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La ristorazione nel dopo lockdown: paure, speranze, aspettative

Quanto è costata alla ristorazione la crisi innescata dal Coronavirus?

Lo rivela l’inchiesta a cura di Fine Dining Lovers magazine on line e piattaforma gastronomica promossa da S.Pellegrino e Acqua Panna, condotta su un campione di oltre 10.500 soggetti intervistati in tutto il mondo per capire come sono cambiati i comportamenti relativi al cibo e al piacere di frequentare i ristoranti.

E’ emerso che la difficoltà e le preoccupazioni relative al futuro dell’industria della ristorazione coinvolgono il 51% (66% in Italia) dei professionisti convinti che la situazione economica negativa potrebbe inasprirsi nel giro del prossimo semestre.

Solo il 27% degli intervistati ritiene che siano stati adottati provvedimenti adeguati a supporto della ristorazione da parte dei rispettivi governi. 

 

 

Fra coloro che non vantavano rapporti di lavoro continuativi pre-crisi, il 65% (56% in Italia) ha perso la propria occupazione. Il 72% di coloro che sono regolarmente impiegati temono di perdere il proprio lavoro (la percentuale sale all’80% in Italia) a causa di una crisi che potrebbe acuirsi nei prossimi mesi.  

I clienti

Un quarto dei consumatori coinvolti nel sondaggio dichiara di avere utilizzato servizi di delivery durante il lockdown. Il 33% in Italia (stessa percentuale USA) dichiara di avere utilizzato il servizio delivery più spesso che in precedenza. I più refrattari al delivery, ma anche al take away, sono i francesi.

Il 60% del pubblico intervistato afferma di avere migliorato la propria abilità in cucina: in particolare il 40% sostiene di aver imparato o migliorato tecniche legate alla panificazione e al mondo dei lievitati, il 39% ha imparato nuove tecniche seguendo i consigli dei grandi chef mentre il 33% degli intervistati dimostra maggiore consapevolezza rispetto allo spreco alimentare.  

Nonostante questo, ai consumatori manca decisamente l’esperienza di un pasto fuoricasa: il 40% in particolare ha nostalgia delle implicazioni sociali che un pranzo o una cena al ristorante comportano, molto più che del puro piacere della novità o della scoperta legata all’esperienza del cibo.

È evidente che, quando si parla di fine dining, la capacità di saper ricreare unesperienza che non possa essere in alcun modo vissuta a casa, unica grazie al perfetto equilibrio fra atmosfera e condivisione, allinterno di un ambiente sicuro, è oggi più che mai il mix ideale intorno al quale lavorare per favorire la ripresa del settore e riconquistare la fiducia del pubblico.

Come ricominciare

Ricostruire e riprogettare sono elementi prioritari per risollevare l’industria della ristorazione tanto che il 65% (59% in Italia) degli intervistati ritiene che i professionisti avranno un ruolo essenziale nella ripresa del settore e che la loro esperienza e professionalità saranno fondamentali nelle prime fasi di costruzione di un nuovo panorama gastronomico.

Il 69% crede nell’importanza dell’introduzione di nuovi modelli di business, il 48% auspica l’attivazione di aiuti economici per coloro a cui non è stato riconfermato un impiego, il 42% reclama interventi governativi a supporto del sistema, mentre il 23% si augura una radicale evoluzione dell’intero comparto. In Italia, più che negli altri paesi, si chiedono interventi governativi su più aspetti del business.

Il tema della sicurezza è cruciale per favorire il ritorno del pubblico al ristorante. Il 69% dei consumatori esprime maggiore fiducia nelle misure precauzionali messe in atto dai ristoratori anziché nei protocolli definiti dalle istituzioni. Solo il 10% dichiara, in questa fase, di avere fiducia nei media in tema di ritrovata normalità e ritorno alle consuetudini fra cui tornare a frequentare i ristoranti; il 20% degli intervistati concorda sul fatto che forme di incentivo, tra cui i voucher, possano essere elementi che incoraggiano il pubblico a tornare al ristorante.

Modalità della ricerca

Al sondaggio, anonimo, hanno risposto 7.917 persone da tutto il mondo, soprattutto donne (73%) con una percentuale del 38% di abitanti in grandi città. Gli italiani che hanno partecipato al sondaggio sono stati 1.535 e hanno raccontato, rispondendo al questionario, come hanno vissuto il lockdown tra le limitazioni degli spostamenti personali e la chiusura dei ristoranti al pubblico.

Dei 2.708 professionisti che hanno partecipato al sondaggio, l’88% lavora in ristoranti o hotel e l’80% ha un’esperienza nel settore di oltre 6 anni. La percentuale italiana è pari all’11% ovvero a 304 professionisti, di cui il 67% con il ruolo di Executive o Capo Chef.

Sanpellegrino, 70 milioni per far crescere Acqua Panna (e il suo stabilimento)

Sanpellegrino annuncia un importante investimento su Acqua Panna: 70 milioni di euro stanziati nei prossimi 3 anni per farne la “premium still water” del Gruppo Nestlé nel mondo.

Il progetto prevede l’avvio di un Masterplan per il re-design architettonico, l’incremento di efficienza del sito produttivo di Scarperia e San Piero e un investimento in comunicazione per fare da volano a un ulteriore sviluppo del brand sui mercati internazionali. Acqua Panna, con una crescita del 13% a volume nel 2017, ha contribuito a trainare l’export del Gruppo anche lo scorso anno. Sanpellegrino ha chiuso il 2017 con un fatturato di 895 milioni di euro e, grazie a prodotti come le acque minerali Acqua Panna e S.Pellegrino e le bibite a marchio Sanpellegrino il suo giro d’affari è cresciuto del 7,8% a volume in Europa e del 14,8% a volume in America Latina.

“Vogliamo rendere lo stabilimento di Scarperia e San Piero ancora più performante – ha dichiarato Federico Sarzi Braga, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo Sanpellegrino – per sostenere il business nei prossimi anni e dare uno slancio ancora più forte all’internazionalizzazione di Acqua Panna, un brand che ha superato i 300 milioni di bottiglie vendute nel mondo e ha registrato una crescita esponenziale a volume del 25%, negli ultimi cinque anni. Con questo investimento intendiamo incrementare la produzione per entrare in nuovi mercati e ampliare il bacino di distribuzione negli Stati Uniti, negli Emirati Arabi, in Russia e nei 120 Paesi nei quali siamo attualmente presenti”.

Il Masterplan, fondamentale per aumentare l’efficienza produttiva, incrementare la disponibilità di prodotto e realizzare nuovi formati, prevede interventi per rendere ancora più funzionale la linea PET esistente e affiancarle una nuova linea. Anche il layout di fabbrica sarà reso più competitivo con la realizzazione di un nuovo magazzino per lo stoccaggio dei prodotti. Il piano triennale di lavori si aprirà il prossimo anno con gli interventi sulla linea produttiva e si chiuderà nel 2021 con il re-design architettonico del sito produttivo e di Villa Panna.

Questo progetto sarà supportato anche da importanti investimenti in comunicazione per promuovere ancora di più la qualità, l’unicità e il territorio di origine di Acqua Panna nel mondo. L’obiettivo di Sanpellegrino è rafforzare il posizionamento premium di Acqua Panna nel canale Ho.re.ca. e raggiungere un nuovo target nel canale “fuori casa” attraverso nuovi formati e una comunicazione mirata. Il primo passo in questa direzione è il lancio di una nuova immagine studiata per valorizzare ancora meglio la storia del brand e il territorio d’origine. Un logo più iconico che reinterpreta gli elementi dell’etichetta: la presenza del “giglio”, la data “1564” e la parola “Toscana” con un forte rimando alle sue origini.

Il progetto è stato presentato in un incontro agli oltre 170 dipendenti (FTE) del sito produttivo dove viene imbottigliata Acqua Panna, nel quale sono intervenuti l’Amministratore Delegato del Gruppo Sanpellegrino, Federico Sarzi Braga, il Direttore della Business Unit Internazionale, Stefano Marini, il Direttore dello stabilimento, Donatella Cursi, il Responsabile delle Segreteria del Presidente della Regione Toscana, Paolo Ernesto Tedeschi e il Sindaco di Scarperia e San Piero, Federico Ignesti. Presenti anche i Sindaci del Mugello.

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