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Tag: fiducia

Crescita moderata, consumi invariati

“Prosegue la fase di crescita moderata dell’economia italiana sostenuta dal miglioramento dei ritmi produttivi dell’attività manifatturiera e dai primi segnali di ripresa delle costruzioni, in presenza di un recupero della redditività delle imprese e di un aumento dell’occupazione. Segnali meno favorevoli provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi. In questo quadro, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha segnato un’ulteriore discesa, prospettando un rallentamento nel ritmo di crescita dell’attività economica nel breve termine”. (Fonte: www.istat.it, “Nota mensile sull’andamento dell’economia italiana”, 5 luglio 2016).

Il pdf è disponibile on line. Evidenziamo, en passant, che “Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,8% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono rimasti invariati. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle Famiglie consumatrici è risultata pari all’8,8%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Poiché il deflatore implicito dei consumi delle famiglie è sceso in termini congiunturali dello 0,3%, il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato dell’1,1%”. (Fonte: www.istat.it, “Conto trimestrale delle Amministrazioni pubbliche, reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società”, 30 giugno 2016).

Consumi e indicatori di fiducia sono quindi sotto pressione, in attesa del dispiegarsi di ulteriori fattori endogeni ed esogeni (a partire dalle conseguenze della Brexit).

In margine, per quanto attiene al circuito dei centri commerciali, dopo un aumento delle vendite del 3,2% nel 2015 (esclusi gli ipermercati), nel primo trimestre 2016 la crescita è stata dell’1,8%, secondo quanto recentemente dichiarato dal Presidente del CNCC Massimo Moretti.

Fiducia giù, vendite piatte

“Gli indici elaborati dall’Istat scendono a quota 110,2 per i consumatori (il livello più basso da agosto 2015) e a 101,3 per le imprese (il risultato peggiore da marzo 2016).

A giugno l’indice della fiducia dei consumatori prosegue il calo avviato ad aprile e passa a 110,2 da 112,5 di maggio. Le imprese vedono invece l’indicatore diminuire a 101,2 da 103. Per la fiducia dei consumatori si tratta del livello più basso da agosto 2015, mentre per quella delle imprese è il risultato peggiore da marzo 2016. Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori risultano in diminuzione: il clima personale (a 103,0 da 105,4) e quello economico (a 131,8 da 135,7), così come il clima corrente (a 108,2 da 109,8) e quello futuro (a 112,9 da 117,6). I giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese si confermano in peggioramento (a -48 da -47 e a -5 da 3, i rispettivi saldi). In recupero emerge il saldo relativo ai giudizi sull’andamento dei prezzi nei passati 12 mesi (a -26 da -27), mentre resta stabile sui valori dello scorso mese quello delle attese sull’andamento per i prossimi 12 mesi (a -20). Peggiorano le aspettative sulla disoccupazione (a 32 da 26, il saldo). Riguardo le imprese, il clima di fiducia sale nella manifattura (a 102,8 da 102,1) e nelle costruzioni (a 121,6 da 120,4), mentre scende nei servizi di mercato (a 105,0 da 107,3) e nel commercio al dettaglio (a 99,7 da 101,0). Per una corretta interpretazione dell’andamento dell’indice composito (Iesi) rispetto alle dinamiche settoriali si rimanda alla nota in calce. Nelle imprese manifatturiere migliorano i giudizi sugli ordini (a -13 da -15) mentre le attese sulla produzione rimangono stabili a 9; il saldo dei giudizi sulle scorte rimane stabile a 3. Nelle costruzioni migliorano i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione (a -30 da -34) e peggiorano le attese sull’occupazione (a -9 da -7). Nei servizi si contraggono i saldi relativi ai giudizi e alle attese sugli ordini (a 4 da 10 e a 7 da 11, rispettivamente); aumentano, invece, le attese sull’andamento generale dell’economia italiana (a 2 da -1). Nel commercio al dettaglio migliorano le attese sulle vendite future (a 22 da 14) ma peggiorano i giudizi sulle vendite correnti (a 0 da 2) e il saldo sulle scorte di magazzino passa a 16 da 6”.  (Fonte: www.confcommercio.it, “Fiducia di consumatori e imprese in calo a giugno”, 28 giugno 2016)

Sul fronte delle vendite al dettaglio, invece:

“L’Istat segnala un incremento dello 0,1% del valore delle vendite rispetto al mese precedente, mentre resta invariato l’indice in volume. Su base annua, cali rispettivi dello 0,5 e dello 0,9%.

Ad aprile le vendite al dettaglio registrano in valore un incremento dello 0,1% rispetto al mese precedente, mentre restano invariate quelle in volume. Le vendite di prodotti alimentari aumentano dello 0,2% in valore e dello 0,1% in volume. Lo ha reso noto l’Istat precisando che nella media del trimestre febbraio-aprile, l’indice in valore registra una variazione negativa dello 0,3%, mentre quello in volume diminuisce dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Rispetto ad aprile 2015, le vendite diminuiscono complessivamente sia in valore (-0,5%), sia in volume (-0,9%). Il calo più sostenuto si rileva per i prodotti alimentari: -1,6% in valore e -1,5% in volume.  Per quanto riguarda i gruppi di prodotti non alimentari, si registrano andamenti eterogenei. Le variazioni positive più marcate in valore si rilevano per i gruppi elettrodomestici, radio, tv e registratori (+1,5%) e altri prodotti (gioiellerie, orologerie) (+1,3%). Il valore delle vendite al dettaglio diminuisce sia nelle imprese che operano nella grande distribuzione sia in quelle operanti su piccole superfici, rispettivamente: -0,5% e -0,6%”. (Fonte: www.confcommercio.it, “Aprile ‘piatto’ per le vendite al dettaglio”, 27 giugno 2016).

Rispetto alla congiuntura, ricordiamo che per il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli siamo di fronte a “una ripresa senza slancio, senza intensità e senza mordente”; e bisogna “intervenire sui nodi strutturali che bloccano la crescita”; il destino dipenderà da “riforme ed equità”. Mentre alla Brexit si associano ulteriori rischi nel medio periodo.

Nielsen: fiducia nei consumi cresce, ma il futuro incerto addensa nubi all’orizzonte

La fiducia nei consumi nel mondo avanza di un punto ma con grandi differenze regionali, arranca in Italia, dove nel primo quadrimestre dell’anno arretra di due punti e resta indietro rispetto al resto dell’Ue, la quale comunque in generale recede, fermata dall’incertezza per dalla paura del terrorismo: lo rilevano gli ultimi dati della global survey di Nielsen.

L’economia, la precarietà del lavoro e la salute sono ciò che più preoccupa i consumatori a livello globale, ma, a seconda della regione, si sono aggiunti altri motivi di incertezza: il terrorismo in Europa, la criminalità e l’aumento dei prezzi in America Latina e la difficoltà a conciliare vita personale e lavoro in Asia. La paura della recessione cresce nel primo quadrimestre 2016, aumentando di nove punti in Francia (per arrivare all’81%), Cina (38%) e Olanda (58%), di otto punti in (54%) e di sette punti in Russia (88%), Italia (87%), Giappone (82%), Thailandia (82%) e Canada (72%).

Il 33% dei mercati migliora la fiducia contro il 43% del quarto trimestre 2015.
Il 33% dei mercati migliora la fiducia contro il 43% del quarto trimestre 2015.
I motivi di preoccupazione variano a seconda della regione.
I motivi di preoccupazione variano a seconda della regione.

 

Italia, cresce la fiducia ma non per tutti
Nel primo trimestre del 2016, l’indice di fiducia degli italiani si attesta a 59 punti (+2 punti rispetto al primo trimestre del 2015, ma in calo rispetto ai 61 dell’ultimo del 2015).
In ogni caso, prosegue il trend di incremento a partire dal picco negativo toccato nel dicembre 2012 e ritornando ai livelli intorno ai 60 punti, analogamente ai valori che si registravano dal 2008 al 2010. È da notare però il gap con il resto d’Europa, che fa registrare un dato medio della fiducia pari a 81 punti, soprattutto rispetto ai Paesi trainanti l’economia come Germania e Regno Unito, entrambi a quota 97. Tra i soggetti principali dell’Unione Europea, seguono Spagna (74) e Francia (64).
Sul fronte positivo, si segnala la diminuzione di quanti si dichiarano preoccupati per la posizione lavorativa (-9 punti vs. primo trimestre precedente) e si registra una diminuzione di chi ritiene pessimo lo stato delle finanze personali (73%, -2 punti), e di quanti non giudicano il momento presente adatto per fare acquisti (79%, -3 punti). Nonostante ciò, la porzione del campione che afferma di rimanere senza soldi dopo le spese essenziali rimane consistente (24%, 1 su 4).

 

Giovani e Sud Italia se la cavano peggio
In merito ai fatturati della distribuzione al dettaglio, emergono indicatori di generale stabilità. Se il 2015 si è chiuso con un dato lievemente positivo (+0,1%) sull’anno precedente, nel periodo gennaio – aprile 2016 il dato è negativo (-1,1%). L’analisi dei consumi delle famiglie fa emergere forti differenze sia a livello geografico, sia per fasce di reddito, sia per età.

Nell’ultimo anno la spesa delle famiglie nel complesso ha fatto registrare una variazione percentuale pari a zero, ma le “famiglie a basso reddito” hanno tagliato le spese del 9,1% mentre le famiglie “a reddito medio” e “alto” le hanno incrementate rispettivamente del 2,2% e del 3,5%. Al Sud la variazione è stata negativa, pari a – 1,9% mentre al Centro Nord si registra un +0,7%.
I giovani sono poi quelli che sembrano soffrire di più la situazione, come conseguenza della precarietà lavorativa. Considerando la variazione della spesa in milioni di euro delle singole fasce di età, si nota come mentre al di sotto dei 35 anni sono stati persi 721 milioni e nella fascia 35/44 anni 433 milioni, si incrementa la spesa nelle altre fasce: tra i 45-54enni +20 milioni, 55-64enni +396 milioni, oltre i 65 anni +778 milioni.

Costante è il calo d’efficacia delle promozioni: nonostante l’aumento degli articoli in offerta, nel periodo  gennaio-aprile ’16 le vendite promozionate sono diminuite dello -0,8%.

Premia invece l’innovazione nei punti di vendita: i negozi che hanno introdotto servizi aggiuntivi e garantito una shopping experience più piacevole hanno registrato, nei primi quattro mesi del 2016, una crescita del fatturato del +6,9% (-1,3% il trend per tutti gli altri).

Più qualità e attenzione al cliente insomma e meno focus sul prezzo sembrano al momento premianti.

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