Food come esperienza in un libro che smentisce tanti luoghi comuni

Il Mercato di Milano, nuovo polo di aggregazione a tema cibo di grande successo

Senza titolo.jpegPer chi si occupa di food e di marketing, ecco un libro da non perdere (Food Marketing. Creare esperienze nel mondo dei foodies, Hoepli € 17,90. Su Amazon a € 15,22, in formato kindle a € 10,99)

Non solo perché l’autore, Carlo Meo, è un profondo conoscitore del marketing applicato al food, un tema che affronta con la passione dell’esploratore che sperimenta in prima persona ciò di cui parla. E non solo perché non è un trattato teorico sul marketing del cibo e dell’esperienzialità legata al consumo di cibo, ma affronta l’argomento con un taglio pragmatico, ricco di esempi vissuti direttamente, offrendo indicazioni di percorso alle aziende impegnate nel business del food.

Le ragioni per cui ritengo che vada letto sono diverse.

La prima è che il fenomeno del crescente interesse per tutto ciò che ruota attorno al cibo è analizzato a partire dai suoi protagonisti principali, vale a dire quella parte di popolazione che attribuisce grande importanza all’esperienza del consumo alimentare: «definisco l’acquisto di esperienza come quell’atto di consumo dove la persona compra e vive qualcosa di più del singolo prodotto acquistato, della sua sostanza e del suo uso», scrive Meo per circoscrivere il campo d’indagine del libro.

La seconda è che, come in un gioco di specchi, Meo riesce sempre a osservare dalla giusta distanza i fenomeni di cui scrive per coglierne non solo gli aspetti progressivi, ma anche alcune criticità. Quelle che, per esempio, portano in alcuni casi a esaltare il ruolo degli chef o a ritenere che basti a ottenere successo (soprattutto all’estero) il solo fatto di proporre prodotti italiani: «detto che l’Italia piace a prescindere, questo non basta e spesso è fonte di equivoci» scrive. Senza però perdere di vista l’obiettivo che è quello di suggerire alle aziende e agli imprenditori come operare al meglio per avere successo.

Il terzo motivo è che, ragionando in termini di esperienza di consumo del cibo, l’autore rompe gli steccati che dividono i canali: horeca e grande distribuzione sono solo due modalità di acquisto e di consumo. Entrambe, che da sempre seguono regole codificate e un po’ incartapecorite (perché troppo autoreferenziali) sono parte della ricerca di esperienza/esperienze che connota quei consumatori che vanno sotto il nome di foodies. «Oggi – si legge – è il mercato del ‘mangio’ che trascina quello del ‘compro’».

Con queste premesse, il libro si rivela una fonte inesauribile di annotazioni, di indicazioni, di segreti svelati e di luoghi comuni smentiti. A fare da sfondo, da filo rosso nello snocciolarsi dei capitoli, troviamo quello che per l’autore diventa la priorità per le aziende, siano esse di produzione, di distribuzione o di ristorazione: l’innovazione.

«Vista come capacità di leggere i nuovi significati di consumo nel mondo alimentare, è la chiave del successo in questo settore, insieme al coraggio e alla coerenza imprenditoriale».