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Consorzio del Prosciutto di Parma: nuova strategia per rilanciare il comparto

Sono 4 i pilastri adottati dal Consorzio del Prosciutto di Parma e dai suoi produttori per rilanciare il comparto: assoluta terzietà dei controlli, task force di esperti dedicata alla certificazione, modifica e rafforzamento del sistema dei controlli, revisione del disciplinare di produzione. Quattro scelte strategiche che il consiglio di amministrazione del Consorzio ha deliberato in data 4 luglio, con l’obiettivo di migliorare l’identità e la qualità del Prosciutto di Parma DOP a tutela del prodotto stesso e dei consumatori.

Istituto di certificazione: si volta pagina

Dopo vent’anni di collaborazione con l’Istituto Parma Qualità (IPQ), il Consorzio volta pagina e affida a CSQA Certificazioni il sistema di certificazione e controlli della DOP Prosciutto di Parma. CSQA è un ente leader del settore, di comprovata esperienza e professionalità, in grado di assicurare assoluta terzietà e imparzialità ponendo fine alle criticità emerse recentemente all’interno del sistema di certificazione e sul possibile conflitto di interessi. Le ampie ed indiscusse competenze del nuovo organismo – sia nel comparto DOP IGP che nelle certificazioni in ambito volontario – stimoleranno inoltre il settore a definire strategie di rafforzamento della denominazione anche attraverso lo sviluppo di iniziative sui temi di maggiore attualità: ambiente, benessere animale, sostenibilità.

Una nuova squadra per un nuovo piano

In questo periodo transitorio, l’IPQ continuerà a svolgere il suo incarico di controllo e certificazione sotto la vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole e del Turismo. CSQA – attraverso una task force di esperti dedicata – avvierà immediatamente i lavori per la definizione del nuovo piano di controllo nell’attesa dell’autorizzazione ufficiale da parte dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari del Mipaaft (ICQRF).

Disciplinare: novità per tutta la filiera

Dopo un lungo lavoro di preparazione durato diversi mesi, il Consorzio ha formalmente avviato anche l’iter di modifica del Disciplinare che prevede nei prossimi giorni la consultazione di tutta la filiera produttiva. Le modifiche riguarderanno tutti gli anelli della produzione, dalle caratteristiche della materia prima – tra cui genetica, peso e alimentazione dei suini, benessere animale, peso e caratteristiche delle cosce fresche – fino al prodotto finito come metodo di lavorazione, peso e stagionatura del prosciutto, modalità di vendita, prodotto pre-affettato, ecc.

Ma non solo. Al fine di rafforzare ulteriormente il sistema di prevenzione delle frodi e garantire al consumatore un prodotto più sicuro, il nuovo Disciplinare conterrà anche specifici elementi per la tracciabilità e la rintracciabilità del prodotto lungo tutta la filiera produttiva.

Le dichiarazioni

In merito alla novità Vittorio Capanna, Presidente del Consorzio del Prosciutto di Parma si è così espresso: “È il primo forte segnale di rinnovamento che parte da uno degli ambiti più importanti per una DOP, il sistema dei controlli, nell’ottica di offrire una maggiore trasparenza e la massima garanzia ai consumatori, assicurandogli la qualità che si aspetta dal Prosciutto di Parma. Abbiamo scelto un ente indipendente in grado di assicurare una struttura organizzativa fondata sulla cultura della certificazione di prodotto e su consolidati principi di imparzialità e terzietà”.

Entusiasmo e voglia di fare, i punti clou della dichiarazione di Pietro Bonato, AD e Direttore Generale di CSQA Certificazioni: “CSQA raccoglie una sfida importante mettendo a disposizione tutte le professionalità e competenze di un organismo terzo, indipendente che da sempre ha come mission la valorizzazione del vero made in Italy agroalimentare di qualità. Da oltre 30 anni abbiamo puntato sulla certificazione delle eccellenze nazionali di settore a supporto dello sviluppo di imprese e territori nel mondo. Il nostro obiettivo è fare le cose nella maniera migliore, in modo tempestivo, dedicando una task force che si occupi del tema in via esclusiva e immediata”.

 

Speck Alto Adige e Melone Mantovano, due Igp insieme per un’estate dal sapore insolito

Nata quasi per caso, il connubio insolito tra il gusto speziato e leggermente affumicato dello Speck Alto Adige Igp  e di quello zuccherino e aromatico del Melone Mantovano Igp ha tutte le premesse per consolidarsi. La premessa è infatti giocata sulla qualità dei due prodotti e sul loro secolare radicamento nelle rispettive zone di produzione.

In un incontro organizzato a Milano – dove peraltro è sempre troppo carente la presenza di buyer – questo connubio di sapori è stato testato da due chef di talento con le loro ricette creative.

Il Melone Mantovano Igp, coltivato nella pianura lombardo-emiliana in tre diverse tipologie, è il frutto di terreni ad alta fertilità adiacenti il corso del Po, che conferiscono al melone un aroma più intenso e una più alta concentrazione di sostanze benefiche come potassio e sodio rispetto ad altre aree di coltivazione.

Lo Speck Alto Adige Igp è invece preparato secondo i dettami della tradizione contadina altoatesina e all’attenta selezione della materia prima seguono le fasi della speziatura, dell’affumicatura e della lenta stagionatura.

La collaborazione appena nata potrà dare già dei frutti nei prossimi mesi (la stagione del Melone mantovano va da giugno a settembre) con possibili eventi in Store già allo studio dei due Consorzi.

I numeri dello Speck Alto Adige Igp
Nel 2014 il 35% dello speck prodotto dagli iscritti al Consorzio ha ottenuto la denominazione. Lo scorso anno, i produttori iscritti al Consorzio hanno prodotto 7.039.604 pezzi, pari a circa 31.700 tonnellate di speck, ovvero il 9% in più rispetto al 2013.

Il 69% della produzione di Speck Alto Adige viene venduto in Italia. Una grossa parte in Alto Adige e nelle regioni settentrionali. Però lo Speck Alto Adige è molto richiesto anche fuori dai confini nazionali. Con una quota di export del 31%, lo Speck Alto Adige è uno dei salumi più esportati d’Italia.

In Italia il 61% viene venduto nei supermercati. Altri canali importanti sono i discount col 23%, l’ingrosso col 6%, le gastronomie col 4% e la vendita al dettaglio (6%), particolarmente forte in Alto Adige.

I numeri del Melone Mantovano Igp
Oggi aderiscono al Consorzio di Valorizzazione e Tutela del Melone Mantovano 9 produttori di melone Igp e nessun trasformatore, queste le due categorie ammesse dal Ministero per attestare la rappresentatività della filiera. Le imprese del Consorzio nel 2015 dedicano alla coltivazione del Melone Mantovano una superficie complessiva di ca. 1000 ettari che porteranno ad una produzione stimata di 102’000 quintali di melone a marchio Igp. Un dato in netta crescita rispetto ai 6’000 quintali del 2014.

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