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Giornata mondiale dell’Ambiente, FederBio sostiene la bioplastica

Oggi, 5 giugno, si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente, occasione in cui FederBio invita a intensificare gli sforzi per salvaguardare gli ecosistemi, un patrimonio fondamentale da preservare per le generazioni future.

Sull’aspetto specifico della plastica, che trova un largo utilizzo anche in agricoltura, FederBio sottolinea che in quella biologica è stata sostituita da soluzioni alternative come le bioplastiche, biodegradabili e compostabili. A conferma dell’impegno in questa direzione, la Federazione ha siglato da tempo un accordo con Assobioplastiche teso a favorire l’impiego di bioteli nelle coltivazioni agroecologiche. L’agricoltura biologica – che si basa sui principi del benessere, dell’ecologia e dell’equità – rappresenta inoltre un perfetto modello di economia circolare che sostiene e favorisce il benessere del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e dell’intero Pianeta. Anche per le confezioni degli alimenti bio si punta sempre di più a rispettare concetti di economia circolare, attraverso processi improntati alla sostenibilità e all’utilizzo di materiale compostabile e interamente riciclabile.

“La salvaguardia dell’ambiente è una responsabilità di tutti – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio. Ecco perché riteniamo importante promuovere modelli positivi e sensibilizzare i cittadini ad adottare scelte alimentari sostenibili. L’agroecologia, di cui il biologico e biodinamico rappresentano le punte più avanzate, può dare un contributo fondamentale alla tutela dell’ambiente, della biodiversità e al contrasto al cambiamento climatico”.

Firmato protocollo tra FederBio e Roma Capitale per promuovere l’agroecologia

A spingere FederBio e Città metropolitana di Roma Capitale a firmare un protocollo d’intesa nel corso della Festa del Bio di Roma è l’intenzione di promuovere i principi dell’agroecologia, sostenere l’agricoltura biologica e a Km 0 nelle politiche locali, con particolare riferimento alla tutela e gestione del verde pubblico e alla ristorazione collettiva. Tra le iniziative principali previste dal protocollo si segnalano le attività di sensibilizzazione verso gli attori pubblici e privati della filiera sull’utilizzo di prodotti biologici nelle mense scolastiche, lo sviluppo di attività di formazione degli operatori agricoli e dei tecnici comunali addetti alla stesura dei Capitolati per i servizi di ristorazione collettiva e per favorire la conversione al biologico, con la realizzazione di corsi di aggiornamento, affiancamento tecnico e informazione.

L’accordo inoltre punta a sensibilizzare i Comuni del territorio affinché aderiscano all’iniziativa “Comuni Amici del Bio”, promossa da Cambia la Terra (il progetto di FederBio con Legambiente, Lipu, Medici per l’Ambiente, Slow Food e WWF), che raccoglie le amministrazioni locali impegnate per un territorio libero da sostanze chimiche, in agricoltura, nelle aree verdi ma anche nelle mense pubbliche, particolarmente nelle scuole. L’iniziativa nasce per allargare la rete dei Comuni liberi dai pesticidi e vuole mettere in rete le esperienze e gli strumenti per la conversione al biologico, anche attraverso la creazione di un database che raccoglie gli atti normativi delle amministrazioni pubbliche, un importante strumento di facilitazione per tutte le realtà che desiderano avviare politiche a supporto di una transizione ecologica e verso il superamento della chimica di sintesi.

La promozione delle opportunità offerte dai finanziamenti per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, per il sostegno ai mercati contadini bio, per la diffusione delle mense scolastiche e aziendali con prodotti biologici e per supportare i Comuni che hanno avviato politiche volte alla riduzione dell’impiego della chimica di sintesi nei loro territori, in linea con le strategie europee “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, sono ulteriori punti centrali dell’accordo che vedrà collaborare nel prossimo triennio FederBio e Città metropolitana di Roma Capitale.

“La creazione di sinergie con le amministrazioni e realtà rappresentative del territorio è essenziale per accelerare la transizione verso il modello agroecologico. Siamo lieti che una realtà importante come la Città metropolitana di Roma Capitale aderisca a iniziative che possono determinare, per il territorio e le comunità, effetti positivi con una ricaduta diretta sulla salute dei cittadini, sulla tutela della biodiversità e sul contrasto del cambiamento climatico”, ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio.

“Il protocollo siglato con FederBio risponde perfettamente alla missione di Città metropolitana di Roma Capitale che è focalizzata sullo sviluppo sostenibile, economico e sociale del territorio. Crediamo che l’affermazione del modello biologico sia una leva importante per far crescere le nostre comunità, creando opportunità economiche importanti e, nello stesso tempo, proteggendo un ambiente sempre più fragile ed esposto alle crisi dettate dall’emergenza climatica”, ha commentato Rocco Ferraro, consigliere delegato Ambiente, Transizione ecologica, Aree Protette, Tutela degli animali di Città metropolitana di Roma Capitale.

Earth Day, per FederBio la transizione ecologica è il miglior investimento sul futuro

“Investiamo nel nostro Pianeta” è il tema scelto per celebrare il 53esimo Earth Day, la giornata mondiale dedicata alla sostenibilità ambientale e alla salvaguardia del nostro Pianeta che si celebra il 22 aprile.

Secondo FederBioil miglior investimento per tutelare la Terra è la transizione ecologica verso sistemi agroalimentari sostenibili e rispettosi degli ecosistemi. In linea con le politiche Ue che, con il Green Deal, le strategie Farm to Fork, Biodiversità e il Piano d’Azione europeo per il bio, si sono date l’ambizioso obiettivo di triplicare i terreni coltivati a biologico entro il 2030, riconoscendo i benefici ambientali sociali ed economici che l’agricoltura biologica può offrire, FederBio invita ad adottare stili produttivi più sostenibili e a scegliere un’alimentazione a base di cibo biologico, attenta alla stagionalità e alla prossimità di produzione, con un ridotto apporto di carne.

Il Rapporto “Study on the environmental impacts of achieving 25% organic land by 2030” di Nicolas Lampkin and Katrin Padel, recentemente presentato, delinea e quantifica i benefici – in termini ambientali, di mitigazione dei cambiamenti climatici, riduzione dell’inquinamento da azoto e miglioramento della biodiversità – che si otterrebbero con il raggiungimento del 25% di terreni agricoli biologici nell’Ue. In particolare, sottolinea lo studio, le emissioni totali di gas serra sarebbero ridotte fino a 68 milioni di tonnellate di Co2 l’anno con una diminuzione del 15% delle emissioni totali di gas serra dell’agricoltura dell’UE-27, mentre la biodiversità aumenterebbe del 30% sui terreni agricoli biologici rispetto a quelli non bio. Lo studio evidenzia, inoltre, che la conversione al biologico determinerebbe la riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi, consentendo così di raggiungere un altro obiettivo ambizioso della strategia Farm to Fork: la diminuzione del 50% dell’utilizzo dei pesticidi chimici entro il 2030.

“Abbiamo solo una Terra e va tutelata – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio. Come attesta l’autorevole Rapporto Lampkin-Padel, la transizione agroecologica verso sistemi sostenibili e circolari come quello biologico contribuirebbe a ridurre significativamente l’inquinamento da azoto, a salvaguardare le risorse ecologiche e la biodiversità, mitigando contemporaneamente gli effetti sempre più devastanti del cambiamento climatico. Serve dunque un veloce cambio di paradigma sia nel modo di produrre che di consumare cibo. Scegliere bio significa salvaguardare le risorse naturali del Pianeta per le generazioni future, ecco perché riteniamo importante sensibilizzare a scelte alimentari amiche della Terra”.

Allevamenti, FederBio spinge per un nuovo modello

Il regolamento europeo sugli allevamenti biologici non basta più: andare oltre significa puntare soprattutto sul miglioramento delle condizioni di vita del bestiame allevato. È questa la posizione di FederBio, espressa in occasione della seconda Festa del Bio, tenuta a Milano il 4 febbraio. La federazione, che riunisce organizzazioni di tutta la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, ha presentato il nuovo quaderno di Cambia La Terra: “Allevamenti. Sostenibile non basta: il modello è quello del bio”, in occasione di un evento moderato dal giornalista e conduttore televisivo Patrizio Roversi. Il Quaderno – redatto con i contributi di tutte le Associazioni di Cambia la Terra, ISDE Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu, Slow Food e WWF – propone una serie di standard per ridefinire un sistema di allevamento biologico che sia in grado di produrre vantaggi per l’ambiente, per la salute dell’uomo e tenga conto del benessere animale. Secondo FederBio, i bovini devono poter pascolare all’aperto per almeno 120 giorni l’anno, i vitelli devono poter essere alimentati alla mammella, in modo naturale, e gli allevamenti bio devono scegliere razze a lento accrescimento, in modo tale da assicurare una durata adeguata di vita agli animali; le scrofe devono poter passare il periodo della gestazione all’aperto e non possono essere rinchiuse nelle gabbie; ai polli non può essere tagliato il becco (una pratica che denuncia allevamenti affollati) e occorre risolvere il problema dell’eliminazione dei pulcini maschi.

Per Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio, “bisogna passare da un modello intensivo a uno basato sul biologico e sull’agroecologia” per raggiungere gli obiettivi definiti dalle strategie europee Farm to Fork e Biodiversità: da qui al 2030 il settore agricoltura e allevamento deve dimezzare l’uso di pesticidi chimici e di antibiotici e raggiungere l’obiettivo del 25% di superficie agricola coltivata a biologico. In questa svolta, il punto più critico è l’allevamento, perché è il comparto che pone il problema maggiore sia per l’inquinamento che per la salute. “Aver separato agricoltura e allevamento – spiega Mammuccini – ha trasformato il letame da risorsa in problema creando da una parte inquinamento delle acque e del suolo e dall’altra carenza di nutrienti per il terreno. Per questo è fondamentale passare ad un approccio integrato, fornito dai metodi biologici e biodinamici da sempre basati sulla circolarità dei nutrienti”.

L’agricoltura è la principale fonte di emissioni di ammoniaca, a causa della zootecnia e del trattamento dei relativi effluenti e, in misura minore, dell’uso di fertilizzanti. L’Italia è il quarto Paese emettitore di ammoniaca dopo Francia, Germania e Spagna, le emissioni stimate nel 2020 ammontano a 363.000 tonnellate. L’ammoniaca non impatta solo sulla qualità dell’acqua, ma anche sull’inquinamento dell’aria: è tra i responsabili della formazione di polveri sottili e ormai – secondo i dati riportati nel Quaderno – in Pianura Padana il loro contributo è pari a quello prodotto dal traffico stradale.

Il settore del bio punta su un’interpretazione avanzata del regolamento europeo sul biologico, definendo lo “Standard High Welfare”, un modello di allevamento che tenga conto del benessere degli animali, ma anche della conservazione della biodiversità, della valorizzazione delle razze locali e degli allevamenti di piccola scala, importanti per la rivitalizzazione dei territori interni. FederBio lamenta, però, che nel Piano Strategico nazionale della PAC i fondi stanziati andranno in massima parte alla riduzione degli antibiotici, ma gli allevamenti biologici non ne fanno uso e quindi non li potranno “ridurre”. “Si determina il paradosso per cui, ancora una volta, la zootecnia intensiva rischia di essere premiata con i fondi pubblici più di quanto potrà esserlo quella bio e l’allevamento al pascolo” denunciano le Associazioni di Cambia la Terra.

“Abbiamo pochi allevamenti bio, per questo è importante che la politica intervenga per dare la possibilità al settore di accedere ai fondi pubblici che, ad oggi, sono molto più accessibili agli allevamenti a larga scala” sottolinea Mammuccini. E questo in presenza di una crescente domanda di carne bio che al momento non trova sufficiente copertura da parte dell’offerta nazionale, come sottolinea un documento Ismea, l’ente di ricerca sul mercato agricolo.

Biologico, il piano di azioni di FederBio per stimolare i consumi

Con una superficie agricola coltivata a biologico pari al 17,4%, l’Italia non è tanto lontana dal raggiungimento dell’obiettivo europeo del 25% entro il 2030. Buona la domanda estera che porta l’export a un valore di 3,37 miliardi di euro (+16% vs 2021). Va però sostenuta la domanda interna dei prodotti alimentari bio, soprattutto nel consumo domestico. Nel 2022 i canali Gdo e specializzati registrano un calo dello 0,8% rispetto al 2021, i prodotti bio sono invece sempre più proposti nel fuori casa, da bar, ristoranti e ristorazione collettiva, dove registrano un +53% sull’anno precedente. La situazione inflattiva giustifica la flessione at home, così come la ripresa della socialità OOH dopo due anni di pandemia motiva, in parte, il risultato significativo nell’Horeca, ma al di là dei fattori contingenti è un dato di fatto che in Italia il consumo domestico di prodotti bio ammonta a 64 euro pro capiti, contro i 180 e i 186 euro di Francia e Germania e i 383 euro della Danimarca.

Per stimolare i consumi FederBio ha promosso il progetto Being Organic in Eu, una campagna di promozione, in collaborazione con Naturland e cofinanziata dall’Unione europea, per diffondere la conoscenza del biologico, del suo contributo al contrasto ai cambiamenti climatici e dei suoi benefici per la salute. Sarà inoltre rinnovato l’appuntamento con la Festa del biologico, un road show in tre tappe a Bologna (3 dicembre), Roma e Milano (nei primi mesi del 2023). Sono anche previste azioni a supporto della filiera con video tematici realizzati in collaborazione con Ismea, un corso presso l’Università di Bologna in Organic law e iniziative a supporto della comunicazione istituzionale per rafforzare la fiducia dei consumatori, stimolare la domanda e la conversione delle aziende dal convenzionale al biologico. Verrà infine svolta un’indagine nel canale Horeca coinvolgendo bar e ristoranti.

Le catastrofi ambientali che, periodicamente, colpiscono il nostro paese – commenta Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio – ci ricordano che serve l’adozione di un nuovo paradigma di produzione agroalimentare, basato sulla transizione agroecologica che contribuisca a contrastare efficacemente la deriva climatica tutelando la biodiversità, l’ambiente e la fertilità del suolo. Il biologico rappresenta una strada concreta per affrontare le sfide future”.

Secondo i dati Nomisma per l’Osservatorio Sana 2022, il consumatore è molto sensibile a tutte le tematiche ambientali e salutistiche di cui il biologico si fa portabandiera; sull’emergenza ambientale l’86% degli italiani pensa che la situazione sia critica e che siano necessari interventi immediati e il 49% dichiara di praticare quotidianamente azioni antispreco energetico, idrico e alimentare, il 30% si impegna attivamente per favorire il riciclo e il 13% fa scelte d’acquisto di beni di largo consumo prevalentemente sostenibili. Se sulle tematiche dello spreco e del riciclo il contributo attivo dei consumatori assume una certa rilevanza, l’area degli acquisti è quella che ha ancora un buon margine di sviluppo. Sono una minoranza (30%), infatti, le famiglie italiane che comprano spesso il biologico; chi lo fa però manifesta una generale soddisfazione per tutte le categorie di prodotti freschi e ambient.

Una più intensa comunicazione potrebbe allargare la penetrazione se si considera che il 28% degli shopper ritiene che quando fa la spesa le informazioni sui prodotti non sono sufficienti e il 57% vorrebbe saperne di più: il consumatore non ha ben chiaro quali siano i vantaggi per la salute nell’acquistare prodotti bio e come l’agricoltura biologica possa aiutare a contrastare il cambiamento climatico. Insomma, se la notorietà della foglia verde è ormai assunta resta da spiegare quali sono le differenze valoriali e qualitative che conferisce ai prodotti che se ne possono fregiare. AssoBio nella prossima primavera si farà promotore de la Settimana del bio che coinvolgerà tutte le catene della grande distribuzione e dello specializzato insieme al mondo della ristorazione.

In coerenza con questo ci auguriamo – afferma Roberto Zanoni, Presidente di AssoBio – che venga creata al più presto una piattaforma di tracciabilità validata dal Ministero delle Politiche agricole in modo da rendere trasparente, anche al consumatore, il percorso dei prodotti biologici dal campo alla tavola”.

FederBio: il biologico è la risposta a nuove sfide ambientali e alimentari

In occasione della 52a edizione della Giornata Mondiale della Terra, che quest’anno è intitolata “Invest in our planet” per sottolineare l’importanza della tutela delle risorse naturali, FederBio rimarca la necessità e l’urgenza di puntare con decisione sulla transazione agroecologica.

La crisi alimentare ha mostrato con chiarezza quanto il modello dell’agricoltura industriale, basato sulla forzatura del ciclo di produzione, sia ormai superato anche per gli effetti devastanti che ha prodotto in termini di perdita della fertilità del suolo e della biodiversità, distruzione degli ecosistemi e forti impatti sul clima.

Per tutelare la Terra è quindi fondamentale cambiare paradigma e accelerare la conversione al biologico dei sistemi agricoli, come previsto dal Green Deal europeo e dalle Strategie Farm to Fork e Biodiversità.

Il metodo biologico, poiché non utilizza pesticidi e sostanze chimiche di sintesi e si basa sulla circolarità e sul riciclo dei materiali e della sostanza organica, è in grado di tutelare la fertilità del terreno, contrastare i cambiamenti climatici e difendere la biodiversità, fondamentale per il mantenimento della vita sul pianeta.

“Quello che sta succedendo a livello globale conferma che la Terra non è più in grado di sostenere queste dinamiche. Non c’è più tempo. Le crisi interconnesse ambientale, alimentare ed energetica, che hanno ripercussioni in tutto il mondo, evidenziano ancora una volta tutti i limiti del modello produttivo industriale sia sul piano ambientale che su quello economico e sociale. L’impennarsi del costo di pesticidi e concimi chimici che rischia di strangolare le imprese agricole conferma, infatti, quanto sia necessario ripensare il nostro sistema di produzione per renderlo più indipendente da input esterni e più resiliente.

Occorre investire sulla conversione al biologico, in grado di contrastare la deriva climatica e proteggere la salute dell’uomo e dell’ambiente rispondendo alle esigenze del presente senza compromettere la possibilità di soddisfare i bisogni delle generazioni future. La transizione agroecologica è l’unica soluzione che salvaguarda la terra garantendo la fruizione dei servizi ecosistemici indispensabili per un’agricoltura sana per l’uomo e l’ambiente”, sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio.

FederBio, è urgente l’approvazione della legge sul biologico

Una nuova crescita per il biologico nel 2020. Questa la fotografia che emerge dai dati internazionali presentati dall’Istituto di ricerca sull’agricoltura biologica FiBL in collaborazione con IFOAM, la Federazione delle associazioni del biologico a livello mondiale.

Con 2,1 milioni di ettari, 102mila in più rispetto al 2019, l’Italia si conferma il terzo Paese in Ue come superficie coltivata a biologico, la precedono Spagna (2,4 milioni di ettari) e Francia (2,5 milioni di ettari). Globalmente le superfici bio in Ue hanno raggiunto i 14,9 milioni di ettari globali.

Il nostro Paese mantiene il primato come numero di produttori biologici attivi (71.590), seguono la Francia con 53.255 e la Spagna con 44.493. L’Italia brilla anche come incidenza di superficie bio sul totale 16,6 %, la più elevata in Ue che ha raggiunto una media del 9,2%.

L’andamento del mercato bio fa registrare un incremento record del 15,1%, raggiungendo un valore delle vendite al dettaglio di 44,8 miliardi di euro in Ue che diventano 52 miliardi di euro considerando l’intera Europa. L’Unione europea diventa così il secondo mercato mondiale dopo gli Stati Uniti.

“Anche se la Francia sta crescendo a un ritmo più sostenuto, l’Italia continua a mantenere la leadership europea sia come numero di produttori che come percentuali di superficie coltivata. Il boom delle vendite di prodotti conferma come il biologico possa davvero essere il motore di rilancio dell’intero sistema agroalimentare. È necessario però investire a livello nazionale per aumentare i consumi interni che crescono in misura inferiore rispetto agli altri Paesi. Occorrono perciò politiche e un quadro normativo adeguato a sostenere la conversione agroecologica, oltre a investimenti in ricerca, innovazione, formazione. Per non perdere il ruolo di primo piano in un settore che ci vede già naturalmente vocati diventa quindi prioritaria la promulgazione della Legge sul bio, che dopo essere stata modificata il 9 febbraio dalla Camera deve adesso tornare in Senato per la definitiva approvazione. Ci auguriamo che si arrivi in tempi molto stretti alla definitiva approvazione di questa norma fondamentale per supportare la transizione ecologica e sostenere il futuro stesso dell’agricoltura italiana”, ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio.

FederBio, il bio Made in Italy cresce del 5,1% ma meno del resto d’Europa

Superfici, operatori e consumi bio ancora in crescita. È questo il dato principale che emerge dalle analisi presentate alla 33esima edizione di SANA – Rivoluzione Bio 2021. I numeri forniti da SINAB per il Mipaaf, confermano che la superficie biologica nel 2020 è aumentata rispetto all’anno precedente di +5,1 punti percentuali, evidenziando tuttavia un trend di sviluppo più modesto rispetto ai maggiori Paesi europei. I terreni coltivati a biologico hanno attualmente superato i 2,1 milioni di ettari. In crescita, inoltre, il numero degli operatori del settore che ha raggiunto le 81.731 unità, con un incremento dell’+1,3%.

Anche gli andamenti del mercato confermano la rilevanza del biologico. Secondo i dati dell’Osservatorio SANA, promosso da Bologna Fiere e curato da Nomisma, nel 2021 (anno terminante a luglio) i consumi interni hanno registrato una crescita del 5%, rispetto all’anno precedente. La spesa delle famiglie italiane si è attestata a 4,6 miliardi di euro: 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno un prodotto biologico nell’anno in corso. Negli ultimi dieci anni i consumi interni hanno registrato un’impennata del 133%. Notevole l’incremento dell’export che, sempre nell’ultimo anno, è aumentato dell’11%, raggiungendo quota 2,9 miliardi di euro, con una crescita negli ultimi dieci anni del 156%. L’Italia si posiziona al secondo posto per export dopo gli Stati Uniti.

“Il biologico si conferma fondamentale per il rilancio del sistema agroalimentare italiano, anche se il tasso di crescita della SAU bio si è rivelato inferiore a quello dei maggiori Paesi Ue. Considerando che in questo momento si stanno definendo le scelte prioritarie del Piano strategico Nazionale della PAC post 2022 che determineranno lo sviluppo del settore agricolo e alimentare per i prossimi dieci anni, riteniamo che sia il momento ideale per intervenire e colmare il gap di crescita con gli altri Paesi. Crediamo dunque che sia imprescindibile un’immediata approvazione della legge sul biologico per avere a disposizione tutti gli strumenti necessari, a partire dal Piano d’Azione, per affrontare le sfide del settore. Il biologico è essenziale per l’affermazione di un modello agricolo che rispetti l’ambiente, contribuisca a mitigare l’impatto climatico, creando inoltre nuove opportunità di occupazione, in particolare per i giovani e le donne”, ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, Presidente FederBio.

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