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Il Food & Grocery online decolla a Natale, i dati Netcomm

Che il Food & Grocery abbia finalmente virato verso il web, si sapeva. Che quello passato fosse un Natale digitale anche, con un numero sempre maggiore di consumatore che si sono rivolti al web per gli acquisti. Non sorprende dunque che il settore abbia registrato una incremento generalizzato, con tutte le aziende coinvolte che hanno registrato incassi in ascesa rispetto all’anno precedente: lo rileva Netcomm che ha comunicato i risultati dell’-e.commerce natalizio.

Il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano ha monitorato l’andamento delle vendite online dei propri soci nel periodo compreso tra metà novembre e fine dicembre 2016, evidenziando una crescita significativa delle transazioni. La ricerca ha coinvolto i soci del Consorzio e i siti di e-commerce in possesso del Sigillo Netcomm, che ne certifica la qualità, l’adempimento degli obblighi di legge e l’attenzione verso le esigenze del consumatore. Il risultato è la voce di aziende sia di grandi sia di medio-piccole dimensioni, appartenenti a diversi settori.

Rispetto al Natale 2015 l’80% delle aziende intervistate dichiara di avere riscontrato un aumento delle vendite online. Aumento che, per circa un sito di e-commerce su quattro, ha preso le sembianze di una vera e propria impennata: il 23% dichiara infatti di aver registrato un incremento superiore al 50%. La tendenza positiva ha riguardato sia le aziende di piccole dimensioni sia le grandi organizzazioni (con oltre 250 dipendenti). Tra i settori merceologici più performanti tra i soci di Netcomm l’Informatica ed Elettronica e il Food & Grocery, appunto, dove la totalità delle aziende rispondenti ha dichiarato una crescita rispetto al periodo natalizio dello scorso anno. Trend molto positivi si riscontrano anche per i Servizi Business (crescita per il 79% delle aziende rispondenti), Arredamento e Servizi per la Casa (70%) e Abbigliamento (67%).

 

L’e-commerce cresce a Natale

Il Natale si conferma un momento cruciale per gli operatori di e-commerce: per quasi il 20% delle aziende rispondenti il valore delle vendite natalizie costituisce tra il 20% e il 40% dei ricavi annui e per il 4% oltre il 40%. È quindi ovvia l’importanza di attirare l’attenzione dei consumatori in tale periodo dell’anno; per questa ragione il 73% degli intervistati dichiara di avere sviluppato iniziative ad hoc per stimolare le vendite sotto Natale, utilizzando un mix di strumenti promozionali: in testa ci sono gli sconti sui prodotti/servizi e le attività di comunicazione (adottati rispettivamente dal 56% e dal 45% dei rispondenti). Anche le promozioni sulle modalità di consegna e ritiro sono state piuttosto utilizzate (21%); però il 27% dei rispondenti non ha sviluppato particolari attività rispetto a quelle che svolge durante l’anno, segno che anche la stagionalità costituisce di per sé un interessante stimolo alla domanda.

Cresce anche la percentuale di acquisti effettuati tramite dispositivi mobili che hanno rappresentato un flusso di traffico e di acquirenti per l’80% dei rispondenti; da notare come la percentuale di vendite concluse attraverso questo device nel periodo natalizio sia stata superiore rispetto alla media della percentuale di vendite via smartphone registrata durante tutto l’anno. Il 44% dei rispondenti ha registrato tra l’1% e il 10% di incremento di vendite via smartphone, il 25% tra il +11% e il +30% e l’11% oltre il +30%.

«Da questi dati si comprende come oggi sia fondamentale rendere l’esperienza mobile sempre più attraente e soddisfacente per gli utenti, dichiara Roberto Liscia, Presidente del Consorzio Netcomm. Per chi ha un sito di e-commerce è importante guadagnare la fiducia del cliente non solo ottimizzando la user experience di navigazione ma garantendo anche sicurezza delle transazioni, contenuti puntuali e mantenendo continuità tra l’esperienza web e mobile».

 

Sfondano i pagamenti digital, ma resiste il contrassegno

Gli strumenti di pagamento preferiti dai compratori online sono risultati essere le carte di credito (73%) e il sistema PayPal (64%). Il contrassegno si dimostra ancora una forma di pagamento importante per il mercato italiano, con il 35% dei rispondenti che lo ha indicato come uno degli strumenti maggiormente utilizzati dai propri clienti; una modalità di pagamento che risulta più vicina all’esperienza di fare acquisti in un negozio fisico.

Anche i soci di Netcomm sembrano seguire il trend generale dell’e-commerce italiano, che fatica ad affermarsi sull’export: il 50% dei rispondenti non ha realizzato vendite verso consumatori stranieri durante il periodo natalizio e il 33% ha registrato vendite cross-border tra l’1 e il 10%, mentre solo il 12% degli operatori riesce attualmente ad attirare flussi consistenti dall’estero.

 

Il lungo viaggio della Gdo verso l’esperienza mobile

Il 60% degli utenti naviga da smartphone, il mobile advertising aumenta del 53% in un anno, le applicazioni si moltiplicano, dalle app che monitorano la salute all’auto connessa al supermercato senza cassa di Amazon, sono oltre 830 le start-up finanziate in questo ambito a livello internazionale negli ultimi due anni ma solo il 14% delle aziende italiane ha una visione strategica sul canale mobile. Gli ostacoli sono sia tecnologici sia di ordine culturale e organizzativo secondo Marta Valsecchi che presenta le evidenze emerse dal nuovo Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano
L’80% dei navigatori internet Mobile utilizza lo Smartphone per prendere decisioni d’acquisto o relazionarsi con i propri marchi preferiti. Il 34% lo usa anche per finalizzare la transazione. È alta la percentuale dei Mobile Surfer che non disattivano mai la connettività dei propri Smartphone: oltre due terzi (68%) ha il wi-fi sempre attivo, mentre la percentuale scende a poco più di un terzo (37%) per la geo-localizzazione e al 19% per il bluetooth.
Per quanto riguarda la tipologia di App di brand scaricate sugli Smartphone: il 72% ha installato almeno un’App di un gestore di telefonia, il 61% di una banca (valutate come le qualitativamente migliori), il 39% di un’insegna della Gdo, il 29% di un gestore utility e il 23% di un brand dell’abbigliamento. Rispetto ad altri settori è leggermente più basso il voto che gli utenti danno alle app della grande distribuzione, che sono usata in media 1,8 volte al mese: il 31% le giudica molto negativamente e il 36% pensa sia inutile. Fondamentale dunque è trovare i servizi e i contenuti che possano risultare utili ai consumatori.
Infatti, ben il 57% dei Mobile Surfer negli ultimi tre mesi ha abbandonato un sito/App perché non funzionava o non era sufficientemente veloce. Oltre all’usabilità, un tema caldo è quello della privacy: la sensazione che le aziende monitorino le ricerche personali è molto forte per tutte le fasce di età, mentre il consenso al tracciamento per ottenere offerte e messaggi mirati genera sensazioni ambivalenti, a metà tra il fastidio per l’intrusione e l’utilità percepita per possibili vantaggi che ne deriverebbero.

Abbigliamento, nel web il mondo si ribalta e Germania batte Italia 5 a 0

Cinque brand tedeschi nella Top 10, e nessun italiano: è questa la classifica davvero poco lusinghiera per il Made in Italy dei brand del settore abbigliamento che hanno mostrato la migliore performance online nel 2016 secondo la classifica di BEM Research.

Una supremazia, quella teutonica, che parte dal podio, conquistato da Zalando, la società tedesca specializzata nelle vendite online di capi di vestiario e accessori che ha ottenuto un punteggio medio del BEM Rank nel corso del 2016 pari a 67,4 punti. Zara, brand spagnolo del settore che opera sull’e-commerce ma ancor più attraverso i negozi fisici sparsi in tutto il mondo, ha conquistato la seconda posizione. Chiude il podio un’altra tedesca, Adidas, specializzata nell’abbigliamento sportivo, con un distacco di appena un decimo di punto rispetto alla seconda in classifica. Molto ravvicinati anche il quarto e il quinto classificato, ossia Asos e BonPrix, altre due aziende la cui casa madre si trova in Germania.

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Tra i primi 10 brand del settore si trovano poi H&M (Svezia), Nike (Usa), Deichmann (Germania), Spartoo e Kiabi (entrambe francesi).  Nel complesso, la media del BEM Rank nel 2016 per i 40 brand considerati è pari a 32,8 punti.

Andando a considerare due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Zalando eccelle per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Sul podio, per questo aggregato, si trovano Adidas e Zara.

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Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta BonPrix, seguita da Deichmann e dall’italiana Twin Set.

 

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«A guardare la classifica dei paesi, la Germania detiene il primo posto con ben cinque brand su dieci posizionati in classifica; il nostro Paese trova solo l’undicesima posizione grazie a Liu Jo. Sono dati che fanno riflettere – sottolinea Mariachiara Marsella, web marketing manager a BEM Research – tenendo conto che abbiamo certamente una storia da raccontare in questo settore e considerando che la ricerca del “made in Italy” nel settore abbigliamento è in crescita in Italia. Per valorizzare moda, nonché settore alimentare, le cui qualità sono riconosciute a livello globale, appare sempre più cruciale lanciare un portale a controllo italiano, sullo stile di Amazon o Alibaba. Tale esigenza è particolarmente sentita nel nostro Paese data la grande diffusione di imprese di piccola e media dimensione, che per loro natura hanno maggiore difficoltà nella competizione su scala globale».

L’acquisto online di capi di abbigliamento, calzature e accessori è notevolmente aumentato nel tempo e si prevede che entro il 2020 la percentuale sul totale degli acquisti di questi beni arriverà a oltre il 40%. Complici di questa tendenza sono diversi fattori, quali la forte competizione del settore abbigliamento che ha determinato un abbassamento dei prezzi e l’utilizzo quotidiano di smartphone e tablet con il conseguente aumento di applicazioni mobile e-commerce espressamente dedicate all’acquisto, facile, veloce e sicuro di capi di abbigliamento, accessori e scarpe.

 

Nova Coop, il drive debutta all’iper di Beinasco, primo passo verso l’e-commerce

Il drive debutta presso Nova Coop, grazie al servizio partito il primo febbraio presso l’Ipercoop di Beinasco (To).  “Coop Drive” consente di ordinare la spesa online e andare a ritirarla in automobile ad un apposito punto di ritiro, senza fatica e scegliendo l’orario più comodo. Il servizio è gratuito, è garantito già dopo due ore dall’ordine ed è attivo dalle 8.30 alle 20.30, sette giorni su sette. Per usufruirne basta collegarsi al sito “La Spesa che Non Pesa” da pc, cellulare o tablet. Dopo aver registrato le proprie credenziali, è possibile munirsi del carrello virtuale in cui caricare la spesa. a disposizione ci sono oltre 10mila tipologie di prodotti delle principali marche (comprese tutte le linee Coop), dai prodotti alimentari confezionati, inclusi i Freschi e Freschissimi (ortofrutta, carni rosse e bianche, panetteria e pasticceria, ma anche latticini e surgelati), al necessario per la cura della persona e la pulizia della casa. In futuro il servizio si arricchirà anche della gastronomia preincartata e dei prodotti ittici freschi. Una volta ultimata la spesa, basterà scegliere l’orario del ritiro e le modalità di pagamento, che potrà essere effettuato solo digitalmente online o al momento del ritiro.

 

Un primo passo verso l’e-commerce

Come mai proprio ora utilizzare un sistema che in Italia in passato non ha avuto un particolare successo (pensiamo alle esperienze comunque attive di Tigros e Carrefour, Auchan e Iper)? «Sicuramente stiamo vivendo un’evoluzione dell’e-commerce in Italia anche per quanto riguarda la spesa alimentare, che comincia ad avere un certo rilievo – ci spiega Roberto Patrucco, direttore dell’Ipercoop Beinasco -. Il nostro obiettivo comunque è la consegna a domicilio, in un futuro immediato. Però vogliamo arrivarci con un livello di servizio alto: il drive è i promo passo. Seguirà entro fine anno un drive stand alone a Torino, un centro logistico per l’e-commerce dove si potrà anche ritirare con la modalità drive».  I vostri obiettivi? «Sono ambiziosi, vogliamo arrivare all’1% del fatturato dell’iper entro fine anno per giungere al 4%. E nei primi due giorni abbiamo già quasi raggiunto l’obiettivo. I soci si sono dimostrati interessati, provano il servizio anche per testarlo e il primo riscontro è stato molto positivo». Cosa ne pensa della partnership annunciata da Auchan in Francia per il pagamento  dall’auto connessa (vedi La spesa si pagherà dall’automobile connessa: Auchan testa in Francia)? «A mio avviso è un orizzonte più lontano, mi interessa di più il tema della domotica con le App per fare la lista della spesa e i dispositivi tipo Dash e Alexa e gli elettrodomestici connessi, trovo che ci siamo più opportunità concrete per spingere alla spesa nel punto vendita».

Coop drive Beinasco«Quello di Beinasco è il primo Drive che inauguriamo e non a caso lo facciamo in uno dei punti vendita più importanti di tutta la rete Nova Coop – sottolinea Ernesto Dalle Rive, Presidente di Nova Coop -. Testeremo il gradimento da parte dei clienti con l’obiettivo di estendere il servizio su tutto il territorio piemontese. Entro l’anno attiveremo un secondo Drive in una zona semicentrale di Torino, che non sarà agganciato a un ipermercato esistente ma completamente autonomo, e lanceremo la consegna a domicilio. Parallelamente confermiamo tutti gli investimenti già annunciati su Torino e Vercelli e abbiamo in progetto almeno sei nuove aperture nei prossimi anni tra Torino, Ivrea, Giaveno e Asti. Il futuro però è nella capacità di integrare il negozio reale con un’offerta online presidiata di persona. L’epoca dei grandi ipermercati è finita e, nel rispetto dei nostri dipendenti, non crediamo che la soluzione sia introdurre aperture h24. Le parole chiave per noi sono “qualificare” e “innovare”, le politiche dell’offerta e il rapporto con il consumatore».

LIpercoop di Beinasco è posto in un centro commerciale con oltre 4 milioni di visitatori annui e un presidio soci di oltre 65.000 soci. È il terzo punto vendita di Nova Coop in termini di fatturato in Piemonte e il secondo a Torino, con oltre 1,5 milioni di scontrini all’anno. Al nuovo Drive lavora un team di sette persone.

Quattro minuti per gli occhiali, 4 giorni per un divano: i tempi dell’e-commerce (Infografica)

Praticità e risparmio di tempo sono da sempre i motivi che hanno decretato il successo dell-e-commerce. Ma quanto tempo realmente impieghiamo per acquistare un prodotto sul web? Ce lo dice una ricerca effettuata da Shopalike, portale di shopping attivo dal 2009 in 12 paesi d’Europa: Repubblica Ceca, Germania, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Italia, Olanda, Norvegia, Polonia, Svezia e Slovacchia. Già perché oltre al prodotto, il tempo d’acquisto varia anche da Paese a Paese.

infograficaSi scopre così che, se la maggior parte degli acquisti avviene entro le 48 ore, l’abbigliamento, tranne una semplice t-shirt, si trova al centro, richiedono più tempo alcuni importanti complementi d’arredo come divani, mentre accessori e giocattoli solo nella prima sezione della timeline.

Come è il comportamento di acquisto in Italia? Per quanto riguarda le macro-categorie, per abbigliamento e accessori in Italia occorrono circa 60 minuti, così come per le borse. Meno di un’ora (52 minuti) per gioielli e bigiotteria. Nel Belpaese poi si è particolarmente veloci a comprare accessori di cucina (non a caso siamo i più bravi al mondo in quanto a cibo, o così crediamo), con solo 18 minuti, e accessori per gli amici a quattro zampe, con 11 minuti. Più tempo invece per gli orologi, e tutto ciò che è legato allo sport. La categoria che richiede più tempo in assoluto è quella dell’arredamento, dovuto probabilmente ad una spesa media maggiore. Per quanto riguarda i singoli prodotti, nella ricerca è emerso, ad esempio, che per un vestito ci vogliono 30 minuti. Più di un altro prodotto amato dal pubblico femminile, il profumo, con 13 minuti – ma molto meno di un accessorio come gli orecchini. Per questi ultimi infatti c’è bisogno di 17 ore. Il prodotto più amato sembrano essere gli occhiali da sole, con solo 8 minuti. La decisione più ardua è per il tavolo, ben 83 ore.

La differenza nel tempo d’acquisto nei diversi paesi

Se nella maggior parte dei paesi per compare abbigliamento ci vuole all’incirca un’ora, in Francia se ne impiegano fino a 4 – il tempo più lungo per questa categoria. All’opposto, la Slovacchia è il paese più veloce a comprare vestiti, con meno di 20 minuti dal momento in cui il prodotto è visto per la prima volta fino alla decisione finale. Simile situazione per un’altra importante categoria nell’e-commerce, calzature. La media è di 68 minuti in Europa, ma con un massimo – simile al precedente – di 4 ore per la Francia e invece di soli 10 minuti per la Norvegia. Per l’arredamento, la maggior parte degli utenti finalizza l’acquisto entro un’ora, tranne per Italia e Francia.

La ricerca è stata effettuata da Shopalike nel 2016, basata sugli acquisti di 12 paesi lungo l’arco di 18 mesi. Lo studio prende in esame 160 categorie principali, dall’arredamento ai giocattoli, con più di 2000 stili, grazie ad un database di più di 100 milioni di prodotti

L’infografica mostra ore e minuti di cui un utente medio Europeo ha bisogno per finalizzare l’acquisto di alcuni dei prodotti più comuni.

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Nielsen, gli italiani abbracciano l’e-commerce: cosa acquistano online e cosa offline

L’87% degli italiani abituati a navigare in internet dichiara di fare acquisti online. Lo dice la Global Survey di Nielsen Connected Commerce effettuata su un campione di 30mila persone di 63 Paesi tra cui l’Italia. Non scompare però il negozio fisico, il cui ruolo resta decisivo soprattutto per alcune merci come gli alimentari freschi, per i quali il 38% degli italiani afferma che le visite “in store” risultano indispensabili per la formulazione della decisione di acquisto.

Secondo la Survey i prodotti maggiormente acquistati online sono beni durevoli o di svago: i viaggi (acquistati via web dal 47% degli italiani), e a pari merito libri e supporti musicali. Seguono gli articoli di moda e gli accessori (40%), biglietti per concerti, mostre ed eventi sportivi (35%), elettronica di consumo (34%) e informatica (28%). Resta marginale la quota di coloro che si avvicinano online agli alimentari freschi (frutta, verdura, carne) che vengono acquistati sul web solo dal 6% del campione, mentre più alto è il dato per vIno e bevande alcoliche (11%) e per i prodotti alimentari confezionati (12%). Gli italiani sembrano poi diffidare dell’utilizzo dell’eCommerce per la ristorazione a domicilio (7% contro una media UE del 19%).

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Quanto alla soddisfazione per gli acquisti fatti online, essa sembra variare molto a seconda della tipologia dei prodotti. Se è molto alta per i viaggi (71%) e per i biglietti per eventi (60%) e intermedia per libri e musica (48%), crolla per altre merci: addirittura il 41% degli acquirenti di abbigliamento e di arredamento dichiara che ha intenzione per il prossimo acquisto di tornare nello store fisico.

 

Online si vuole garanzia di rimborso

Tra gli strumenti di marketing che maggiormente contribuiscono allo sviluppo dell’eCommerce. Ad esempio molto convincente è la garanzia di rimborso nel caso di consegne non corrispondenti all’ordine, il 36% degli italiani la trova decisiva per la sua scelta, mentre il 32% sottolinea l’importanza del servizio di sostituzione in giornata e il 29% ritiene essenziale la pianificazione precisa delle consegne. Per i prodotti alimentari freschi, il 32% del campione richiede la garanzia di rimborso abbinata al rimpiazzo gratuito del prodotto alla spesa successiva, nel caso in cui il medesimo non soddisfi le aspettative del consumatore, mentre il 30% è orientato al solo rimborso. La completezza e la chiarezza delle informazioni riportate in etichetta costituiscono un fattore fondamentale nell’acquisto online per il 27% del campione, mentre il 25% evidenzia l’importanza di conoscere per quanto tempo saranno freschi i prodotti dopo la consegna.

 

Strumenti digitali nel pdv, touchpoint tradizionali

Ma strumenti digitali sono messi a disposizione anche dai negozi fisici. Lo studio ci dice che il 24% degli italiani utilizza casse self service all’interno dei supermercati, il 13% scanner per evitare le code, l’11% ordina i prodotti online con consegna a domicilio, il 10% ricorre a buoni sconto o coupon digitali. E il 69% del campione dichiara che utilizzerebbe il QR code dal cellulare qualora si rendesse disponibile tale modalità di accesso alle informazioni sui prodotti, il 68% utilizzerebbe scaffali virtuali per ordinare i prodotti tramite smartphone, il 66% scaricherebbe l’app dello store per ricevere offerte all’interno del negozio.

Infine è interessante notare come gli strumenti più efficaci nell’influenzare la decisione di acquisto dei consumatori italiani siano ancora i touchpoint tradizionali e le visite ai negozi fisici, soprattutto quando parliamo di beni di largo consumo. Gli alimenti freschi e i prodotti di bellezza e personal care fanno registrare rispettivamente il 38% e 31% degli shopper online che dichiarano di recarsi anche nello store fisico per acquisire informazioni aggiuntive. Lo stesso dato viene rilevato anche per il settore moda e per l’elettronica di consumo. Ulteriori touchpoint, o fonti informative, che vengono utilizzate per confortare l’acquisto virtuale, sono per gli alimentari freschi i volantini delle associazioni (21%) e il passaparola di conoscenti (18%), mentre per i prodotti di bellezza e personal care i suggerimenti del personale di vendita (20%) e il passaparola (19%). I siti web del negozio vengono consultati dal 28% degli shopper di prodotti di moda, che prendono come punto di paragone anche i siti dei brand (23%). Il 34% dei consumatori visita il sito web del negozio se è interessato all’elettronica di consumo, il 31% il sito web della marca. Nell’acquisto di questa tipologia di beni vengono utilizzate anche le recensioni trovate online (28%), i volantini (25%) e i social media (18%). Un valore questo doppio rispetto a quello registrato in Francia e Gran Bretagna (9%).

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«L’eCommerce – dice l’amministratore delegato di Nielsen Italia Giovanni Fantasia – sta ridisegnando il concetto stesso di fare acquisti e le sue declinazioni. Occorre inserire l’acquisto in un più ampio processo all’interno del quale sono rintracciabili esperienze valoriali differenti. Ci riferiamo soprattutto all’esigenza dei consumatori sempre più consolidata di richiedere un maggior numero di informazioni relativamente a ciò che devono acquistare rispetto al passato. Ci troviamo davanti alla sfida di dover considerare che i confini tra digitale e fisico risultano sfuocati. Per esempio, si passa dalle recensioni online del prodotto, alla lettura di volantini, al passaparola e, soprattutto, a quanto si può reperire all’interno dello store fisico dal personale addetto alla vendita. Come si vede, si tratta di strumenti a cavallo tra il fisico e il virtuale. Come emerge dalla ricerca, l’obiettivo che si pone attualmente la grande distribuzione deve essere quello di favorire l’engagement e la soddisfazione dello shopper attraverso molteplici touchpoint durante il percorso d’acquisto. Solo in questo modo si può sostenere e corroborare la propensione al consumo del cliente, che deve essere sempre più accompagnato nel sentiero che porta al prodotto».

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Prodotti di lusso, uno su dieci è contraffatto e sul web dilaga il “tarocco”

Un prodotto fashion e di lusso su dieci acquistato negli ultimi 12 mesi è contraffatto. Un problema che riguarda soprattutto l’e-commerce: tre prodotti contraffatti su quattro sono stati comprati infatti online da consumatori che credevano di acquistare un prodotto autentico, mentre solo un prodotto contraffatto su quattro è stato acquistato in un negozio fisico. Sono i dati diffusi da Certilogo, l’azienda fondata nel 2006 a Milano e che fornisce l’unica tecnologia per l’autenticazione dei prodotti grazie a un meccanismo di collaborazione tra brand e consumatori perché questi ultimi possano identificare i prodotti contraffatti, sia nei punti vendita fisici sia online, utilizzando il proprio smartphone o il pc con una connessione Internet. I brand che scelgono Certilogo contrassegnano ciascun prodotto con un codice univoco che il consumatore può “punzonare” attraverso un autenticatore disponibile online o tramite app. A oggi, il servizio – che ha un portafoglio di oltre 50 aziende leader tra cui Versace, Diesel, Sandvik, Campagnolo, per un totale di 100 milioni di prodotti garantiti – è stato utilizzato da circa 1,4 milioni di consumatori che hanno potuto avere la sicurezza di acquistare un prodotto autentico. Le autenticazioni Certilogo sono aumentate negli ultimi quattro anni del 140%, raggiungendo la cifra di quasi 300mila da ottobre 2015 a oggi. Una tutela che però rappresenta ancora una goccia nel mare dei “tarocchi”. I prodotti contraffatti nel mondo hanno sottratto in un anno circa 1,8 miliardi di dollari all’economia in chiaro, danneggiando non solo i consumatori, ma anche i marchi e le autorità fiscali

Attualmente Certilogo opera in circa 170 Paesi, primi fra tutti Regno Unito (67.942 autenticazioni), Stati Uniti (31.600), Corea del Sud (26.011), Italia (25.571) e Cina (22.662). Dei circa 300mila prodotti sottoposti ad autenticazioni negli ultimi 12 mesi, circa 27mila (il 9,7%) si sono rivelati falsi.

L’approccio “crowdsourcing” alla verifica dell’autenticità sembra garantire in modo semplice e intelligente la qualità dei prodotti e i consumatori che li acquistano. «Stiamo aiutando milioni di persone – dice il Chief Business Officer di Certilogo Jim Evans – a risolvere un problema che sembrava non avesse soluzione, coinvolgendo tutti gli attori della catena del valore, dai brand ai retailer autorizzati ai consumatori. La piattaforma Certilogo rafforza i brand, traccia e monitora i prodotti dalla produzione ai punti vendita, successivamente abilita i consumatori finali a verificare l’autenticità dei propri acquisti, sia se effettuati in store fisici sia online. Tutto il processo è monitorato, dall’inizio alla fine».

Spumante e moda in cima alle liste di Natale, impennata del mobile commerce

Addio slitta, Babbo Natale va su internet e fila veloce. Nelle feste del 2016 spenderemo 3,6 miliardi per acquistare regali attraverso l’e-commerce. Ce lo racconta uno studio internazionale condotto dal Centre for Retail Research per RetailMeNot, il marketplace di offerte digitali più grande al mondo presente in Italia da marzo 2016, per raccontare le nostre abitudini e i regali che troveremo sotto l’albero. Una tendenza confermata anche dallo studio condotto da Ixè per Coldiretti, secondo cui in questo Natale quattro italiani su dieci hanno deciso di acquistare i propri regali online. Internet in realtà è un protagonista a tutto tondo delle festività degli Italiani, che lo prediligono per la prenotazione last minute dei viaggi o soggiorni in agriturismo. E che lo utilizzano come punto di riferimento per la scelta del menu delle feste (il 25% degli italiani partecipa a community/blog/chat in internet centrate sul cibo, mentre il 53% almeno una volta lo ha utilizzato per confrontare prezzi o raccogliere informazioni sulla qualità dei prodotti alimentari).

 

L’anno dello spumante, ma anche le lenticchie vanno forte

A proposito del menu delle feste, secondo un’altra indagine di Coldiretti è lo Spumante il vero prodotto immancabile sulle tavole degli Italiani, con un 89% di consumatori, seguito un po‘ a sorpresa dalle lenticchie (88%) che beneficiano delle tendenze salutistiche (ricordiamo che si sta chiudendo l’anno internazionale dei legumi voluto da Fao), dalla solidarietà con le aree terremotate dove le coltivano e della loro fama di portafortuna. Il panettone batte 75-72 il pandoro, mentre il 56% degli italiani consumeranno salmone pur senza abbandonare il pesce italiano. Sono una minima parte invece coloro che daranno un tocco di lusso al loro menu con ostriche (9%) e caviale (8%). Si registra anche un forte ritorno in cucina con ben il 46% dei responsabili della preparazione dei pasti che dichiara di preparare personalmente i dolci della tradizione da offrire sulla tavola delle feste.

 

Tra i regali vincono moda, giocattoli ed elettronica, ma ritornano i libri

Anche RetailMeNot.it stila una classifica delle principali voci di spesa legate al Natale effettuate sia online sia nei negozi fisici, mettendo al primo posto i regali (il 56% del budget delle feste), con una spesa di 251 Euro per famiglia, seguita da quella per alimenti e bevande (33% del budget), cioè 145 Euro per famiglia. In totale, in Italia, il budget per Natale tra regali, cenone, viaggi e addobbi si aggira intorno ai 444 Euro per famiglia. I regali impacchettati saranno articoli di moda, per una spesa di 28 Euro a persona, equivalente al 22% del budget; giocattoli, per una spesa di 27 Euro; e articoli di elettronica, per 24 Euro. In totale, quest’anno, ognuno di noi spenderà in media 130 Euro per i regali. Sotto l’albero vedremo anche regali in denaro e gift card per un valore di 13 euro. A sorpresa, il settore dei libri ed entertaiment crescerà del 13% rispetto l’anno scorso.

 

Via tablet per famiglie, via smartphone per Millennials

La ricerca analizza anche gli strumenti usati per l’acquisto online dei regali. Ebbene, sempre più spesso le letterine elettroniche sono spesso inviate tramite dispositivi mobili: circa un terzo degli acquisiti, il 33% per un valore di 1,2 miliardi, con un aumento dell’86% rispetto al 2015 (640 milioni di euro). L’utilizzo del tablet è infatti triplicato rispetto il 2015 con un aumento del 200%, mentre quello dello smartphone è cresciuto del 45%. I mittenti delle letterine digitali sono di due tipi: i Millennials, la generazione dai 20 ai 35 anni, molto più incline a fare shopping online utilizzando i propri smartphone perché molto più disinvolta nell’uso del cellulare; e gli amanti del tablet. Quest’ultimo è un dispositivo particolarmente indicato per gli acquisti svolti in famiglia perché visualizzabile da più persone.

L’e-commerce annulla inoltre le distanze. Sempre più spesso acquistiamo su internet da negozi all’estero: quest’anno abbiamo già speso su questi siti 174 milioni di euro, +35% rispetto al 2015, una somma pari al 5% del totale delle spese online di Natale.

Sfida multicanalità: Lidl testa un format a Berlino, Carrefour consegna in un’ora a Parigi

Dopo l’entrata di Amazon, la Gdo è sempre più multicanale: Lidl testa un format per il click and collect a Berlino e Carrefour consegna in un’ora a Parigi.

La notizia è succosa: secondo il settimanale tedesco Lebensmittel Zeitung Lidl starebbe testando a Berlino nel quartiere di Schöneberg un nuovo format Express votato alla multicanalità. Qui si possono infatti ritirare gli acquisti anche freschi fatti online, velocemente grazie alle casse dedicate al click and collect. L’assortimento di prodotti sarà invece limitato e punterà su convenienza e largo consumo. Lidl in Germania opera con il click and collect per la sua offerta non food, ma aveva già annunciato che a dicembre sarebbe partito con un test nel fresco e surgelato. Colpisce il fatto che anche una catena discount come Lidl stia approcciando la strategia multicanale, consapevole di quanto le richieste della clientela si stiano spostando verso questa direzione, complice la propensione e l’abitudine sempre più frequente all’e-commerce o al click and collect della clientela.

Insomma, l’accelerazione causata dall’ingresso a gamba tesa di Amazon sui mercati europei si sta facendo decisamente sentire. Dopo Sainsbury’s a Londra, ora anche Carrefour è partita con la consegna della spesa in un’ora in Francia. Livraison express è per ora limitata a Parigi e Neully-sur-Seine. Su una selezionata gamma di prodotti, per ora 2000, prevede una finestra di consegna di mezz’ora, dà la possibilità di tracciare la consegna, costa 4,90 euro e viene effettuata in bicicletta grazie all’accordo con la start-up Stuart Delivery.

In Italia la consegna in un’ora della spesa anche di prodotti freschi ad oggi è disponibile solo nell’area milanese grazie ad Amazon Prime Now, che ha attivato partnership con U2 Supermercati e Natura Sì, oppure con il servizio di Supermercato24.

Amazon a Milano va offline con un villaggio reale per promuovere il Natale Prime Now

Una settimana di eventi in Piazza Castello a Milano. È il Villaggio Amazon Prime Now allestito dalla grande azienda americana leader nel commercio elettronico fino a domenica 18 dicembre per presentare le novità del Natale, dai regali in pronta consegna ai prodotti per cenoni e pranzi. Un piccolo e raffinato chalet, uno spazio che ricrea gli ambienti casalinghi e presenta tutti i prodotti acquistabili tramite l’app Prime Now; e un vero e proprio punto di ritrovo per tanti eventi, in un luogo tranquillo di Milano e però molto vicino alle vie dello shopping natalizio.

L’evento vuole far conoscere a milanesi e turisti e a chi non se ne serva già l’app Amazon Prime Now che può consegnare il regalo natalizio in un’ora o in una finestra di due ore a Milano e in 46 comuni dell’hinterland dalle 8 a mezzanotte, 7 giorni su 7, incluso il 24 dicembre. Dai giocattoli all’elettronica di consumo, passando per libri e prodotti per la cura della persona, lo chalet mostra un’ampia gamma di regali che possono essere acquistati anche all’ultimo momento e fare così una sorpresa fino alla mezzanotte del 24 dicembre. Saranno inoltre presenti tutti gli strumenti e gli ingredienti, dalla carne al pesce fresco passando per le specialità culinarie di Puglia e Calabria, utili per la preparazione del cenone, del pranzo di Natale o come idea regalo per gli amici più golosi.

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Appuntamenti tra libri, solidarietà e bambini

Nel corso della settimana numerosi ospiti animeranno lo chalet di Amazon Prime Now. Giovedì 15 tra le 15 e le 17 saranno di scena i TheShow (youtuber e vincitori dell’ultima edizione di “Pechino Express”), che racconteranno il nuovo libro “Fallo”. Da mercoledì 14 L’Oréal offrirà un servizio di make up per tutti coloro che vorranno aggiungere un tocco speciale al proprio trucco delle feste. Venerdì 16 e sabato 17, alle ore 18.00, un mastro birraio farà degustare alcune birre artigianali di Birra Poretti e proporrà degli abbinamenti dal mondo formaggi President, offerti da Lactalis, e Salumi Pasini. Sabato 17 alle 11.00, va in scena la dolcezza: un grande calendario dell’avvento firmato Mulino Bianco regalerà tante sorprese a grandi e piccini. E la dolcezza continua anche domenica 18 dicembre con Mondelez e con il maxi Toblerone da 4 kg, che garantiranno una merenda a base di cioccolato e snack gustosi. A partire da venerdì per tutti i bambini ci sarà uno stand per il trucco, per trasformare i più piccini nei propri animali preferiti.

Infine, due appuntamenti importanti: a partire da venerdì 16, dalle 14.00 alle 21.00, le magnifiche voci di un coro gospel aggiungeranno un tocco di magia, mentre domenica 18 la Fondazione Archè sarà ospitata all’interno dello spazio Prime Now per far conoscere la propria attività sensibilizzando il pubblico milanese; da anni, infatti, la fondazione si prende cura di mamme e bambini con problemi familiari, di fragilità o maltrattamenti.

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Tutti gli iscritti Prime possono scaricare da subito l’app Prime Now, disponibile per i dispositivi iOS e Android, verificare i CAP coperti dal servizio e chiedere di ricevere le notifiche per sapere quando il servizio sarà disponibile nella propria area. Inoltre, per verificare i CAP raggiunti dal servizio, i clienti possono visitare www.amazon.it/primenow. La consegna in un’ora è disponibile per i CAP raggiunti da questa modalità di consegna al costo di 6,90 euro; non sono previste spese di spedizione scegliendo di ricevere il proprio ordine in finestre di due ore. Il servizio è attivo dalle 8 di mattina a mezzanotte, sette giorni su sette. L’importo minimo per gli ordini Prime Now è 19 euro. L’abbonamento ad Amazon Prime è disponibile per 19,99 euro all’anno. I primi 30 giorni sono gratuiti per i nuovi iscritti. I clienti possono iscriversi al link www.amazon.it.

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