È boom dell’agroalimentare nostrano ma preoccupa l’Italian Sounding

La Lombardia è la prima regione italiana per valore generato dalla filiera agroalimentare con quasi 40 miliardi di euro di fatturato (39,8) e quasi 10 di esportazioni (9,6 mld), il 16% del totale nazionale: i dati sono emersi durante la presentazione del settimo forum che si terrà a Bormio a giugno “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni” organizzato da The European House – Ambrosetti. 

“Da ormai tre anni viviamo n una condizione di crisi permanente dettata dall’emergenza Covid, dalle tensioni internazionali e dal cambiamento climatico” commenta Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti. “Un contesto in cui la filiera agroalimentare deve essere tutelata per mantenersi strategica così come il Food&Beverage che è naturalmente collegato ad essa: il settore rappresenta oggi 27 miliardi di valore aggiunto, quasi 160 miliardi di fatturato annuo e circa 490 mila occupati”.

La filiera agroalimentare italiana sostiene circa 30 macro-filiere per un valore aggiunto complessivo pari a circa il 16,4% del PIL. Un contributo fondamentale è arrivato dalla crescita delle esportazioni al livello record di 58,8 miliardi di euro nel 2022, un valore che sfonda la barriera dei 60 miliardi di euro se si considera anche il tabacco. Tuttavia la performance della filiera italiana è ancora inferiore a quella dei principali competitor europei: l’Italia è solo 5° in Europa per valore del proprio export. C’è un potenziale ancora da esprimere frenato dall’elevata frammentazione della filiera composta per lo più da piccole imprese e da fenomeni quali l’Italian Sounding.

A Bormio verranno presentate due ricerche realizzate ad hoc: “la prima è un’analisi aggiornata del fenomeno dell’Italian Sounding, del giro d’affari legato ai prodotti che emulano il “Made In Italy” e del loro impatto sulle esportazioni italiane mentre la seconda,  “(R)evoluzione Sostenibile della filiera agroalimentare”, approfondisce il rapporto dei consumatori con i consumi sostenibili e salutari” aggiunge De Molli.

Alla conferenza stampa di presentazione del Forum Food & Beverage ha partecipato anche Zefferino Monini, il Presidente di Monini, azienda che ha varato il piano di sostenibilità A Hand for the Future, un percorso composto da oltre 25 progetti per un investimento complessivo di circa 25 milioni di euro. Tra i progetti più significativi messi in cantiere c’è Bosco Monini, un polmone verde che sta nascendo tra Umbria, Toscana e Puglia da 1 milione di nuovi olivi piantati prevalentemente in aree abbandonate e che rappresenta il modello di olivicoltura che l’azienda vuole condividere con la filiera.

“Bosco Monini ci consente di entrare nel primo anello della filiera e di produrre in maniera sostenibile e rispettosa delle risorse – acqua, suolo, biodiversità – più olio che sia italiano fin dall’origine, biologico e di qualità certa e costante nel tempo” ha spiegato Zefferino Monini. “L’Italia, pur essendo uno dei principali Paesi produttori di olio, è infatti gravemente deficitaria di materia prima: ogni anno importiamo circa 2/3 del nostro fabbisogno, regalando letteralmente buona parte del valore della filiera all’estero. Una situazione insostenibile – quest’anno in particolare – che vogliamo contribuire a sanare, proponendo un modello basato sull’innovazione e sulla costante ricerca della qualità”.