
L’Irlanda ci ha ripensato. Non definitivamente, ma lasciando un margine di tempo più ampio – fino al 2028 – prima introdurre le etichette sanitarie obbligatorie sulle bevande alcoliche. Il regolamento avrebbe dovuto essere applicato a partire da maggio 2026. Secondo notizie di stampa, a suggerire il rinvio sarebbe stato il già complicato scenario degli scambi commerciali internazionali e il timore di potenziali impatti sull’export irlandese.
La notizia è stata accolta positivamente in Italia. Nell’esprimere l’auspicio che si possa arrivare alla cancellazione definitiva della norma, Coldiretti ricorda come l’iniziativa del Governo irlandese era stata di fatto avallata dall’Unione Europea, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che consideravano la misura una barriera al mercato interno. Coldiretti sottolinea, inoltre, di aver denunciato a più riprese come la proposta irlandese finisca per assimilare in maniera del tutto scorretta l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici a quello moderato e consapevole di prodotti di qualità a più bassa gradazione, come il vino.
Il rischio paventato da Coldiretti non riguarda ovviamente il mercato irlandese in sé – che nel 2024 ha importato vino tricolore per soli 59 milioni di euro – ma che le etichette di Dublino, le cosiddette “warning labels”, aprano le porte in Europa e nel mondo a campagne di demonizzazione che colpirebbero una filiera che in Italia vale 14,5 miliardi di euro, dal campo alla tavola, e garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro.
Sulla stessa lunghezza d’onda Paolo Castelletti, Segretario Generale di Unione italiana vini: “La decisione del Governo irlandese di rinviare al 2028 l’entrata in vigore del regolamento sull’etichettatura degli alcolici rappresenta un punto di svolta positivo per le imprese del vino italiane ed europee. È necessario infatti preservare l’integrità del mercato unico europeo, al riparo dalle singole iniziative degli Stati membri in materia di etichettatura. Una fuga in avanti come nel caso irlandese avrebbe come unica conseguenza quella di complicare l’attività delle imprese e al tempo stesso aumentare i costi di adattamento alle regole dei singoli 27 Paesi”.
Secondo Uiv, l’impostazione del regolamento di Dublino risulta particolarmente preoccupante per il comparto vinicolo europeo in quanto non tiene conto della distinzione tra consumo e abuso e si pone in contrapposizione con la risoluzione BECA (Beating cancer) del Parlamento europeo del 2022. La proroga al 2028 delle etichette sanitarie consentirà di lavorare a soluzioni armonizzate e, al tempo stesso, di informare il consumatore in maniera intelligente sul consumo moderato di vino, come peraltro già indicato dai deputati europei.
Uiv condivide infine quanto affermato dalla presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), Marzia Varvaglione, secondo cui gli obiettivi di salute pubblica debbano essere perseguiti in modo giuridicamente solido e coordinato, e non attraverso una frammentazione che genera confusione per i consumatori.