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Voiello presenta due nuovi formati di pasta

In cucina la creatività è un ingrediente fondamentale: secondo una ricerca condotta da AstraRicerche per Voiello, il 74,9% degli italiani ritiene che provare, sperimentare, inventare e non fermarsi alla “solita idea” sia importante. E la creatività in cucina è ricercata sia nella quotidianità che nelle occasioni speciali dal 54,2% degli intervistati. Inoltre, tre su quattro (74,2%) dichiarano che proverebbero con interesse un nuovo formato di pasta se la propria marca preferita lo proponesse. Ed è proprio il formato della pasta tra i top tre driver di acquisto per il 55,2% degli italiani.
Insomma, la voglia di novità non manca e Voiello ambisce a soddisfarla con il Paccariello Capriccioso e lo Spaghettone Innamorato. Sempre secondo la ricerca di AstraRicerche, tra le caratteristiche ricercate nei nuovi formati ci sono il design, l’estetica e la capacità di sorprendere (per il 42,9%), ma anche il legame con la tradizione (53,6%). Le due referenze al debutto nelle intenzioni dell’azienda dovrebbero rispondere ad entrambe le richieste, visto che le loro forme innovative vogliono reinventare la tradizione per sorprendere il palato.

PERCHÉ PACCARIELLO CAPRICCIOSO E SPAGHETTONE INNAMORATO
La descrizione fatta da Voiello chiarisce il perché dei nomi così originali: per accorgersi del carattere capriccioso del Paccariello “bisogna guardare come si ripiega su sé stesso, per rubare tutto il sugo e non lasciarlo a nessun altro”, mentre lo Spaghettone è “ispirato all’abbraccio di due amanti inseparabili, è doppio nel corpo, ma unico nell’anima e, con la sua forma speciale, cattura tutti i condimenti”.
I due nuovi formati, come tutta la pasta Voiello, sono realizzati con grani pregiati 100% italiani e trafilati al bronzo. Questo li rende corposi, tenaci e ruvidi. E proprio la ruvidità è una delle caratteristiche della pasta maggiormente ricercata dai consumatori anche per liberare la fantasia in cucina: per oltre la metà degli intervistati da AstraRicerche (52,1%) aiuta ad esprimere il proprio estro, proprio perché è ciò che permette di trattenere il sugo ed esaltare quindi il gusto.

L’eccezione è al centro della nuova campagna pubblicitaria di Voiello

Accompagnata da scorci, colori, musica e sapori inconfondibili, la nuova campagna di Voiello mette al centro l’eccezione come quintessenza dello spirito napoletano in opposizione alla standardizzazione globale, al comune, al già previsto. Per i napoletani accettare l’eccezione è ciò che consente di sperimentare a pieno ogni piacere della vita. E così anche i formati di pasta Voiello protagonisti – La Gran Penna Ruvida e La Linguina Rigata –sono un’eccezione: formati specificamente progettati per raggiungere il massimo del piacere.

A fare da colonna sonora al nuovo spot la musica del cantautore Liberato con “Partenope”, brano che gioca coi sentimenti d’appartenenza e la cultura del popolo napoletano. Una tra le più rappresentative composizioni musicali di questo artista a tutto tondo che, oltre ad aver dimostrato di saper intrecciare i linguaggi musicali, ha dato prova di saper muoversi anche dal punto di vista comunicativo.

“Napoli è uno di quei luoghi che sfuggono alla standardizzazione: la sua carica umana e il suo anticonformismo naturale la rendono unica” dichiara Katia Desogus, Pasta Barilla Italy & Voiello marketing Director. “Per questo la parola chiave della campagna è “eccezione”, in quanto incarna l’attitudine napoletana alla vita e al piacere. Ogni scena dello spot è un’eccezione, un’antitesi alla routine del quotidiano che Voiello interpreta con creatività attraverso alcuni suoi formati di pasta e con un’attenzione particolare nella selezione delle materie prime. L’utilizzo di grano 100% italiano e la trafilatura al bronzo garantiscono un prodotto impeccabile e di qualità elevata. Con Voiello, ogni formato è un piacere eccezionale”.

Cannavacciuolo, testimonial Voiello, on air in un format di 5 puntate

Cannavacciuolo torna protagonista in video con “In Cucina con Antonino”, il nuovo format di 5 puntate che fino a marzo racconterà l’eccellenza del brand di pasta premium 100% grano italiano Voiello, ospitando e rendendo omaggio alla cucina campana.

Cinque le ricette inedite presentate da Antonino Cannavacciuolo, affiancato in video da cinque ospiti speciali provenienti dalla Campania: un pescatore di Pozzuoli, un agricoltore del Vesuvio e uno di Sorrento, un coltivatore di Eboli, una mamma napoletana “emigrata” a Milano, ma ancora innamorata dei profumi della propria terra.

 

La campagna video è stata realizzata insieme all’agenzia The Big Now, partner strategico-creativo per l’intera comunicazione digital e social del brand del gruppo Barilla.

 

 

 

Pasta con grano cento per cento italiano, anche Voiello firma

Italiana sì, ma quanto è italiana? Monta la polemica sull’utilizzo di grani stranieri da parte delle aziende di pasta Made in Italy.  E qualcosa si muove. Barilla, ha firmato un accordo triennale, fino al 2019, per garantire la produzione di pasta al 100% italiana venduta con marchio Voiello. Siglato dalla multinazionale di Parma con gli agricoltori italiani prevede l’acquisto di 900mila tonnellate di grano duro per la produzione dei vari tipi di pasta. Si tratta soprattutto del grano duro di tipo Aureo, prodotto di alta qualità e di livello proteico elevato – pari al 15,5% – con cui si realizza la totalità delle tipologie di pasta Voiello. L’accordo premia gli agricoltori del Centro-sud, quelli di Abruzzo, Molise, Campania e Puglia, che in tre anni dovranno produrre 210mila tonnellate di grano duro, tra Aureo (130.000 tonnellate) e Svevo (80 mila tonnellate), per un investimento totale da parte di Barilla di circa 62 milioni di euro; per le aziende la remunerazione sarà elevata, pari a 270 euro a tonnellata come prezzo minimo di vendita rispetto ai 150 euro di qualche anno fa.

Secondo ColdirettiL’accordo per garantire la produzione di pasta al 100% italiana venduta con marchio Voiello è un importante contributo per salvare il grano italiano con le semine 2017 che sono crollate del 7,3% per la scomparsa di centomila ettari coltivati”.

 

Più rischi col Ceta

Sotto la lente la riduzione delle semine sull’intero territorio nazionale – che varia dal -11,6% nel Nord-Est al -5,4% nel Centro mentre nel Sud e Isole si registra un -7,4% – e il crollo dei prezzi pagati agli agricoltori che nella campagna 2016 sono praticamente dimezzati. Ma anche l’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada che rappresenta il primo esportatore di grano duro in Italia. L’accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il quale, secondo Coldiretti, rischia di scatenarsi una nuova guerra del grano, mettendo in pericolo “non solo la produzione di grano e la vita di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy”. La soluzione potrebbe essere l’entrata in vigore dell’etichettatura di origine obbligatoria per il grano usato per produrre la pasta.

Una soluzione in passato avversata da Barilla,c he ha spiegato la sua posizione sul suo sito “Al fine di garantire la stessa qualità, il gusto e la sicurezza della pasta Barilla in tutto il mondo non è possibile utilizzare un’unica varietà di grano, un prodotto naturale, soggetto a cambiamenti anche significativi da una campagna all’altra. È necessario realizzare delle miscele in grado di fornire sempre lo stesso livello di proteine per dare alla pasta il gusto e la consistenza “al dente“ Barilla riconosciuti in tutto il mondo. All’interno di queste linee guida, Barilla cerca quanto più possibile di acquistare il grano negli stessi Paesi in cui produce la propria pasta. Il grano importato dall’estero da Barilla è sempre grano di qualità, acquistato spesso a un prezzo molto più alto di quello che si potrebbe trovare in Italia”.

Sta di fatto che questo richiedono i consumatori sempre più agguerriti e le cui battaglie a volte vincono, come spiega il caso recente dell’olio di palma. Recentemente Il Fatto Alimentare ha pubblicato la lista (in fieri) delle paste “davvero italiane”.

 

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