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Mamme Millennials, come cambia la spesa rispetto alle Baby Boomers (infografica)

Come cambia la spesa delle mamme Millennials, le trentenni di oggi rispetto alle mamme più in là con gli anni? Cambia eccome, e la cosa non ci sorprende: una analisi più accurata però viene da tiendeo.it,  il portale per i cataloghi e le offerte online geolocalizzate, che ha realizzato uno studio con l’obiettivo di comprendere meglio il comportamento d’acquisto di due diverse generazioni di madri: baby boomers e millennials. Prima di tutto, il dove: quando si tratta di fare acquisti per la famiglia, i negozi fisici sono la scelta preferita sia dalla generazione Y (83%) sia dalle madri baby boomers (84%).

La prima divergenza però si nota sul quanto: lo studio di Tiendeo.it mostra che le mamme baby boomers spendono il 21% in più al mese per la loro lista della spesa rispetto alle madri millennials. Contro la media di 177 euro che queste ultime investono mensilmente, le baby boomers spendono 224 euro. Nonostante la differenza di prezzo, le abitudini di entrambe le generazioni di madri convergono nel destinare la maggior parte della spesa mensile a prodotti freschi. In effetti, le madri millennials spendono il 42% del budget alimentare mensile per questo tipo di prodotti, mentre le madri baby boomers spendono il 48%. Tuttavia, le madri più anziane destinano più denaro per il pesce (20%) e la frutta e verdura (15%). D’altra parte, le madri millennials scelgono la carne (17%) come uno dei prodotti più importanti nel loro carrello della spesa.

Cresce poi nel carrello delle famiglie italiane la presenza di prodotti biologici, che iniziano a occupare più spazio nelle liste della spesa dei consumatori. In effetti, le madri baby boomers e millennials spendono il 12% del budget mensile destinato al cibo per comprare questi prodotti. In generale poi si nota una maggiore consapevolezza da parte degli acquirenti per quanto riguarda l’ambiente e le imprese locali, indipendentemente dalla generazione di appartenenza.

Il sondaggio è stato condotto da Tiendeo.it tra il 23 Aprile e il 1 Maggio 2018 con 260 utenti – donne con bambini, tra i 24 e i 72 anni.

 

Gluten free, l’evoluzione del mercato e dei canali secondo Schär

Come è evoluto il mondo del gluten free? Ne abbiamo parlato con Sara D’Agostini, Lead Marketing Italy di Schär, azienda italiana da 35 anni leader del senza glutine. Un settore in crescita, senz’altro, all’interno del comparto benessere (prodotti salutistici, integrali, biologici e gluten free) che secondo Nielsen nel corso degli ultimi due anni (anno terminante a maggio), ha guadagnato circa il 2% a valore. All’interno di questo comparto il bakery senza glutine che pesa il 7% a valore ha un trend del +20% rispetto nel 2017 sul 2016, per 56 milioni di euro. Una crescita trainata da merendine, fette biscottate e biscotti.

I canali: la Gdo raggiunge la farmacia, crescono gli specializzati

I canali in cui si vendono prodotti gluten free sono tre: la farmacia, la Gdo e i negozi specializzati, novità degli ultimi anni. “Tre canali che hanno vissuto un dinamismo importante con un passaggio di consumatori dal canale farmacia alla Gdo, dovuto al fatto che alcune insegne (oggi circa la metà) hanno attivato la rimborsabilità dei prodotti con il Sistema sanitario nazionale, con un grosso sforzo per attivarlo nei vari punti vendita perché il sistema varia da regione a regione e a volte anche da Asl ad Asl, ma anche con grandi vantaggi, perché il paziente celiaco spesso preferisce acquistare questi prodotti dove può anche fare il resto della spesa”.

Il canale dei negozi specializzati è costituito di punti vendita che vendono esclusivamente prodotti senza glutine: qui i consumatori hanno una scelta molto più vasta degli altri due canali perché sono metrature completamente dedicate a questi prodotti: è un canale che gode di ottima salute.

“La farmacia, canale storico, resta il più importante perché da un lato i prodotti li posso ordinare e ricevere il giorno stesso (utilizzano i corrieri dei farmaci, ndr) anche se il display è molto piccolo posso acquistare in teoria tutti i prodotti gluten free in commercio. La Gdo è quasi allo stesso livello, ma il passaggio di clienti dalla farmacia al momento si è assestato, mentre i negozi specializzati continuano a crescere a doppia cifra, sono realtà sempre più performanti”. 

Ma chi e quanti sono questi negozi? “Ci sono piccole catene e franchising ma sono realtà frammentate, quasi sempre indipendenti. Però il negozio specializzato ha il vantaggio di offrire centinaia di referenze e per il celiaco e chi sceglie di mangiare gluten free un punto di riferimento importante. È un canale non rilevato da Nielsen quindi non sappiamo esattamente quanti sono, ma per noi vale un 20% del mercato, sono molto concentrati al centro nord, nel Sud la farmacia è ancora il canale principe mentre al nord la Gdo è più forte.

Oltre la celiachia: alla ricerca di nuovi cereali

In Gdo c’è tutto un fenomeno di marche che in farmacia non esistono come i brand mass market che attirano anche quel consumatore che non ha problemi di salute ma decide davanti allo scaffale, al momento, di acquistare bio, vegetariano o senza glutine. È salutista e sperimenta con il cibo. Spesso compra prodotti senza glutine perché contengono il miglio, la quinoa, il grano saraceno, cereali diversi dal grano.

“Tradizionalmente i prodotti gluten free sono a base di mais e riso, noi come leader di mercato abbiamo iniziato a differenziare, usiamo i cereali nobili naturalmente senza glutine che nell’industria sono dimenticati: il teff, l’amaranto, l’avena, il miglio. Abbiamo anche contratti con coltivatori, ad esempio in Veneto per il miglio, perché avevamo difficoltà ad ottenere le quantità necessarie in una filiera controllata”.

 

Il consumatore in 4 tipi

Il consumatore di gluten free può essere segmentato in quattro classi: gli inconsapevoli, che comprano senza sapere di acquistare senza glutine, anche perché fanno confusione, e questo succede soprattutto con i brand mass market: sono il 60% dei consumatori, che spendono pochissimo; i celiaci sono il 4% ma generano un alto valore (in Italia l’incidenza della malattia sulla popolazione italiana sarebbe l’1% ma i diagnosticati sono 200mila dunque in teoria ci sono 400mila malati non diagnosticati, mentre la sensibilità al glutine è più alta – e controversa – e, non riconosciuta dall’Ssn quindi passa per la Gdo). Il 16% è sensibile al glutine, e il restante 20% sono consumatori che acquistano il senza glutine consapevolmente per scelta alimentare: “i motivi sono diversissimi alcuni vogliono variare la dieta, alcuni pensano di avere benefici per la salute, sono tante persone ma con una spesa media relativamente bassa e spesso non scelgono brand specializzati come noi, ma marchi mass market. Sono consumatori che cercano cose diverse nei prodotti e noi cerchiamo di rispondere a tutte le esigenze, anche se siamo nati come marchio dietetico e ancora oggi l’80% del nostro fatturato lo facciamo con i celiaci. La torta in realtà si è allargata, continuano a crescere i light buyer ma aumentano anche le nuove diagnosi, il l’ultima relazione sulla celiachia del ministero della Salute è del 2016 e parla di quasi 200mila diagnosticati, con 15mila diagnosi in più rispetto all’anno precedente”.

“La nostra gamma è fatta da più di 150 referenze che offrono tutti i momenti di consumo e quindi siamo grossi fautori dello scaffale dietetico in Gdo e facciamo molti progetti di category per definire come deve essere organizzato. Aiutiamo a definire la categoria, anche perché con l’aprirsi del mercato si è creata una grande confusione”.

Leggi anche Schär presenta la nuova colazione senza glutine

E ora i dash button di Amazon diventano virtual e personalizzabili, e la spesa è instantanea

E ora i dash Button, icona pop di Amazon, diventano virtuali e, soprattutto, personalizzabili: la novità approdata oggi sul sito della dot com di Jeff Bezos consente di ordinare nuovamente i propri prodotti preferiti creando un apposito bottone.

Nati come pulsante fisico da attaccare sulla lavatrice (dal nome si capisce quale sia stato il primo, che consentiva di riordinare istantaneamente il detersivo preferito quando era quasi finito) sono diventati presto decine, “abbinate” a ogni tipo di prodotto, dalla pasta al caffè in capsule. Ora la versione Virtual, dedicata ai clienti Prime, può essere abbinata a qualsiasi prodotto in modo rapido, sia attraverso l’app gratuita Amazon Shopping sia sul sito web, in ogni momento e in ogni luogo.

I Virtual Dash Button sono semplici da creare, personalizzare e organizzare, e non hanno costi aggiuntivi. Si possono creare quanti Virtual Dash si desideri, associati ai milioni di prodotti idonei alla spedizione Prime, veloce e gratuita.

 

Come una lista della spesa

I Dash Button sono raccolti nella pagina dedicata “I tuoi Dash Button”, visibile su desktop o mobile, che diventano così una lista della spesa personalizzata e cliccabile.

Nel momento in cui un cliente acquista un prodotto su Amazon che può essere tipicamente acquistato di nuovo, Amazon creerà automaticamente un Dash Button Virtuale che sarà visualizzato nella pagina “I tuoi Dash Button”; inoltre, il cliente può anche creare in prima persona dei nuovi Dash Button Vituali dalla pagina Dettagli prodotto, per gli articoli disponibili con la spedizione Prime.

Una selezione di Dash Button dei clienti sarà anche mostrata nell’homepage di Amazon.it.

Il cliente potrà vedere il prezzo del prodotto e accettare immediatamente o meno, con la conferma dell’ordine che sarà mostrata subito dopo, nella stessa pagina.

Per ulteriori informazioni, occorre cliccare al seguente link: www.amazon.it/ddb/learn-more 

Con Carrefour ora la spesa si paga anche con Paypal

Per la prima volta in Italia è possibile effettuare la spesa al supermercato pagando con Paypal, tramite l’e-commerce di Carrefour.  Le due aziende hanno reso noto oggi la decisione di collaborare per la prima volta insieme per rivoluzionare il mondo del grocery in Italia

“In un momento in cui i più grandi player nazionali e internazionali stanno guardando con grande attenzione al trend in crescita dell’acquisto di alimenti freschi tramite e-commerce, la partnership che stiamo annunciando è un ulteriore segnale dell’impegno di PayPal nel rispondere alle esigenze degli utenti – ha detto Federico Zambelli Hosmer, General Manager per l’Italia di PayPal -. Uno dei nostri principali obiettivi consiste nel permettere a clienti e partner di ridurre la distanza tra l’utente e il servizio di cui ha bisogno. In quest’ottica, l’ambiente del grocery rappresenta la nuova frontiera di un universo nel quale i pagamenti digitali e le soluzioni proposte da PayPal possano contribuire in maniera significativa a semplificare il quotidiano di ognuno di noi”.

L’accordo permetterà così a chiunque di connettersi al sito italiano del gruppo francese e, dopo aver creato il proprio profilo all’interno del portale, di scegliere i propri prodotti preferiti, avendo a disposizione anche numerose offerte di acquisto sulle merci elencate. Una volta riempito il carrello virtuale, l’utente, che a questo punto avrà già scelto collocazione geografica e servizio di consegna o di ritiro, potrà pagare, semplicemente e con meno stress, utilizzando il proprio conto PayPal in maniera sicura e veloce, accedendo con la propria username e password.

Una semplificazione digitale, questa, che permetterà a tutti i residenti nelle 18 regioni italiane che ospitano i 1.071 punti vendita Carrefour, di ottimizzare tempi e spostamenti riducendo in maniera sensibile lo stress causato dal fare la spesa quotidiana e, allo stesso tempo, rifornendo la propria cucina, e non solo, delle migliori categorie merceologiche presenti sul mercato senza mai muoversi da casa.

“Siamo lieti di inserire PayPal tra le modalità di pagamento della spesa online di Carrefour Italia – ha dichiarato Julian Saez, Direttore Amministrazione, Finanza e Controllo di Carrefour Italia -. Questa partnership faciliterà i nostri clienti e rappresenta un vero passo avanti verso una modalità di spesa più digitale, smart e rapida, in linea con le nostre priorità strategiche”.

Il grocery europeo varrà 2.289 miliardi nel 2022: la top 20 dei mercati

Si fa presto a dire crisi, bassa redditività, concorrenza con l’e-commerce: sta di fatto che il mercato europeo del grocery pesa, ed è destinato a crescere: secondo Igd varrà nel 2022 ben 2.289 miliardi di euro, 377,6 miliardi in più di oggi. Con un CAGR del +3,7% tra il 2017 e il 2022, la crescita sarà spinta da Turchia, Russia e Regno Unito che assommeranno il 51% della crescita. Il che concentrerà in Europa il 16% delle vendite globali nei cinque da qui al 2022.

 

In Europa centro orientale la maggiore crescita

L’aumento della spesa famigliare spinge i consumi dell’Europa orientale, con Ucraina, Russia e Polonia che registrano gli incrementi maggiori.

Layout sempre più attraenti, food court con proposte assai variegate, opzioni di ristorazione anche in negozio tendono ad attirare e convincere i clienti a sostare per più tempo nel punti vendita. Le tecnologie invece rendono l’esperienza della spesa più facile e veloce.

 

Aumenta la fiducia in Europa occidentale

La fiducia dei consumatori tenderà ad aumentare e spingerà le vendite in Italia, Francia e Spagna. E i retailer continueranno a  cercare nuovi modi per aumentare le vendite, puntando anche su prodotti di nicchia e opzioni biologiche, gluten-free e free from. Proseguirà il successo dei discount, che apriranno nuovi punti vendita e massimizzeranno gli assortimenti, traendo profitto anche dal canale online, in uno scenario sempre più competitivo.

Tra i trend più cruciali ci sarà l’alimentazione legata alla salute e il fuoricasa. 

 

La top 20 dei mercati europei grocery 2017-2022

Nella classifica dei mercati europei l’Italia nel 2022 sarà sesta, sorpassata da una Turchia in espansione a due cifre (+11,7%, unico mercato europeo), con un incremento medio basso del 2%, mentre l’Ucraina sorpassa la Svezia.

Consumi Under 35: più edonismo senza figli, più salute con, ma restano tutti green

Ecologia, benessere, salute. Sono i principali fattori che guidano e orientano i consumi degli “under 35”, la fascia di popolazione più sensibile ai valori emergenti della società e più consapevole nelle scelte di acquisto. Persone che guidano la svolta etica degli stili di vita, puntando al rispetto per l’ambiente e per gli animali, all’attenzione al tema delle intolleranze alimentari e talvolta all’alimentazione veggie. Il profilo di questi consumatori esigenti e informati è tracciato dalla seconda edizione dell’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy. Due in particolare le tipologie di “under 35” individuate dalla ricerca, con consumi un po’ diversi tra di loro.

 

Senza figli: eco, animalisti, ricercano il benessere e il free from

Da un lato ci sono le cosiddette “pre-familiy”, ovvero single e coppie senza figli che perciò sono più liberi di intercettare e interpretare al meglio i nuovi valori e le tendenze emergenti nel largo consumo. Dall’osservatorio Immagino emerge che sono loro ad acquistare più prodotti “ecologici”: spendono più della media italiana in prodotti per la cura personale definiti “senza parabeni”, “vegan” e “cruelty free”. È quasi scontato che anche l’acquisto di prodotti alimentari sia guidata da esigenze di benessere e di forma fisica. Nel carrello della spesa degli “under 35” hanno un peso sopra la media i prodotti con poche calorie e a basso tenore di zuccheri, quelli “senza” (che siano il lattosio, gli allergeni, il glutammato, il glutine). Meno presenti nel carrello, invece, gli alimenti definiti in etichetta “biologici” o “senza OGM” e quelli caratterizzati da una delle indicazioni geografiche europee (come Dop, Doc e Igp), forse a causa del costo troppo elevato per la limitata disponibilità economica degli “under 35”.

 

Con figli: nel nome della salute e della sicurezza alimentare

Quando poi arriva un figlio cambia tutto. Nasce la “new family” under 35, con bisogni e conseguentemente consumi di altro genere. Le scelte più edonistiche o legate alla forma fisica sono sostituite da quelle dettate dal soddisfacimento dei bisogni dei figli. Nelle famiglie giovani con bimbi fino a sette anni crescono le spese per l’acquisto di prodotti privi dei nutrienti che vanno controllati nell’alimentazione dei bambini (come sale e zuccheri) e di quelli che, al contrario, hanno un alto tenore di nutrienti importanti nell’età della crescita (come ferro, calcio e vitamine). Anche qui vanno per la maggiore i prodotti “senza” ma in questo caso a essere sbianchettati sono gli additivi, i coloranti e i conservanti. Le new family sono attente alla giusta presenza in tavola di alimenti vegetali ma non eliminano gli alimenti di origine animale: dall’analisi dell’Osservatorio Immagino emerge che per questi consumatori il fenomeno “veggie” registra una minor diffusione sia rispetto alla media nazionale sia rispetto al cluster di famiglie più giovani.

Nessun passo indietro, invece, da parte dei giovani genitori sulla difesa dei valori di fondo della loro generazione improntati all’ecologia: anche nel budget di spesa delle nuove famiglie trovano ampio spazio i prodotti green, quelli biologici, i cruelty free, e i prodotti biodegradabili o confezionati in plastica riciclata.

 

Foto: Lou Liebau / Unsplash

Le donne cambiano la spesa, tra tech e salute: l’indagine Eurispes

Riprendono i consumi dopo la grande crisi ma la spesa è cambiata profondamente, e al centro dei nuovi stili di vita e di acquisti ci sono, sorpresa sorpresa, le donne: così Eurispes in occasione del fatidico 8 marzo ha voluto realizzare un’indagine declinata al femminile. Che ci mostra una donna motore dell’economia e della speranza, moderna, tecnologica, connessa alla Rete e appassionata di social, attenta al proprio aspetto fisico tanto da ricorrere al bisturi.

La nuova spesa rosa

Secondo l’indagine Eurispes, rispetto agli anni passati è il carrello della spesa del supermercato a pesare di più sul bilancio familiare. I prodotti alimentari sono al primo posto nella classifica degli articoli per il cui acquisto si è registrato il maggiore incremento: il 45%; ad aver speso di più sono le cittadine del Nord-Ovest e delle Isole. Non solo: il cibo di qualità è in vetta alla classifica dei prodotti e servizi di cui le donne non sono disposte a fare a meno: la salute in tavola rappresenta quindi un fatto di primaria importanza.


Un’altra voce rilevante riguarda le spese mediche: in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi anni, oltre il 38% delle donne ha dedicato alle cure per la salute maggiori risorse, con una percentuale più alta, e non sorprende, tra le over 65 e le 45-64enni.
Donne al volante: più di tre su dieci hanno dichiarato di aver usato maggiormente l’automobile, sebbene gli spostamenti in auto o in moto risultino all’ultimo posto tra le spese a cui non si vuole rinunciare.
Più tempo per sé di qualità: il 27,8% delle donne nell’ultimo anno ha assaporato più spesso del buon cibo fuori casa, il 25,7% ha dedicato più risorse finanziarie al tempo libero, il 22,3% si è concessa più viaggi e vacanze. A trainare questo tipo di spesa sono soprattutto le fasce giovani tra i 18 e i 24 anni e tra i 25 e i 34 anni.
Oltre un quarto delle italiane ha poi confessato di aver investito di più nella bellezza e nella cura, tra estetista, parrucchiere, profumeria. Uno sguardo nelle tasche (o nelle borse) rivela una interessante correlazione tra cura di sé ed entrate economiche: solo il 16% delle donne che lavorano con partita Iva si è concesso questo tipo di investimento, rispetto al 35,3% di chi ha un contratto a tempo determinato e al 34,3% delle donne che hanno un contratto di lavoro atipico.
Rimane la passione per i vestiti: una donna su quattro ha speso di più per l’outfit rispetto agli scorsi anni; la classe delle 18-24enni è quella che più delle altre ha incrementato il budget da destinare a questo tipo di shopping.
Gli amici a quattro zampe sono considerati sempre di più parte integrante della famiglia: una donna su cinque ha incrementato la spesa per il proprio pet.
C’è poi il capitolo dedicato ai figli: oltre tre donne su dieci hanno scelto di spendere di più per l’istruzione privata scolastica e universitaria dei figli, mentre solo il 15% ha aumentato il budget per le baby sitter. Salta agli occhi il dato che riguarda le donne che lavorano con partita Iva: il 100% di loro non ha speso neanche un euro in più per affidare le cure dei figli ad altri.
È invece molto alta la percentuale di chi ha dovuto sostenere maggiori costi per la badante (30%), segno anche questo di una popolazione che invecchia.

 

Tecnologia grande passione
La ricerca Eurispes sfata un vecchio mito polveroso ma duro a morire: non esiste alcun gap tra maschi e femmine in tema di tecnologia legata alle abitudini quotidiane.
L’88,7% delle donne italiane possiede un cellulare, la percentuale raggiunge la quasi totalità nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 44 anni. Oltre sette donne su dieci cambiano apparecchio solo quando quello vecchio non funziona più, il 12,6% quando il modello e le funzionalità sono superati, solo una su dieci lo sostituisce quando ne esce uno che le piace di più e il 6,9% appena ne ha la possibilità. I numeri cambiano se si considera solo la fascia delle giovanissime: in questo caso, sono il 15% confessa di cambiarlo appena può, e il 19% a dichiarare di acquistarne uno nuovo quando adocchiano un modello più bello.
Il telefono è ormai un onnipresente compagno di vita: il 64,6% delle donne lo consulta mentre guarda la televisione, il 63,4% lo controlla prima di andare a dormire e appena apre gli occhi, il 55% parla e scrive mentre cammina, poco meno della metà non ne fa a meno nemmeno quando va in bagno (44,7%). Più di una donna su cinque lo tiene sott’occhio persino mentre sta guidando.
I risultati variano verso l’alto se si prendono in considerazione le giovanissime tra i 18 e i 24 anni: per il 92,5% di loro il cellulare diventa un oggetto indispensabile prima di addormentarsi e appena sveglie, e per oltre nove su dieci un strumento da consultare davanti alla tv; inoltre il 75,5% non ci rinuncia quando è in bagno.
Fondamentale il rapporto con i social: il 78,5% crede che siano un aiuto per restare in contatto con i propri amici, il 71,8% che consentano di essere informate sull’attualità; per il 63,4% aiutano a fare nuove conoscenze mentre per il 62,5% sono un strumento utile di lavoro. La grande maggioranza è comunque cosciente anche degli aspetti negativi: il 64,8% ritiene che attraverso l’anonimato i Social favoriscano comportamenti aggressivi e offensivi, il 63,9% che siano pericolosi perché mettono a rischio la privacy.  A far valere i pareri più positivi sono le donne laureate e, in generale, le maggiori sostenitrici sono anche quelle più consapevoli dei rischi.
L’indagine Eurispes ha indagato anche sulle abitudini di utilizzo prevalenti fra le donne che frequentano i Social Network: l’attività più comune è quella di guardare le attività e le foto degli amici (88,3%), l’86,2% usa le chat, il 78,8% ascolta e guarda video, il 77,7% li usa per tenersi informate. Scrive che cosa fa e pensa il 58,5% delle intervistate, scrive commenti il 68,2%, si iscrive a pagine su argomenti e personaggi il 55% e il 56,2% usa i Social per conoscere persone nuove. Secondo l’analisi sono le donne conviventi quelle che sfruttano maggiormente le attività offerte, seguite dalle nubili e dalle vedove. Le sposate e le separate/divorziate sono invece più riservate.
 
Lo studio integrale è scaricabile a questo link.

Bennet apre l’ottavo drive a Lentate (MB): saranno 20 entro fine 2018

È stato inaugurato all’interno del centro commerciale Lentate l’ottavo Bennet Drive, il servizio gratuito di spesa veloce che consente di ordinare la spesa on line e ritirarla presso la piattaforma apposita predisposta presso il punto vendita.

Oltre 20 drive entro il 2018
Il suo utilizzo è molto semplice: basta cliccare su www.bennetdrive.it da qualunque dispositivo. 24 ore su 24, scegliere i prodotti da portare a casa (non è previsto un minimo di spesa) e passare a ritirarli nell’apposita piattaforma in qualsiasi momento della giornata, dove la spesa viene caricata direttamente in macchina da un addetto. Il pagamento si può effettuare alla consegna tramite Pos, senza scendere dall’auto.
In Bennet Drive si trovano le medesime offerte presenti nel punto vendita, con la possibilità di ordinare anche i prodotti freschissimi (ortofrutta, macelleria, pescheria) e i prodotti di produzione Bennet (panetteria, pasticceria, rosticceria e cucina).
Il lancio del Bennet Drive di Lentate è supportato da un’intensa attività di comunicazione e da una dinamica promozionale dal forte impatto commerciale che prevede dal 22 al 25 febbraio il rimborso del 25% in buoni sconto utilizzabili sul totale della spesa dal 26 febbraio all’11 marzo, dietro presentazione della Carta Bennet Club e con una soglia minima di spesa pari a 50 euro.

Bennet Drive è presente nei punti vendita di Anzano del Parco e Cassina Rizzardi nel comasco, Vaprio d’Adda, Cornaredo e Vanzaghello nel milanese, San Martino Siccomario in provincia di Pavia e in Piemonte nel nuovissimo Shopping Center Mondojuve di Vinovo – Nichelino.
Dalla sede di Bennet si rende noto che il servizio sarà esteso a oltre 20 punti vendita entro il 2018, e che sarà attivato gradualmente su tutta la rete aziendale (64 ipermercati e 50 centri commerciali con 1250 negozi e più di 7000 dipendenti tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria).

Non solo 8 marzo: da Despar, nove giorni di raccolta fondi a favore delle donne

“Il mondo ha bisogno delle donne”: è una verità insindacabile, ma anche lo slogan dell’iniziativa promossa da Aspiag Service, la concessionaria Despar per il Triveneto e l’Emilia Romagna, che avrà luogo dal 24 febbraio al 4 marzo 2018. In tutte le filiali Despar, Eurospar e Interspar di Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna) per nove giorni si svolgerà una raccolta fondi a favore di quattro diverse realtà locali che si occupano dei diritti e del benessere delle donne e di lotta alla violenza di genere. I clienti saranno invitati ad arrotondare l’importo del loro scontrino con un’offerta libera, che sarà evidenziata sullo scontrino stesso con la dicitura “Per le donne”. I fondi raccolti saranno consegnati ai beneficiari l’8 marzo, festa della donna.

Le realtà destinatarie della raccolta fondi sono impegnate in opere differenti ma comunque valorose. In Veneto a beneficiare sarà Casa Viola, un alloggio protetto che offre accoglienza e supporto alle donne vittime di violenza e ai loro bambini, che sono supportate da un team di professionisti che li accompagna in percorsi di reinserimento lavorativo e abitativo. Il servizio è gestito da Gruppo Polis (www.gruppopolis.it), realtà di Padova che riunisce quattro cooperative attive da più di trent’anni a favore delle persone in difficoltà.

Per il Trentino-Alto Adige è stato scelto il progetto “Casa delle donne/Frauenhaus”, promosso da GEA (Centro d’ascolto antiviolenza/Kontaktstelle Gegengewalt) e rivolto a donne che nei loro contesti sociali vivono o hanno vissuto situazioni di sopraffazione, maltrattamento e violenza. Il progetto si compone di un centro d’ascolto e della Casa delle Donne, una struttura residenziale a indirizzo segreto.

In Friuli-Venezia Giulia il contributo andrà al comitato di Udine di Andos (Associazione nazionale donne operate al seno), che si occupa di assistenza psicofisica a donne operate per tumore al seno e di educazione sanitaria per la prevenzione delle neoplasie mammarie.

Infine l’Emilia-Romagna, dove il contributo andrà a sostenere le attività della sezione bolognese di Udi (Unione donne in Italia), realtà attiva fin dal 1944 per la conservazione e valorizzazione della memoria storica delle donne, per la tutela dei diritti di tutte le donne e in attività di ascolto e tutela legale, in collaborazione con l’Osservatorio regionale sulla violenza alla donna.

«Non si tratta soltanto di dare un supporto economico a realtà che compiono un servizio prezioso nel nostro territorio – spiega Paul Klotz, amministratore delegato di Despar – ma anche e soprattutto di dare visibilità a tutto il loro lavoro, e collaborare per la sensibilizzazione di tutti verso quelle aree ancora critiche in cui, come parte della società civile, siamo chiamati a intervenire per rendere possibile una vera integrazione e una vera parità dei diritti. E questo non perché le donne debbano essere trattate come una specie protetta e fragile, ma perché il mondo ha davvero bisogno del loro pieno e libero contributo umano, professionale e creativo».

Secondo il rapporto Global Gender Gap 2017 redatto dal World economic forum, la parità dei diritti tra uomini e donne nel mondo sarà raggiunta soltanto nel 2186. Uno spread sessuale che non svantaggia soltanto le donne, ma l’intera umanità. Ad esempio, la Banca d’Italia ha calcolato che il nostro Paese, sceso l’anno scorso all’82° posto mondiale nella classifica della parità di genere, con una reale parità di accesso al lavoro, guadagnerebbe immediatamente il 7% del Pil.

Benessere al supermercato: carrello più salutare, Waitrose lancia le lezioni di yoga

Il punto vendita sempre più diventa luogo di accoglienza e interazione con il cliente che va ben al di là della singola spesa, con un’attenzione sempre più spinta verso il benessere: la catena della Gdo britannica Waitrose ad esempio questo mese lancia i corsi di yoga. Sullo sfondo il desiderio di stare bene che ha investito le scelte nutrizionali, cambiando di fatto gli acquisti. In Europa come in Italia: Coldiretti segnala un aumento del +7% per il pesce fresco, del 4,3% per la frutta fresca e del 4% per gli ortaggi freschi per una spesa alimentare che dopo cinque anni nel 2017 torna a crescere (del 3,2%, dati Ismea). Il che significa che sulle tavole degli italiani non si consuma così tanta frutta e verdura da inizio secolo. L’andamento positivo è favorito da nuove modalità di consumo e tecnologie casalinghe come centrifughe ed essiccatori. L’attenzione verso i segmenti naturale e benessere è confermata dalla forte crescita di alimenti come la frutta secca, +7,9%, la pasta di semola integrale, +16% o il riso integrale, + 20% rispetto al 2016. Bene anche zuppe pronte (+33%) e le insalate in busta con gli ortaggi di IV gamma (+4,3%), mentre l’olio extravergine di oliva cresce dell’11%. L’altra faccia della medaglia è la flessione di un grande classico della tradizione italiana percepito come non più così salutare come la pasta, con una flessione dei derivati del pomodoro (-0,5%) e della pasta secca di semola (-3%) per i quali nel 2018 secondo Coldiretti si attendono riscontri positivi con l’entrata in vigore dell’obbligo indicare in etichetta l’origine degli ingredienti utilizzati.

E visto che il benessere non si gioca solo a tavola, e che il punto vendita diventa sempre più luogo di attrazione (la spesa noiosa, da riordino, si farà sempre più online, e in automatico) Waitrose apre le porte dei suoi spazi la sera proponendo da questo mese  in tre punti vendita lezioni di yoga. Tenute da istruttori qualificati, costano £ 7 (7,9 euro) una e £ 35 (39 euro) il pacchetto da sei lezioni.

Come chiarisce Moira Howie, Nutrition Manager di Waitrose: «Sappiamo che il benessere generale è sempre più importante per i nostri clienti. Oltre a mangiare bene ora possono anche rilassarsi e godere dei benefici dello yoga in alcuni punti vendita, e allo stesso tempo fare nuovi incontri».

Sempre sul fronte benessere Waitorse sta testando anche in un paio di supermercati un nutrizionista personale che fornisce consigli dietetici personalizzati ai clienti.

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