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GDPR e il suo impatto sul consumatore finale. I risultati della ricerca Toluna

Toluna, leader nel digital market research e nel fornire insights on demand in tempo reale sul consumatore, presenta i risultati di una ricerca realizzata in Italia per analizzare l’impatto del GDPR sul consumatore finale. In termini di notorietà, il sondaggio, condotto a settembre su 500 consumatori rappresentativi della popolazione italiana,  non ha un esito negativo: a quattro mesi dall’entrata in vigore del regolamento europeo, infatti, solo 1 intervistato su 4 dichiara di non conoscerlo.  Inoltre i consumatori sentono di avere una migliore comprensione (54%) di come le aziende utilizzano i propri dati. Invece sul piano dei risultati pratici, le cose stanno un po’ diversamente dal momento che la maggior parte (64%) non ha visto alcun cambiamento nell’esperienza complessiva con i brand. Nonostante lo sforzo delle aziende, solo il 26% dei consumatori ritiene, infatti, che la propria esperienza complessiva con i marchi sia migliorata, mentre il 10% rivela che è addirittura peggiorata.

In termini di protezione dati, oltre il 44% dei consumatori ritiene invece che le aziende abbiano utilizzato i loro dati personali senza averne avuto il consenso, inviando ad esempio e-mail per le quali non si erano registrati. Il 15% degli intervistati dichiara persino che alcune società stiano operando illegalmente, anche se al momento non è stata ancora trovata alcuna attività che violi la nuova direttiva europea.

Questo dovrebbe comunque suonare come un campanello d’allarme per quei brand che non comprendono appieno il regolamento o scelgono di ignorarlo, perché la stragrande maggioranza dei consumatori (90%) ha dichiarato di fidarsi meno di queste aziende e un terzo ha persino affermato che non acquisterà più prodotti e servizi da quei brand.

Tra le note positive, oltre il 30% dei consumatori intervistati dichiara che, dopo l’introduzione del GDPR, è più facile capire come le aziende utilizzino i loro dati, ovvero tramite la disattivazione delle email o la modifica delle impostazioni relative ai cookie. Uno strumento quest’ultimo considerato positivamente dai consumatori (32%) perché capace di migliorare l’esperienza online ricordando le loro preferenze.

Gdpr questo sconosciuto: al via il 25 maggio, ma molte aziende non sono ancora pronte

Il 25 maggio entra in vigore il General Data Protection Regulation (Gdpr), la nuova normativa europea sulla protezione della privacy che mira a standardizzare per tutti i Paesi membri dell’Ue la legislazione in materia, e a cui sono tenuti ad adeguarsi tutte le società che gestiscono dati personali. In base alla nuova normativa dovrà essere garantito a qualsiasi cittadino l’accesso, il controllo, la visualizzazione e il diritto di cancellare i dati raccolti dalle aziende nell’ambiente digitale. I cittadini dovranno essere informati su quali dati le aziende raccolgono e per quale scopo e dovranno fornire il proprio consenso esplicito. Inoltre, le aziende saranno tenute a implementare i meccanismi di sicurezza volti a impedire a terzi l’accesso alle informazioni sensibili e dovranno avere la protezione dei dati personali degli utenti e dei clienti in massimo conto, formando del personale addestrato in materia e prevedendo in taluni casi la figura nuova del Dpo, il Data Protection Officer..

Il tema è particolarmente importante dopo gli scandali che hanno coinvolto Facebook e Cambridge Analytica. Eppure, secondo un’indagine condotta dalla società leader negli analytics Sas su 183 manager di aziende a una settimana dalla fatidica scadenza, il 93% del campione afferma di non essere ancora totalmente conforme al nuovo regolamento. E se il 46% delle organizzazioni conta di mettere a punto tutto negli ultimi sette giorni che precedono il 25 maggio, il resto crede di non farcela, percentuale più alta per le aziende americane.

L’84% degli intervistati (il 91% degli europei) crede che il regolamento Gdpr migliorerà la gestione e l’amministrazione dei dati, mentre per il 69% esso addirittura aumenterà la fiducia dei clienti nei confronti delle organizzazioni. La metà degli intervistati europei sottolinea come il Gdpr avrà un impatto significativo sui progetti legati all’Artificial Intelligence. Preoccupano in particolare gli aspetti legati ai consensi informati, alla profilazione dei dati e al coinvolgimento umano nelle decisioni di Ai.

Ma che cosa succederà alle aziende o alle organizzazioni che il 25 maggio non saranno pronte? Le conseguenze potranno essere rilevanti. Le aziende fuorilegge sui dati personali potranno infatti subire sanzioni economiche fino al 4% del fatturato annuo e comunque fino a 20 milioni di euro.

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