
“Confindustria vede un futuro nerissimo per l’economia italiana. Il Centro Studi dell’organizzazione degli industriali, nelle sue nuove previsioni diffuse oggi, ha limato ulteriormente le stime di crescita del Pil del nostro Paese: + 0,7% nel 2016 e +0,5% nel 2017. Una correzione destinata a cambiare anche le stime sul deficit che dovrebbe attestarsi al 2,5% nel 2016 e al 2,3 % nel 2017. Complessivamente, per quanto riguarda il Pil, si tratta di una revisione al ribasso di 0,1 punti per entrambi gli anni rispetto alla previsione formulata lo scorso luglio. Dopo ‘un quindicennio perduto’, rileva Confindustria, il Paese ‘soffre oggi di una debolezza superiore all’atteso’: ai ritmi attuali di incremento del prodotto – indica quindi il Csc – l’appuntamento con i livelli lasciati nel 2007 è rinviato al 2028.
Aumenta inoltre il divario di crescita a sfavore dell’italia nei confronti degli altri paesi europei. Il centro studi di Confindustria rileva che tra il 2000 e il 2015 il Pil è aumentato del 23,5% in Spagna, del 18,5% in Francia e del 18,2% in Germania, mentre è calato dello 0,5% in Italia. E nel 2017, sebbene già del tutto insoddisfacente (+0,5), non è scontata e va conquistata. L’Italia ‘ha alle spalle un quindicennio perduto. Ai ritmi attuali, l’appuntamento con i livelli lasciati nel 2007 è rinviato al 2028, mentre non verrà mai riagguantato il sentiero di crescita che si sarebbe avuto proseguendo con il passo precedente, pur lento. La crisi ha comportato un netto abbassamento del potenziale di crescita, che nelle stime dell’Fmi è sceso dall’1,2% allo 0,7%’.
Nonostante una crescita del Pil piatta l’occupazione salirà dell’1% nel 2016 e dello 0,5% nel 2017. Confindustria sottolinea che si tratta di ‘un risultato stupefacente’ spiegato dal forte aumento di posti di lavoro che si è concentrato nei primi sei mesi del 2016 ma che da lì in poi, però, ‘si smorzerà’ in presa diretta con la bassa crescita del Pil. Il Csc stima infatti che le Ula torneranno alla fine del prossimo biennio a 23,9 milioni: 730 mila unità sopra al minimo di fine 2013 ma ancora 1 milione e 280 mila unità sotto il livello precrisi del 2008.
Intanto Bankitalia registra un nuovo record del debito pubblico italiano. A luglio il debito delle Amministrazioni pubbliche si è attestato a 2.252,2 miliardi, in aumento di 3,4 miliardi rispetto a giugno. È quanto emerge dal supplemento finanza pubblica al bollettino statistico della Banca d’Italia. Nei primi sette mesi del 2016, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 80,5 miliardi”.
(Fonte: www.huffingtonpost.it, “Confindustria: Pil 2016 a +0,7%, +0,5% nel 2017. Ritorno ai livelli pre-crisi nel 2028. Bankitalia: debito pubblico a 2252 miliardi”, 15 settembre 2016).