunale tra Acqua Eva e Sant’Anna per diffamazione aggravata

Il caso è scoppiato pubblicamente pochi giorni fa e riguarda due realtà aziendali del cuneese, Acqua Sant’Anna di Vinadio, colosso dal volume d’affari pari a 320 milioni di euro, e Acqua Eva di Paesana, con 36 milioni di fatturato annui.

Come riportato dettagliatamente in un articolo a firma Matteo Borgetto apparso su La Stampa del 12 marzo, la vicenda comincia circa cinque anni fa, ad aprile 2018, quando sul sito www.mercatoalimentare.net, portale che si occupava di cibo e bevande ormai non più online, apparve un articolo in cui si avanzava l’ipotesi della presunta appartenenza del brand Acqua Eva alla nota catena di origine tedesca Lidl operante nel ramo Gdo. Bastarono poche settimane per far giungere la notizia ai clienti di Acqua Eva, azienda che in quel momento stava conoscendo una sensibile crescita in primis per un accordo stretto con Coop.

Pare sia stato proprio il responsabile di Coop Italia tra i primi a chiedere ragguagli al legale rappresentante di Acqua Eva, subissato presto di richieste da numerose altre catene di supermercati comprensibilmente stizzite: ogni ordine, se la notizia riportata da Mercato Alimentare fosse stata vera e acclarata, avrebbe alimentato gli introiti di un concorrente.

Nell’arco di breve tempo Acqua Eva vede azzerati gli ordini e assiste, senza poter fare granché, alla rottura di tanti rapporti commerciali intrapresi nei mesi precedenti, su tutti quello con la Red Circle Investments di Renzo Rosso, patron della Diesel, celebre brand di abbigliamento, intenzionato a fare ingresso nel comparto del beverage proprio in società con l’azienda di Paesana.

A quel punto Acqua Eva passa al contrattacco e partono le indagini che coinvolgono polizia postale, carabinieri e finanza. Il sito incriminato risulta essere intestato a una signora defunta nel 2011 ma ulteriori accertamenti portano a uno dei suoi nipoti, un giovane di Moncalieri ex studente alla Facoltà di Economia che collaborava con alcuni blog e aveva varato il portale Mercato Alimentare utilizzando una carta di credito di una banca del Lussemburgo a lui stesso intestata, e che percepiva un reddito da Mia Beverage, una controllata di Acqua Sant’Anna. Nell’arco di pochi mesi, dopo querela, l’articolo finisce offline e poi viene oscurato anche il sito stesso.

L’inchiesta va avanti: secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, furono i vertici di Acqua Sant’Anna a fornire al giovane il testo della falsa inchiesta da pubblicare sul sito col preciso obiettivo di screditare Acqua Eva e ridurre il suo potenziale sul mercato per poi acquisirla a un prezzo assai ridotto rispetto a quello del valore di mercato. Un vero e proprio piano studiato nei minimi dettagli che verrà discusso e affrontato in un’aula di Tribunale, a Cuneo, il prossimo 22 settembre.

In relazione a questo caso, pochi giorni fa l’Ufficio Stampa Acqua Eva ha diffuso la seguente nota:

“Con riferimento alle recenti notizie di stampa, si conferma che avanti al Tribunale di Cuneo pende procedimento penale nei confronti del legale rappresentante e del direttore commerciale di Acqua Sant’Anna S.p.a., nonché di un ex dipendente della società Mia Beverage S.r.l., per i reati di turbata libertà dell’industria e del commercio e di diffamazione aggravata in danno di Fonti Alta Valle Po S.p.a.

In particolare, si contesta agli imputati di avere impiegato mezzi fraudolenti – l’attivazione, con lo specifico ed esclusivo scopo di screditare Acqua Eva, del sito web mercatoalimentare.net con dominio intestato a soggetto defunto e pagato con carta di credito estera – per diffondere sul mercato false informazioni in merito alla partecipazione azionaria di Fonti Alta Valle Po S.p.a., idonee a comprometterne i rapporti con la Grande Distribuzione Organizzata.

A fronte di tali sconcertanti fatti, la Società e i Soci si sono costituiti parte civile nel processo in corso al Tribunale di Cuneo – con l’assistenza degli avvocati Nicola Menardo e Federico Canazza – ed hanno ottenuto la citazione delle società Acqua Sant’Anna S.p.a. e Mia Beverage S.r.l. quali responsabili civili per i gravissimi danni derivanti dalle condotte contestate agli imputati.”

Fake news: quando il cibo può far paura

Paura del cibo? Sì, per 3 italiani su 4, ovvero per il 66% dei nostri connazionali.

A ingenerare il timore per le conseguenze che gli alimenti possano avere sulla nostra salute sono molto spesso le fake news propalate dal web. Ecco quanto emerge dall’indagine Coldiretti/ixè presentata in occasione della campagna #stopfakeatavola promossa dalla Coldiretti e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare nell’ambito del corso di formazione, organizzato in collaborazione con la Scuola Superiore della Magistratura.

Naturalmente da questa affermazione non bisogna però trarre la conseguenza che la rete vada criminalizzata in toto, si affretta a precisare Moncalvo, presidente Coldiretti. Perché internet, al contrario, può divenire un ottimo strumento per smascherare le bufale.

Est modus in rebus, quindi.

“Per questo – precisa – siamo impegnati nell’educazione nelle scuole e nell’informazione nei mercati degli agricoltori con il progetto Campagna Amica che consente di ricostruire un rapporto diretto tra chi produce e chi consuma nel segno della trasparenza. Un arricchimento culturale che, con la conoscenza diretta, contribuisce a combattere le fake news, ma anche ad adottare comportamenti di acquisto più informati e consapevoli che aiutano a scegliere i prodotti sugli scaffali anche nelle forme più tradizionali della distribuzione”.

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