Agevolare le donazioni di alimenti (ma anche farmaci e abbigliamento) lungo tutta la filiera più che renderle obbligatorie: è questa la strada (già intrapresa con precedenti decreti) della legge contro lo spreco alimentare 166/2016, approvata lo scorso 2 agosto ed entrata in vigore questa settimana.
La legge, che intende ridurre gli sprechi “nelle fasi di produzione, trasformazione, distribuzione e somministrazione”, vuole favorire il recupero e la donazione delle eccedenze alimentari a fini di solidarietà sociale, destinandole in via prioritaria all’utilizzo umano; il recupero e la donazione di prodotti farmaceutici e di altri prodotti a fini di solidarietà sociale; contribuire alla limitazione degli impatti negativi sull’ambiente e sulle risorse naturali mediante azioni volte a ridurre la produzione di rifiuti e a promuovere il riuso e il riciclo al fine di estendere il ciclo di vita dei prodotti; contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali stabiliti dal Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti e dal Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare previsto dal medesimo Programma nonché alla riduzione della quantità dei rifiuti biodegradabili avviati allo smaltimento in discarica; contribuire ad attività di ricerca, informazione e sensibilizzazione dei consumatori e delle istituzioni sulle materie oggetto della presente legge, con particolare riferimento alle giovani generazioni. Le misure del provvedimento vanno ad affiancarsi a quelle contenute nella Legge di Stabilità 2016 che ha alzato la soglia di comunicazione della donazione da 5 a 15 mila euro. Il testo della legge 166/2016 è scaricabile all’indirizzo http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg
Food waste: lo spreco in Italia, Europa, Mondo
Nel mondo un n terzo della produzione mondiale di cibo destinata al consumo umano si perde o si spreca lungo la filiera alimentare ogni anno (FAO 2011), circa il 24% se misurata in calorie, ovvero 1,6 miliardi di tonnellate di alimenti, 1,3 miliardi di tonnellate se si considera solo la parte edibile. Una quantità di cibo che, se recuperata, sarebbero sufficiente, secondo il Baria Forum for Food Nutrition, a sfamare il Pianeta. Circa il 56% delle FLW avvengono nei paesi sviluppati; il restante 44% nei Paesi in Via di Sviluppo (PVS).
Secondo la FAO la distribuzione lungo i diversi anelli della filiera alimentare globale è di 510 milioni di tonnellate nella produzione agricola (32%), 355 milioni di tonnellate nelle fasi immediatamente successive alla raccolta (22%), 180 milioni di tonnellate nella trasformazione industriale (11%), 200 milioni di tonnellate nella distribuzione (13%), 345 milioni di tonnellate al livello del consumatore (sia a livello domestico sia nella ristorazione, 22%).

In Italia gli sprechi alimentari costano secondo Coldiretti 12,5 miliardi di euro che sono persi per il 54% al consumo, per il 21% nella ristorazione, per il 15% nella distribuzione commerciale, per l’8% nell’agricoltura e per il 2% nella trasformazione. Ogni italiano ha buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno. La Coldiretti, nel commentare positivamente l’entrata in vigore della legge contro gli sprechi alimentari annunciata dal premier Matteo Renzi e dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, spiega come “la nuova legge rafforza il lavoro di contrasto facendo crescere la consapevolezza dei consumatori rispetto alle abitudini alimentari, semplifica le donazioni per le aziende e per la prima volta anche per l’agricoltura svolge un ruolo da protagonista, attraverso le donazioni dirette agli indigenti”.
In Europa si sprecano oltre 100 milioni di tonnellate/anno di alimenti (2014, European Commission DG Health and Consumers) escluse le perdite nella produzione agricola e i rigetti in mare di pesce.
La ripartizione dello spreco alimentare in Europa per anello della filiera vede in primo piano il consumo domestico (42% per circa 38 milioni di tonnellate, pari a circa 76 kg per abitante/anno), seguito dalla trasformazione industriale (39%), dalla ristorazione (14%) e dalla distribuzione (5%, fonte BIOIS 2010).
Distribuzione in prima linea
Anche se la distribuzione contribuisce percentualmente in minima parte (ma comunque con ingenti quantitativi), va detto che molte delle catene già si spendono in attività di “riciclo solidale”, da Coop a Conad, Selex, Pam a Carrefour. «È una buona legge, che permette a Coop di potenziare i progetti anti-spreco che già portiamo avanti da anni – ha commentato Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop, in occasione dell’approvazione della legge. Coop solo nel 2015 ha donato ad oltre 800 organizzazioni del volontariato di ispirazione religiosa e laica 5.143 tonnellate di derrate alimentari, pari ad un valore di oltre 24 milioni di euro, che hanno permesso di fornire 6 milioni di pasti a persone in difficoltà».
Grégoire Kaufman, direttore commerciale e marketing Carrefour Italia, ha detto: «Lo spreco alimentare è un tema da affrontare con la massima priorità e per il Gruppo Carrefour è la chiave decisiva per definire un nuovo concetto di sostenibilità. In questo senso, un passaggio importante è rappresentato dalla recente legge Gadda sulla lotta allo spreco alimentare. Ma non basta, perché credo che per far sì che questa legge abbia un senso, ciascun player deve dare il proprio contributo. Ed’ è per questo che da anni stimoliamo i nostri fornitori nel condividere questo impegno».
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