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Sicurezza informatica, ormai una priorità per il mondo del retail

M-Cube sta lavorando allo sviluppo di un sistema di gestione della sicurezza informatica certificato: si tratta di un progetto pluriennale molto dispendioso in termini sia economici che di tempo.

“La sicurezza informatica rappresenta oggi una delle maggiori sfide per i fornitori di digital signage” afferma Manlio Romanelli, Presidente del Gruppo M-Cube. “Da circa dieci anni M-Cube studia la gestione della qualità, la sicurezza dei dati e la sicurezza IT, ma solo da qualche anno i clienti chiedono più attenzione e le aziende più piccole difficilmente riescono a soddisfare le costose certificazioni e requisiti che richiedono. Stiamo attivando diverse contromisure nei confronti di possibili attacchi, tra cui per esempio la sostituzione dei piccoli integratori di digital signage, soprattutto nel settore del lusso, che non possono soddisfare i nuovi requisiti di sicurezza informatica, e la sostituzione di alcuni vecchi sistemi Windows con nuovi lettori Linux standardizzati. Più complessi diventano gli ambienti digitali, più i retailer si espongono al rischio: è fondamentale quindi chiedere supporto a un’azienda specializzata che metta a disposizione le proprie competenze per aumentare il livello di sicurezza informatica operando direttamente nei negozi e con gli addetti sicurezza dei vari brand. Abbiamo investito molto su questo aspetto e continueremo a farlo, perché questo tipo di investimento, sono sicuro, ci ripagherà velocemente”.

Quella della cybersecurity è diventata una priorità per tutto il mondo del retail: negli ultimi anni i sistemi di digital signage hanno cambiato il modo di gestire i dati, rendendoli totalmente interconnessi in rete con sistemi back end in cloud e diventando quindi un potenziale gateway per gli hacker. I dati sensibili che si spostano in Rete sono diventati quindi sempre di più: da quelli demografici dei clienti, ai vari personali, a quelli della carta di credito, alle informazioni sulle spedizioni e dati finanziari sensibili.

Retail, M-Cube evidenzia 9 tendenze che segneranno il 2023

M-Cube, società che opera nelle soluzioni di In-Store Digital Engagement, ha stilato la lista dei 9 trend del retail che saranno più in voga per il 2023. Il cambiamento delle abitudini di acquisto sta interessando in maniera profonda il mondo retail, come dimostrano anche i risultati di un’indagine condotta da M-Cube In un universo in divenire come quello del retail, la consumer experience sta vivendo una profonda trasformazione e i brand si sono dovuti necessariamente adattare, dialogando con il consumatore in maniera completamente nuova. Per aiutare i brand a seguire le tendenze più efficaci, M-Cube ha stilato una lista delle nove tendenze che segneranno il mondo del retail nel 2023:

1. I brand daranno la priorità agli investimenti in negozio rispetto all’e-commerce
La ricerca di M-Cube ha rilevato che il 67% dei marketer sta investendo in esperienze in negozio più coinvolgenti per attirare il consumatore a tornare a un engagement emotivo forte anche in-store. Nonostante l’e-commerce continuerà a ricoprire una buona fetta di mercato, i brand nel prossimo anno dovrebbero tornare a investire in esperienze sempre più coinvolgenti in negozio, che permettano di colpire il cliente a livello emozionale.

2. I consumatori sono sempre più affezionati alla privacy data dalle soluzioni digitali
Il consumatore si è abituato all’alto livello di privacy che gli acquisti tramite canali e-commerce consentono di raggiungere: per questo utilizzano sempre di più soluzioni digitali in-store, tendenza che dovrebbe continuare a crescere, grazie a strategie in cui l’omnicanalità all’interno degli store diventa centrale. Infatti, la gestione sinergica dei vari punti touchpoint nei negozi con i device personali del cliente permette di ottimizzare l’esperienza d’acquisto del consumatore stesso. Con l’aumento dell’uso di soluzioni digitali, gli addetti vendita negli store dovranno capire come interagire con i device presenti: l’obiettivo sarà di ridefinire il ruolo del buyer e costruire così una nuova proposta di journey.

3. La tendenza principale non sarà solo shopping
Sebbene la pandemia abbia accelerato il mercato dell’e-commerce, il lockdown ci ha insegnato una cosa: le persone amano l’interazione umana, l’essere connessioni e vivere esperienze da ricordare. Ecco perché, con la ripresa dell’esperienza in-store, i brand abbracceranno l’experience retail, che permetterà ai punti vendita di combinare musica, ristorazione e intrattenimento così da offrire al cliente un’esperienza indimenticabile da portarsi fino a casa.

4. I rivenditori online investiranno in negozi fisici
Man mano che riprenderà piede l’importanza del negozio fisico, sempre più brand online investiranno nella creazione di spazi fisici. Un esempio di questa tendenza è quello di Amazon e dei suoi punti vendita Amazon Fresh, progettati per riflettere l’esperienza online e dove i clienti possono ritirare i loro prodotti, metterli nel “carrello virtuale” e uscire dal negozio senza dover pagare fisicamente. Un mondo simile a quello reale ma più sostenibile e non legato al denaro contante.

5. L’omnicanalità in negozio sarà cruciale
Oggi il modello di business per la vendita al dettaglio è radicalmente cambiato rispetto soltanto a pochi anni fa: le aziende si stanno sempre più spostando da una strategia multicanale e crossmediale a una gestione integrata di tutte le informazioni, dei dati e dei comportamenti degli utenti che transitano dai diversi touchpoint. In questo modo, l’esperienza omnicanale – con al centro un consumatore interconnesso con tutti i touchpoint del negozio – consente alle aziende di personalizzare le esperienze per tutti i loro clienti e fornire loro un servizio qualitativamente molto alto.

Omnichannel management non significa semplicemente gestire le vendite in negozio e le vendite online, ma identificare le tecnologie più adatte ad abilitare nuove logiche di servizio e di offerta senza soluzioni di continuità tra canali fisici e canali digitali. Il tutto tracciando e monitorando ogni singola interazione per analizzare i feedback registrati e perfezionare sia l’offerta che la relazione. Solo così è possibile progettare al meglio le soluzioni di ingaggio e di fidelizzazione che garantiscono ai consumatori esperienze quanto più gratificanti, coerenti e rilevanti possibili, soprattutto se si vuole restare competitivi nella nuova normalità.

6. Uno scenario adattato alle esigenze della Gen-Z
Per riportare la Gen-Z nei negozi fisici, i brand dovranno ricreare nel punto vendita un’esperienza più coinvolgente dato che il prodotto da solo non sarà più sufficiente per influenzare i clienti. Le generazioni più giovani sono native digitali e apprezzano la velocità e la convenienza delle offerte date dall’e-commerce. Per questo è fondamentale che i brand traspongano i vantaggi del mondo online ai negozi fisici e creino uno spazio dove ingaggiare la Gen-Z e avvicinarla al mondo del retail fisico.

7. I rivenditori esploreranno l’impatto dei Big Data e del Metaverso sulle esperienze dei clienti
Man mano che il mondo fisico e quello digitale continueranno a interfacciarsi, i brand dovranno utilizzare sempre di più l’intelligenza artificiale per ottimizzare e personalizzare le esperienze dei propri clienti. Un rapporto di Accenture ha confermato che l’86% delle aziende si è adattato alla fine della pandemia ritrovando una nuova normalità in cui l’utilizzo di Intelligenza Artificiale, Big Data e Metaverso permetteranno di portare i brand in un mondo virtuale ma

8. L’inflazione renderà il consumatore sempre più attento ai costi
Data la recessione che sta interessando l’economia a livello globale e quella del nostro Paese in particolare, i consumatori saranno sempre più attenti ai costi. Ne è specchio la flessione delle vendite retail che hanno registrato un calo dell’1,6% nell’agosto 2022. Per affrontare con successo questo scenario, i brand dovranno impegnarsi maggiormente sull’engagement dei clienti, trovando soluzioni che sappiano attirarli e incentivare gli acquisti di valore.

9. Musica la centro della brand identity nel punto vendita
Per i brand diventerà sempre più cruciale trasmettere i propri valori e rafforzare la propria brand identity e per farlo sarà sempre più centrale il ruolo della musica, strumento di forte engagement per comunicare all’interno dei punti vendita in modo coinvolgente e immersivo.

Radio in store: così si comunicherà con i clienti nella Fase 2

Nella fase 2 di riapertura, sarà fondamentale puntare sulla comunicazione. Per questo lL Radio In-Store, servizio strategico di M-Cube, diventa strumento chiave per la comunicazione nei negozi.

Già da qualche settimana M-Cube (attivo su 240 clienti tra cui Despar, Esselunga, Benetton, Motivi, Elena Mirò, Etro, Tod’s, Carpisa, Yamamay) lavora attivamente nella creazione di contenuti per le radio In-Store dei retailer aperti, soprattutto nel settore della GDO, utili a gestire al meglio le criticità di questo periodo, e si appresta a farlo anche per le catene delle categorie merceologiche di prossima riapertura.

Per il personale di vendita sono stati creati messaggi per comunicare le misure adottate dall’azienda per garantire la sicurezza dello staff all’interno del punto vendita, informare sui protocolli e linee guida adottate dall’azienda e sulle nuove normative vigenti e ricordarne il rispetto da parte di tutti i membri del personale. Importanti anche i messaggi di incoraggiamento e di ringraziamento per favorire un clima positivo e sereno fra gli addetti. Questi messaggi vengono normalmente trasmessi negli orari a ridosso dell’apertura e della chiusura.

Per i clienti vengono realizzati due tipi di comunicazioni: informative ed emozionali. Le prime servono per ricordare al cliente le norme di comportamento, raccomandare l’uso dei dispositivi di sicurezza messi a disposizione all’interno del punto vendita, raccontare le misure che l’azienda ha adottato per garantire la sicurezza dei propri spazi e prodotti, annunciare tutti i servizi che il brand mette a disposizione per uno shopping sicuro, come, ad esempio, consegna a domicilio, shopping online, prenotazione posti in coda etc. etc.

I comunicati emozionali vengono utilizzati per fare sentire il brand più vicino ai propri clienti e favorire un clima positivo e rassicurante durante la permanenza in negozio.

M-Cube ha inoltre lanciato un servizio di comunicazione on-demand attraverso il quale il personale di vendita può attivare e gestire comunicati specifici tramite una app dedicata.

Nell’imminenza della riapertura delle catene della moda e del lusso l’attenzione si sposta anche su nuovi temi, in vista dell’introduzione o del potenziamento di nuovi servizi come appuntamenti, pagamenti senza passare dalle casse, ampliamento dell’offerta grazie agli schermi digitali.

Per far percepire il brand più vicino e attento ai propri clienti talvolta i messaggi vengono registrati da persone particolarmente rappresentative dei valori del brand (lo stilista, un testimonial importante).

Ma la radio in-store è soprattutto musica e serve per trasmettere atmosfere e stati d’animo: in questa delicata fase di riapertura al pubblico la selezione musicale, oltre a comunicare l’identità del brand, è un elemento fondamentale per creare un clima sereno, rilassato e rassicurante. Per questo il team di Sound Designer di M-Cube ha elaborato nuove playlist per questo periodo, pensate per trasmettere serenità, valori comuni e senso di appartenenza.

Secondo quanto afferma Mike Sponza, Head of Music e responsabile del reparto audio di M-Cube: “In questa delicata fase di riapertura al pubblico, la capacità aggregativa della musica diventa il un nuovo parametro dal forte valore emozionale che va a sommarsi ai rapporti tra la musica all’interno dei punti vendita e il mood, i valori e l’identità del brand. Negli ultimi due mesi, le canzoni sono state uno dei più solidi collanti tra le persone distanziate. L’esperienza maturata da M-Cube nella gestione dei palinsesti in-store di clienti attivi anche durante il periodo di lockdown ha dimostrato come la shopping experience tragga giovamento anche dalla messa in onda di canzoni che fanno parte del nostro background musicale, sia italiano che internazionale. Tali selezioni hanno contribuito a creare atmosfere serene e rilassate ed un clima piacevole e rassicurante nel punto vendita, rafforzando allo stesso anche il senso di comunità.”

 

Luxury disruption: serve innovare i modelli di business

Fisico o digitale?

In effetti non è più questa la distinzione dirimente. Quello che oggi conta, e che fa realmente la differenza nell’immaginario di un consumatore  sempre più internazionale e globetrotter, è che il negozio NON sia noioso.

Originalità e divertimento sono le nuove parole d’ordine in grado di soddisfare clienti connessi e digitali, dediti all’omnicanalità. Un negozio  “phygital” (chedendo venia per l’orribile neologismo), che però non rinneghi i valori dell’artigianlaità e dell’esclusività.

Ecco alcune delle principali evdienze del White Paper Come cambia il mercato del lusso nell’era della experience economy elaborata da M-Cube Digital Engagement, gruppo italiano leader nel retail digital engagement per grandi marchi retail e fashion, che ha fotografato il mercato luxury a livello mondiale e analizzato le tendenze future.

Ma chi è il nuovo cliente del lusso?

In termini di nazionalità, si registra una presenza crescente di tutsiti di paesi emergenti come Russia, Sud Corea, ma soprattutto Cina, da cui proviene 1 cliente su 6. Il nuovo cliente ama viaggiare e fare shopping all’estero.

Il 30% degli acquirenti è nella fascia dei millennial, (scontrino medio di $1.400) target che nel 2024 rappresenterà addirittura il 50% degli acquirenti.

Naturalmente il device preferito per gli acquisti è lo smartphone e i social sono la piattaforma preferita per scambiare opinioni e pareri.

La qualità? Continua ad avere un ruolo. Certo. ma da sola non basta più: la strategia vincente per i brand sia da ricercare in un modello evoluto di Customer Experience Management, giocato su più piani di ascolto e di relazione.

Customer experience evoluta

In un mercato così focalizzato sulla gestione della customer experience, diventa prioritario ricorrere a una nuova intelligenza phygital (physical+digital), che impatta in modo significativo sul modo in cui vengono sviluppati, commercializzati, venduti e rilasciati prodotti e servizi.

Uno sguardo alle più recenti concretizzazioni, potrà contribuire ad arricchire il tema.

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I 7 trend topic individuati da M-Cube 

Consumatore globetrotter – dunque – ma anche giovane, omnichannel e deciso a NON annoiarsi: in questo scenario come dovranno parsi le aziende, su quali leve dovranno puntare?

Da M-Cube un vademecum contenente 7 trend topic da non dimenticare:

  • L’artigianalità assume più importanza dell’estetica: tornano valori quali esclusività, artigianalità, qualità e classicità, essenziali per i consumatori core che attribuiscono loro un peso ben superiore rispetto alla qualità come riconoscibilità del brand e alla componente estetica.
  • Il “made in” punto distintivo dell’attrazione: la provenienza dei prodotti è una discriminante per l’80% dei consumatori, soprattutto nei paesi emergenti. In questo senso il made in Italy riscuote ancora ampi consensi, superando il primato del Made in France.
  • Il passaparola è un differenziale del business: i 2/3 dei consumatori sono soliti raccomandare e suggerire i propri brand preferiti.
  • Gli uomini i nuovi protagonisti dei consumi di lusso: il segmento maschile è in crescita e acquistano per sé ma anche per gli altri, con i regali che rappresentano il 30% dei loro acquisti.
  • Assortimento e prezzo come binomio che guida l’interesse: il nuovo consumatore effettua molti dei propri acquisti al di fuori del proprio paese, a causa di prezzi più convenienti e maggiore assortimento. Milano si registra come seconda solo a Parigi come meta di shopping, con Mosca, Singapore e Macao che si avvicinano alle principali città italiane nelle preferenze dei consumatori.
  • Localizzazione dei concept store in base alle aree geografiche: i consumatori dei paesi maturi preferiscono negozi specializzati in location esclusive che consentano un’esperienza d’acquisto intima mentre quelli delle realtà emergenti prediligono i grandi flagship store in cui la tradizionale esperienza fisica si fonde con quella virtuale e digitale.
  • Convergenza phygital (physic & digital): il mondo digitale influenza oltre il 50% degli acquisti. I clienti si sono abituati a cercare online informazioni e opinioni, molto prima dei prodotti e oltre a un exploit dell’e-commerce, che passerà dall’attuale 5% del totale al 15%.

A commento di queste evidenze, il Group CeO di M-Cube Manlio Romanelli ha dichiarato: “L’evoluzione del mercato del lusso e di conseguenza del profilo dei clienti sta portando i brand a rivolgersi con sempre maggiore attenzione al mondo del digitale e della tecnologia per rendere i propri store ancora più vicini all’idea di esperienza di shopping multisensoriale che il cliente si aspetta.”

 

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