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Economia: consumatori europei fiduciosi ma sempre prudenti

Nel secondo trimestre del 2024 l’ottimismo dei consumatori europei è cresciuto leggermente rispetto al trimestre precedente, anche se la maggior parte di essi ha continuato a manifestare sentimenti contrastanti nei confronti dell’economia. Una quota maggiore di consumatori più giovani prevede di effettuare importanti spese in modo mirato, ad esempio in viaggi e cene, rispetto invece alla fascia d’età più avanzata. Come già rilevato lo scorso anno, i consumatori europei hanno inoltre dichiarato di continuare a risparmiare.

Secondo l’analisi condotta dal team ConsumerWise di McKinsey che ha preso in esame il sentiment dei consumatori in Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, per il terzo trimestre consecutivo la percentuale di consumatori europei ottimisti è cresciuta leggermente, con i consumatori a medio reddito e i baby boomer in testa. Il sentiment positivo riguarda in particolare i consumatori in Italia e Germania rispetto agli altri Paesi europei. I consumatori più ottimisti hanno attribuito il proprio sentiment alla stabilizzazione dei tassi d’inflazione, mentre coloro che guardano all’economia con pessimismo hanno attribuito i propri timori ai conflitti internazionali in corso e alle sfide poste dal cambiamento climatico. L’indagine ha rilevato inoltre che nel secondo trimestre le finanze familiari dei consumatori europei sono rimaste per lo più invariate rispetto al trimestre precedente, grazie a una progressiva riduzione delle spese e una crescita dei risparmi, registrando anche un lieve aumento del reddito. Tra le misure di risparmio adottate, emerge in particolare la capacità di tenere traccia delle proprie spese, sebbene in questo trimestre il numero di consumatori che ha portato avanti questa strategia sia diminuito di due punti percentuali, scendendo al 28%, rispetto al precedente.

Per quanto riguarda i beni di prima necessità, come quelli alimentari, la maggior parte dei consumatori europei prevede di mantenere i livelli di spesa attuali nei prossimi tre mesi. Le aspettative di spesa dei consumatori per questa categoria sono leggermente variate rispetto al trimestre precedente (ad esempio, la spesa attesa per i prodotti freschi è cresciuta di un punto percentuale rispetto all’inizio dell’anno). La variazione più significativa rispetto alle aspettative di spesa ha riguardato la benzina, probabilmente dovuta all’aumento degli spostamenti in auto per i viaggi estivi. Le maggiori differenze riscontrate nelle aspettative di spesa trimestrali hanno riguardato soprattutto le categorie di beni semi-discrezionali e discrezionali, rispetto a quelle per i beni di prima necessità. Infatti, un numero maggiore di consumatori europei prevedeva di spendere di più per alberghi e voli internazionali rispetto al primo trimestre 2024, probabilmente dovuto all’arrivo della stagione estiva. Alcuni consumatori prevedevano inoltre di spendere di più per gioielli rispetto allo scorso trimestre, riflettendo una maggiore fiducia nell’economia.

Dopo un primo calo ad inizio anno, un numero maggiore di consumatori rispetto al trimestre precedente è intenzionato ad effettuare importanti spese nei prossimi tre mesi (con un aumento di tre punti percentuali al 37%). Tuttavia, il 63% dei consumatori europei sostiene di non avere intenzione di effettuare ingenti spese. In questo scenario, guardando alle fasce generazionali, si rileva un’intenzione di spesa superiore alla media per la Gen Z, seguita dai Millenial. Parallelamente, se la Gen Z emerge come particolarmente interessata a spendere per l’abbigliamento, la Gen X e i Baby Boomer sono più orientati a spese per viaggi e cene fuori. Nonostante il relativo ottimismo e la disponibilità a spendere in modo mirato, i consumatori europei hanno anche dichiarato di voler continuare a risparmiare, acquistando meno articoli – comportamento osservato anche nel mercato statunitense – o acquistando presso rivenditori a prezzi più bassi. Nonostante abbiano generalmente espresso una maggiore tendenza all’acquisto, i Gen Z e i Millennial sono stati anche più propensi a dichiarare di voler risparmiare rispetto alle generazioni più mature – in particolare in Francia e in Spagna, con l’Italia che si colloca nella media europea. L’Italia ha invece visto una maggiore propensione al risparmio rispetto alla media europea per le generazioni Baby Boomer e Silent, e Generazione X.

Investire in tecnologia vuol dire aumentare il valore dell’azienda

Il software sta trasformando ogni settore e l’impatto è particolarmente pronunciato nelle organizzazioni rivolte ai consumatori. Con l’affermarsi del modello direct-to-consumer, i ricavi provengono sempre più spesso dall’online piuttosto che dai canali tradizionali. Poiché le esperienze digitali pesano sul fatturato, le organizzazioni rivolte ai consumatori devono effettuare investimenti digitali efficaci.

Le aziende che fanno del software una parte fondamentale della loro organizzazione e sfruttano le tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale, la realtà mista e la robotica, possono costruire una solida base per una crescita sostenibile. Molti player del settore retail e consumer hanno già effettuato investimenti decisivi in software e tecnologia. Starbucks, ad esempio, ha sviluppato Deep Brew, uno strumento per sfruttare l’intelligenza artificiale per varie applicazioni. Lego ha collaborato con Epic Games per creare un metaverso in cui i bambini possano connettersi, giocando tra mondo digitale e fisico senza soluzione di continuità, e L’Oréal ha investito in Digital Village, una piattaforma di costruzione di mondi virtuali e un marketplace di NFT, per scommettere sulle opportunità offerte dal metaverso e dal Web3 per la creazione di negozi virtuali.

Secondo una recente ricerca McKinsey, le aziende che investono massicciamente nel software superano i propri peer: i leader digitali hanno creato un maggior valore per i propri azionisti – pari a tre volte i rendimenti degli ultimi cinque anni, rispetto alle aziende leader non digitali. L’analisi, condotta su oltre 120 public company del settore consumer e retail, rivela anche che quelle con un modello operativo tecnologico maturo superano quelle che operano in modo più tradizionale e vantano, in media, un rendimento per gli azionisti 2,2 volte superiore, nonché livelli di customer engagement e brand awareness dal 40 al 45% più elevati. Si prevede che l’impatto annuale dell’IA generativa sulla produttività del settore sarà compreso tra 400 e 660 miliardi di dollari, tra i più alti di tutti i settori.

Le aziende del settore consumer possono distinguersi dalle imprese tech-native puntando sulla riconoscibilità dei propri brand e sulla possibilità per i talenti di vedere l’impatto tangibile delle loro innovazioni sul mercato. Per esempio, Nike si promuove come un’azienda che cerca di assumere “le persone più creative del mondo” che vogliono “rivoluzionare il futuro attraverso l’incontro tra sport e tecnologia”.

Automazione incrementale: passa da qui la trasformazione digitale intelligente e a basso costo

L’automazione ci salverà. Specie in un’epoca di bassi margini di cui fanno spese sia grandi che piccoli. Come riferisce un recente studio di McKinsey da cui si evince che i tipici rivenditori di generi alimentari e gli ipermercati devono affrontare una pressione sui margini di 100-150 punti base, mentre i grandi magazzini e i negozi di abbigliamento hanno una pressione sui margini due volte più alta.

Non è detto però che per l’automazione esista solo la via grandiosa (quella dall’effetto wow, per intenderci), seguita da Amazon (con Amazon Go) e da Kroger (con Kroger Edge). Si può anche optare per un’automazione incrementale. Come suggerisce Scandit che propone alcune vie per rilanciare il retail con una spesa minima

Soluzioni meno invasve e più sostenibili

Gli smartphone abilitati dalla computer vision sono un’alternativa efficace e più economica. L’utilizzo del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e della realtà aumentata (AR), ad esempio, fanno parte di un approccio incrementale che sta già automatizzando le attività lungo l’intera catena di fornitura attraverso l’upskilling, invece di sostituire i lavoratori del settore retail.

Per beneficiare dei vantaggi offerti dall’automazione digitale, i retailer non devono per forza smantellare le infrastrutture dei negozi e interrompere le operazioni installando telecamere, bilance, scaffali elettronici, robot in corridoio e altri oggetti sensoriali nei negozi. Possono semplicemente fornire al personale smartphone e app di uso quotidiano per interagire con i codici a barre sui prodotti, per accedere in tempo reale a informazioni quali i livelli delle scorte, le date di consegna e la verifica dei prezzi dal sistema ERP o da altre fonti di dati. Il personale così equipaggiato digitalmente può fare inventari rapidi, ottimizzare gli scaffali, consigliare i clienti e molte altre attività.

L’introduzione della scansione mobile offre una miriade di opportunità per reingegnerizzare i processi e aumentare l’efficienza in tutta la supply chain. La gestione dell’inventario e il prelievo delle scorte diventano semplici e veloci, e i lavoratori possono trovare gli articoli contrassegnati o leggere gli aggiornamenti riguardanti i prodotti con una sola scansione.

Guadagnare ma con meno rischi

L’utilizzo di smartphone a prezzi accessibili per aumentare digitalmente le attività in ambito retail e il personale qualificato consente di superare un collo di bottiglia chiave che il rapporto McKinsey evidenzia: “I retailer faticano a liberarsi dalla tirannia dei cicli di bilancio e dalla replica della spesa in conto capitale dello scorso anno”. La società di consulenza cita l’inerzia interna come un motivo chiave per non investire in tecnologia come il self-checkout e il shelf-scanning.

Ma il progresso della tecnologia mobile e delle soluzioni basate su software evita la necessità di aggiornamenti che richiedono enormi investimenti, con la possibilità di passare a soluzioni software finanziate dalla spesa operativa. Facendo leva sui codici a barre esistenti e sostituendo l’hardware di scansione dedicato e costoso con soluzioni per smartphone, si ottengono notevoli risparmi sui costi dell’hardware tradizionale e sui costi di manutenzione e assistenza. Con i risparmi sui costi reinvestiti per implementare soluzioni software e dispositivi mobili a prezzi accessibili per tutto il personale, i rivenditori vedranno notevoli vantaggi in termini di efficienza e conseguenti opportunità di reingegnerizzazione dei processi.

Per i retailer che scelgono l’automazione incrementale, i guadagni non sono meno significativi rispetto alla scelta di un aggiornamento “Big Bang” delle operazioni ma i rischi sono minori. È necessario, infatti, stanziare meno risorse per ridurre i costi, migliorare l’esperienza del cliente e molto altro ancora.

McKinsey fa notare che l’opportunità di automazione nel retail va oltre la semplice gestione dei negozi. Più in generale, i robot intelligenti possono immagazzinare, prelevare e scaricare i prodotti dai pallet e trasportarli, calcolando al contempo i percorsi ottimali attraverso un magazzino. Gli addetti al magazzino che utilizzano smartphone per queste attività, lo fanno con una velocità e una precisione che si riflette sui profitti.

L’unione della computer vision e dell’AR sugli smartphone consente ai retailer di sperimentare i benefici dell’automazione e di reingegnerizzare in modo incrementale altri processi lungo tutta la catena di fornitura, senza nessuna interruzione e a un costo irrisorio. Che si tratti del controllo dei prezzi in tempo reale, del prelievo delle scorte o della clientela, i rivenditori possono partecipare alla visione di McKinsey, ma ad una frazione del prezzo – e senza alcuna interruzione delle proprie attività.

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