
“Il Governo rivedrà al ribasso le stime sul Pil. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso dell’Euromoney Conference a Milano, confermando quanto i recenti dati dell’Istat avevano lasciato intendere sull’andamento della crescita italiana.
‘L’economia italiana sta crescendo non così velocemente come vorremmo. Le previsioni di crescita saranno riviste al ribasso anche nei dati che il Governo rilascerà ad ottobre’, ha spiegato il ministro, sottolineando che ‘comunque l’economia sta crescendo dopo tre anni di prolungata recessione e perdita di Pil e capacità produttiva e sta generando posti di lavoro. Se c’è una creazione di posti di lavoro più che proporzionale rispetto alla crescita economia e l’economia diventa a maggiore intensità di lavoro forse è perché c’è stato un benvenuto cambiamento di struttura’.
Analoga la considerazione di Matteo Renzi, che tuttavia guarda a quanto di positivo sta avvenendo nell’economia nazionale. ‘Oggi c’è una polemica perché il ministro Padoan ha detto che i dati del Pil sono più bassi di quel che speravamo. Noi diciamo la verità. È così’ afferma il premier alla cerimonia per la posa della prima pietra del nuovo quartier generale di Siemens a Milano. ‘Ma i dati che erano negativi fino qualche anno fa – aggiunge – sono tornati positivi, anche se non vanno ancora con la velocità che vorremmo. E il nostro governo non nasconde dati, non racconta barzellette’.
Secondo Renzi, ‘l’Italia è il Paese che forse 20 anni fa poteva dare qualche grattacapo, ma ora è il paese più interessante dove fare investimenti’”.
(Fonte: www.huffingtonpost.it, “Pier Carlo Padoan: ‘Le previsioni sul Pil saranno riviste al ribasso’. Matteo Renzi: ‘Ma Italia è paese migliore in cui investire’”, 13 settembre 2016).
Heri dicebamus: “‘Il punto vero in questa fase è riuscire a parlare un linguaggio di verità” (Renzi dixit, ndr). “Per il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli siamo di fronte a ‘una ripresa senza slancio, senza intensità e senza mordente’; e bisogna ‘intervenire sui nodi strutturali che bloccano la crescita’; il destino dipenderà da ‘riforme ed equità’”. Et cetera (si veda inStore, giugno/luglio 2016, pag. 35).
A proposito: “Già da qualche settimana Tesoro e Palazzo Chigi lavorano ad una manovra il cui saldo complessivo oscilla attorno ai 25 miliardi di euro. Gran parte di quella cifra dovrà essere impegnata per neutralizzare una clausola di salvaguardia da 15 miliardi, pena l’aumento dell’Iva. Per la manovra vera e propria resterebbero solo dieci miliardi. Il governo finora ha sperato di finanziarla con un po’ più deficit di quello promesso a Bruxelles nell’ultimo documento di finanza pubblica: invece dell’1,8 per cento, fino al 2,3, giusto un decimale in meno del livello di indebitamento fissato per quest’anno. Eppure oggi ottenere quei dieci miliardi non è scontato, anzi. ‘Gli spazi sono molto, molto stretti’, ammettono due autorevoli fonti di governo”. (Fonte: Alessandro Barbera, “Manovra in salita per l’Italia. Sfida aperta con Bruxelles per evitare l’aumento dell’Iva”, La Stampa, 13 settembre 2016).
Hic Rhodus, hic salta…