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Perché è necessario liberalizzare i farmaci di fascia C

Secondo i dati Federfarma, il giro d’affari delle farmacie è composto per il 49 per cento dai farmaci di fascia A, per il 12 per cento dai farmaci di fascia C, per il 9 per cento dall’autocura (Sop e Otc) e per il restante 30 per cento da prodotti non farmaceutici (parafarmaco, omeopatici, prodotti per l’infanzia, igiene e bellezza etc.), la liberalizzazione della fascia C riguarderebbe solo il 12 per cento del fatturato delle farmacie. Oggi le farmacie raccolgono dal libero mercato il 40 per cento del proprio fatturato (prodotti non farmaceutici più farmaci senza obbligo di ricetta), riuscendo a farlo senza sminuire la propria professionalità e con buoni risultati, visto che nei primi sei mesi del 2015 è stato proprio il mercato commerciale – quello liberalizzato – a far registrare il migliore trend di crescita, +4,8 per cento rispetto al primo semestre del 2014.

Liberalizzare la vendita dei farmaci a carico dei cittadini non sarebbe altro che la prosecuzione di un percorso che sta dando buoni risultati, secondo una ricerca dell’Istituto Bruno Leoni illustrata ieri nel corso del convegno organizzato da Ancd insieme con la Federazione Nazionale Parafarmacie Italia sul tema Monopolio e diritti: il caso dei farmaci di fascia C.

«I farmaci di fascia C senza obbligo di ricetta possono essere venduti fuori dalle farmacie, mentre sono ancora di esclusiva vendita delle farmacie, paradossalmente, quelli con obbligo di ricetta», ha puntualizzato il vice direttore dell’Istituto Bruno Leoni Serena Sileoni. «La condizione di una ricetta firmata dal medico curante, oltre alla presenza obbligatoria di un farmacista anche in spazi di vendita estranei alle farmacie, rendono davvero incomprensibile questo limite, dal punto di vista della sicurezza terapeutica. La strenua opposizione alla completa liberalizzazione dei farmaci di fascia C deriva soltanto dalla difesa di posizioni acquisite di mercato e da resistenze culturali che non hanno nulla a che vedere con la salute delle persone né con l’accessibilità di prezzo dei medicinali».

L’Antitrust si è più volte espresso per la liberalizzazione della vendita dei farmaci di fascia C, “una misura che consentirebbe un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva di tali prodotti, con indubbi benefici per i consumatori anche in termini di ampliamento della ‘copertura distributiva’, non più rappresentata dalle sole farmacie, ma arricchita dai punti vendita della grande distribuzione o dalle parafarmacie presenti nel territorio”. Una liberalizzazione che potrebbe tradursi in un risparmio annuo per i cittadini compreso tra 450 e 890 milioni di euro (applicando uno sconto tra il 15 e il 30 per cento), considerando che i farmaci di fascia C – con obbligo di ricetta medica (bianca) e non rimborsabili dal SSN – hanno un prezzo medio di 11,8 euro, 3,7 euro più elevato rispetto a quello dei farmaci senza obbligo di ricetta.

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«Le liberalizzazioni sono fondamentali per aiutare la ripresa economica del Paese e dei consumi interni promuovendo lo sviluppo di nuova imprenditoria», ha sottolineato l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «Sono una misura che consentirebbe un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva dei prodotti, con indubbi benefici per i consumatori. Inoltre non “pesano” sul bilancio dello Stato, abbattono i costi attraverso lo sviluppo della concorrenza e producono una riduzione dei costi dei servizi e dei prodotti stessi. Impedire l’ammodernamento del Paese equivale a voler mantenere anacronistiche rendite di posizione perdendo di vista altri, ben più gravi pericoli che si profilano all’orizzonte». Pugliese ha anche anticipato che un primo blocco di centomila firme per la sottoscrizione della petizione lanciata da Conad sarà consegnato in tempi brevi alla presidenza del Consiglio prima dell’avvio della discussione in Senato

E il presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane Davide Giuseppe Gullotta ha aggiunto: «Un tema, questo, che ci sta molto a cuore, sia in termini di nuova occupazione sia di riconoscimento del ruolo professionale del farmacista nella parafarmacia: stessa laurea, stesso Albo professionale, stessa competenza. Perché trattarlo come un professionista di serie B?».

Dalle liberalizzazioni dei farmaci di fascia C 600 milioni per le famiglie

Durante il forum di Osserva Italia-la Repubblica, svoltosi ieri all’Università Cattolica a Piacenza, dal titolo esplicito, Libero consumo, Libero Paese, l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese ha spiegato le ragioni per le quali la liberalizzazione del mercato dei farmaci, per la quale Conad si è impegnato nella raccolta di firme (80mila in tre settimane) per una petizione popolare per convincere governo e politici a modificare il testo del ddl Liberalizzazioni, rappresenta un vantaggio concreto per le famiglie.

Nello stesso giorno anche Federfarma, l’associazione delle farmacie, nella persona del suo presidente Anna Rosa Racca, ha un po’ sprezzantemente ribattuto alle argomentazioni di Pugliese. Secondo quanto riportato da Farmacista 33 ha affermato che “È evidente che la Gdo sta investendo una notevole quantità di capitali per raggiungere l’obiettivo di portare la ricetta fuori dalla farmacia ma noi ci sentiamo forti della testimonianza politica che emerge dal testo del Ddl concorrenza uscito dalla Camera che riconosce alla farmacia il ruolo di primo presidio sanitario del territorio”.

«Figuriamoci se per Conad, che sviluppa oltre 11 miliardi di euro di fatturato, i 50 milioni che derivano dalle vendite nelle parafarmacie sono un elemento così vitale», risponde Pugliese. «La verità è che liberalizzare lavadita dei farmaci di fascia C è un concreto aiuto alle famiglie italiane».

Le reazioni di Federfarma, peraltro, si ripetono a ogni paventato attacco al monopolio dei farmaci e fanno ormai parte di un rituale già visto ai tempi delle lenzuolate di Bersani e alla timida liberalizzazione di Monti. Fascia C come linea Maginot dei farmacisti?

Tre domande ai farmacisti

La realtà è che sulla questione siamo di fronte a una asimmetria totale. Perché se l’associazione dei farmacisti accusa la gdo di fare promozione sui farmaci, non si capirebbe come mai nelle farmacie si vendono alimenti, calzature, abbigliamento per bambini, creme di bellezza, eccetera, con ricarichi spropositati. O per quale motivo i farmacisti non prendano posizioni chiare sul loro ruolo di dispensatori del farmaco e si facciano parte attiva perché vi sia congruenza tra cicli terapeutici e numero di medicinali nelle confezioni (negli Stati Uniti, come è noto, è il farmacista che prepara i medicinali per il ciclo di terapia stabilito dal medico). E infine, perché su questa questione l’Ordine dei farmacisti non riconosce ai farmacisti laureati che lavorano nelle parafarmacie lo stesso ruolo e la medesima liceità a dispensare famaci di fascia C che hanno i loro colleghi delle farmacie?

Per approfondire questo argomento Ancd-Conad organizza un incontro a Roma il 10 dicembre sul tema #ddlconcorrenza. Monopolio e diritti: il caso dei farmaci di fascia C, in collaborazione con la Federazione nazionale delle prafarmacie. Previsto l’intervento di Serena Sileoni vicepresidente dell’Istituto Bruno Leoni.

La liberalizzazione delle pompe di benzina

Ma le liberalizzazioni non riguardano solo i farmaci. L’altro capitolo importante è quello relativo alla distribuzione dei carburanti. Ecco ancora Pugliese.

Su questi temi l’Istituto Bruno Leoni ha da poco pubblicato l’Indice delle liberalizzazioni, un confronto con tutti i Paesi dell’Unione europea, che prende in esame il diverso grado di apertura in vari settori dell’economia. Il Regno Unito, che ottiene un punteggio del 95% (100 è il massimo punteggio), risulta l’economia più liberalizzata, seguita dai Paesi Bassi (79%) e da Spagna e Svezia, entrambe al 77%. I paesi meno aperti sono Cipro (49%), Lettonia e Croazia (entrambe al 56%) e Grecia (57%). L’Italia, col 67%, si colloca a metà classifica, a pari merito con Repubblica Ceca e Romania.

Proprio nella distribuzione in rete dei carburanti si riscontra un peggioramento, che però oltre agli aumenti delle accise nel 2014 sconta un adeguamento metodologico, che lo rende non confrontabile con gli anni precedenti.Schermata 2015-12-04 alle 12.42.47

«Per quanto riguarda l’Italia – commenta il vicedirettore generale dell’Istituto Bruno Leoni – sono positivi alcuni timidi miglioramenti, e anche i tentativi in corso col Ddl Concorrenza, ma per ora si tratta ancora di iniziative troppo poco sistematiche e non sempre abbastanza coraggiose. Le liberalizzazioni sono l’unico vero strumento di cui il Governo dispone per rilanciare l’economia e contemporaneamente alleviare le condizioni delle fasce sociali più basse: è incomprensibile che non siano in testa all’agenda dell’esecutivo e che, anzi, per ogni passo avanti se ne compiano due indietro su altri fronti».

Anche le parafarmacie insieme con Conad per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C

A sostegno dell’iniziativa Liberalizziamoci lanciata da Conad si schiera anche la Federazione nazionale parafarmacie italiane, dopo un incontro tra il presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane Davide Gullotta e l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese.

Liberalizziamoci riguarda la raccolta di firme indirizzate al presidente del Consiglio e ai ministri della Sanità e dello Sviluppo economico perché la vendita dei farmaci di fascia C sia allargata alle parafarmacie.

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«Vogliamo che siano riconosciuti la dignità e i diritti della professione che i farmacisti svolgono nelle parafarmacie», sostiene il presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane Davide Gullotta. «I nostri farmacisti sono iscritti allo stesso Albo professionale, hanno conseguito la stessa laurea, hanno uguale ruolo e competenze rispetto a coloro che lavorano nelle farmacie. Conad è un alleato importante, perché ha la giusta sensibilità e ottime motivazioni per assicurare ai cittadini un valido presidio sanitario e un’ulteriore possibilità di risparmiare sull’acquisto dei farmaci, fruendo della competenza e professionalità di farmacisti ai quali nulla manca rispetto a chi opera in farmacia».

«Le farmacie cercano di mantenere i loro privilegi di casta ed economici», aggiunge l’amministratore delegato Conad Francesco Pugliese «ignorando che la concorrenza è, prima di tutto, un interesse del cittadino. Allargare la vendita dei farmaci di fascia C alle parafarmacie è un segno di civiltà. Questa, come altre mancate liberalizzazioni, pesa soprattutto nelle tasche di tanti italiani ancora alle prese con bilanci familiari difficili da far quadrare. Per dispensare salute serve un farmacista e non delle mura. I farmacisti delle parafarmacie sono qualificati come e più di quelli delle farmacie per il ruolo che svolgono».

L’attuale Ddl in discussione al Senato – condiviso e sostenuto dalle potenti lobby delle multinazionali del farmaco – presenta alcuni aspetti pericolosi quali l’ingresso del capitale nelle farmacie, eventualità che consegnerebbe di fatto la proprietà nelle mani di alcuni grandi gruppi della distribuzione del farmaco dando vita a nuovi possibili monopoli in un comparto delicato qual è la dispensazione dei farmaci.

Stupisce, perciò, il silenzio dei farmacisti di fronte ad un elemento che di fatto sconfessa quanto da anni sostengono, ovvero che la farmacia, nell’ambito del SSN, è il presidio socio sanitario a servizio dei cittadini e uno dei centri preposti all’assistenza sanitaria di base, con uno specifico riferimento alle prestazioni farmaceutiche.

Secondo Conad Conad, che ha in attività 100 parafarmacie in cui operano 400, il mercato dei farmaci di fascia C vale 2,9 milioni di euro e, se liberalizzato, farebbe risparmiare ai cittadini una cifra tra i 500 e i 900 milioni di euro.

I farmacisti all’attacco della petizione liberalizziamoci di Conad

Non si è fatta attendere molto la replica dei farmacisti alla mossa di Conad di lanciare la petizione liberalizziamoci affinché “il Governo intervenga al più presto con un provvedimento di liberalizzazione, che consenta anche alle parafarmacie la vendita dei farmaci di fascia C con ricetta”.

Leggi l’articolo Conad lancia la petizione per consentire alle parafarmacie la vendita di farmaci di fascia C

Con toni forti e un linguaggio da scontro diretto, il presidente di Federfarma Sunifar (che rappresenta le 6000 farmacie rurali) Alfredo Orlandi ha dichiarato: «Management Conad, pensate agli sconti su prosciutti e formaggi! I cittadini vi chiedono questo, non di poter riempire i carrelli di medicine. Non si capisce perché chi si occupa di generi alimentari e detersivi debba sentirsi in diritto di occuparsi di salute e farmaci. Sono mestieri diversi, non capiscono la differenza?», si chiede Orlandi. E risponde: «I farmaci si trovano in farmacia perché estranei alle logiche del commercio, perché qui ci sono le condizioni di sicurezza e privacy, perché il farmacista sotto casa ti conosce e ti mette in guardia se il farmaco che richiedi può interferire con altre terapie in corso».

Orlandi poi sfodera l’attacco diretto:

«Continuino a fare i pizzicagnoli, e a farlo bene, che per fortuna dei farmaci ci occupiamo noi nelle farmacie. Vogliono usare i farmaci come specchietti per le allodole, per tornare a riempire i carrelli. Ma non saranno i farmaci a salvarli. In farmacia i cittadini hanno già l’opportunità di risparmiare sulle terapie grazie agli equivalenti».

Dobbiamo rilevare, ancora una volta, che le motivazioni dei farmacisti sono sempre le stesse da anni. E spiace constatare che si faccia ancora confusione tra scaffali e parafarmacie, visto che si tratterebbe di dare la facoltà di vendita dei farmaci con ricetta bianca alle parafarmacie presidiate da un farmacista regolarmente laureato e iscritto all’ordine.

Del resto al riguardo si era a suo tempo espresso l’Antitrust quando aveva rilevato che l’estensione della vendita alle parafarmacie determinerebbe “un incremento delle dinamiche concorrenziali nella fase distributiva, con indubbi benefici per i consumatori”.

Attualmente i farmaci di fascia C con ricetta sono in vendita esclusivamente nelle farmacie tradizionali, a prezzi medi di gran lunga superiori a quelli dei farmaci da banco: 11,8 euro cadauno in media, cioè 3,7 euro cadauno in più rispetto ai medicinali senza obbligo di ricetta, già liberalizzati, argomenta a sua volta Conad, riprendendo dei dati di Assosalute.

Conad lancia la petizione per consentire alle parafarmacie la vendita di farmaci di fascia C

Nel pieno del dibattito in corso per l’approvazione al Senato del ddl concorrenza, Conad lancia una raccolta di firme per estendere la vendita dei farmaci di fascia C alle parafarmacie. A nove anni dalla legge Bersani che aveva in parte liberalizzato il settore, oggi sono ancora 3.800 i farmaci che si acquistano con la prescrizione del medico ma sono pagati integralmente dai cittadini (quelli, per intenderci con la ricetta bianca). In valore, citando il rapporto Osmed 2014, si tratta di 2.937 milioni di euro, cioè l’11% della spesa farmaceutica nazionale.

La vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie torna periodicamente ad affacciarsi tutte le volte che il Governo affronta la questione liberalizzazioni. Lo fu per il decreto Bersani e più recentemente con i provvedimenti di Mario Monti. Nessuno però ruscì a scalfire il muro innalzato dalla lobby dei farmacisti, che usano trincerarsi dietro la difesa degli interessi dei “pazienti” grazie anche all’effetto “camice bianco” su gran parte della popolazione. Tuttavia, uno dei punti che le organizzazioni dei farmacisti si guardano bene dal chiarire è quale sia la differenza tra un farmacista che lavora in una farmacia o in una parafarmacia, avendo entrambi conseguito la medesima laurea.

Così, come si legge in una nota, “Conad ha deciso di sensibilizzare e mobilitare i cittadini perché il Parlamento – a costo zero per le casse dello Stato e della Pubblica amministrazione – renda più dinamica la concorrenza nel mercato dei farmaci, allargando alle parafarmacie la vendita di quelli di fascia C. Ciò porterebbe ad una competizione sui prezzi con un beneficio per i cittadini stimato tra i 500 e i 900 milioni di euro all’anno. Così come è avvenuto per la liberalizzazione dei farmaci senza obbligo di prescrizione medica (Sop) e i farmaci da banco (Otc), che ha prodotto un’indubbia convenienza per i cittadini: con la concorrenza, i prezzi dei farmaci sono risultati più contenuti, con un valore medio di 8,1 euro in farmacia, 7,4 euro in parafarmacia e 6 euro della grande distribuzione (fonte: Assosalute, 2015)”.

Conad ha in funzione 97 parafarmacie su tutto il territorio nazionale, per un fatturato di 50 milioni di euro. I 3,7 milioni di clienti che le frequentano annualmente hanno risparmiato il 20 per cento rispetto ai prezzi della farmacia per complessivi 10 milioni all’anno.

«Preoccupa l’orientamento del Parlamento, che sul ddl concorrenza continua a tenere i farmaci di fascia C fuori dalle parafarmacie ignorando le raccomandazioni dell’Antitrust per una più completa liberalizzazione del settore farmaceutico», sottolinea l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «In questo modo si nega a tante famiglie la possibilità di risparmiare molte centinaia di milioni di euro all’anno, cifra che sarebbe un’importante boccata di ossigeno. Abbiamo scelto la petizione e la raccolta di firme nell’interesse dei cittadini e dei nostri clienti; per riconoscere la dignità della professione che i farmacisti svolgono nelle parafarmacie; nel nostro stesso interesse, perché sia possibile competere in un mercato aperto e con regole chiare quanto eque per tutti. Dobbiamo sottolineare, purtroppo, come il Paese sia ostaggio di lobby che cercano di assicurare la propria sopravvivenza anziché sostenere lo sviluppo dell’economia, far nascere nuova imprenditorialità, creare nuova occupazione e garantire ai cittadini servizi e convenienza».

Sul sito www.liberalizziamoci.it i cittadini trovano tutte le informazioni necessarie a conoscere più a fondo il tema, un dossier che ripercorre la storia e i benefici della liberalizzazione del mercato dei farmaci, dal primo decreto Bersani ai giorni nostri, e, soprattutto, la petizione da firmare. Oltre che sul sito, la raccolta delle firme avverrà anche nei punti di vendita Conad.

La comunicazione nei punti di vendita della rete, sui principali quotidiani nazionali e sulle pubblicazioni aziendali – Bene Insieme e Comma – è integrata da una sezione online presente sui social Facebook  e Twitter.

Conad: apre a Prato il 30° distributore a marchio

Conad, a distanza di dieci anni dal primo a Gallicano (Lucca), festeggia l’apertura del suo 30° distributore di carburante a proprio marchio, inaugurando una nuova struttura a Prato.

In questi anni hanno utilizzato i servizi dei distributori Conad circa 11 milioni di automobilisti (per un erogato complessivo medio di 240 milioni di litri di carburanti) e il loro risparmio è stato di circa 76,3 milioni di euro, pari a 8,8 centesimi di euro ogni litro erogato.

L’erogato medio annuo di un distributore Conad è pari a circa 10 milioni di litri, contro l’1,3 milioni di un impianto della rete tradizionale. Nel 2014, a parità di rete, tutti gli impianti di carburanti a marchio Conad hanno registrato un aumento del 12 per cento di erogato rispetto all’anno precedente, contro il -1,4 per cento della rete tradizionale Italia.

Nel mese di gennaio 2015, sempre a parità di rete, i volumi erogati dagli impianti Conad sono cresciuti del 2,6 per cento rispetto allo stesso mese del 2014, mentre la rete Italia segna ancora un -1 per cento.

Nel periodo 1 settembre 2014 – 13 febbraio 2015, il prezzo dei carburanti Conad è diminuito del 13,4 per cento. Attualmente c’è un rialzo dei prezzi riconducibile al rapporto dollaro/euro; l’incremento dei prezzi Conad è comunque sempre inferiore all’andamento del mercato.

«Le liberalizzazioni sono a costo zero per lo Stato e non gravano sul bilancio statale, possono però contribuire a migliorare la vita di milioni di cittadini: perché il governo non spinge in tale direzione?», chiede l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese. «Sulle liberalizzazioni – carburanti, farmaci, commercio – serve una fase nuova. Occorre, però, “liberare” da tantissimi lacciuoli burocratici quella cultura imprenditoriale che è capace di interpretare l’innovazione come una traccia per lo sviluppo e coniugare le risorse disponibili con la capacità e la voglia di competere anche in un contesto sempre meno animato da spinte propositive. In questo scenario, la strada che Conad ha intrapreso da anni è lavorare per assicurare soluzioni efficaci ed efficienti alle proprie strutture, per innovare e cambiare ciò che è possibile nel Paese, per raggiungere obiettivi individuali in una cornice di valori globali, condivisi. Per i distributori di carburanti, il nostro programma è aprirne altri otto entro la fine dell’anno».

 

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