Cibo, alimentazione e benessere sociale: i giapponesi se la passano meglio

Cibo, alimentazione e sostenibilità ambientale. C’è un fil rouge che sottende questi tre ambiti: purtroppo, infatti, i consumi e le abitudini alimentari sempre più diffusi stanno erodendo le risorse naturali. E neanche la dieta mediterranea sembra poter arginare questo scempio. Anche perché gli italiani più giovani sembrano non la tengano più in debito conto. Il 18,3% dei nostri connazionali tra gli 11 e i 15 anni – quasi 2 su 10 – è in sovrappeso contro l’8,7% dei Giapponesi. Inoltre mentre il 72% della popolazione svedese svolge regolare attività fisica, in Italia si verifica solo per il 29% della popolazione, con un effetto di incidenza sullo sviluppo di patologie che ha ripercussioni sull’aspettativa di vita e sul costo della società per fronteggiarle.

Schermata 2016-02-19 a 14.42.48Se uniamo questi due elementi (vita sedentaria e abitudini alimentari mutate, con una predilezione per un regime dietetico ricco di proteine animali e grassi) e li proiettiamo in un quadro futuro, appaiono inevitabili possibili ricadute anche sul tasso di incidenza di malattie con conseguenze come diabete (con un nuovo caso ogni 5 secondi), patologie cardiache (che rimangono la prima causa di morte al mondo con 20 milioni di decessi nel 2015) e patologie croniche (che determinano il 60% dei decessi a livello globale).

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Ecco, allora, che l’adozione della doppia piramide alimentare e ambientale – un modello che promuove la Dieta Mediterranea e ne dimostra i benefici per la salute dell’uomo e dell’ambiente – diventa uno dei primi passi da compiere in cammino per la salvaguardia del pianeta e della salute.

Sono queste alcune delle evidenze principali emerse nel corso della presentazione della seconda edizione del lbro “Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro”, promossa dal Barilla Center for Food & Nutrition.

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Gli indicatori del benessere

Al fine di fotografare al meglio la situazione, i ricercatori della Fondazione BCFN hanno messo a punto due Index, presentati all’interno di Eating Planet, che analizzano e misurano, accanto al Pil (che quantifica solo il benessere economico, senza calcolare le disuguaglianze sociali o lo stato dell’ambiente), anche gli aspetti legati all’alimentazione e ai loro impatti sulla qualità della vita.

Secondo questi speciali indicatori, l’Italia si pone al terzultimo posto in termini di “benessere attuale”, sopra a Spagna e Grecia, ma dietro a nazioni come Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito, Svezia e Usa. Una situazione che peggiora se guardiamo all’indice di sostenibilità del benessere delle generazioni future”, dove siamo al penultimo posto prima della Grecia. Un quadro che impone necessariamente delle riflessioni (sul concetto di benessere, che non può essere ridotto soltanto alle sue caratteristiche economiche) e delle azioni che vadano ad incidere sui processi decisionali di natura pubblica, concorrendo così a definire le condizioni sociali, politiche, economiche e ambientali in cui le persone vivono.

Dieta Mediterranea, addio?

Come anticipato, nel nostro Paese si fa sempre più largo la tendenza ad abbandonare la dieta mediterranea tradizionale in favore di altri modelli alimentari. Ogni giorno in Italia vengono consumati circa 105 milioni di pasti, di cui il 24% fuori casa, con una prevalenza dei pranzi (53%) sulle cene (47%). E l’accelerare dello stile di vita si riflette sui pasti: i pranzi vengono consumati “di corsa” in meno di dieci minuti per il 9% degli intervistati e il 14% addirittura lo consuma in piedi. Il risultato è che il tempo dedicato all’alimentazione risulta compresso e subordinato agli altri impegni quotidiani.

Schermata 2016-02-19 a 14.41.37E all’estero?

Anche fuori dai confini nazionali la situazione non differisce poi tanto.

Nonostante cittadini europei dichiarino di adottare una dieta alimentare sana, le persone che hanno difficoltà ad alimentarsi in una maniera sana sono in una percentuale consistente in Paesi come Ungheria (54%), Slovacchia (%2%) e Polonia (49%). Tra gli ostacoli all’adozione di una dieta sana, i cittadini europei hanno evidenziato: l’eccessivo tempo da dedicare alla scelta e alla preparazione dei pasti (31%), il mancato controllo sugli alimenti consumati perché preparati da altri (27%), la considerazione che sano sia anche meno appetibile (23%).

Last but not least: i rischi per il pianeta

Il tema dell’alimentazione non può prescindere da quello della sostenibilità. In quest’ottica, il primo problema da affrontare è quello della tutela del “suolo”. Secondo la FAO (Food and Agriculture Organization), il 25% dei suoli del pianeta è gravemente danneggiato e solo il 10% mostra qualche cenno di miglioramento. Solo negli ultimi 40 è diventato improduttivo il 30% dei terreni coltivabili. E non basta: tra meno di 10 anni, nel 2025, 3 milioni di persone non avranno acqua potabile eppure, oggi, il 70% di acqua dolce viene destinata alla produzione agricola e a quella di cibo. Attività, quest’ultima, che impatta per il 23% delle emissioni di gas serra totali.