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Il libro, sorpresa, si vende ancora. Ma nella Gdo è in caduta libera

Cinque anni fa al supermercato si vendeva un libro su quattro, il 25%. Un’altra epoca, a giudicare dai numeri dello studio realizzato da GFK e presentato a Bologna alla Children’s Book Fair 2017. Sui circa 18 milioni gli italiani che hanno acquistato libri nel corso del 2016, meno di 3 milioni (uno su sei) li hanno comprati nella grande distribuzione e solo un milione utilizza esclusivamente questo canale. Sul totale di coloro che entrano nelle catene della Gdo, solo 3 su 50 frequentano il reparto libri, ma sono anche molto pochi gli acquirenti della categoria che scelgono il canale.

In questo scenario le vendite di libri nella grande distribuzione calano nel 2016 a doppia cifra percentuale, per il quinto anno consecutivo, diminuzione confermata anche nel primo trimestre 2017. Eppure negli altri canali le vendite di libri tengono, per la prima volta nel quinquennio, sebbene con performance diverse a seconda dei segmenti, con un’importante (quanto scontata) crescita dell’e-commerce.

La Gdo sta avviando da tempo una profonda riduzione degli spazi riservati al libro ed in generale al non-food. Si rende pertanto necessario per gli operatori della filiera del libro aggiornare le modalità operative con le quali presidiare questo canale.

«Il mercato del libro è sempre stato, anche nel canale GDO, dominato dalla logica dell’offerta. Fin quando il canale è riuscito ad assorbire l’eccesso di offerta non ci sono stati problemi. Da alcuni anni a questa parte però la crisi economica, la crisi del format ipermercato, i limiti imposti dalla legge Levi hanno cambiato lo scenario e la filiera distributiva del libro in GDO non si è adeguata. Bisogna ripartire dal consumatore, dai suoi bisogni e dai suoi comportamenti – ha detto Stefano Giubertoni, Direttore generale Mach 2 Libri, azienda leader in Italia nella vendita di libri nel canale  -. Da qui bisogna costruire un’offerta molto più centrata con i moderni strumenti di category management, di trade marketing, di visual merchandising, di cross category, che si applicano nel canale da parte delle categorie più dinamiche del mass market. Editori e distributori dovranno investire su questo nuovo approccio e Mach 2 Libri, intermediario leader in questo settore, porterà il suo know how nel collegare i due estremi della filiera in questo canale. Canale che non solo può arrestare la caduta, ma può tornare a crescere, offrendo opportunità di crescita per il libro e di traffico per la GDO. In questo senso anche un cambiamento della legge in vigore sul libro, che magari riduca anche lo sconto praticabile, ma che liberi il mercato in più momenti e stimoli quegli acquisti di impulso che sono il motore del comportamento di acquisto del consumatore, potrebbe essere il benvenuto».

Secondo Filippo Gugliemone, Direttore commerciale trade di Mondadori Libri «In un Paese dove in gran parte dei comuni non sono presenti librerie, spesso la grande distribuzione assume un ruolo chiave nella promozione della lettura, essendo il luogo dove può avvenire la scoperta di nuovi autori e libri.  Oggi solo tre milioni di persone acquistano libri nella grande distribuzione: partendo da questo dato credo si renda necessario rilanciare la relazione tra editori e insegne, lavorando per intercettare gli altri 47 milioni di potenziali lettori che oggi non trovano un’offerta in linea con le loro aspettative nei punti vendita. L’esposizione ad un pubblico più ampio non può che essere un bene per tutto il sistema della lettura in Italia».

 

Acquisti d’impulso di un cliente opportunista

La ricerca di Gfk ha tracciato anche un profilo del consumatore nella GDO, che è risultato essere anche in questa categoria opportunista e non esclusivista: compra dove capita tra i vari canali a disposizione, dove l’offerta è chiara e la shopping experience positiva. In GDO oltre il 60% degli acquisti nasce da stimoli ricevuti sul punto vendita e dunque è assimilabile all’acquisto di impulso: tra le motivazioni più importanti non compare il prezzo, mentre oltre un terzo degli acquisti nel canale è di prodotti di cui viene a conoscenza nel punto vendita stesso. La legge che limita le promozioni sul libro potrebbe avere influito sul trend di mercato, in un canale nel quale il consumatore è abituato a trovare pressione promozionale oltre il 30%.

Analizzando i dati di vendita appare anche chiaro come l’offerta sia eccessiva per il canale GDO: 1.500 titoli all’anno (un quinto di quelli realmente trattati) basterebbe a coprire oltre il 90% dei bisogni. Questo eccesso di offerta porta ad un’esposizione poco funzionale e chiara e a un eccesso di stock sul punto vendita. Le modalità gestionali del libro nella GDO risultano anacronistiche per le esigenze di marketing e di profilazione dei consumatori: ancora metà della distribuzione, per semplificare la gestione dei codici, tratta il libro a punto prezzo e non a titolo, rendendo illeggibili i dati di sell out, le vendite e le abitudini del consumatore.

Lo studio è stato presentato in occasione del convegno “Il libro in grande distribuzione: un approccio diverso che parta dal consumatore”, organizzato da Mach 2 Libri.

Food come esperienza in un libro che smentisce tanti luoghi comuni

Il Mercato di Milano, nuovo polo di aggregazione a tema cibo di grande successo

Senza titolo.jpegPer chi si occupa di food e di marketing, ecco un libro da non perdere (Food Marketing. Creare esperienze nel mondo dei foodies, Hoepli € 17,90. Su Amazon a € 15,22, in formato kindle a € 10,99)

Non solo perché l’autore, Carlo Meo, è un profondo conoscitore del marketing applicato al food, un tema che affronta con la passione dell’esploratore che sperimenta in prima persona ciò di cui parla. E non solo perché non è un trattato teorico sul marketing del cibo e dell’esperienzialità legata al consumo di cibo, ma affronta l’argomento con un taglio pragmatico, ricco di esempi vissuti direttamente, offrendo indicazioni di percorso alle aziende impegnate nel business del food.

Le ragioni per cui ritengo che vada letto sono diverse.

La prima è che il fenomeno del crescente interesse per tutto ciò che ruota attorno al cibo è analizzato a partire dai suoi protagonisti principali, vale a dire quella parte di popolazione che attribuisce grande importanza all’esperienza del consumo alimentare: «definisco l’acquisto di esperienza come quell’atto di consumo dove la persona compra e vive qualcosa di più del singolo prodotto acquistato, della sua sostanza e del suo uso», scrive Meo per circoscrivere il campo d’indagine del libro.

La seconda è che, come in un gioco di specchi, Meo riesce sempre a osservare dalla giusta distanza i fenomeni di cui scrive per coglierne non solo gli aspetti progressivi, ma anche alcune criticità. Quelle che, per esempio, portano in alcuni casi a esaltare il ruolo degli chef o a ritenere che basti a ottenere successo (soprattutto all’estero) il solo fatto di proporre prodotti italiani: «detto che l’Italia piace a prescindere, questo non basta e spesso è fonte di equivoci» scrive. Senza però perdere di vista l’obiettivo che è quello di suggerire alle aziende e agli imprenditori come operare al meglio per avere successo.

Il terzo motivo è che, ragionando in termini di esperienza di consumo del cibo, l’autore rompe gli steccati che dividono i canali: horeca e grande distribuzione sono solo due modalità di acquisto e di consumo. Entrambe, che da sempre seguono regole codificate e un po’ incartapecorite (perché troppo autoreferenziali) sono parte della ricerca di esperienza/esperienze che connota quei consumatori che vanno sotto il nome di foodies. «Oggi – si legge – è il mercato del ‘mangio’ che trascina quello del ‘compro’».

Con queste premesse, il libro si rivela una fonte inesauribile di annotazioni, di indicazioni, di segreti svelati e di luoghi comuni smentiti. A fare da sfondo, da filo rosso nello snocciolarsi dei capitoli, troviamo quello che per l’autore diventa la priorità per le aziende, siano esse di produzione, di distribuzione o di ristorazione: l’innovazione.

«Vista come capacità di leggere i nuovi significati di consumo nel mondo alimentare, è la chiave del successo in questo settore, insieme al coraggio e alla coerenza imprenditoriale».

Libri: Un Anno di Tendenze aiuta a comprendere il cambiamento

Un anno di TendenzeSchermata 2015-12-30 alle 18.44.30«Un Anno di Tendenze cerca di cogliere i segnali di cambiamento, anche i più piccoli, allo stato nascente di legarli con un filo conduttore, di fissarli per dar loro un senso, un significato e per orientare un senso, una direzione da prendere». Così il direttore responsabile di Tendenzeonline.info, il web magazine di GS1 Italy | Indicod-Ecr conclude la sua introduzione alla quarta edizione di Un Anno di Tendenze, la raccolta annuale di Tendenzeonline, appunto.

Cinque i capitoli in cui è suddiviso il volume.

1/ Economia e consumi. Aspettando la ripresa. L’appuntamento con la ripresa è rimandato al 2015? Gli indicatori volgono tutti al ribasso, intanto oltre a quella economica, è la recessione sociale da dover contrastare: e per far ripartire l’Italia il largo consumo si candida in prima fila. Ma necessita di riconoscibilità.

2/ Dove va il retail, dove va lo shopping. L’omnicanalità è alla base delle profonde trasformazioni che stanno attraversando il sistema dei consumi. E il consumatore ridisegna una nuova grammatica per dialogare con la distribuzione e con l’industria di marca. La tecnologia e il mondo digitale ne costituiscono la sintassi.

3/ Un anno di gs1 Italy. È un vero work in progress l’attività di GS1 Italy | Indicod-Ecr nel rispondere alle richieste provenienti dalle diverse filiere. L’adozione del linguaggio comune e condiviso degli standard migliora la vita delle persone e crea valore per le aziende.

4/ Informazioni condivise, filiera efficiente. Gli standard GS1 per lo scambio dei dati tra industria e distribuzione si arricchiscono di un nuovo potente strumento di digitalizzazione delle informazioni sulle etichette alimentari richieste del Reg. UE 1169/2011 e delle immagini dei prodotti. Obiettivo: semplificare i processi e ridurre i costi.

5/ La scommessa della logistica collaborativa. Nella supply chain come sistema per la generazione di valore per il consumatore è necessario superare il perimetro aziendale e adottare modelli di condivisione dei processi tra tutti gli attori della filiera. La sfida del trasporto intermodale si rivela per il largo consumo un terreno dove mettere in pratica la condivisione dei processi.

Un Anno di Tendenze sarà disponibile da gennaio nella versione cartacea, ma già da ora può essere letto online

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