Brexit: Coldiretti, a rischio export prodotti Made in Italy, Gb primo mercato per lo spumante

Urne aperte in Gran Bretagna per decidere se rimanere o meno nel Unione Europea, e Coldiretti fa il punto della situazione nel caso vinca l’uscita. Sarebbero pesanti le conseguenze per l’agroalimentare italiano: il Regno Unito è infatti il quarto mercato di esportazione dei prodotti agroalimentari italiani. In particolare sarebbero colpiti alcuni prodotti, a partire dallo spumante, per cui nel 2016 l’isola di Albione è stato il primo sbocco commerciale,  con un aumento del 36% di bottiglie esportate nel primo trimestre che ha portato al sorpasso sugli Stati Uniti.

Per effetto della inevitabile svalutazione in caso di uscita dall’Ue, infatti, i rapporti commerciali sarebbero sconvolti. Un vero problema, dato che il saldo commerciale agroalimentare con l’Italia è decisamente positivo; la Gran Bretagna importa in un anno 3,2 miliardi di euro dall’Italia, con una tendenza progressiva all’aumento, mentre esporta verso il nostro Paese 701,9 milioni di euro, con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni. Ad essere maggiormente colpiti sarebbero i prodotti  piùrichiesti: lattiero caseari, ortofrutta e vino e spumanti.

 

Politiche comunitarie, le controverse etichette semaforo

Gli effetti riguarderebbero anche le politiche comunitarie: la Coldiretti ricorda che la Gran Bretagna riceve il 7% delle risorse destinate alla politica agricola dall’Unione Europea e si posiziona al sesto posto nella classifica dei maggiori beneficiari, nonostante sia al tredicesimo posto come numero di aziende agricole che sono circa 187mila. Inoltre storicamente la Gran Bretagna è il Paese che ha contrastato maggiormente le politiche di tutela qualitativa delle produzioni agricole a favore di una standardizzazione verso il basso.

L’ultima battaglia che oppone l’Ue alla Gran Bretagna è quella sulle etichette a semaforo. Allo scorso aprile risale il parere del Parlamento europeo sulla Relazione Kaufmann relativa al programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione europea, nella quale si invita la Commissione a “riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità ed eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali”, ovvero quelle soglie tecniche di determinati nutrienti “critici” (come grassi, grassi saturi, zuccheri, sale). Fino ad ora la Commissione non ha mai dato seguito alla loro definizione e ha di fatto tollerato la decisione della Gran Bretagna di far adottare il sistema “a semaforo” dal 98% dei supermercati inglesi. Si tratta di una informazione visiva sul contenuto di nutrienti con i bollini rosso, giallo o verde ad indicare il contenuto di nutrienti critici per la salute. La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Con la conseguenza di escludere dalla dieta alimenti sani e promuovere, ad esempio le bevande gassate senza zucchero. Vittime illustri del sistema sono risultati il 60% delle produzioni Made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche gli oli extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole