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OTTOBRE/NOVEMBRE 2016
5mld
€
VALORE CHE LA SHARING
ECONOMY PUÒ
RAGGIUNGERE IN ITALIA
ENTRO FINE 2016
prospettive di crescita di tutto rilievo, se si considera
che potrebbe approssimare i 9 miliardi al 2020 ed i 15
miliardi di euro entro il 2025.
Tenuto conto del numero degli utenti attivi, ciò signi-
fica che già oggi gli italiani destinano oltre 50 euro al
mese al consumo nelle diverse forme collaborative, non
una cifra di poco conto. Se queste sono le premesse, il
consumo del futuro sarà sempre più smart.
Non inganni il caso Foodora, che in fondo è solo l’ultima
di una serie infinita di distorsioni: in un Paese in cui
il lavoro dipendente è spesso retribuito con i voucher,
prendersela con la sharing economy appare davvero
una inutile forzatura.
S
NON SOLO I GIOVANI
APPREZZANO LA SHARING ECONOMY
(% UTENTI ATTIVI NELLA SHARING ECONOMY PER FASCE DI ETÀ)
Fonte: REF Ricerche su dati Università di Pavia
L’ITALIA PRIMA IN EUROPA
PER PARTECIPAZIONE ALL’ECONOMIA COLLABORATIVA
(% UTENTI DELL’ECONOMIA COLLABORATIVA IN EUROPA)
Fonte: REF Ricerche su dati ING
La diffusione in Italia
Non vi è dubbio che un intervento nor-
mativo e regolatorio, volto a disciplinare
gli aspetti più “borderline” delle varie
iniziative, sia auspicabile. Ma è altret-
tanto vero che la sharing economy, con
la rivoluzione che sta apportando ai
comportamenti ed allo stile di vita degli
individui, è difficilmente incasellabile
nelle tradizionali nomenclature: è per
definizione un processo dinamico, che
ha tratto la sua forza da quella filosofia
postmoderna del consumo cheprivilegia
l’accesso in luogo del possesso e di con-
seguenza l’utilizzo in luogodell’acquisto.
Soprattutto nel nostro Paese, che con la
sharing economy ha preso confidenza
prima e più di altri. In Italia, secondo
l’ultimo censimento
, sono operative
circa 120 piattaforme di servizi col-
laborativi
:
vi ha già aderito il 5% dei
consumatori italiani
(3 milioni di per-
sone), il dato più alto in Europa insieme
alla Spagna, mentre un ulteriore 30% ha
dichiarato l’intenzione di sperimentare
la sharing economy nel prossimo futuro.
In virtù della proverbiale disponibilità
del consumatore italiano a sperimentare
modalità alternative di scambio di beni
e servizi, il nostro Paese ha assunto il
ruolo riconosciuto di capofila in ambito
collaborativo. Siamo coloro che più di
tutti in Europa ne apprezzano i benefici:
la possibilità di risparmiare denaro (in
qualità di utente) e di avviare attività
micro imprenditoriali senza l’interme-
diazione di altri soggetti (nelle vesti
di fornitore), così come il sentimento
di appartenenza ad una community e
l’attenzione all’ambiente che vengono
associati al consumo circolare.
L’aspetto normativo
L’Italia è stato inoltre il primo Paese al
mondo ad aver avviato in Parlamento
un iter normativo (lo “Sharing Economy
Act” risale al mese di maggio 2016), con
il quale il legislatore ha inteso regola-
mentare lo strumento delle piattaforme
digitali, incluse le rilevanti implicazioni
sul mercato del lavoro.
Ma qual è il giro d’affari che la sharing
economy è in grado di muovere in Ita-
lia? Secondo le informazioni disponibili,
essa arriverà a valere circa 5 miliardi
di euro entro la fine del 2016 ma con
0,0% 5,0% 10,0% 15,0% 20,0% 25,0% 30,0% 35,0% 40,0%
GERMANIA
FRANCIA
REGNO UNITO
SPAGNA
ITALIA
Sì, ho partecipato
Sì, ma non ho ancora partecipato
44%
39%
17%
18-34
35-54
55+