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Carmela Ignaccolo

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Payback: anche Mondadori Store entra nella coalition

PAYBACK: continua la crescita della carta fedeltà oggi utilizzata da 9 milioni di clienti che la utilizzano per accumulare punti grazie alle proprie spese presso Esso, Carrefour, con l’abbonamento a Mediaset Premium, con gli abbonamenti o le ricariche di 3 Italia, ma anche grazie ai voli Alitalia, ai Partner finanziari American Express, BNL e Carrefour Banca e agli oltre 60 Partner online aderenti al programma. Oggi infatti anche Mondadori Store, il più esteso network di librerie con oltre 600 store e il sito di e-commerce Mondadoristore.it, ha scelto PAYBACK come nuovo programma fedeltà per offrire ai propri clienti sempre maggiori possibilità di accumulare punti e accedere più velocemente a sconti e premi.

I vantaggi
Con una sola carta, infatti, è ora possibile raccogliere punti presso tutti i Mondadori Store presenti in Italia e sul sito Mondadoristore.it, oppure facendo acquisti presso tutti gli altri partner del programma.
Grazie alla partnership, i titolari della carta PAYBACK di Mondadori da oggi possono accumulare 2 punti PAYBACK per ogni euro speso per l’acquisto di un libro ed 1 punto PAYBACK per ogni euro speso per l’acquisto di tutti gli altri prodotti di musica, cinema, tecnologia, giocattoli e cartoleria nei canali Mondadori. In più fino al 31 marzo 2016 tutti i clienti PAYBACK accumulano tripli punti sul loro primo acquisto.

Lasagna della tradizione: ecco la nuova protagonista del concept SorryMama

Lasagna, tu m’hai provocato e io mi invento un format. Parafrasando l’Albertone italiano potrebbe esser nato così SorryMama, la prima sfida street- tutta milanese – alle mamme di tutta Italia.

Ma cominciamo dall’inizio: quando Luca Arcoini (uno dei fondatori di SorryMama), ancora negli States per lavoro, si rese conto che per le strade delle metropoli americane non era difficile trovare qualche rimando al Belpaese. Pasta e pizza essenzialmente (che di italiano avevano ben poco). Ma Luca si accorse anche di un’enorme lacuna: la lasagna non si palesava mai!

Da qui l’idea: perché non creare un format di locali dedicati proprio alla lasagna? Un concept finalmente firmato da italiani, dove il cibo nostrano fosse proposto in tutta la sua squisitezza.

“Una volta tornato – racconta Luca- ho iniziato a cercare di dare vita a questo sogno. Dovevo solo trovare la formula migliore per portare in una dimensione metropolitana e facilmente replicabile la lasagna, senza snaturare quelle caratteristiche casalinghe che la rendono un piatto irresistibile da più di 800 anni”.

E il risultato è ora sotto gli occhi di tutti: al 79 di Corso di Porta Romana.

Una piccola oasi del gusto, sospesa tra passato e modernità, dove questa pietanza simbolo della cucina italiana viene preparata secondo i genuini segreti della tradizione e reinterpretata in inediti e irresistibili abbinamenti nati dalla fantasia e dall’esperienza di tante mamme del Belpaese. Tante golose tentazioni street, classicamente emiliane, insospettabilmente light, golosamente green o straordinariamente ricche.

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Lo scopo è solo uno, conquistare sempre più palati in cerca di una gustosa pausa e farli tornare a casa con una piccola confessione da fare: “Scusa mamma, ma ho trovato una lasagna migliore della tua!”.
Una formula a cavallo tra lo “slow food” e il “fast and good”, fondata su due semplici concetti: amore per la cucina e materie prime di grande qualità.

La sfoglia delle differenti tipologie di lasagne proposte da SorryMama (classiche all’uovo, di kamut, farro, al nero di seppia, ecc..) è realizzata seguendo fedelmente i passaggi di ricette limate con passione e pazienza da mamme e nonne. Le pregiate farine (semola, saraceno, farro, kamut, quinoa, …) provengono da uno storico mulino del nord Italia con due secoli di esperienza: il Molino Dallagiovanna. Si tratta di farine che conservano inalterati tutti i componenti del chicco o del seme, insieme ai macronutrienti. Così l’impasto contiene molte più fibre e sali minerali di quelli prodotti dalle farine di tipo 0 e 00, per un trionfo di gusto e antiossidanti che rendono ogni piatto più digeribile e salutare. Non mancano speciali tocchi innovativi come, ad esempio, la farina di tritordeum, un particolare cereale che fonde le caratteristiche di grano duro e orzo selvatico con le loro proprietà benefiche.

Come nella cucina di casa la domenica mattina, anche da SorryMama tutto viene fatto alla luce del sole. Dal laboratorio a vista del locale escono tutte le differenti versioni di lasagna, recuperate dalle pagine dei ricettari segreti di tante mamme italiane.

A completare la formula di SorryMama, una selezione di birre artigianali (e senza glutine) e vini italiani proposti in un inedito packaging monodose, su misura per accompagnare rilassanti momenti di ‘casual dining’. Il tutto offerto a prezzi contenuti e in un’accogliente atmosfera casalinga dall’abito moderno.

Olio, a peso d’oro: nel 2015 rincari del 19,8%

Olio di Oliva nei supermercati europei: il prezzo sale vertiginosamente. Ad evidenziarlo un recente studio di IRI che ha registrato mediamente un rincaro pari al 19,8% durante lo scorso anno.

Due le cause principali di questi aumenti: da una parte l’epidemia degli Ulivi che ha colpito la Puglia da ormai due anni e che sta causando il disseccamento di oltre un milione di piante; dall’altra la scarsità del raccolto in Spagna, principale produttore in Europa, che è cominciata già dal 2014 con impatti significativi sulla produzione.

Schermata 2016-02-09 a 12.52.02I produttori e i distributori che commercializzano offerta a marchio, durante lo scorso anno, hanno applicato rincari sui prodotti per coprire gli incrementi della materia prima cui dovevano sopperire. Il risultato è stato che gli acquirenti hanno speso 231 milioni di Euro in più per l’acquisto di Olio di Oliva, facendo così registrare un trend delle vendite a valore pari al +9,5% (per un totale di 2,7 milioni di Euro).

L’aumento dei prezzi è stato più consistente in Spagna, Italia e Grecia, paesi in cui l’Olio è uno degli ingredienti fondamentali della cucina locale. In particolare, rispetto all’anno precedente, durante il 2015 si è registrato un incremento di prezzo del +27,2% in Spagna, del 21% in Italia e del 12,2% in Grecia.

Schermata 2016-02-09 a 12.49.29Le conseguenze sui consumi

Come c’era da aspettarsi con i rincari, che hanno registrato tassi maggiori verso la fine dello scorso anno, i consumatori hanno ridotto gli acquisti.

Le analisi di IRI indicano un calo delle vendite di Olio di Oliva in tutti i paesi ad eccezione dell’Italia, dove gli andamenti sono rimasti quasi piatti. Al contrario in Grecia si registra un ”tonfo” pari al -18% ed in Spagna pari al -16,2% rispetto all’anno precedente.

E’ interessante inoltre evidenziare che anche le altre tipologie di prodotto sono in calo nei paesi considerati nell’analisi IRI, cosa che sta ad indicare che gli shopper non fanno switch verso altre varianti di Olio anche a fronte di prezzi cedenti (-0,9%).

Marche del distributore: rincari maggiori.

In tutti i paesi, ad eccezione della Gran Bretagna, il rialzo di prezzo delle marche del distributore è stato maggiore rispetto al totale categoria, fattore comune quando aumentano i costi delle materie prime. Tuttavia, il rincaro dei prezzi della Marca Commerciale ha avuto solo un lieve impatto sui consumi di Olio di Oliva (-0,5 punti rispetto all’anno precedente). Ci sono comunque grosse differenze da paese a paese.

In Spagna, per esempio, dove la marca del distributore ha una tradizione molto forte, il rialzo dei prezzi dell’Olio di Oliva è stato molto simile tra marca industriale e private label (rispettivamente 26,6% e 28,6%). Al contempo la marca del distributore è cresciuta in termini di quote a volume di 3,1 punti, segnando un aumento delle vendite del 13.3% e raggiungendo i 529 milioni di euro.

La Gran Bretagna evidenzia trend analoghi alla Spagna in termini di evoluzione delle quote a valore della marca commerciale, con un aumento di 5,3 punti rispetto al 2014 (da notare che si tratta della crescita più alta registrata nei sette paesi coinvolti nell’analisi). Questo fenomeno è stato causato con ogni probabilità dal forte rialzo dei prezzi dell’Olio di marca (+6,1%) mentre le marche commerciali hanno segnato una diminuzione del 1,8%.

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In Francia, invece, si è assistito al fenomeno opposto. Dal momento che l’industria di marca è impegnata in una “feroce guerra” giocata sui prezzi, il rincaro dell’ dell’Olio di Oliva ha impattato solo le marche dei distributori con il conseguente calo della quota a volume (-7,2 punti rispetto all’anno precedente).

A causa del rialzo considerevole dei prezzi dell’Olio di Oliva di Marca i consumatori in Gran Bretagna preferiscono acquistare i prodotti dei distributori che risultano più convenienti.

“La produzione di Olio di Oliva è legata all’andamento metereologico della stagione, ma l’epidemia che ha colpito gli ulivi in Italia è un fattore completamente nuovo che ha avuto un qualche impatto sull’intero mercato Europeo. Addirittura si sono verificati episodi di furti nelle coltivazioni spagnole in quanto dall’Italia è emersa l’esigenza di aumentare l’approvvigionamento di materia prima da Spagna e Grecia”. – ha commentato Marco Raimondi, Business Insights Director di IRI. -“L’olio d’oliva, che è un prodotto di prima necessità nei paesi dell’Europa meridionale, sembra essere diventato un prodotto ‘premium’ per gli heavy user europei.”. Continua Raimondi.

TuttoFood e Fruit Innovation, binomio vincente, insieme a Berlino

Tuttofood e Fruit Innovation: ecco i marchi con cui Fiera Milano, con la partecipata Ipack Ima, si è presentata alla ribalta di Fruit Logistica (3-5 febbraio) a Berlino.  In occasione del principale Salone dell’ortofrutta a livello mondiale, Fiera Milano ha organizzato per l’occasione un evento all’Ambasciata d’Italia.

L’evento ha visto la presenza e la fattiva collaborazione di Confagricoltura e dell’Associazione “Italian Sounding”, rappresentata dalle Camere di Commercio Italiane in Germania.

Dopo il saluto dell’ambasciatore d’Italia a Berlino Pietro Benassi, Domenico Lunghi, Exhibition Director Food & Tech di Fiera Milano e amministratore delegato di Ipack-Ima, in un welcome speech alla filiera agroalimentare italiana, ha illustrato in particolare il nuovo progetto di Fruit Innovation, orientato a cogliere in pieno le sinergie con il settore alimentare, rimarcando il passaggio dell’ortofrutta da prodotto agricolo – e quindi commodity – a specialty, prodotto valorizzato da una qualità complessiva, anche in termini di servizio.

“Conosciamo le esigenze del settore ortofrutticolo italiano – ha affermato Lunghi -, le abbiamo verificate durante le recenti convocazioni della cabina di regia di Fruit Innovation presieduta da Francesco Pugliese. Ne stiamo facendo tesoro. In particolare, Milano si candida ad ospitare la fiera unica dell’ortofrutta in Italia in contemporanea con Tuttofood, che è il terzo evento internazionale in Europa per il comparto agroalimentare e in questa direzione abbiamo lavorato anche negli ultimi mesi”.

All’evento di Berlino erano presenti presenti, tra i numerosi e qualificati invitati italiani e stranieri, il presidente di Confagricoltura Mario Guidi e, per il Parlamento Europeo, l’on. Paolo De Castro, incaricato da Bruxelles a coordinare la trattativa USA-UE sul commercio Ttip. Tra gli interventi, anche quelli dell’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Giovanni Fava e del presidente dell’Associazione Italian Sounding, Giandomenico Consalvo (l’associazione è impegnata a tutelare l’autenticità dei prodotti made in Italy).

Il settore food italiano vale, al consumo, 150 miliardi di euro ed è la seconda voce dell’economia nazionale dopo il settore meccanicoL’ortofrutta è una componente fondamentale del sistema agroalimentare nazionale: vale 11 miliardi di euro in quanto a produzione lorda vendibile, pari al 25% della PLV agricola, per una produzione pari a 25 milioni di tonnellate; comprende 462.500 aziende produttrici su quasi un milione di ettari coltivati. La tendenza che accomuna food e ortofrutta è caratterizzata sempre più dalla valorizzazione dei prodotti biologici, salutistici, etnici, pronti da consumare. E su questo Milano porrà particolare attenzione nell’abbinata Tuttofood – Fruit Innovation, grazie anche alla presenza contemporanea in quartiere del progetto Spazio Nutrizione, la nuova iniziativa in JV tra Fiera Milano e Akesios, che presenta un programma di convegni e corsi ECM realizzati con autorevoli Società medico-scientifiche e frequentati da medici, nutrizionisti, dietisti, operatori del benessere e farmacisti che incontreranno anche le imprese agroalimentare presenti in fiera.

Verallia: il gruppo diventa totalmente autonomo e inizia una nuova stagione

Intenso. Decisamente.
Per Marco Ravasi, dal 1° gennaio ad di Verallia, il 2015 non è certo stato di tutto riposo.
Proprio quest’anno, infatti, è stata perfezionata la vendita di Verallia ad Apollo Global Management e Bpifrance (detentori, rispettivamente, del 90% e del 10% del capitale).  E le cose da fare, i passi da compiere e le decisioni da prendere sono stati veramente tanti. E il tutto bruciando le tappe…
“Le basti sapere- ci racconta infatti Ravasi- che già il 4 aprile (a soli 3 mesi dal mio insediamento) mi sono trovato a dover presentare la società ai 5 potenziali compratori selezionati.
Dal quel fatidico 4 aprile, poi, nel giro di un mese soltanto si è arrivati all’offerta vincolante che ha condotto all’acquisizione. E a proposito di questo vorrei sottolineare come tutte le società abbiano messo sul tavolo un’offerta vincolante: evidentemente giudicando Verallia meritevole di un investimento importante…”

marco ravasiCi può raccontare la genesi di questa operazione?
Nasce da un cambio di strategia del Gruppo SG, sempre più focalizzato al business dell’edilizia, che nel 2007 aveva messo in vendita Verallia. E già allora si era profilata con chiarezza l’intenzione di Apollo di aggiudicarsi l’acquisizione.  Oggi, grazie al suo grande know how nell’ambito del packaging e del settore produttivo, e alla peculiare caratterizzazione di BPI (50% Stato Francese e per l’altro 50% cassa depositi) non solo viene garantita una continuità culturale all’interno di Verallia, ma si rafforza ulteriormente il focus nell’area industriale. E questo in virtù di un’ampia disponibilità economica, che ci consentire di impegnarci tanto nell’ambito della ricerca, quanto in quello dello sviluppo di nuove linee e di nuove tecnologie.
Criticità e soddisfazioni di questo primo anno?
Il vantaggio di essere diventato uno dei protagonisti di questa successione vorticosa di eventi, è che sono stato rapidamente messo nelle condizioni di conoscere a fondo la mia nuova azienda.  L’aspetto più problematico, sempreché tale lo si voglia e possa definire, è il ritmo serrato con cui si è dovuto lavorare. Oggi sono soddisfatto dei risultati e il mio è un bilancio positivo. Uno dei plus aziendali risiede proprio nel livello delle risorse umane, dei collaboratori con cui mi sono trovato ad operare quotidianamente. Ritengo che a fare la differenza sia l’estrema attenzione che abbiamo sempre dimostrato nei confronti dei nostri dipendenti.
Un requisito che nel 2014-2015 è valso all’azienda il riconoscimento di top employers. Ovviamente la flessibilità deve far parte di una strategia complessa e articolata che coinvolga tutte le funzioni aziendali. E questo senza ovviamente prescindere dagli aspetti prettamente industriali e da elevati standard di sicurezza e qualità, un ambito, quest’ultimo, su cui abbiamo investito 2,5 milioni di euro.

La crisi ha impattato sul vostro comparto?
L’economia globale ha segnato una battuta d’arresto, quantificabile nel biennio 2012-2013 in un –2,5% annuo. Nel 2014 finalmente il recupero. Si parla ancora di un +0,9%, ma il trend si è invertito. In questo contesto, segnato da un- 5/6%, quello del vetro si è comunque rivelato uno dei mercati più stabili, fermo al -0,5%.

Quali le principali iniziative  intraprese per il rilancio del settore?
Verallia ha deciso di muoversi su due asset: da una parte, per garantire i volumi, si è focalizzata sul mass market (va in questa direzione l’investimento di 65 milioni nello stabilimento di Gazzo Veronese). Dall’altra, per dare una valorizzazione maggiore a quei prodotti di alto livello che ne hanno bisogno, lavora costantemente sulla differenziazione, sulla personalizzazione e sul design. Un’operazione più di nicchia, insomma che si esprime al meglio nella nostra Selective Line, la linea di altissima gamma.

Quali scenari si apriranno adesso per l’azienda?  
Ritengo che questa rinnovata autonomia e la ritrovata agilità (siamo più piccoli, ma anche più smart) potranno proiettarci verso ulteriori sviluppi esterni, magari in aree ancora “vergini”. Niente di definito ancora, ma qualcosa è nell’aria.

Indice di fiducia: si ferma il trend negativo. E gli italiani ricominiano a credere nella ripresa

Indice di fiducia e ripresa economica: stando all’ultimo report di GFK, si assiste ad un’inversione di tendenza finalmente positiva. Gli italiani hanno ricominciato a crederci.

Negli ultimi mesi del 2015 i consumatori italiani sembrano avere recuperato maggiore fiducia. Questo quanto emerge dai risultati dell’indice di fiducia dei consumatori in Europa, rilevato da GfK. Se durante l’estate le aspettative economiche degli italiani erano rimaste negative – sprofondando a -31,9 punti nel mese di luglio – nel quarto trimestre del 2015 si è interrotto il trend al ribasso, con l’indicatore salito a -1,4 punti (14 punti in più rispetto al valore di settembre).

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Nonostante l’indice rimanga in area negativa, i consumatori italiani esprimono una fiducia crescente, probabilmente correlata alle previsioni di ripresa economica per i prossimi mesi. A novembre, l’indicatore ha raggiun-to il valore più alto da gennaio 2010, attestandosi a 1,9 punti. Decisamente positivo il confronto con lo stesso periodo del 2014, quando l’indice era pari a -35,4 punti.
Questo ottimismo si riflette anche nelle aspettative di reddito. Nel corso del 2015, il valore dell’indicatore corrispondente è stato rivisto al rialzo e – con una crescita di 11,8 punti nel quarto trimestre – ha raggiunto i 6,6 punti alla fine dell’anno, tornando positivo per la prima volta in sei anni.
Si intravede un calo leggero ma costante anche nel tasso di disoccupazione che, secondo ai dati della Commissione europea, a novembre si è attestato all’11,3%.

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Infine, l’indicatore della propensione all’acquisto degli italiani si è stabilizzato in area positiva durante i mesi estivi, aumentando considerevolmente nell’ultimo trimestre del 2015. A partire da settembre, il valore dell’indicato-re riguardante le intenzioni di spesa è aumentato di 18,3 punti, attestandosi a 24,4 punti nel mese di dicembre, il valore più alto da agosto 2000.

E nel resto dell’Europa?
Guardando i Paesi dell’Unione Europea, emerge una fluttuazione significativa nell’indice di fiducia dei consumatori duran-te gli ultimi mesi del 2015.
Tra i temi che hanno influenzato maggiormente questo clima di incertezza, c’è sicuramente quello della gestione del flusso dei migranti provenienti dalle zone di crisi del Medio Oriente e del Nord Africa.
Anche gli attacchi di Parigi nel mese di novembre, seguiti a breve distanza dagli allarmi terrorismo in Germania, hanno scosso notevolmente l’opinione pubblica, minando il clima di fiducia dei consumatori europei.

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Solo verso la fine dell’anno hanno ricominciato a pesare i dati economici positivi registrati in quasi tutti i Paesi dell’UE. I prezzi bassi del petrolio e dell’energia, affiancati ad un’inflazione pressoché assente, fanno sì che i consumatori abbiano più denaro da spendere per i loro acquisti. Allo stesso tempo, il calo generalizzato della disoccupazione registrato lo scorso anno ha ridotto l’incertezza correlata all’eventuale perdita del posto di lavoro.
Questi indicatori positivi hanno condotto ad un aumento generalizzato delle aspettative economiche e di reddito dei cittadini europei verso la fine del 2015. Risultati che però non bastano ancora a incrementare la propensione all’acquisto, soprattutto nei Paesi recentemente colpiti dalla crisi, dove il reddito delle famiglie continua ad essere appena sufficiente a soddisfare i bisogni primari.

ADJ inaugura a Roma il primo store monobrand

ADJ, azienda italiana specializzata in prodotti per il mondo IT, Mobile e Security Solution, ha inaugurato il primo store mono-brand a Roma.
Il primo ADJ Store monomarca apre in Via Cruto 58, quartiere Marconi che si sviluppa lungo l’asse stradale di viale Guglielmo Marconi e lungo l’asse secondario di via Quirino Majorana. La scelta di aprire in uno dei quartieri storici della Capitale, ad alta densità di popolazione e con la vicina università degli studi “Roma Tre”, è stata voluta per entrare direttamente in contatto col pubblico e presentare i prodotti ADJ, un brand affermatosi negli anni e riconosciuto in tutta Italia per l’ampio catalogo e l’ottimo rapporto qualità/prezzo.
Progettato e studiato in linea con i valori e la filosofia ADJ, lo store evidenzia facilmente le linee di prodotti divisi per isole: Accessori Smartphone e tablet, Sicurezza, Accessori PC, Accessori Notebook,
Consumabili compatibili e Cavi. Tutti prodotti innovativi nella tecnologia e nel design, rigorosamente italiano, compatibili con i più moderni sistemi.
L’utente finale potrà apprezzare l’elevato standard qualitativo dei prodotti ADJ, composti da materiale di primo ordine e assemblati con la massima cura sotto il controllo di tecnici specializzati e contare
sull’assistenza di personale qualificato.
“Oggi è un giorno importante per ADJ. L’apertura di questo primo monomarca rappresenta un punto di
partenza verso il raggiungimento di nuovi ed importanti traguardi”, afferma Giovanni Palmese,
Amministratore Delegato ADJ. “Questo store ci consente di offrire direttamente al pubblico una panoramica completa delle nostre linee di in un contesto che trasmette l’identità del brand.”

Tetra Pak conferma il successo di Tetra Rex: più di 100 mila consegne nel 2016

Tetra Pak prevede di consegnare più di 100 milioni di confezioni Tetra Rex® Bio-based​ ai propri clienti durante il 2016, rispondendo alla forte domanda per questo contenitore da quando è stato lanciato nel Gennaio 2015. La prima confezione al mondo interamente realizzata con materiali di origine vegetale ha guadagnato popolarità tra i consumatori di Finlandia, Svezia, Norvegia e Paesi Bassi, con marchi come Valio​, Arla Foods, Vermlands Mejeri​ ​e TINE.

Bjørn Malm, Head of Corporate Responsibility di TINE, uno dei clienti Tetra Pak che ha adottato il pacchetto, ha commentato: “Crediamo che il nostro modello di business sostenibile non sia solo un bene per l’ambiente, ma migliori anche la nostra competitività e contribuisca a differenziare il prodotto. Grazie a Tetra Rex Bio-based siamo stati in grado di fare un passo importante verso i nostri obiettivi ambientali e ci impegniamo a far si che a partire dal prossimo anno tutti i nostri cartoni per il latte siano rinnovabili”.

L’eccezionale profilo ambientale del pacchetto è stato riconosciuto lo scorso anno con sette premi, tra cui il primo posto nella categoria innovazione sostenibile alla cerimonia degli Ethical Corporation Responsible Business Awards.

“Il successo di Tetra Rex Bio-based nel suo primo anno è molto incoraggiante”, ha dichiarato Charles Brand, Executive Vice President Product Management & Commercial Operations di Tetra Pak. “Siamo orgogliosi di essere la prima azienda a fornire un pacchetto interamente realizzato con materiali di origine vegetale. Ogni confezione è rintracciabile alla sua origine, contribuisce a migliorare il posizionamento del marchio dei nostri Clienti e a comunicare con i consumatori. Si tratta di una pietra miliare per l’ambizione a lungo termine di Tetra Pak di fornire confezioni 100% rinnovabili.”

Valerio Scanu, con Melegatti, raggiunge la vetta social a colpi di buzz

Valerio Scanu: è proprio lui ad avere ricevuto il maggior numero di citazioni e – quindi- a far esplodere i buzz. Ma non come concorrente di Amici (per altro ex concorrente) ma in qualità di testimonial del brand Melegatti. A dirlo è la classifica Top Social Celebrities di Blogmeter.

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Seguono in seconda posizione dalla showgirl Michelle Hunziker, volto della campagna pubblicitaria del formaggio svizzero Emmentaler, e Marco Bianchitestimonial di ben De RicaRio Mare e Orogel.

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Per Bianchi, però non c’è vera unanimità. Se il web lo premia con convinzione come volto di Orogel (binomio prediletto), ne critica le performances in abbinamento a Rio Mare. È infatti emerso che alcuni utenti del social web non considerano coerente la scelta di Bianchi di rappresentare contemporaneamente un brand come Orogel, che richiama il mondo del bio e del green, e un brand di prodotti in scatola, considerati dagli stessi poco salutari.Schermata 2016-02-02 a 11.41.39

Considerando le social performance dei profili ufficiali delle food celebrities, è Antonio Banderas, volto di Mulino Bianco, ad avere la meglio con oltre un milione di interazioni. Segue al secondo posto Chiara Maci, testimonial di Osella e regina per engagement su Instagram, mentre al terzo posto troviamo ancora Michelle Hunziker per Emmentaler. Il post e il tweet più coinvolgenti appartengono invece al vincitore di Tale e Quale Show, Scanu.Schermata 2016-02-02 a 11.41.56

E infine, eccoci alla classifica generale: qui, incontrastato per numero di citazioni, domina Fedez scelto da Baci Perugina come ambassador della nuova campagna di San Valentino #UnBacioMagnifico.

Donne: il lavoro è l’obiettivo primario. Il loro mito Samantha Cristoforetti

Donne: sempre più spesso il loro obiettivo è il lavoro. A dirlo è lo studio #donnedidomani realizzato da TNS per Danone Vitasnella, da cui emerge che  il 75% delle intervistate (15-29enni) nutre questa ambizione.

Le aspirazioni, però, si scontrano con la realtà, e, troppo spesso, il sogno si infrange: 1 su 5 fra le 25-29enni dichiara di vedersi ancora in cerca di un lavoro. Ed è la stabilità il traguardo agognato: il 74% cerca lavoro full-time e 8 su 10 vorrebbero un contratto a tempo determinato.

Fra le giovanissime, quasi il 50% sogna di essere una libera professionista o imprenditrice. La prima preoccupazione è la disoccupazione, che spaventa più delle malattie e cresce con l’avvicinarsi ai trent’anni, più forte al Sud.

Uomini e donne: il gap

7 giovani italiane su 10 dichiarano che avere 30 anni vuol dire avere un’indipendenza economica” un segnale di quanto il lavoro sia visto come un elemento cardine della vita di una donna – afferma Rosalba Arlotti, Account Manager TNS.

E continua: “Solo il 52% ritiene che le donne abbiano oggi le stesse possibilità di carriera, e il dato  scende al 46% fra le 25-29enni, mentre il 27% pensa che ci sarà sempre una disparità salariale tra uomini e donne a parità di livello: dato più basso fra le giovanissime 21% fra le 15-19enni”.

E purtroppo hanno ragione: In Italia, infatti, le donne guadagnano in media all’ora il 7,3% meno degli uomini, un divario che pur essendo inferiore alla media europea(pari al 16,3%), tra il 2008 e il 2013 è aumentato di 3,6 punti mentre nel resto del Continente è calato di 1! E non basta: le donne italiane ricevono un salario pari a quello degli uomini di dieci anni fa, secondo studi ed elaborazioni World Economic Forum.

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Mito, simbolo, esempio

Simbolo di professionalità, autonomia, competenza e voglia di avventura, ma anche  donna empatica e positiva è per le giovani under 30, Samantha Cristoforetti, (34% delle preferenze) che compendia in sè, con successo, il Work life balance: Affetti (68%), Lavoro (29%), casa (23%).

Come si relazionano e come interagiscono con il loro mondo? Le #donnedidomani sono e vogliono essere connesse: il 72% usa Facebook quotidianamente, il 34% YouTube con crescita di 8 punti vs 2014. E sono convinte che aziende ed istituzioni non le comprendono né le rappresentano. o. L’autoproduzione e la condivisione di contenuti nelle piattaforme Social (26%) le interpreta e le racconta più di quanto non facciano le istituzioni (24%) e le marche nelle pubblicità (19%).Schermata 2016-02-01 a 12.04.51

L’identikit

“Le #donnedidomani sono concrete, focalizzate, aperte. Hanno una visione chiara del loro futuro e della loro progettualità – ha detto Federico Capeci – CEO TNS Italia. Il digitale ha dato loro strumenti e opportunità per ampliare i loro confini. Sono donne connesse, informate, autonome ed attive. Ma soprattutto vivono lavoro, famiglia ed acquisti in modo completamente diverso rispetto alle generazioni precedenti. Abbiamo visto che si sentono poco rappresentate dalla pubblicità: se le aziende, non conoscendole adeguatamente, non riescono ad intercettarle ed a parlare loro, nei linguaggi, nei luoghi elettivi di relazione, il rischio è che non riescano a connettersi con loro, rendendo inefficaci le comunicazioni dei loro Brand”.Schermata 2016-02-01 a 12.05.01

Si è parlato inoltre di stereotipi nella comunicazione, che spesso anche in modo molto sottile ed indiretto, ripresentano preconcetti di genere e inducono prefigurazioni future in termini di ruoli o professionalità di per se discriminanti e di come il Gender Digital Divide possa sottrarre valore al paese.

 

 

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