Maxi frode fiscale, ecco le accuse rivolte a Carrefour e Auchan

L’ex filiale italiana di Auchan, che adesso è confluita in Margherita Distribuzione, e la Gs del gruppo Carrefour sono al centro di un’inchiesta della procura di Milano che ipotizza una enorme frode “carosello” in grado di sottrarre all’Erario imposte per il valore aggiunto per 274 milioni di euro a partire dal 2015 fino ad arrivare in qualche caso al 2021. Le prime anomalie di quello che poi è apparso agli occhi degli inquirenti come una maxi frode fiscale sono balzate agli occhi dei funzionari dell’Agenzia dell’Entrate, che hanno subito allertato il Nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di Finanza che ha condotto le operazioni di verifica, dalle quali è emersa una girandola di fatture commerciali tra Italia ed estero che ha raggiunto 1,8 miliardi di euro (in parte per operazioni inesistenti) e che sarebbe cresciuta a dismisura se non si fosse messo uno stop a questo schema.

Per gli inquirenti milanesi, guidati dai pm Stefano Civardi e Nicola Rossato, lo schema era rodato a tal punto da contestare il reato di associazione per delinquere finalizzata all’evasione delle imposte. Un’impostazione che ha convinto anche il giudice per le indagini preliminari, il quale ha ordinato gli arresti domiciliati per nove persone e l’interdizione dagli incarichi direttivi per altre quattro. Coinvolte anche Margherita Distribuzione e Gs, che risultano indagate ai sensi della legge 231 del 2001 che disciplina la responsabilità amministrativa degli enti per i reati commessi dai propri dipendenti.

Tra gli arrestati c’è Gianpietro Racagni, che è stato responsabile dell’Ufficio acquisti speculativi di Auchan Spa dal novembre 2014 al gennaio 2019 e successivamente si è trasferito in Apulia Distribuzione, una società della Gdo radicata nel Sud Italia che gestisce circa 300 punti di vendita, molti dei quali a insegna Carrefour di cui è una dei maggiori affiliati. Racagni è considerato uno degli ideatori e organizzatori di questa presunta frode, cui si era associato il suo diretto superiore dell’epoca Alessandro Montanari, responsabile dei programmi di import export di Auchan fino al 2019. I due risultano indagati per il reato di associazione per delinquere (insieme a un’altra decina di persone), oltre che per i reati fiscali.

Gli indagati sono 39 in totale e tra loro vi sono gli amministratori di diritto e di fatto delle tante società cosiddette “conduit” o “buffer” che si prestavano a far girare questo schema di cessioni e acquisti intracomunitari di prodotti alimentari non deperibili, oltre ai legali rappresentanti di Auchan e Gs che si sono succeduti negli anni considerati in questa indagine e che hanno firmato i documenti societari ufficiali. Per l’ex Auchan risultano iscritti nel registro delle indagini – per i soli reati fiscali – l’ex direttore finanziario Franco Castagna, manager di peso all’interno della filiale del gruppo francese. E poi capi azienda come Philippe Baroukh, Antonio Da Conceicao Ribeiro, Antonio Brianti. Per Gs Andrea Leoncelli e Julian Saez Martinez, che firmavano le dichiarazioni Iva da inviare all’Agenzia delle Entrate oltre a Eric Uzan, Stephane Coun, Gerard Lavinay, Jose Guitierrez Perez, legali rappresentanti nel tempo e i responsabili Business Unit Cash&Carry-Docksmarket Roberto Simonetto e Alberto Coldani, tutti indagati solo per reati fiscali e non per l’associazione per delinquere.

Com’era realizzata l’evasione Iva? Gli schemi fraudolenti individuati dalla Gdf sono due. Il primo schema, si legge nel provvedimento del giudice, è stato realizzato attraverso una rete di società nazionali e comunitarie e ha visto società buffer vendere merce non deperibile a imprese della grande distribuzione che, a loro volta, le hanno cedute a conduit company comunitarie riconducibili, in gran parte, ai sodali stessi per poi ritornare, dopo una serie di passaggi tra ulteriori società estere ed italiane, ai buffer italiani che avevano iniziato il ciclo di fatturazione.

“Il coinvolgimento, nel periodo dal 2017 al novembre 2019, di multinazionali della grande distribuzione come GS Spa (gruppo Carrefour) e Auchan Spa nella frode sarebbe stato finalizzato a celare l’attività fraudolenta dietro un’apparente circolazione lecita di merce” si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.

Il secondo schema invece, si è realizzato attraverso cessioni ex art. 8 D.P.R. 633/1972 a fronte di lettere di intento mendaci da parte di società cartiere che, in un secondo momento, non esportavano la merce ma la rivendevano sottocosto a società buffer (di I e II livello), che si occupavano della successiva cessione alla Gdo o ad altri dettaglianti minori.

Cosa ci guadagnavano in concreto le due grandi catene francesi, che nello schema delineato dalla Gdf sembrano più essere un elemento del sistema che non il motore dello stesso? È sempre il giudice a spiegarlo: “le società avrebbero ottenuto il duplice vantaggio di incrementare il proprio fatturato e di ottenere una remunerazione per il passaggio formale delle merci (con margine che variava, a seconda delle società coinvolte, tra un minimo del 4% ed un massimo di circa l’11%), il tutto senza alcun concreto rischio imprenditoriale. Auchan e Gs, infatti, acquistavano (e pagavano) la merce dai buffer solo dopo che era stato effettuato un identico ordinativo dalle conduit comunitarie (e il relativo pagamento) e anche le spese di trasporto e deposito erano a carico del fornitore o dell’acquirente”.

Corposo anche il capitolo sequestri: A Gs il giudice ha sequestrato oltre 26 milioni di euro per frodi ipotizzate dal 2015 al 2021, a Margherita Distribuzione (quale ex Auchan) quasi 34 milioni di euro per il periodo 2015-2019. Altri circa 200 milioni di euro sono stati sequestrati a 15 degli indagati in relazione ad altre nove società. Margherita Distribuzione nei mesi scorsi ha chiuso una transazione con l’Agenzia delle Entrate e questo accordo potrebbe (il condizionale è d’obbligo) portare alla restituzione delle somme sequestrate. Carrefour ha invece annunciato di aver avviato un’indagine interna.