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La carica dei funzionali

Quello degli alimenti funzionali è un settore che si sta rivelando anticiclico perché molto apprezzato dai consumatori,  entusiasmati dalle promesse salutistiche, e più profittevole per i produttori.

La crisi, infatti,  non tarpa le ali alle scelte salutistiche dei consumatori italiani. Anzi, nel corso del 2013 le vendite di alimenti che possono entrare in questa vasta e innovativa famiglia sono cresciute, a conferma del bisogno dei nostri connazionali di fare scelte più sane a tavola e che tutte le preoccupazioni legate al connubio cibo/salute rimangono ben presenti a guidare le scelte di acquisto/consumo nonostante i pochi soldi in tasca.

Non a caso, secondo il Rapporto Coop Distribuzione & Consumi 2014, la metà degli italiani si è dichiarata a dieta, seguendo un regime alimentare particolare, non necessariamente corretto ma sicuramente “gratificante”, per migliorare benessere e forma fisica. Tuttavia la spending review in atto da parte dei nuclei famigliari italiani spinge i consumatori a rimodulare le scelte in virtù della maggiore convenienza, per esempio spostando il baricentro del mercato dal canale specializzato, come farmacie, parafarmacie, a ipermercati e supermercati, che stanno cogliendo la palla al balzo e stanno ampliando lo spazio dedicato a questi prodotti. Non più visti solo come nicchie rivolte a un’esigua percentuale dei clienti, più evoluti e altospendenti, ma come segmento “trasversale” del Lcc, con una forte e crescente capacità di attrazione per diversi cluster di consumatori. Inoltre, la “funzionalità”, ossia la promessa di questi prodotti di aiutare l’efficienza del nostro corpo, si sta allargando e sta coinvolgendo nuove famiglie merceologiche, da yogurt e altri derivati del latte a prodotti da forno, pasta, conserve vegetali, insomma i capisaldi dell’alimentazione all’italiana.

Continua a leggere sull’ultimo numero della rivista sfogliabile Schermata 2014-12-23 alle 10.11.09

Libri: Un Anno di Tendenze aiuta a comprendere il cambiamento

Un anno di TendenzeSchermata 2015-12-30 alle 18.44.30«Un Anno di Tendenze cerca di cogliere i segnali di cambiamento, anche i più piccoli, allo stato nascente di legarli con un filo conduttore, di fissarli per dar loro un senso, un significato e per orientare un senso, una direzione da prendere». Così il direttore responsabile di Tendenzeonline.info, il web magazine di GS1 Italy | Indicod-Ecr conclude la sua introduzione alla quarta edizione di Un Anno di Tendenze, la raccolta annuale di Tendenzeonline, appunto.

Cinque i capitoli in cui è suddiviso il volume.

1/ Economia e consumi. Aspettando la ripresa. L’appuntamento con la ripresa è rimandato al 2015? Gli indicatori volgono tutti al ribasso, intanto oltre a quella economica, è la recessione sociale da dover contrastare: e per far ripartire l’Italia il largo consumo si candida in prima fila. Ma necessita di riconoscibilità.

2/ Dove va il retail, dove va lo shopping. L’omnicanalità è alla base delle profonde trasformazioni che stanno attraversando il sistema dei consumi. E il consumatore ridisegna una nuova grammatica per dialogare con la distribuzione e con l’industria di marca. La tecnologia e il mondo digitale ne costituiscono la sintassi.

3/ Un anno di gs1 Italy. È un vero work in progress l’attività di GS1 Italy | Indicod-Ecr nel rispondere alle richieste provenienti dalle diverse filiere. L’adozione del linguaggio comune e condiviso degli standard migliora la vita delle persone e crea valore per le aziende.

4/ Informazioni condivise, filiera efficiente. Gli standard GS1 per lo scambio dei dati tra industria e distribuzione si arricchiscono di un nuovo potente strumento di digitalizzazione delle informazioni sulle etichette alimentari richieste del Reg. UE 1169/2011 e delle immagini dei prodotti. Obiettivo: semplificare i processi e ridurre i costi.

5/ La scommessa della logistica collaborativa. Nella supply chain come sistema per la generazione di valore per il consumatore è necessario superare il perimetro aziendale e adottare modelli di condivisione dei processi tra tutti gli attori della filiera. La sfida del trasporto intermodale si rivela per il largo consumo un terreno dove mettere in pratica la condivisione dei processi.

Un Anno di Tendenze sarà disponibile da gennaio nella versione cartacea, ma già da ora può essere letto online

A Marca la Gdo incontra l’Industria

È ormai alle porte il tradizionale appuntamento che la marca del distributore si dà ogni anno a BolognaFiere: il 14 e 15 gennaio 2015 il quartiere fieristico del capoluogo emiliano ospiterà infatti l’undicesima edizione di Marca byBolognaFiere-Private Label Conference and Exhibition, l’unica manifestazione italiana interamente dedicata ai prodotti a marchio insegna.

L’edizione 2015 si svolge in un momemto particolare per la marca del distributore che nel corso del 2014 ha registrato un rallentamento, frutto di una riduzione della quota a scafale della mdd e della competizione sui prezzi che ha visto i prodotti di marca leader venduti in promozione a un prezzo inferiore a quelli dei prodotti mdd non in promozione.

La due giorni è diventata un think tank, rafforzando, anno dopo anno, la propria influenza e la capacità di portare innovazione nel settore. Nella scorsa edizione sono state 6.600 visite degli operatori professionali, 454 le aziende espositrici, di cui 15 insegne della distribuzione, che quest’anno diventano 18. In generale, negli ultimi quattro anni gli spazi espositivi sono cresciuti del 33% e gli espositori sono aumentati del 36%, mentre la presenza di buyer internazionali è aumentata del 30%.

Fitto come da trasizione il programma degli eventi che si terranno nei tre padiglioni (16, 21 e 22) di BolognaFiere. A cominciare dalla convegnistica, che presenta importanti occasioni di confronto e approfondimento per tutti gli stakeholder del settore.
Con il Convegno di apertura organizzato da ADM, l’associazione, patrocinatrice della manifestazione, che riunisce tutte le principali imprese della distribuzione moderna, l’obiettivo è quello di ribadire il ruolo della Distribuzione Moderna nella valorizzazione delle filiera agroalimentare italiana quale volano di crescita del sistema Paese: verrà dato particolare riferimento ai prodotti del comparto del fresco e dell’ortofrutta, nel cui ambito vi sono anche molti prodotti DOP ed IGP il cui reale valore non sembrerebbe essere ben percepito dal consumatore e che conseguentemente richiede risposte chiare ad alcuni quesiti emergenti. Qui il programma.

Altro tradizionale appuntamento il 15 gennaio è il Rapporto Annuale sull’evoluzione della Marca del Distributore, giunto all’ XI edizione: realizzato in collaborazione con Adem Lab, spin off dell’Università di Parma, sarà articolato su una prima fase di analisi quantitativa dei dati Iri, seguita da un’analisi delle policy delle insegne e degli espositori a seguito dell’elaborazione dei dati raccolti con questionari specifici. Seguirà poi una focalizzazione tematica che riguarderà il tema della convenienza e dei prezzi relativa della MDD all’interno degli assortimenti del largo consumo.

Il programma di Marca 2015 prevede inoltre workshop specialistici come il convegno IBC, previsto per il pomeriggio del 14 gennaio, dal titolo La fabbrica dei consumi. Il convegno è finalizzato a sottolineare il ruolo, il peso, il contributo dell’Industria Italiana dei Beni di Consumo nel contesto dell’economia nazionale evidenziandone nel contempo l’apporto all’export italiano e le sfide che l’attendono nell’economia globale.

Il Marca Tech focus Packaging, in programma giovedì 15 gennaio nel pomeriggio, cercherà di fare il punto sullo stato delle soluzioni tecnologiche che oltre al requisito dell’economicità, garantiscano la migliore conservazione e durata del prodotto, salvaguardino la salute del consumatore e offrano le massime garanzie in termini di sostenibilità ambientale (quindi biodegradabili e/o ad alta riciclabilità).

 

Gruppo Italiano Vini: Claudio Biondi vicepresidente, Roberta Corrà direttore genereale

Claudio BiondiDue giorni prima di Natale il Cda di Gruppo Italiano Vini Spa ha nominato vicepresidente Claudio Biondi (a sinistra) in sostituzione di Rolando Chiossi che ha deciso di lasciare il proprio incarico. Figura storica di GIV, dopo aver contribuito da protagonista alla sua nascita nel 1986, Chiossi è stato presidente e successivamente vicepresidente. Numerose le operazioni che lo hanno visto protagonista, dalle varie acquisizioni in Italia di cantine e vigneti compresa la cantina Bolla a quelle di società di importazione e distribuzione all’estero, fino all’apertura della filiale di Shanghai in Cina.

«Dopo tanti anni al Gruppo Italiano Vini, credo sia ora necessario favorire un ricambio al vertice del Gruppo per consentire una ulteriore fase di crescita e sviluppo che lo possa mettere nelle condizioni di affrontare con la necessaria determinazione le prossime sfide, perseguendo i nuovi importanti traguardi che GIV vuole raggiungere» ha affermato Chiossi nel salutare l’azienda.

Avvicendamento anche al vertice operativo, con Roberta Corrà (foto in apertura), già direttore operativo dal gennaio scorso, che è stata nominata direttore generale in sostituzione di Davide Mascalzone

I marchi del Gruppo Italiano ViniGruppo Italiano Vini conta di chiudere l’esercizio 2014 con fatturato e margine operativo in crescita con significiativi incrementi nelle vendite delle principali marche del gruppo, in particolare Bolla, Lamberti, Negri, Rapitalà, Castello Monaci e Cavicchioli, quest’ultima leader nel mercato cinese. Il presidente Corrado Casoli si è detto certo che il 2015 porterà a Gruppo Italiano Vini una crescita sia nei Paesi tradizionali quali gli Stati Uniti e il Canada sia in quelli emergenti quali la Cina. Ma GIV intende anche sviluppare la propria attività nei territori vitivinicoli italiani  dove non è ancora presente con cantine di proprietà.

La multicanalità secondo Leclerc

Alla fine sul palco del World Retail Congress, che si è svolto a fine settembre a Parigi,  è arrivato Monsieur Leclerc e ha rimesso l’uditorio con i piedi per terra, dopo due giorni in cui mondo digitale e mondo reale si sono sovrapposti e rincorsi, in cui la tecnologia e i big data hanno avuto il sopravvento nel modellare un universo “consumercentrico”.

Michel Edouard Leclerc, combattivo Ceo di E.Leclerc, ha semplicemente raccontato la storia del suo gruppo, contraddistinto da momenti di rottura a partire dal ‘49, quando «i francesi non potevano permettersi prezzi bassi perché c’erano troppi intermediari e allora Edouard Leclerc (suo padre, ndr) comprò direttamente dai produttori». Nel ’58, poi, muove i primi passi l’associazione di centinaia di commercianti, con punti vendita tra i 100 e i 300 metri quadrati, al Système Leclerc, meritandosi il giudizio negativo di un tale Michel Fournier, che avrebbe poi fondato Carrefour.

Archiviata l’avventura con Conad, il retailer francese spiega il suo approccio alla multicanalità, che ruota attorno alla prevalenza dell’ipermercato.

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Centri commerciali: consumatori in altalena, ma a novembre è stata crescita

Dopo tre anni di trend in calo, intervallato da schiarite a metà e fine anno, l’affluenza dei consumatori ai punti di vendita della grande distribuzione sembra essere entrata in una fase altalenante, che apre a più consistenti possibilità di ricupero. La nota positiva arriva da Experian Plc, leader mondiale nei servizi informativi per la prevenzione dei rischi di credito e di frode, il marketing e la protezione dei dati di aziende e consumatori, che elabora su base settimanale e mensile l’indice FootFall per la rilevazione dell’affluenza dei  consumatori ai centri commerciali e della grande distribuzione, di riferimento per il settore in tutta Europa (è utilizzato dal 25%n dei punti vendita della Gdo italiana con un bacino d’utenza del 30% della popolazione e da centinaia di superfici in Europa per un  bacino d’utenza di oltre 500 milioni di visitatori/mese).

Secondo l’indice Experian FootFall, l’affluenza dei consumatori italiani a centri commerciali, grandi magazzini, iper e supermercati ha avuto lo scorso novembre un balzo del 17,8% sul mese precedente, portandosi a più di 110 punti. Per Experian, il valore raggiunto non basata a evocare l’inversione di tendenza, ma ne alimenta l’attesa.

La performance di novembre arriva dopo che nei tre mesi precedenti l’indice (99,7 ad agosto, 98 a settembre e 93,7 a ottobre, e in calo sia su base mensile che annuale) aveva mostrato un andamento sotto tono anche rispetto alle attese stagionali. A novembre l’indice ha invece ripreso quota e, soprattutto, il calo rispetto all’anno prima è risultato molto contenuto (-0,8%) e in relativo in relativo ricupero.

indice FootFall

«I dati osservati riguardano il solo afflusso ai punti di vendita, ma non sono certo slegati dalle intenzioni d’acquisto e danno segnali predittivi agli addetti ai lavori. Da qui l’attesa innescata dagli indici di novembre. Ma la conferma per dire che siamo alla svolta non c’è ancora: siamo passati da un trend in calo a una fase in cui dati positivi e negativi si alternano, anche se poi questo, almeno in prospettiva, è già meglio di prima», ha commentato Nicola Fagnoni, Country Manager di FootFall per l’Italia, che ha aggiunto: «Certo è che ci vorrà ancora tempo per tornare ai livelli pre-crisi.  Nel frattempo gli operatori della Gdo hanno una ragione in più per mettere a fattor comune tutte le informazioni sulle dinamiche d’affluenza, per capirne meglio le ragioni e invogliare di più all’acquisto».

Bruno Aceto è il nuovo presidente di GS1 in Europe

«Sono molto orgoglioso di poter contribuire ancora più attivamente all’impulso che GS1 sta dando al cambiamento e al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle imprese e del mercato. Con tutte le associazioni lavoreremo per la definizione e l’implementazione di soluzioni armonizzate per la supply chain delle imprese europee».

Con queste parole Bruno Aceto Ceo di GS1 Italy | Indicod-Ecr ha commentato la sua nomina a presidente di GS1 in Europe, l’organismo di governance delle 46 associazioni europee di GS1, l’organizzazione che si occupa della definizione e diffusione degli standard di identificazione e comunicazione adottati a livello mondiale.

Bruno Aceto, 53 anni, laureato in Scienze Politiche a indirizzo economico-internazionale presso l’Università degli Studi di Milano, dopo incarichi di crescente responsabilità in Selex ed essere stato amministratore delegato di Spesaonline, è entrato in Indicod-Ecr nel 2002 per assumerne la direzione generale nel 2007. Alla presidenza di GS1 in Europe, che guiderà per il prossimo biennio, succede a Nicolas Florin, Ceo di GS1 Svizzera.

 

Ancora un’acquisizione per il Gruppo Isa (VéGé) in Sardegna

Fine d’anno all’insegna dell’espansione per il Gruppo Isa, protagonista della gdo in Sardegna che mette a frutto un’altra acquisizione strategica e porta 5 supermercati Il Vascello dei Fratelli Concas nel Gruppo VéGé. L’acquisizione giunge dopo quelle di Supermercati Romagnolo e di due punti vendita di Supermercati Olivo e l’investimento per la stazione di rifornimento Nonna Isa con centraline per la ricarica di auto elettriche, tutte operazioni che hanno rafforzato la leadership regionale di Isa e ampliato considerevolmente il presidio del mercato isolano da parte di Gruppo VéGé

Per il Gruppo Isa il 2014 è stato un anno di rafforzamento, come dice l’amministratore delegato Michel Elias: «Al termine di un anno positivo, ma anche molto impegnativo, abbiamo scelto di fare un ulteriore sforzo per cogliere l’opportunità di acquisire i Supermercati Il Vascello, collocati strategicamente in mete turistiche di richiamo nella Sardegna sud-orientale, che già oggi sviluppano un giro d’affari considerevole, pur avendo ancora ampi margini di crescita».

I cinque punti vendita che entrano a far parte del Gruppo Isa, con insegna Dimeglio, hanno superfici commerciali da 400 a 1300 mq e si trovano in tre località costiere di grande richiamo turistico: Muravera, Villasimius e Castiadas.

Per il gruppo sardo si tratta di un’acquisizione importante (sia per il volume d’affari sia ai fini della crescita in Sardegna della rete Dimeglio) e giunge a conclusione di un anno vissuto a vele spiegate, da protagonista di una strategia di espansione che.

«La nostra presenza sull’isola è sempre più forte grazie ai successi del Gruppo ISA che ancora una volta si conferma leader e protagonista indiscusso della distribuzione in Sardegna per dinamismo, intraprendenza e lungimiranza strategica: qualità tanto più degne di apprezzamento perché esercitate in un contesto economico regionale particolarmente difficile» ha commentato il presdiente del Gruppo VéGé Nicola Mastromartino.

La rassegna stampa del retail diventa sfogliabile

La Rassegna stampa del futuro proposta da Asitnews è ora una vera pubblicazione sfogliabile, con la possibilità di estrarre e generare pagine in pdf. Cliccate qui per vedere un esempio: RASSEGNA DEL 22 DICEMBRE: GRANDE DISTRIBUZIONE. Contattateci per avere un preventivo via mail o telefonate al numero 081-5640547. Un servizio così a un prezzo mai visto!

Rapporto Ismea-Qualivita: export si conferma traino per Dop e Igp

Al primo posto il Grana Padano DOP, seguito dal Parmigiano-Reggiano DOP e, in terza posizione, dalla Mela Alto Adige IGP. Sono i top seller della speciale classifica elaborata da Qualivita, che misura le performance economiche dei 269 prodotti italiani a denominazione di origine.

Seguono Prosciutto di Parma DOP, Pecorino Romano DOP, Aceto Balsamico di Modena IGP, Gorgonzola DOP, Mozzarella di Bufala Campana DOP, Speck Alto Adige IGP, Mela Val di Non DOP, Prosciutto di San Daniele DOP, Mortadella Bologna IGP, Bresaola della Valtellina IGP, Taleggio DOP e Toscano IGP.

Entrando nel dettaglio, il Grana Padano guida la classifica 2014 con circa 885 milioni di euro di fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale, 530 milioni all’export e il 30% della sua produzione che varca i confini nazionali. Poco distanziato è il Parmigiano Reggiano DOP: 809 milioni di euro il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all’export. Anche in questo caso il 30% della produzione viene esportato. Terza classificata la Mela Alto adige IGP, principalmente riguardo alla quantità percentuale exportata (pari al 61%) ha comunque buone performance economiche.

Significativi i risultati anche del Prosciutto di Parma DOP (4°): 500 milioni di euro per il fatturato alla produzione nazionale, 1,5 miliardi al consumo nazionale e 241 milioni all’export. Il Pecorino Romano (4° pari merito) primeggia soprattutto per la quantità di produzione certificata esportata.

prodotti dop e igp

Il Rapporto sulle produzioni agroalimentari italiane Dop, Igp e Stg, pubblicato da Ismea e Qualivita segnala una flessione del fatturato delle Dop e Igp, anche se cresce l’export, che si conferma fattore di traino.

Produzione in calo
Nel 2013 la produzione certificata nel suo complesso – pari a 1,27 milioni di tonnellate – è diminuita del 2,7%. Questa flessione è stata determinata però principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato una sostanziale stabilità, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012.

Passando ad analizzare i valori di mercato, si osserva un giro di affari potenziale di 13 miliardi di euro di fatturato al consumo – di cui 9 registrati sul mercato nazionale – e di 6,6 miliardi di euro di fatturato alla produzione – di cui 2,4 miliardi sono il fatturato all’export alla dogana (+ 5%).

Per numero di registrazioni, l’Italia si conferma leader con 269 prodotti (161 DOP, 106 IGP, 2 STG); seguono la Francia con 219, la Spagna con 180, il Portogallo con 125, la Grecia con 101. Per quanto riguarda la Germania, il numero totale delle sue denominazioni scende notevolmente a causa della cancellazione della categoria delle acque minerali. Si conferma anche nel 2014 il ruolo attivo dei Paesi dell’Europa dell’Est, che continuano ad aumentare il numero di prodotti registrati.

Il numero totale di denominazioni in Europa al 30 Novembre 2014 è di 1249, suddivise in 583 DOP (46,7% sulle denominazioni totali), 617 IGP (49,4% delle denominazioni) e 49 STG (che continuano ad avere un ruolo marginale con il 3,9%)

Molti prodotti, pochi vincitori
Le criticità dei prodotti a denominazione sta nei numeri rilevati dal rapporto Ismea-Qualiivita, che non cambiano i rapporti interni ai 269 prodotti. Vale a dire che osservando il fatturato alla produzione generato dai singoli prodotti, si continua a rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni.

Nel 2013 la quota delle prime dieci DOP e IGP è pari all’81% del fatturato. Inoltre si registra per questo valore un calo dell’1,7%, generatosi a causa esclusivamente della flessione del mercato interno (-5,2%) che sconta ancora le conseguenze della crisi dei consumi. Per lo stesso motivo, il fatturato al consumo sul mercato nazionale registra una flessione del 3,8%. In termini assoluti, nel 2013 la produzione certificata nel suo complesso – pari a 1,27 milioni di tonnellate – è diminuita del 2,7%.

Questa flessione è stata determinata però principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato una sostanziale stabilità, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012.

Proprio nel comparto degli oli d’oliva (e degli ortofrutticoli) il rapporto Ismea-Qualivita rileva un’asimmetria nel peso sul totale in termini di numero di denominazioni e di fatturato. Tale asimmetria deriva dal fatto che, nonostante il grande numero di riconoscimenti, soltanto poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato, mentre la gran parte dei prodotti realizzano fatturati estremamente limitati.

Per quanto riguarda i comparti, gli ortofrutticoli e cereali si confermano a livello europeo la prima categoria per numero di prodotti con il 27,3% del totale (341 prodotti), seguito a forte distanza dai formaggi con il 17,8% (223 prodotti), dai prodotti a base di carne con 12,4% (155 prodotti), dalle carni fresche 11,8% (147 prodotti) e dagli oli e grassi con 10% (125 prodotti).

La cartina al tornasole di questa situazione è il livello di concentrazione dei comparti.

Quello dei formaggi, che rappresentano il principale comparto delle DOP e IGP, con un’incidenza nel 2013 tra il 54 e il 58 % circa, rispettivamente sul fatturato al consumo nazionale e sul fatturato alla produzione, comprensivo dell’export, continua a essere molto concentrato: i primi due prodotti, Grana Padano DOP e Parmigiano Reggiano DOP, rappresentano il 71% del valore totale alla produzione, i primi cinque quasi il 90% e i primi dieci circa il 97%. Nei prodotti a base di carne, i primi cinque per fatturato alla prima fase di scambio (nell’ordine: Prosciutto di Parma DOP e Prosciutto San Daniele DOP, Bresaola della Valtellina IGP, Mortadella Bologna IGP e Speck Alto Adige IGP) rappresentano oltre l’89% del valore totale. Per mon parlare degli ortofrutticoli nei quali le due principali mele coprono in termini di fatturato alla produzione quasi il 78% dei 451 milioni di euro complessivi (di cui 194 realizzati sui mercati esteri).

Questioni aperte
Secondo il presidente di Ismea Ezio Castiglione «Il sistema italiano dei prodotti agroalimentari a denominazione protetta mantiene un buono stato di salute. L’export, ancora in crescita sostenuta, resta tuttavia l’unico elemento trainante. Continua invece a drenare fatturato il mercato interno, anche se i consumi, in una situazione quest’anno un po’ meno critica, stanno tendendo gradualmente a stabilizzarsi. Il più 5% delle vendite all’estero – ha proseguito Castiglione – conferma il successo del Brand Italia oltre confine, dove gli spazi di crescita restano ampi e incoraggianti.

Sfruttare i potenziali significa però agire con maggiore determinazione sulle leve aziendali, in particolare sulla competitività, in un mercato reso nel frattempo più trasparente dal Pacchetto Qualità che, con la protezione ‘ex officio’,  impone agli Stati Ue la tutela delle denominazioni d’origine contro i falsi. Cruciale sarà anche l’esito dei negoziati nell’ambito dell’accordo bilaterale con gli Usa. L’inserimento della tutela dei marchi di origine tra i punti fondamentali della trattativa rappresenta un importante passo in avanti: bisognerà adesso tradurlo nei testi attuativi».

Alberto Mattiacci, processore alla Sapienza di Roma evidenzia a sua volta come il valore del sistema IG poggi su tre pilastri connessi: il contributo del food a formare l’identità del Paese e dei suoi cittadini, il rilevante peso che riveste nell’economia nazionale e la salubrità che conferisce alla popolazione. «Questi pilastri – evidenzia il docente – vanno consolidati, attraverso programmi, rispettivamente, di tutela, valorizzazione e controllo, così da innescare un ulteriore circuito virtuoso di sviluppo. In tale scenario, i temi aperti da risolvere attengono la ancora bassa e frammentaria consapevolezza e conoscenza delle DO da parte dei consumatori e gli ancora insufficienti sforzi distributivi (sia come penetrazione che merchandising) e comunicativi»

In particolare il rapporto rileva che il budget dichiarato che viene investito in comunicazione si aggira intorno ai 30 milioni di euro, per il 76% speso dal comparto dei formaggi a DO e per il 15% dei prodotti a base di carne a DO. La scelta preminente tra i media rimane quella della televisione, seguita dalla partecipazione a fiere (nazionali ed estere) e dalla stampa. Marginali gli investimenti sul web.

Da segnalare come i Consorzi di tutela non si avvicinino ancora alla comunicazione social, probabilmente la migliore soluzione comunicativa in termini di rapporto costi-efficacia. Solo il 43% degli organismi di tutela dichiara, infatti, di gestire un canale social per valorizzare la propria IG.

 

Fabrizio Gomarasca

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