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Monini si rifà il look: restyling per logo, bottiglie ed etichette

Monini rinnova la sua immagine e, attraverso il profondo restyling, intende rafforzare un messaggio che ripete da tempo: puntare sulla qualità e sulla percezione di valore del prodotto. Da qui la scelta di disegnare un nuovo logo, realizzare bottiglie dal design innovativo, riconoscibile e pratico per i consumatori, nonché etichette chiare e altamente informative.

“La scelta di ridefinire la nostra identità di marca è una logica conseguenza del percorso che stiamo intraprendendo e che punta a innalzare la qualità dell’olio extravergine italiano e soprattutto del suo valore percepito – hanno affermato Maria Flora e Zefferino Monini –. Purtroppo ancora oggi i consumatori non dispongono dei necessari strumenti per distinguere un prodotto buono da uno mediocre, perciò le uniche leve a cui si affidano sono quelle del prezzo e dell’abitudine. Il nostro obiettivo è cercare di contribuire a rompere questa logica, anche grazie ad un nuovo abito”.

Il nuovo logo Monini mette al centro l’identità e la storia dell’azienda, valorizzandole con una grafica contemporanea. Viene dato uno spazio più centrale alla data di fondazione, mentre la spremuta di olive e la sua rappresentazione visiva viene rafforzata e integrata maggiormente nel disegno. La forma della bottiglia invece, unica e altamente distintiva, è stata progettata per massimizzare l’impatto e la percezione del brand nel punto vendita. Anche l’esperienza d’uso sarà migliore, grazie a una maggiore maneggevolezza e un nuovo tappo che consente di dosare in maniera più precisa. L’etichetta fasciante, infine, risponde a una duplice esigenza: contribuisce a proteggere il prodotto dalla luce e consente di fornire al consumatore un’informazione più chiara ed esaustiva sul prodotto e le sue proprietà, sull’azienda e l’impegno a favore della sostenibilità, cosi come sui possibili utilizzi in cucina. La nuova identità visiva – logo, forma bottiglia, etichetta fasciante – sarà declinata in maniera coerente su tutte le referenze. Le nuove bottiglie entreranno in distribuzione a partire da febbraio.

Monini: Villa nominato DG, Angelucci nuovo Direttore Commerciale

Si registra un cambio ai vertici in casa Monini, per affrontare l’evoluzione del settore e del mercato: Umberto Villa, già parte del gruppo dirigenziale dell’impresa umbra, assume il ruolo di Direttore Generale succedendo a Riccardo Cereda, mentre Loreto Angelucci, con una solida carriera nel settore agroalimentare, diventa nuovo Direttore Commerciale. Entrambi i manager riporteranno al Presidente e Amministratore Delegato Zefferino Monini.

Umberto Villa, classe 1970, è laureato alla Luiss e ha conseguito un Executive MBA alla Bologna Business School. Vanta oltre venticinque anni di esperienza nel settore alimentare e dell’olio d’oliva in particolare, con una solida competenza internazionale nella creazione e nell’implementazione di strategie di vendita e marketing. In qualità di Responsabile Estero di Monini, ruolo che ha ricoperto per anni, ha contribuito alla creazione di tre filiali commerciali, alla crescita dei ricavi e all’espansione dell’azienda a livello internazionale.

Anche Loreto Angelucci, classe 1972, è laureato alla Luiss e ha conseguito un MBA in SDA Bocconi. Conta un’esperienza quasi ventennale nel Gruppo Barilla, dove si è occupato di marketing, trade marketing e sales, con focus particolare su pasta e condimenti. Negli ultimi sette anni ha lavorato per Pladis Global, multinazionale inglese operante nei biscotti e nel confectionary, per la quale è stato direttore commerciale Sud Europa.

Nonostante il contesto economico di mercato complesso, Monini ha chiuso il 2023 con un fatturato di 195 milioni di euro, in crescita sull’anno precedente, con performance brillanti sia in volume sia in valore all’estero e per il segmento 100% italiano. “Siamo entusiasti di dare il benvenuto nei loro nuovi ruoli a due professionisti che portano con sé un bagaglio di competenze ed esperienze fondamentali per affrontare le sfide di un mercato complesso e in rapida evoluzione – ha affermato Zefferino Monini -. In un contesto economico caratterizzato da significative sfide per il settore agroalimentare e olivicolo, Monini conferma il proprio impegno a mantenere una struttura aziendale rigorosa, flessibile e resiliente, capace di rispondere prontamente alle esigenze del mercato e della società e di contribuire a valorizzare uno dei gioielli del made in Italy”.

Olio extravergine, si prevede un calo dei prezzi entro la fine del 2024

Entro la fine del 2024 si registrerà un calo sensibile dei prezzi dell’olio extravergine di oliva che tornerà a essere venduto nei supermercati ben al di sotto dei 10 euro al litro: a dirlo è Zefferino Monini, AD e Presidente dell’omonima azienda umbra. Indubbiamente una buona notizia per i consumatori che, secondo i calcoli di Monini, dovrebbero veder scendere i prezzi del 30-40%. “Ciò dovrebbe far risalire i consumi in tutto il mondo, specialmente in quei Paesi in cui l’olio extravergine non è un’abitudine consolidata. Basti pensare che lo scorso anno in Cina si è registrato un crollo del 60%” – commenta il manager, fiducioso che i consumi nel 2025 tornino intorno quota 3 milioni di tonnellate, contro i 2,7 del 2024.

A rendere possibile la ripresa è la buona annata olearia, “con una produzione prevista intorno a 3,3-3,5 milioni di tonnellate, contro i 2,5 milioni di tonnellate della scorsa campagna e che dovrebbe riportare dal prossimo anno le scorte a un livello in linea con quello degli ultimi dieci anni, cancellando le ultime due campagne che sono state eccezionali in senso negativo a causa della scarsa produzione della Spagna” aggiunge Monini, non dimenticando però l’Italia dove il clima torrido e siccitoso ha limitato la produzione. Ma questo non dovrebbe avere effetti perché “in media il nostro Paese produce 300 mila tonnellate di olio l’anno, quando il fabbisogno è di 900 mila. È chiaro che servono investimenti per produrre più olio extravergine made in Italy e per garantire maggiore resilienza ai cambiamenti climatici”.

Proprio questi presupposti hanno spinto l’azienda nel 2020 a investire nel segmento agricolo con il progetto Bosco Monini, un milione di nuovi olivi ad alta intensità piantumati entro il 2030 tra Umbria e Toscana e coltivati a regime biologico e con tecniche moderne e sostenibili. In appena quattro anni, come si evince dal Bilancio di sostenibilità, curato da The European House – Ambrosetti sulla base dei più importanti standard di rendicontazione internazionale, sono stati già piantati oltre 700 mila olivi, di cui a ottobre si raccoglieranno i primi frutti.

Di grande rilievo anche l’impegno dell’azienda verso la qualità dell’extravergine, che ha delle ripercussioni fondamentali non solo sul gusto ma anche sulla salute dei consumatori: nel 2023 il Frantoio del Poggiolo Monini ha ricevuto il riconoscimento di miglior frantoio biologico al mondo secondo la classifica del World’s Best Olive Oils, a conferma della serietà del percorso intrapreso. L’azienda si è fatta inoltre portavoce della richiesta di istituire la categoria Alta Qualità anche nel segmento dell’olio extravergine di oliva e ha ideato lo Zefferino d’Oro, il primo riconoscimento della qualità della materia prima promosso in Italia da una grande azienda, che quest’anno (2° edizione) ha registrato l’ampia partecipazione di produttori provenienti dalle aree più vocate della Penisola.

È boom dell’agroalimentare nostrano ma preoccupa l’Italian Sounding

La Lombardia è la prima regione italiana per valore generato dalla filiera agroalimentare con quasi 40 miliardi di euro di fatturato (39,8) e quasi 10 di esportazioni (9,6 mld), il 16% del totale nazionale: i dati sono emersi durante la presentazione del settimo forum che si terrà a Bormio a giugno “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” organizzato da The European House – Ambrosetti. 

“Da ormai tre anni viviamo n una condizione di crisi permanente dettata dall’emergenza Covid, dalle tensioni internazionali e dal cambiamento climatico” commenta Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. “Un contesto in cui la filiera agroalimentare deve essere tutelata per mantenersi strategica così come il Food&Beverage che è naturalmente collegato ad essa: il settore rappresenta oggi 27 miliardi di valore aggiunto, quasi 160 miliardi di fatturato annuo e circa 490 mila occupati”.

La filiera agroalimentare italiana sostiene circa 30 macro-filiere per un valore aggiunto complessivo pari a circa il 16,4% del PIL. Un contributo fondamentale è arrivato dalla crescita delle esportazioni al livello record di 58,8 miliardi di euro nel 2022, un valore che sfonda la barriera dei 60 miliardi di euro se si considera anche il tabacco. Tuttavia la performance della filiera italiana è ancora inferiore a quella dei principali competitor europei: l’Italia è solo 5° in Europa per valore del proprio export. C’è un potenziale ancora da esprimere frenato dall’elevata frammentazione della filiera composta per lo più da piccole imprese e da fenomeni quali l’Italian Sounding.

A Bormio verranno presentate due ricerche realizzate ad hoc: “la prima è un’analisi aggiornata del fenomeno dell’Italian Sounding, del giro d’affari legato ai prodotti che emulano il “Made In Italy” e del loro impatto sulle esportazioni italiane mentre la seconda,  “(R)evoluzione Sostenibile della filiera agroalimentare”, approfondisce il rapporto dei consumatori con i consumi sostenibili e salutari” aggiunge De Molli.

Alla conferenza stampa di presentazione del Forum Food & Beverage ha partecipato anche Zefferino Monini, il Presidente di Monini, azienda che ha varato il piano di sostenibilità A Hand for the Future, un percorso composto da oltre 25 progetti per un investimento complessivo di circa 25 milioni di euro. Tra i progetti più significativi messi in cantiere c’è Bosco Monini, un polmone verde che sta nascendo tra Umbria, Toscana e Puglia da 1 milione di nuovi olivi piantati prevalentemente in aree abbandonate e che rappresenta il modello di olivicoltura che l’azienda vuole condividere con la filiera.

“Bosco Monini ci consente di entrare nel primo anello della filiera e di produrre in maniera sostenibile e rispettosa delle risorse – acqua, suolo, biodiversità – più olio che sia italiano fin dall’origine, biologico e di qualità certa e costante nel tempo” ha spiegato Zefferino Monini. “L’Italia, pur essendo uno dei principali Paesi produttori di olio, è infatti gravemente deficitaria di materia prima: ogni anno importiamo circa 2/3 del nostro fabbisogno, regalando letteralmente buona parte del valore della filiera all’estero. Una situazione insostenibile – quest’anno in particolare – che vogliamo contribuire a sanare, proponendo un modello basato sull’innovazione e sulla costante ricerca della qualità”.

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