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Inalca, shopping in Polonia: acquisita la società Mille Sapori Plus

Inalca SpA, società controllata dal Gruppo Cremonini e partecipata al 28,4% da IQ Made in Italy Investment Company (detenuta al 50% da CDP Equity, Gruppo Cassa Depositi e Prestiti), attraverso la società Inalca Food & Beverage (IF&B), ha acquisito il 60% del capitale di Mille Sapori Plus Sp. z.o.o., operatore leader nella distribuzione di prodotti alimentari italiani nel mercato del foodservice polacco.

Mille Sapori, con sede a Varsavia, è stata fondata otto anni fa da un imprenditore Italiano – Luciano Pavone – che resterà socio al 40% e manterrà la gestione operativa del business come CEO della società.

Mille Sapori vende già oltre 1.300 referenze di prodotti alimentari di origine Italiana, che distribuisce con una flotta di automezzi propri che raggiungono in maniera capillare oltre 1.000 ristoranti, con un fatturato atteso per il 2018 pari a 88 milioni di zloty (circa 20 milioni di euro).

Si prevede per la società un importante piano di sviluppo in quanto la Polonia, con una crescita del PIL tra le più alte in Europa ed una spesa per consumi delle famiglie cresciuta nel 2017 del 4,7%, è oggi una delle realtà più interessanti per il mercato della ristorazione fuori casa che è stimato in oltre 6,5 miliardi di euro e che continua a crescere a ritmo sostenuto.

Questa per Inalca è l’ultima di una serie di acquisizioni mirate alla creazione di una società leader nei mercati internazionali per la vendita e distribuzione di prodotti per la ristorazione italiana nel mondo, fungendo da piattaforma distributiva per tutti quei piccoli produttori Italiani che non hanno la forza e le infrastrutture per far arrivare i loro prodotti sulle tavole dei ristoranti e hotel dall’altra parte del mondo.

Inoltre, ulteriori sinergie potranno in futuro essere sviluppate una volta completato l’impianto di macellazione, disosso e produzione di carne bovina in fase di realizzazione da parte di Inalca a Socochin (a circa 70 km a nord di Varsavia) previsto entro la fine del prossimo anno.

Secondo Augusto Cremonini, CEO di IF&B, “con questa operazione IF&B ha l’opportunità di svilupparsi rapidamente in uno dei più dinamici mercati europei, in cui la domanda di prodotti di eccellenza della cucina Italiana è in costante e forte crescita. Con l’acquisizione di Mille Sapori, IF&B otterrà un eccellente presidio su tutto il territorio polacco”.

Per Guido Rivolta, CEO di CDP Equity, “l’acquisizione di Mille Sapori è perfettamente coerente con la tesi di investimento di CDP Equity in Inalca: rafforzare l’attività di distribuzione di prodotti agroalimentari all’estero, con l’obiettivo di promuovere e diffondere le eccellenze alimentari italiane nel mondo”.

Questa acquisizione in Polonia segue quelle già effettuate da IF&B in Australia, Capo Verde, Tailandia, USA, Malesia, Messico, Isole Canarie e Hong Kong, e porterà il fatturato di Inalca Food & Beverage a superare i 100 milioni di euro nel 2018.

The Positive Cup, il programma di Nespresso, continua a crescere

Il programma di Nespresso The Positive Cup per la raccolta e il riciclo delle capsule esauste in Italia continua a registrare risultati positivi: nel 2017 sono state recuperate oltre 532 tonnellate di capsule in alluminio. L’impegno a sostegno di quest’importante iniziativa di tutela ambientale è stato rinnovato oggi con la sottoscrizione di un protocollo d’intesa da parte di Nespresso, CIAL (Consorzio Nazionale Imballaggi in Alluminio), CIC (Consorzio Italiano Compostatori) e Utilitalia.

Il progetto di recupero e valorizzazione delle capsule usate di Nespresso ha confermato nel 2017 il trend positivo, registrando un aumento del 19%rispetto al 2016 nella raccolta delle capsule e il coinvolgimento di un numero sempre maggiore di consumatori. La crescita del programma è attestata anche dai risultati dei primi mesi del 2018 in cui la quantità di capsule raccolte è già triplicata rispetto allo stesso periodo del 2017.

“Il nostro Consorzio opera in tutta Italia per garantire il riciclo degli imballaggi in alluminio raccolti in oltre 6.700 Comuni italiani, dai cittadini, grazie alla raccolta differenziata. Parliamo di lattine per bevande, scatolette e vaschette per il cibo, bombolette spray, tubetti, tappi e chiusure ed anche il foglio sottile. Grazie al progetto The Positive Cup e alla collaborazione con Nespresso, dal 2011, riusciamo inoltre a garantire il riciclo delle capsule in alluminio per il caffè, ampliando in questo modo il raggio d’azione di un sistema proficuo che in questi anni ci ha resi un esempio virtuoso in tutta Europa” ha dichiarato Gino Schiona, Direttore Generale di CIAL

Il programma, nato nel 2011, è reso possibile dalla preziosa collaborazione tra Nespresso, CIAL Util Italia e il CIC e consente ogni anno di recuperare e valorizzare importanti risorse. Il comune impegno nel sostenere e implementare questo progetto è stato confermato dalla sottoscrizione di un nuovo accordo, firmato questa mattina da tutti gli attori coinvolti con l’obiettivo di continuare a lavorare insieme per garantire una seconda vita alle capsule in alluminio.

Attualmente, l’iniziativa è attiva attraverso un sistema capillare di108 punti di raccolta, 61 Boutique Nespresso e 47 isole ecologiche,distribuiti su tutto il territorio nazionale e presenti in 61 città italiane, di cui 29 capoluogo di Provincia.

“Siamo orgogliosi di registrare una crescita costante, di anno in anno, nel programma per il recupero e il riciclo delle capsule esauste in Italia. Si tratta di un segnale importante, che attesta la consapevolezza e la voglia dei nostri consumatori di contribuire attivamente alla salvaguardia dell’ambiente. Nespresso non può che rinnovare con grande entusiasmo il proprio impegno a favore di un’economia circolare e di una gestione responsabile di risorse e materiali lungo tutto il ciclo di vita delle proprie capsule”, ha commentato Marta Schiraldi, Technical and Quality Director Nespresso Italiana.

Attraverso una filiera dedicata, l’iniziativa consente di destinare ad una seconda vita i due materiali che compongono la capsula: l’alluminio viene riciclato al 100%, con un notevole risparmio di energia e di materia, fino al 95%; il caffè residuo viene trasformato in fertilizzante e utilizzato in una risaia in provincia di Pavia dove Nespresso acquista il riso e lo dona a Banco Alimentare della Lombardia. Dal 2011 ad oggi il progetto ha permesso di recuperare oltre 2.700 tonnellate di capsule esauste e di contribuire concretamente ad un’economia circolare dei rifiuti e delle risorse.

Per conoscere tutti i punti di raccolta Nespresso e partecipare attivamente al progetto visitare il sito:
https://www.nespresso.com/it/it/storeLocator

Brioche: i 5 consigli di Erika Biancucci per una colazione di qualità

Croccante fuori, soffice dentro. E poi che abbia fragranza di burro. Ecco alcune delle qualità che una buona brioche, per essere veramente buona, deve avere.

Parola di Erika Biancucci, Responsabile del Progetto Pasticceria di Love IT, il primo Food Experience Store dedicato al Made in Italy alimentare.

Ovviamente, spiega Erika, servono anche tante altre qualità. E lei   – “mamma” della brioche a tripla lievitazione – di lievitati se ne intende.

E allora vediamo insieme come riconoscere un prodotto di qualità da uno meno buono.

La “questione” cromatica

I colori (come le parole, d’altronde) sono importanti. Un impasto troppo giallo potrebbe indicare l’utilizzo eccesivo di uova. Se, invece, è grigiastro, denuncia il ricorso alla  margarina.

I colori giusti? Nocciola all’esterno, giallo paglierino dentro. Se poi ci sono puntini scuri, ancora meglio, vuol dire che sono state usate autentiche bacche di vaniglia.

L’aroma giusto?

Quello caratterizzato da sentori di  burro caramellato, vaniglia e farina di grano. Un’eventuale nota di acidità non deve allarmare, anzi: indica che la lievitazione è stata corretta.

E per averne la “prova del 9” basta stringere la pasta tra le dita: se non sviluppa l’effetto molla (cioè non torna indietro) allora ne possiamo essere certi.

Viva la semplicità

In etichetta?  Pochi ingredienti. Se poi sono assenti i conservanti e  i componenti di origine animale (come la proteasi) ancora meglio.

L’impasto

Anche l’alveolatura ha un suo ruolo: i fori dell’impasto devono essere di dimensioni medie. Troppo grandi o troppo piccoli, indicano infatti una lievitazione sbagliata. E mettono  a rischio la buona digeribilità della brioche.

Il mito della leggerezza integrale

Ecco appunto, si tratta di un mito: più ricca di fibre sì. Ma non è detto (anzi) che la brioche integrale sia anche più leggera e meno calorica di quella bianca!

ResponsiBEERity 2017, Carlsberg Italia protagonista della sostenibilità

Carlsberg Italia ha presentato a Milano il Bilancio di Sostenibilità 2017 che, per il settimo anno consecutivo, delinea il profilo della filiale di Carlsberg Breweries A/S, terzo produttore mondiale di birra, fornendo indicatori utili a valutare risultati e orientamenti dell’Azienda sotto il profilo della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

La sostenibilità come concretezza e solidità aziendale – Redatto secondo gli standard internazionali GRI G4 e disponibile da oggi per la consultazione sul sito internet di Carlsberg Italia, il documento traccia gli avanzamenti ottenuti in un percorso di Responsabilità Sociale d’Impresa nel quale la sostenibilità è, a tutti gli effetti, lo specchio dell’operatività, dei comportamenti quotidiani e delle relazioni con tutti gli interlocutori dell’azienda.

“Qualità e sostenibilità hanno contribuito al rilancio di Carlsberg Italia divenendo parte integrante della nostra cultura aziendale, rendendoci più consapevoli del nostro ruolo verso il territorio e i nostri interlocutori”, ha sottolineato Alberto Frausin, Amministratore Delegato di Carlsberg Italia, nel corso dell’evento di presentazione. “Essere sostenibili non è più solo una necessità, ma una vera e propria missione anche laddove i nostri sforzi in apparenza hanno un impatto minore”.

Esempio concreto del concetto di sostenibilità per Carlsberg Italia è il sistema di spillatura DraughtMaster. È stata l’osmosi tra la sostenibilità e i valori aziendali di qualità del prodotto e innovazione a consentire a Carlsberg Italia di cogliere, nel 2011, le potenzialità del rivoluzionario sistema di spillatura e a sostenerne la diffusione, sino a farne lo standard di riferimento per la birra alla spina. Nel 2017, infatti, i fusti DraughtMaster in PET 100% riciclabili hanno rappresentato il 94% dei volumi di birra in fusto distribuita dall’Azienda. In termini d’impatto ambientale misurato nell’intero ciclo di vita del prodotto, questo risultato equivale al mancato rilascio nell’atmosfera di oltre 11.000 tonnellate di anidride carbonica, portando a circa 50.000 tonnellate l’abbattimento delle emissioni di CO2 ottenuto dal 2011 a oggi.

Together Towards ZERO – Insieme verso un futuro sostenibile – Il Bilancio di Sostenibilità 2017 adotta come riferimento della rendicontazione i progressi registrati nel perseguimento degli obiettivi fissati da Together Towards ZERO, la strategia di sostenibilità con cui, dal 2017, Carlsberg Group sta contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. In linea con le indicazioni del Gruppo, Carlsberg Italia si è focalizzata sulle quattro aree di priorità che hanno maggiore impatto sulle attività aziendali: 1 acqua, ingrediente principale della birra; 2 energia ed emissioni nel processo produttivo; 3 salute e sicurezza di chi produce e distribuisce le birre; 4 consumo responsabile. Sviluppata su solide basi scientifiche, in collaborazione con eminenti esperti, Together Towards ZERO stabilisce una roadmap per gli interventi da realizzare nel Birrificio di Induno Olona, con obiettivi intermedi da conseguire entro il 2022 e il raggiungimento dei nuovi standard di sostenibilità previsti entro il 2030.

I principali numeri della sostenibilità 2017

ACQUA – obiettivo 2030: zero sprechi d’acqua Malgrado un incremento nella produzione, che nel 2017 ha toccato quota 1.411.801 ettolitri di birra (+6% vs 2016), Carlsberg Italia ha ridotto del 6% i propri consumi di acqua, fermi a 433.000 metri cubi. Con l’acqua risparmiata nel 2017 sarebbe possibile riempire 11 piscine olimpioniche. È diminuito anche il consumo specifico di acqua per ettolitro di birra prodotto, passato da 3,5 hl/hl del 2016 a 3,1 hl/hl (-11%), dato perfettamente in linea con il risultato raggiunto a livello di Gruppo. Il merito della maggiore efficienza idrica va ascritto al monitoraggio costante dei consumi, rafforzato con l’installazione di 22 nuovi contatori, su specifiche aree del Birrificio di Induno Olona, letti a cadenza settimanale, che si aggiungono ai 16 i cui dati arrivano direttamente al server di monitoraggio. Nel corso del 2017, inoltre, sono state gettate le basi per ulteriori progressi nell’uso sostenibile delle risorse idriche in vista del dimezzamento dei consumi d’acqua e dell’azzeramento degli sprechi, pianificati per il 2030. Sono stati conclusi i lavori per la rimessa in esercizio del vecchio impianto di depurazione delle acque reflue, fermo dal 2006. Da novembre 2017, le acque depurate vengono conferite direttamente nel fiume Olona, restituendo all’ambiente acqua di una qualità il più possibile vicina a quella prelevata. L’acqua depurata viene impiegata anche per il lavaggio dell’impianto di trattamento dei fanghi, al posto dell’acqua di rete. Infine, è stato installato un nuovo Pastorizzatore Flash che, una volta a regime, porterà a una riduzione del consumo idrico del 4-5%.

Energia ed emissioni – obiettivo 2030: zero emissioni di CO2 dai siti produttivi La roadmap stabilita nel piano Together Towards ZERO prevede l’azzeramento delle emissioni dagli impianti produttivi nel 2030, l’utilizzo esclusivo di energia da fonti rinnovabili entro il 2022 e la riduzione del 30% delle emissioni birra-alla-mano nel 2030. La strada da percorrere è ancora lunga, ma i risultati registrati nel 2017 sono incoraggianti. Le emissioni complessive del Birrificio di Induno Olona, infatti, sono diminuite dell’1,8% rispetto al 2016. Anche le emissioni specifiche di CO2 sono state ridotte dell’8,6%, passando da 3,5 kg/hl a 3,2 kg/hl. Di contro, il consumo totale di energia è lievemente aumentato rispetto al 2016 (+0,4%) in virtù dell’incremento di produzione. Gli indicatori per quanto riguarda i consumi specifici, tuttavia, sono positivi: metano -7,6%; energia elettrica -1,2%. Cosa ancor più significativa, grazie all’adesione di Carlsberg Group alla coalizione di imprese RE100 e all’accordo per l’approvvigionamento di energia stipulato nel 2016, Carlsberg Italia ha raggiunto in anticipo l’obiettivo del 100% di energia da fonti rinnovabili.

Salute e sicurezza – obiettivo 2030: zero infortuni Il tasso di incidenti in Azienda ha proseguito la curva discendente evidenziata nelle precedenti edizioni del Bilancio di Sostenibilità; segno del radicarsi di una diffusa cultura a tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Nel 2017, infatti, il tasso di infortuni è stato di 1,7 (nel 2016 era 2,9) con un indice di gravità pari a 33,4 (589,5 nel 2016). Nello specifico, il numero totale di infortuni è calato di oltre il 42%.

Consumo Responsabile – obiettivo 2030: zero consumo irresponsabile Carlsberg Group e Carlsberg Italia considerano la sensibilizzazione a un consumo moderato e corretto della birra un obiettivo prioritario. In questo senso vanno l’obiettivo di ampliare la scelta dei consumatori, offrendo loro un’alternativa analcolica ovunque sia presente una birra del Gruppo e l’ambizioso traguardo di zero consumo irresponsabile nel 2030.

Per aiutare ulteriormente i consumatori a fare scelte consapevoli, sulle etichette di tutte le birre saranno apposti messaggi per favorire il consumo responsabile, nonché le indicazioni nutrizionali. Messaggi a favore del consumo responsabile compariranno anche in tutte le comunicazioni di marketing. Inoltre, nel programma delle giornate di porte aperte nello storico Birrificio di Induno Olona, è stata inserita la visita a un’area dedicata ad attività esperienziali, nella quale i visitatori possono sperimentare gli effetti dell’abuso di alcol grazie a un particolare visore (Beer Goggle) che simula le alterazioni nelle percezioni e nel coordinamento dovute allo stato di ebbrezza. Nel 2017 i visitatori sensibilizzati durante gli Open Day sono stati oltre 5.500 (più del doppio rispetto al 2016). Analoghe iniziative di sensibilizzazione sono rivolte ai dipendenti della sede di Lainate in occasione del Global Beer Responsibility Day (GBRD), Giornata Mondiale della Birra Responsabile.

Iniziative sociali. Gli scavi nel Foro di Giulio Cesare a Roma – Nel 2017 la Fondazione Carlsberg per lo studio delle scienze, che porta avanti lo spirito mecenatesco e la dedizione alla condivisione con le comunità di J.C. Jacobsen, fondatore di Carlsberg Breweries, ha stanziato 1,5 milioni di euro per un progetto pluriennale di ricerca e scavi archeologici nell’area del Foro di Giulio Cesare a Roma. Avviato nell’autunno 2017, il progetto di ricerca nasce dalla collaborazione tra l’Istituto Danese a Roma e la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e vede coinvolta un’équipe di ricercatori danesi. Le attività di indagine e scavo nell’area più antica dei Fori Imperiali, consentiranno di gettare nuova luce sulla disposizione spaziale e architettonica di un sito la cui lettura è resa complessa dallo stratificarsi degli interventi urbanistici e monumentali di più imperatori romani.

Carlsberg entra nella storia della birra italiana quando, nel 1975, sigla un accordo con uno dei maggiori produttori nazionali, Industrie Poretti, per la produzione e commercializzazione dei due marchi Tuborg e Carlsberg (storiche aziende danesi che si uniscono nel 1970). Negli anni il gruppo Carlsberg acquisisce quote dell’azienda Poretti sino ad arrivare al 1998 quando il nome dell’azienda italiana viene cambiato in Carlsberg Italia e nel 2002 diviene di proprietà totalmente danese. Carlsberg Italia oggi produce e commercializza oltre 1,3 milioni di ettolitri di birra a marchi Carlsberg, Tuborg, Birrificio Angelo Poretti, Kronenbourg 1664, Grimbergen, Feldschlösschen e Brooklyn. Nel 2011 Carlsberg Italia ha avviato una rivoluzione nel mercato della birra, sviluppando e lanciando DraughtMasterTM Modular 20, il nuovo sistema di spillatura che utilizza fusti in PET al posto dei tradizionali in acciaio e che non utilizza CO2 aggiunta. Sulla spinta di questo progetto Carlsberg Italia ha ottenuto la certificazione ambientale EPD (Environmental Product Declaration) per le sue birre, PRIMA unica azienda birraria al mondo.

Gruppo Montenegro è nuovo distributore italiano di Jack Daniel’s e Finlandia Vodka

Gruppo Montenegro e Brown-Forman hanno definito un accordo di distribuzione esclusiva in Italia per i prodotti Jack Daniel’s, Jack Daniel’s Single Barrel, Jack Daniel’s Tennessee Honey, Woodford Reserve, Gentleman Jack, Jack&Cola e Finlandia Vodka.

Jack Daniel’s è il Brand Nr.1 al mondo tra i Premium Spirit, il Whiskey Nr. 1 in Italia e uno dei brand più iconici nel panorama alcolico internazionale; Vodka Finlandia è uno dei principali premium brand internazionali nel segmento vodka. L’accordo fra le due Aziende decorre dal 1 Maggio 2018.

“Siamo davvero orgogliosi di poter rappresentare un portafoglio di marchi così storici e prestigiosi; condividiamo con Brown-Forman molti valori fondamentali nonché lo stesso approccio al mercato basato su competenza, forte presidio del territorio e rapporto diretto con i clienti. Tutto ciò rende questo accordo una reale partnership strategica con una visione di lungo periodo”, ha dichiarato Marco Ferrari, Amministratore Delegato di Gruppo Montenegro.

“E’ un tassello fondamentale all’interno del nostro ambizioso progetto che aveva come obiettivo l’ulteriore rafforzamento della nostra organizzazione commerciale in Italia, che può contare oggi su una rete vendita capillare e di grande eccellenza, insieme ad un portafoglio prodotti sinergico e completo su ogni categoria merceologica.Con questa partnership, la nostra massa critica aumenterà in maniera considerevole sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, portando Gruppo Montenegro in una posizione di primissimo piano tra le aziende del settore nel mercato italiano”, ha dichiarato Sergio Fava, Direttore Division Spirit di Gruppo Montenegro.

“Siamo molto lieti di iniziare la nostra partnership in Italia con Gruppo Montenegro. Condividendo gli stessi valori e principi,insieme saremo in grado di far vivere forti esperienze ai nostri consumatori e di generare una crescita sana e sostenibile per i nostri iconici marchi.La capacità di brand building di Brown-Forman, unita alla forza della rete di vendita Montenegro, permetteranno ad entrambi i Gruppi di crescere e di creare ulteriore valore per i consumatori. Desidero ringraziare Gruppo Campari per i 13 anni di collaborazione e per il contributo nello sviluppo dei nostri marchi in Italia” ha dichiarato Agnieszka Przybylek, Country Manager Brown-Forman Italy.

TUTTOFOOD: i risultati del convegno nell’ambito di Retail Plaza

Esigenti e complessi: i consumatori si sono evoluti e il retail è chiamato a dar risposte adeguate.
Ecco unda delle principali evidenze emerse dal convegno Cibo: trasparenza, salute, identità – Le sfide di un consumo consapevole, organizzato da Fiera Milano in occasione di Milano Food City nell’ambito di Retail Plaza by TUTTOFOOD, l’arena dedicata al retail innovativo che approfondisce le tendenze più promettenti.

Come hanno evidenziato i dati presentati da Nielsen, a fronte di vendite stabili sta cambiando la composizione del carrello. Crescono soprattutto bevande, ortofrutta e largo consumo confezionato e si moltiplicano i canali tra cui scegliere. E se supermercati e superstore rappresentano ancora oltre la metà delle vendite (52%) e l’e-commerce solo l’1,2%, quest’ultimo è il canale che cresce più rapidamente.
La causa del cambiamento nel paniere dei prodotti? L’irruzione sulla scena dei millennial: un consumatore che, rispetto ai baby boomer, è più interessato a conoscere i meccanismi del settore (80% contro 63%) o a capire come è prodotto ciò che mangia (81% contro 65%) e che è disposto a pagare di più per cibi più salutari (81% contro 67% a livello mondiale; 76% contro 70% in Italia).
Nel nostro Paese, in particolare, i consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti artigianali o poco industriali (74%), di origine italiana (72%), senza conservanti (70%) o ancora, a km zero (63%) o poco elaborati (63%).
Cambiano quindi anche gli stili di consumo e a crescere di più sono le fasce opposte: da un lato i Golden Shopper (4,3 milioni di famiglie con una spesa media di 3.780 euro) e dall’altro i Low Price (altri 4,3 milioni di famiglie con una spesa media pari a 2.860 euro). Dal 2015 a oggi, nel complesso, queste due categorie sono aumentate di 2 milioni di famiglie, per una spesa aggiuntiva di 6,6 miliardi di euro, e oggi contano ciascuna per il 17,4% sul totale dei consumatori.

“Trasparenza, salute e identità sono le parole chiave per gestire questa complessità – ha commentato Romolo de Camillis, Retail Director di Nielsen Italia –. Il cibo risponde sempre più a bisogni esperienziali e sono in ascesa i consumi identitari come il vegetariano-vegano-flexitariano o i consumi halal e kosher. Le performance di vendita dei prodotti sono quindi legate sempre più alla loro capacità di comunicare un messaggio, che coinvolge tutta la filiera”.

Un ruolo “di sistema” sottolineato anche nei dati presentati da Giorgio Santambrogio, AD di Gruppo VéGé e Presidente di ADM – Associazione Distribuzione Moderna: “Ogni settimana 60 milioni di persone acquistano nei punti vendita della distribuzione organizzata, generando 101 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 7% del totale nazionale. Il 91,5% dei fornitori sono imprese italiane e di queste il 78% sono PMI che, grazie alle marche del distributore, hanno la possibilità di entrare in canali e generare volumi a cui difficilmente avrebbero accesso in altro modo”.

“In tema di trasparenza – ha aggiunto Andrea Colombo, Direttore Generale di Coop Lombardia – abbiamo varato ad esempio un progetto per la vendita di uova ottenute senza antibiotici e oggi, insieme con IBM, abbiamo lanciato una call per coinvolgere 70 giovani startup e ricercatori e rendere disponibili in modo affidabile le informazioni lungo tutta la filiera attraverso un’innovativa tecnologia blockchain”.

“Per Esselunga trasparenza, salute e identità significano essere l’unico distributore in Italia con propri impianti di produzione alimentare in gastronomia e pasticceria, con oltre 700 materie prime lavorate e 284 referenze prodotte – ha aggiunto Luca Magnani, Direttore Qualità di Esselunga –. Abbiamo un laboratorio con 47 esperti e sviluppiamo la conoscenza, la ricerca e la cultura di prodotto. Per produrre la paella, ad esempio, abbiamo mandato i nostri esperti per 10 giorni in Spagna a imparare la ricetta originale dagli chef spagnoli”.

Per Stéphane Coum, Direttore Operations di Carrefour Italia, oggi la distribuzione deve cambiare il proprio “centro di gravità”: “I punti vendita devono essere luoghi dove il cliente può non solo acquistare ma anche mangiare, scegliendo tra prodotti che rispondono alle esigenze di target diversi. Non è solo una questione di marketing: la distribuzione deve accompagnare la ‘food transition’, che vede cambiare il ruolo sociale del cibo e per questo noi ci impegniamo, ad esempio, a una ripartizione più equa dei profitti con i produttori, oltre che a valorizzare le eccellenze locali con progetti ad hoc, di cui alcuni anche in Italia”.

“Noi adottiamo da molti anni un approccio molto diretto alla trasparenza – ha concluso Mario Gasbarrino, AD di Unes – ad esempio, abbiamo eliminato le promozioni per sostituirle con prezzi più bassi sempre. Oggi scelte come queste stanno diventando necessità per tutti, perché il cliente, anche grazie a Internet, ha a disposizione sempre più informazioni e le sue richieste crescono. Con il progetto Viaggiatore Goloso il nostro gruppo ha anticipato questa tendenza e oggi la sta accompagnando verso le sue ulteriori evoluzioni esperienziali e identitarie”.

In linea con il format di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD si rivolge a un duplice target, tanto business quanto consumer, con iniziative che tratteggiano un ideale filo conduttore verso i temi e le tendenze che saranno approfonditi l’anno prossimo in manifestazione. Il dialogo con il consumatore e il cittadino si realizzerà durante la settimana di Milano Food City (8-13 maggio) attraverso diverse attività in-store come esperienze multimediali, viaggi esperienziali, degustazioni, happy hour e personal shopper in collaborazione con le Insegne partner. Il palinsesto completo delle iniziative è disponibile online all’indirizzo http://www.retailplaza.it/Page/14.

Non solo. In occasione di Milano Food City, Retail Plaza by TUTTOFOOD lancia un nuovo concetto di cashback “consapevole”: i consumatori che faranno la spesa utilizzando una delle due app Ti Frutta o ExtraSconti, scattando la foto dello scontrino, otterranno denaro spendibile per acquisti futuri di prodotti basati su trasparenza, salute e identità e potranno partecipare a Retail Plaza.

 

 

Despar Italia, prima azienda ad inserire la “Lenticchia di Altamura IGP”

Presentazione ufficiale mercoledì 18 aprile 2018 a Bologna nel corso della convention nazionale Despar, presso il teatro Europauditorium.

Parte la diffusione sul territorio nazionale della Lenticchia di Altamura IGP che da pochi mesi ha ottenuto l’importante riconoscimento europeo e che verrà distribuita in tutta la nazione da Despar Italia.
Despar Italia, alla continua ricerca di prodotti di qualità superiore da distribuire con il proprio marchio Premium, questa volta lo fa con un legume largamente consumato, ricco in proteine, ad alto contenuto di ferro, ricco in fibre e povero in grassi. Un legume gustosissimo, facile da cucinare e pronto da mettere in tavola in 20 minuti.
Un connubio speciale tra due aziende accomunate dalla costante ricerca della qualità dei prodotti e lo sviluppo del territorio.
Il Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Lenticchia di Altamura IGP è nato il 27 gennaio 2017 ed è costituito da circa 140 agricoltori che coltivano migliaia di ettari di terra a Lenticchia di Altamura IGP tra Puglia e Basilicata.

Gli obiettivi sono quelli di promuovere e tutelare un prodotto di qualità, lavorare per lo sviluppo e l’incremento produttivo del territorio nel rispetto dell’ambiente e per la salute del consumatore.
La Lenticchia di Altamura IGP rappresenta la tradizione e l’autenticità del suo territorio e vive la sua rinascita grazie al lavoro degli agricoltori, principali attori di questo progetto.
Una coltura che per circa 40 anni era stata quasi del tutto abbandonata ed oggi trova nuova linfa grazie al lavoro del Consorzio di Tutela e Valorizzazione della Lenticchia di Altamura IGP.
Il grande lavoro a livello produttivo, il completo controllo della filiera, ed il riconoscimento della IGP, contribuiscono a valorizzare un prodotto unico e straordinario.
Per il 2018-2019 il primo importante obiettivo che il consorzio si pone è quello di far conoscere alla Distribuzione Moderna, alla Grande Distribuzione organizzata e soprattutto ai consumatori la Lenticchia di Altamura IGP.
Se coltivata in Italia, in qualunque regione e al di là del riconoscimento IGP, è un prodotto straordinario, che matura e si essicca in modo naturale in campo senza necessità di utilizzare disseccanti chimici per la raccolta.
Ad oggi la quasi totalità delle lenticchie consumate in Italia (oltre il 90%) è importato da Paesi che non hanno il clima idoneo alla loro coltivazione e sono costretti a disseccare chimicamente le piante in campo per poter trebbiare e raccogliere il prodotto.
Despar Italia, sempre più attenta all’ambiente e alla salute del consumatore ha scelto per la propria linea Premium un prodotto di origine italiana, naturale, sano, genuino ma soprattutto di filiera certificata e IGP: la Lenticchia di Altamura IGP.

Schär presenta la nuova colazione senza glutine

Cambia la colazione gluten free grazie a Schär, l’azienda italiana leader del senza glutine. Del resto, si tretta del pasto più importante della giornata, che deve garantire energia e nutrienti adeguati per affrontare gli impegni quotidiani.

«La colazione è il primo, vero e proprio, pasto della giornata – spiega il Prof. Luca Piretta, specialista in Gastroenterologia, Endoscopia Digestiva e Scienza della Nutrizione Umana, membro del Dr. Schär Instituteche dovrebbe fornire in media 350-450 calorie, corrispondenti al 20% circa del fabbisogno energetico giornaliero. Per questo saltarla potrebbe comportare sonnolenza, difficoltà di concentrazione ed ipoglicemia. Ciò vale anche per i celiaci e per gli intolleranti al glutine che, come tutti, necessitano del corretto apporto di vitamine, sali minerali e proteine, ma soprattutto i carboidrati, tra i costituenti principali della nostra alimentazione perché facili da digerire e assimilare in quanto costituiscono l’energia “pulita” per il nostro organismo. Anche per la colazione del mattino, i celiaci possono, quindi, scegliere prodotti con carboidrati naturalmente privi di glutine, che sostituiscono egregiamente i cereali vietati e contare, così, su un’alimentazione varia ed equilibrata. Anche i grassi devono essere presenti nel primo pasto della giornata, anche se in quantità ridotte – continua Piretta –  Solitamente, se parliamo di prima colazione all’italiana, l’apporto di grassi è dato dal consumo di latte vaccino, intero o parzialmente scremato, ma non sono rari i casi in cui alla celiachia e all’intolleranza al glutine si accompagna anche l’intolleranza al lattosio. Sappiamo, infatti, che il deterioramento della mucosa intestinale può portare a una carenza di lattasi, inibendo così la completa idrolizzazione del lattosio con il conseguente mancato assorbimento dei monosaccaridi derivati (glucosio e galattosio). Anche in questi casi non bisogna eliminare dalla propria dieta il latte e i suoi derivati: in commercio esistono prodotti “delattosati”, che possono essere consumati in tutta sicurezza oppure consumare formaggi stagionati che hanno perso il lattosio durante la stagionatura». 

Nonostante circa 7 milioni di Italiani saltino ancora la prima colazione, va sottolineato come – nel nostro Paese – l’abitudine più radicata resti quella della prima colazione casalinga, anche se sta emergendo un nuovo trend di consumo all’insegna di una scelta salutistica e naturale, che vede frutta fresca e secca, centrifugati, tisane e tè affiancare gli alimenti classici della colazione all’italiana.  

Osservatorio Aidepi/Doxa 2016

«Non possiamo non apprezzare il ‘rito’ quotidiano della prima colazione in famiglia – rimarca la Dott.ssa Elena Dogliotti, biologa nutrizionista, membro del Dr Schär Instituteun grande classico della tradizione italiana che prevede il consumo di prodotti da forno, in abbinamento ad una bevanda calda, come latte, caffè, caffelatte, cappuccino o tè, e a spremuta d’arancia, marmellata, miele, cereali, muesli e yogurt. Il nostro modello di prima colazione, rispetto, ad esempio, a quella anglosassone prevalentemente a base di alimenti salati, è, infatti, meglio articolato e risponde a due obiettivi: smaltire la bile e migliorare i processi digestivi, mettendo stomaco e intestino in condizioni ideali per il resto della giornata. E questo vale anche per la prima colazione senza glutine. Oggi sono molti gli Italiani, soprattutto donne, che hanno disturbi collegati all’assunzione di glutine, un pubblico molto vasto e sempre più esigente che però – grazie all’innovazione nei processi produttivi e allo sviluppo di prodotti alimentari gluten-free – non deve più rinunciare al piacere di una gustosa prima colazione casalinga. Sempre senza perdere di vista la varietà e il gusto, caratteristiche fondamentali di un’alimentazione sana bilanciata e piacevole, a iniziare proprio dalla prima colazione».

Proprio per rispondere ai bisogni di tutti i consumatori gluten-free, Schär punta sempre di più non solo sulla grande attenzione alla Ricerca & Sviluppo, sulla scelta di materie prime e ingredienti di qualità a cominciare dai cereali naturalmente privi di glutine, come riso, mais, quinoa, teff, amaranto, grano saraceno che contengono molte vitamine del gruppo B, e sull’utilizzo di tecniche produttive d’avanguardia ma anche sul gusto. Gusto è sinonimo di sapore, piacere, gioia, godimento e soddisfazione… imprescindibili soprattutto quando si parla di prima colazione! 

Con Schär, la prima colazione è sempre un dolce risveglio grazie alla bontà e alla varietà rappresentata dai suoi tre “mondi”: la colazione classica, con i gustosi croissant, o i tanti biscotti della tradizione (Gran Risveglio, Petit, Frollini); la colazione benessere, con tanti prodotti ricchi in fibre (Carrotinis, Biscotto all’Avena, Cereal Bisco) e il piacere leggero di Bon Raisin, e la colazione golosa, con le nuove crostatine alla nocciola, i soft waffel e le torte (Lemon Cake, Marble Cake). E fino al 3 agosto, c’è ancora più gusto a fare colazione con i prodotti Schär (Carrotinis, Gocce di Luna, Hoops, Gran Risveglio, Biscotto all’avena, Frollini, Soft Waffle, Croissant Ambient, Petit, Bon Raisin, Bon Choc): è appena partita, infatti, la grande raccolta punti “Il Buongiorno che ti premia” per collezionare l’esclusivo set colazione e rendere ancora più allegra la tavola.

Il Gruppo Dr. Schär e il marchio Schär

Riconosciuto come pioniere e leader indiscusso nel mercato Europeo del senza glutine, il Gruppo Dr. Schär ha costruito una vasta offerta di prodotti senza glutine di alta qualità, innovativi e sicuri, garantendo sapore e varietà. Con oltre 150 prodotti, Schär risulta essere il marchio più forte del Gruppo Dr. Schär. Schär lavora da sempre al fianco di esperti per garantire non solo un’ampia gamma di prodotti, ma anche consulti e servizi che rendono più facile la vita a chi deve o vuole seguire una dieta senza glutine. Per ulteriori informazioni visita il sito www.drschaer.com o www.schaer.com.  

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Alimentari, scatta l’obbligo di indicazione dello stabilimento in etichetta

Da giovedì 5 aprile c’è l’obbligo di indicare nell’etichetta degli alimenti la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento. Il Decreto Legislativo 15 settembre 2017 n. 145 entra in vigore dopo 180 giorni dalla pubblicazione avvenuta in Gazzetta ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2017. Con l’obbligo, in caso di inadempimento, arrivano anche le sanzioni, che vanno da 2.000 a 15.000 euro, per la mancata indicazione della sede dello stabilimento o se non è stato evidenziato quello effettivo nel caso l’impresa disponga di più stabilimenti.

“Una norma – commenta la Coldiretti – per consentire di verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia, sostenuta dai consumatori che per l’84% ritengono fondamentale conoscere, oltre all’origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione, secondo la consultazione on line del ministero delle Politiche Agricole”.

L’obbligo del resto era già sancito dalla legge italiana (D.Lgs 109/1992, oggi sostituito dal D.Lgs 231/2017) ma era stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare. L’Italia ha stabilito la sua reintroduzione al fine di garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute

Sulla base dei dati dell’Osservatorio lmmagino per fare leva sul patriottismo nei consumi il tricolore sventola sul 14% delle confezioni alimentari ma in ben il 25% dei prodotti sugli scaffali c’è comunque un evidente richiamo all’italianità che spesso viene sfruttata a sproposito.

 “Occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori e non alle pressioni esercitate dalle lobbies del falso Made in Italy che non si arrendono e vogliono continuare ad ingannare i cittadini cercando di frenare nel nostro Paese l’entrata in vigore di norme di trasparenza e di grande civiltà” ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

 

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