CLOSE
Home Tags Spesa

Tag: spesa

Origine in etichetta, scatta l’obbligo anche per i pelati e derivati dell’oro rosso

Foto: Coldiretti.

Anche l’oro rosso è tracciato: scatta l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro. È infatti scaduto il termine di 120 giorni previsto per l’entrata in vigore, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.

I prodotti Made in Italy ottenuti con pomodori coltivati e trasformati in Italia saranno ora riconoscibili sugli scaffali dalla dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.

Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia dovranno infatti avere d’ora in poi obbligatoriamente indicate in etichetta le seguenti diciture:
a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato;
b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del Paese in cui il pomodoro è stato trasformato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.

Per consentire lo smaltimento delle scorte i prodotti che non soddisfano i requisiti previsti dal decreto, perchè immessi sul mercati o etichettati prima dell’entrata in vigore del provvedimento, possono essere commercializzati entro il termine di conservazione previsto in etichetta.

Si tratta di una attesa misura di trasparenza per produttori e consumatori dopo che dall’estero – rileva la Coldiretti – sono arrivati nel 2018 il 15% di derivati di pomodoro in più rispetto allo scorso anno (elaborazioni Coldiretti su dati Istat) relativi ai primi cinque mesi con 86 milioni di chili provenienti nell’ordine da Stati Uniti, Spagna e Cina.

 

Quai 5 milioni di tonnellate

La nuova normativa entra in vigore mentre si sta concludendo la campagna di raccolta del pomodoro in Italia che quest’anno dovrebbe assicurare un raccolto attorno a 4.750.000 tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix, ovvero di contenuto zuccherino, ma rese all’ettaro sotto le medie degli ultimi anni. Si tratta di una attività che impegna in moto in Italia una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 100 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo.

L’Italia è il principale produttore dell’Unione Europea dove le previsioni riportano un calo produttivo complessivo del 14%, con riduzioni superiori al 20% in Spagna e Portogallo. A livello mondiale, il calo della produzione sarebbe meno sostenuto (-6,6%), nonostante la previsione di un meno 40% per la produzione cinese di pomodoro da industria, mitigata da un +14% della produzione californiana.

Sempre secondo Coldiretti oggi in Italia si consumano conserve di pomodoro per circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria. I proodtti più gettonati sono, nell’ordine, le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.

L’obbligo di orgine in etichetta per i prodotti a base di pomodoro segue quello per latte e prodotti lattiero-caseari, grano pasta e riso, di carni di manzo, maiale, di ovini e caprino e di pollame, prodotti ittici, olio, uova, miele e ortofrutta fresca.

Walmart brevetta il supermercato dove si fa la spesa con la realtà virtuale

Sembra una di quelle notizie fituribili a cui ci ha abituato Amazon, tra drone, braccialetti e store senza cassa, ma questa volta il protagonista è Walmart, la maggiore insegna “fisica” statunitense, nonché prima al mondo: secondo Bloomberg la catena avrebbe brevettato uno store virtuale da usufruire in modalità virtuale, un negozio cioè dove, grazie agli occhialoni che ormai un po’ tutti conosciamo, è possibile entrare, muoversi tra gi scaffali, prendere gli articoli e inserirli in un carrello, immateriale pure quello. Sarà questo il futuro della spesa? O quanto meno uno dei futuri possibili?

Intanto la società avrebbe fatto domanda per due brevetti che descrivono uno “showroom virtuale” e un sistema di realizzazione che collegherebbe i clienti vestiti con cuffie VR e guanti dotati di sensori a una rappresentazione tridimensionale di un negozio Walmart, dove aggirarsi tra corridoi digitali da casa e “afferrare” prodotti, che verrebbero immediatamente prelevati e spediti da un centro di distribuzione completamente automatizzato.

La realtà virtuale secondo Bloomberg ha attirato l’attenzione delle insegne fisiche in lotta costante con gli enormi costi associati alla manutenzione e alla manodopera dei negozi.

Risale a febbraio l’acquisizione da parte di Walmart di Spatialand, una startup che progetta software per creare esperienze di realtà virtuale.ed è ospitata nell’incubatore tecnologico interno di Walmart, Store No. 8.

Walmart si sta muovendo aggressivamente nel mondo digitale nello stesso momento in cui Amazon e altre dotcom stanno cercando di aprire negozi fisici. Amazon ha acquisito Whole Foods Market lo scorso anno e sta anche aprendo negozi senza casse, mentre Google starebbe progettando un flagship store a Chicago.

Walmart ha presentato più di una dozzina di brevetti sulla realtà virtuale, ma la sua attenzione si sta spostando dall’uso della realtà virtuale per le sue attività interne, ad esempio chiamate in conferenza virtuale, ad applicazioni esterne incentrate sul cliente.

È di Sainsbury’s il primo supermercato britannico senza casse: paghi dove vuoi

Amazon Go fa scuola: per la prima volta nel Regno Unito arriva il supermercato senza casse, è il Sainsbury’s della stazione di Clapham North, Londra. Qui i clienti possono già utilizzare una nuova tecnologia di scansione pay and go che consente di pagare i prodotti in negozio usando il proprio smartphone.

Basta prendere i prodotti e saltare completamente il checkout: utilizzando l’ultima versione dell’app SmartShop, tramite smartphone si possono scansionare gli acquisti e pagarli tramite l’app, da qualsiasi punto del negozio, utilizzando Apple Pay.

I clienti possono già utilizzare SmartShop in 68 supermercati Sainsbury. La funzionalità pay & go di Clapham porterà questa tecnologia al livello successivo. Invece di pagare per i tuoi acquisti in un punto designato, come già avviene negli altri punti vendita, i clienti di Clapham possono pagare il loro carrello ancora più velocemente e da qualsiasi punto del negozio.

Già ora tramite SmartShop avvengono oltre 100.000 transazioni e tra 3.000 e 4.000 nuove registrazioni dei clienti a settimana. Si prevede che i pagamenti contactless in negozio raggiungeranno i 2000 miliardi di dollari entro il 2020: la sperimentazione offrirà ai clienti un altro modo per pagare comodamente in-store.

“La tecnologia e le mutevoli abitudini di acquisto dei clienti hanno trasformato il modo in cui le persone acquistano la spesa  ha detto  Clodagh Moriarty, Chief Digital Officer di Sainsbury’s Group -. I nostri team lavorano costantemente per portare nuove esperienze di acquisto convenienti ai clienti e siamo lieti di essere il primo rivenditore di generi alimentari nel Regno Unito ad offrire ai clienti la possibilità di effettuare acquisti senza check-out. L’ultima versione di SmartShop, con la sua nuova funzione di pagamento, renderà estremamente veloce l’ingresso e l’uscita dei clienti da parte di chi desidera scansionare, pagare e uscire”.

Diversamente da Aamzon Go, il negozio di Clapham non divenetrà prò completamente senza cassa: disporrà anche di check-out self-service e check-out con personale, per i clienti che preferiscono pagare in una cassa. Sainsbury’s utilizzerà il feedback dei clienti da Clapham per sviluppare e migliorare l’esperienza prima di testare la tecnologia in diversi tipi di negozi e luoghi nei prossimi mesi.

L’app SmartShop scan, pay & go è stata sviluppata internamente da un team di esperti la cui missione è aiutare i clienti a risparmiare tempo e acquistare comodamente. L’app era stata precedentemente testata al minimarket Sainsbury nella stazione ferroviaria di Euston, dove i clienti potevano utilizzarla per scansionare e pagare i tre articoli che compongono un kit per il pranzo take away.

Kasanova con Shop&Dely porta a casa l’acquisto ingombrante

La consegna di acquisti ingombranti non è maicosa semplice: occorre procurarsi un’auto grande o un furgone, prendere le misure e fino all’ultimo la domanda fatidica è: entrerà nel baule? A questi problemi risponde Shop&Dely, il nuovo servizio offerto ai clienti da Kasanova che unisce l’esperienza dell’acquisto in negozio con la comodità della consegna a domicilio dello shopping online.

In questo modo e senza costi aggiuntivi (se non un piccolo contributo per eventuale consegna al piano), in linea con quel rapporto qualità/prezzo/servizio che Kasanova sa esprimere in ogni singola occasione, una serie di prodotti selezionati tra quelli “ingombranti”, esposti nel punto vendita, presentati, raccontati e “fatti provare” dal personale potranno essere direttamente acquistati e consegnati a casa senza doversi poi preoccupare di dover trasportare pacchi voluminosi e in certi casi pesanti.

Il servizio di consegna a domicilio lanciato con le ebike E-mootika viene dunque ora ampliato, e anzi sarà esteso a un numero di prodotti sempre più ampio fino a coinvolgere l’intero catalogo, permettendo in futuro di abbattere i confini tra web e store e garantire una shopping experience muticanale al 100%.

“Ok Google, parla con il mio supermercato”: Bol e Albert Heijin lanciano l’assistente vocale

L’assistente vocale arriva in Gdo: d’accordo, il più famoso è Alexa di Amazon ma ora due insegne “tradizionali”, le olandesi Bol e Jumbo (entrambe fanno parte del gruppo Ahold -Delhaize) grazie a una partnership con Google hanno lanciato il loro personale assistente vocale. Inoltre Ahold-Delhaize, altra insegna del gruppo, ha lanciato uan nuova app vocale, Appie, davvero completa.

Ma cosa si può fare con questa nuova “diavoleria” tecnologica? Naturalmente, fare la spesa, dettandola invece che digitando o, Dio non voglia, scarabocchiando una lista e poi recandosi nel punto vendita.

Appie può fare molto altro. Una summa si trova sul sito del gruppo che elenca le funzionalità della nuova app: notizie, meteo, tempo, sveglia, giochi, videochiamate, barzellette e trucchi, radio ama anche valori nuyrizionali su alimenti o ingredienti, trbare negozi o servizi nelle vicinanze, cercare voli o alberghi, convertire valute, chattare con l’assistente (casomai vi sentiste soli), trovare lavoro, o il film che danno al cinema, fare calcoli e natiralmente interagire con l’insegna, pronta anhe a consigliare ricette, c’è quella del giornoma anche quella che parte dagli ingredienti che hai già a casa, propone le offerte personalizzate, consente di trasmettere suggerimenti o reclami in tempo reale.

L’assistente di Google sarà reso disponibile nei Paesi Bassi in varie fasi.

Al Prime Day acquisti rallentati dai problemi tecnici, e solo il 9% sceglie Whole Foods

Anche l’e-commerce esemplificato dal suo campione mondiale Amazon ha un tallone d’Achille: sono i problemi tecnici. Lo ha evidenziato un nuovo sondaggio condotto da JDA Software tra oltre 1.000 consumatori statunitensi secondo il quale il 27% degli intervistati che ha riscontrato problemi tecnici durante Amazon Prime Day ha deciso di non effettuare acquisti o ha acquistato meno di quanto previsto. In totale, il 52% degli intervistati ha riscontrato difficoltà tecniche nel corso dei due giorni di saldi, dal 16 al 17 luglio.

“Il nostro sondaggio ha rivelato che gli inconvenienti tecnici del sito Web e dell’app di Amazon hanno compromesso non solo le vendite durante le 36 ore del Prime Day, ma anche la reputazione dell’azienda quale retailer online affidabile – ha detto JoAnn Martin, vicepresidente, strategia del settore retail, Nord America presso JDA -. Con aspettative sempre più elevate, i consumatori sono alla ricerca di un’esperienza di acquisto fluida e saranno sempre più propensi a dare la loro lealtà e il loro denaro a quei retailer in grado di offrirla.”

 

Whole Foods al Prime Day, un flop

Dalla ricerca si evidenzia un’altro aspetto: la spesa alimentare non ama i saldi. Sarebbero falliti i tentatvi dell’azienda di Jeff Bezos di integrare nelle vendite del Prime date la neoacquisita Whole Foods, visto che solo il 9% degli interevistati ha detto si aver fatto acquisti preso il supermercato chic. Di qusti, il 75% è cliente albituale dell’ecommerce dell’insegna e solo uno su quattro ha detto si essersi rivolto a Whoel Foods apppsitamente cercando gli sconti.

“Prime Day è chiaramente ancora un evento online, nonostante il tentativo di Amazon di integrare Whole Foods nelle promozioni di quest’anno – ha commentato Martin -. Dal momento che hanno beneficiato degli sconti coloro che sono già consumatori regolari di Whole Foods, l’evento non è stata un’occasione per aumentare il numero di visite”.

 

Alla fine, si compra per se stessi

Sconti di certo:è questo ilprincipale motivo per acquisatre in uno di questi giorni da grandi saldi. Lo conferma il 74% degli intervistati. Ma tra chi ha effettuato degli acquisti il 40% ha ammesso di avere acquistato prodotti in saldi senza aver pianificato, il 31% ha detto che ha acqyistato ciò che aveva programmato di fare, il 19% ha detto che ha acquistato solo articoli scontati e il 10% ha ammesso di aver pianificato prima gli acquisti,  ma alla fine ha acquistato ciò che ha trovato in saldo.

“Come l’Alibaba’s Singles Day in autunno, Amazon Prime Day è un modo per gli acquirenti di acquistare oggetti per se stessi. È invece scarso l’effetto sulla spesa per altre stagioni dello shopping, come le vacanze o il ritorno a scuola – ha detto Martin -. I consumatori continuano a fare acquisti su ciò che è disponibile e in vendita, consentendo ad Amazon di sbarazzarsi di pezzi di inventario più lenti o di articoli in eccesso: una mossa intelligente per tutti i rivenditori”.

Quanto alla “piaga” degli acquisti restituiti, l’84% degli acquirenti di Amazon Prime Day ha dichiarato che conserverà i suoi acuisti e non pensa di restituirli, (ad esempio perché ha acquistato taglie diverse). Comunque gli uomini sono più inclinai a effettuare resi (22%) delle donne (10%).

Saldi, tra le ricerche vince Zara ma poi si cerca il lusso

A volte si attendono anche mesi e quante volte ci si dice:  costa troppo, torno a luglio: ma quali sono i brand più ricercati in questi saldi estivi? Una risposta viene da unaricerca di SEMrush, piattaforma di online marketing che ha deciso di analizzare quali sono i marchi in offerta più cercati su Google e quali prodotti e sconti appaiono negli annunci online più spesso.

Secondo lo studio è Zara leader per la ricerca a tema saldi, e stacca di non pco le altre due marche sul podio, Gucci e H&M. Nel settore sportivo il primo brand di cui le persone vogliono comprare i prodotti in saldo è Nike, seguito da Adidas, mentre New Balance conclude la top-20. In generale ci sono più brand di lusso che quelli di mass-market: nella top-20 si trovano Swarovski, Max Mara, Moncler, Louis Vuitton, Burberry, Furla, Prada e Tod’s.

Le persone non cercano solo le offerte dei brand, ma anche gli sconti degli e-commerce di moda: qui Zalando è numero uno per le richieste degli utenti, ma anche Asos è cercato spesso per le sue offerte. 

Nella ricerca sono stati analizzati i dati relativi agli sconti che applicano i fashion brand nella pubblicità online. Lo sconto del 50% è l’incentivo più inserito negli annunci. Altre opzioni che gli e-commerce usano spesso sono gli sconti del 30% e del 40%. Per quanto riguarda i prodotti, borse e scarpe compaiono negli annunci più spesso che altri articoli di abbigliamento. 

I marchi di moda che fanno il maggior numero degli annunci su Google per promuovere i prodotti in saldo ci sono Desigual, Swarovski, Tommy Hilfiger, Max Mara, Furla e anche la società di moda di lusso online Yoox.

Consumi non food, avanti pianissimo: l’Osservatorio Gs1 Italy

Crescono lentamente ma con costanza i consumi non food in Italia. Nel 2017 sono aumentati dello 0,5% rispetto all’anno precedente, toccando quota 103.685 milioni di euro contro i 103.147 del 2016. Una crescita molto inferiore rispetto all’anno precedente (nel 2016 l’aumento era stato dell’1,6% rispetto al 2015) ma anche rispetto a quella fatta registrare da alimentari e bevande (+2,2%), dagli articoli per l’igiene della persona e della casa (+2,2%) e dai servizi (+2,9%) e anche dai consumi totali (+2,9% per un ammontare di 1058,9 miliardi di euro).
La fotografia è scattata dall’edizione 2018 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy, condotto ogni anno in collaborazione con TradeLab, che non tiene conto di servizi e categorie che portano l’intero settore del non food così come censito dall’Istat a consumi per 157.593 milioni, con un aumento dell’1,8%. Lo studio analizza anche separatamente i 13 mercati che compongono l’universo del non-food, ed evidenzia situazioni molto differenti, con settori che sembrano aver beneficiato molto più di altri dei segnali di ripresa.

 

Bene edutainment, sport e profumeria

Se infatti l’edutainment cresce addirittura del 5,0% nel 2017 e fanno registrare performance molto positive gli articoli per lo sport (+3,7%), i prodotti di profumeria (+3,1%), i prodotti per l’automedicazione (+2,4%) e l’ottica (+1,6%), altri mercati sembrano stagnanti, con percentuali di crescita quasi impercettibili (mobili e arredamento con il +0,8%, bricolage con il +0,7%, elettronica di consumo con il +0,4%) mentre quattro mercati hanno addirittura il segno meno davanti alla variazione del fatturato dal 2016 al 2017: è il caso dei casalinghi (-0,4%), della cancelleria (-0,4%), del tessile (-0,8%) e dell’abbigliamento e calzature (addirittura -1,8%). Va però segnalato in quest’ultimo caso che nel 2016 abbigliamento e calzature avevano fatto registrare una performance perfino peggiore, con il -2,3%.

L’Osservatorio Non Food di GS1 Italy è giunto alla sua sedicesima edizione. «L’edizione 2018 – commenta Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy – ha registrato per il terzo anno consecutivo un dato positivo, che, seppure sia il più basso dell’ultimo triennio, rispecchia il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori e il ritorno al processo di sostituzione di alcuni prodotti con tecnologie e design innovativi. Altri segnali interessanti emergono dall’analisi più approfondita dei 13 comparti non alimentari monitorati dall’Osservatorio: se, infatti, la ripresa accomuna quasi tutto il mondo del Non Food, si esplica in modo differente nei singoli mercati. Esclusi pochi settori con segno negativo, come casalinghi, tessili e cancelleria, alcuni sono cresciuti in modo significativo – edutainment in primis -, altri hanno evidenziato una certa stabilità, mentre altri, come abbigliamento e calzature, sono riusciti a frenare i trend negativi degli anni scorsi».

Pet food: la salute dei nostri animali non ha prezzo. La ricerca Maxi Zoo

Sull’aspetto nutrizionale e salutistico non si transige. Neanche quando si tratta di animali domestici. Ecco il primo dato emerso dalla ricerca che Maxi Zoo ha commissionato a Censuswide*.  Più della metà dei rispondenti afferma infatti diessere disposto a spendere di più per una maggiore qualità in tutti i prodotti pet food, contro il 35% dei rispondenti per cui il pet care è l’ambito in cui cercare la qualità più elevata a qualsiasi costo. Solo il 4% degli intervistati, invece, afferma di essere più propenso a investire in accessori come giochi, collari e indumenti.
Nonostante si affrontino spese che già possono superare i €100 al mese, un
italiano su quattro è disposto a spendere almeno €30 in più per assicurare alimenti di
maggiore qualità al proprio animale domestico.
Sul fronte pet care, invece, un italiano su tre afferma di essere disposto a
spendere di più per shampoo, spazzole, deodoranti e altri prodotti per cura e bellezza (anche
questo settore in grande crescita, +15% a valore). A prestare maggiore attenzione a
quest’aspetto è la fascia più giovane dei rispondenti, quella dei millenial, ossia coloro che
hanno tra i 18 e i 34 anni (che costituiscono, infatti, il 40% dei rispondenti).
Rimane importante la ricerca del perfetto rapporto qualità-prezzo: anche grazie a offerte e
prodotti scontati, è infatti la norma per il 64% degli Italiani, soprattutto per quanto riguarda le
rispondenti donne (quasi il 67% delle quali si premura di trovare un equilibrio vantaggioso tra
costo e qualità). Il 26% dei proprietari intervistati, invece, non bada a spese; di questi, il 40% è
compreso tra i 16 e i 34 anni.
Importante il rapporto di fiducia che si instaura tra proprietari e prodotti a marchio
esclusivo: quasi la metà dei rispondenti (48%) afferma di essere cliente abituale di private
label, con cui si trova bene. L’attenzione data alla marca esclusiva e alla sua promessa di
qualità risulta essere maggiore salendo di fascia d’età: quasi la metà dei rispondenti si
colloca nella fascia tra i 35 e i 54 anni.
Ultimo dato, la frequenza con cui ci si reca nei pet store: per il 96% dei proprietari è almeno
un appuntamento mensile, mentre per più del 46% degli intervistati è un appuntamento
settimanale fisso.

 

 

* La survey è stata condotta dall’istituto di ricerca Censuswide fra il 18/05/2018 e il 21/05/2018 su un campione di 1.007 proprietari di animali domestici italiani.

E ora Prime a Milano consegna in giornata, Amazon lancia Consegna Oggi

La sfida delle consegne veloci è sempre più agguerrita: e ad alzare l’asticella è ancora Amazon che lancia, per i clienti Prime, il nuovo servizio Consegna Oggi, senza costi aggiuntivi, disponibile dal lunedì al venerdì nell’area di Milano su oltre un milione di prodotti.

I clienti Amazon Prime possono effettuare il proprio ordine nel corso della mattina, tipicamente entro l’una, e tutti gli ordini superiori ai 29 Euro, idonei alla Consegna Oggi, saranno consegnati tra le 18.30 e le 21.30 del giorno stesso, senza costi aggiuntivi. Tra i prodotti disponibili per la Consegna Oggi si trova la gran parte delle categorie presenti nel sito, dall’elettronica ai giocattoli, ai film. Il servizio include anche centinaia di migliaia di prodotti da aziende che utilizzano il servizio Logistica di Amazon.

“I clienti Prime amano le spedizioni veloci, senza costi aggiuntivi, su milioni di prodotti. Oggi siamo entusiasti di rendere Prime ancora più veloce, offrendo ai clienti la consegna in giornata senza costi aggiuntivi, oltre ai tanti vantaggi inclusi nel loro abbonamento, come lo streaming illimitato di film e serie TV o l’archiviazione di foto con Prime Foto, tutti senza costi aggiuntivi – ha dichiarato Lou Santini, Director Eu Prime di Amazon -. “I clienti Prime residenti nell’area di Milano e hinterland possono trovare un’ampia selezione di prodotti disponibili per la consegna in giornata, e ricevere ciò di cui hanno bisogno, o che semplicemente desiderano, entro la sera stessa”.

Un’opzione utile soprattutto per alcuni acquisti last minute, come il regalo per una festa o un nuovo telefono per sostituire quello che si è appena rotto. Ma anche per prodotti di uso quotidiano essenziali quali salviette per neonati, ricariche per pannolini, latte artificiale, dentifricio, shampoo, deodoranti, detergenti, barrette di cereali eccetera

Due i modi per trovare i prodotti disponibili con Consegna Oggi. I clienti Prime possono semplicemente cercare il logo Consegna Oggi nelle pagine dei prodotti idonei, aggiungere articoli per un totale di ordine superiore ai 29 Euro e scegliere l’opzione di Consegna Oggi senza costi aggiuntivi al momento del check-out. Oppure possono utilizzare la funzione “Ricevi oggi”, situata nel menu dei filtri, per trovare i prodotti idonei alla Consegna Oggi durante la ricerca.

 

Tre opzioni di consegna veloce

I clienti Prime possono scegliere ora tra tutte queste opzioni, nelle aree in cui sono attivi i rispettivi servizi:

Prime Consegna Oggi: i clienti Prime di Milano e hinterland possono ordinare al mattino, tipicamente entro l’una, e ricevere i propri acquisti tra le 18.30 e le 21.30 del giorno stesso, senza costi aggiuntivi, con un minimo d’ordine di 29 Euro, dal lunedì al venerdì.Al di sotto di questo valore minimo dell’ordine, l’opzione di consegna in giornata è disponibile per 6,99 Euro per ordine e per i clienti non Prime la consegna in giornata è disponibile per 8,99 Euro per ordine. Gli ordini del pomeriggio saranno consegnati il giorno successivo.
Prime Now: i clienti Prime residenti nell’area di Milano e hinterland possono scegliere la consegna entro un’ora al costo di 7,99 Euro o la consegna in finestre di due ore, tra le 8 e la mezzanotte dello stesso giorno, sette giorni alla settimana, senza costi aggiuntivi per gli ordini con un valore minimo di 50 Euro su migliaia di prodotti.
Prime Consegna in un giorno: i clienti Prime in Italia possono continuare a usufruire delle consegne illimitate in un giorno su un milione di prodotti di tutte le categorie.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare