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Panasonic: evoluzione tech nel retail e nella logistica

Panasonic, che occupa l’ottava posizione a livello globale per i brevetti AI, sta trasferendo decenni di know-how e tecnologie in ambito industriale nello sviluppo di robot destinati a usi domestici o ad applicazioni in ospedali, magazzini, punti vendita e attività agricole. Focus particolare in due ambiti applicativi: logistica e retail. L’elemento comune è una tolleranza pressoché nulla per le inefficienze, ad esempio in caso di spedizioni andate perse o errori di prezzatura, e la difficoltà sempre maggiore di disporre di personale adeguatamente formato, a causa dell’invecchiamento della società. Panasonic offre supporto rispetto a queste esigenze con singoli prodotti o soluzioni complete, parte dell’approccio di innovazione aziendale denominato Gemba Process. Si tratta di un progetto che affonda le radici nell’esperienza nel campo della produzione, nel know-how in materia di sensori e nelle alleanze strategiche dell’azienda, con partnership che coinvolgono aziende del calibro di IBM in Giappone e Blueyonder a livello globale (di cui attualmente Panasonic detiene il 20% delle quote).

Esaminiamo insieme tre  case history emblematiche di questo approccio del Gruppo.

Visual Sort Assist (VSA)

L’aumento del numero delle spedizioni determina a sua volta sia un aumento del tempo necessario per le procedure di smistamento manuale, sia del numero di potenziali errori di smistamento da parte degli operatori. Per dare una risposta pragmatica a queste criticità è stato pensato il  sistema  Visual Sort Assist da utilizzare in  strutture  in  cui  i lavoratori prelevano, spostano o rimuovono articoli, come i  magazzini di produzione e retail e i centri di smistamento e distribuzione. Il sistema combina tecnologie di rilevamento e di proiezione per accelerare il processo di smistamento degli articoli. Attraverso la semi-automazione del controllo degli articoli e dell’instradamento, gli utenti sono in grado di migliorare in modo radicale le operazioni di smistamento, ottimizzando l’intero processo, dalla ricezione dei beni alla prenotazione. I rapidi controlli visivi dei pacchetti con un lettore di codici a barre riducono i tempi dello smistamento e aumentano la capacità produttiva di ciascuna struttura.  Sui   pacchi viene proiettato un codice cromatico o un numero (ovviamente semplice da personalizzare in base ai requisiti specifici del cliente). Una telecamera con riconoscimento degli oggetti – basata sulla tecnologia  sviluppata per la serie GH di fotocamere Lumix di Panasonic – rileva i pacchi e controlla il proiettore, o una serie di proiettori. Gli operatori vedono immediatamente le informazioni proiettate sui pacchi e li smistano di conseguenza. Il sistema Visual Sort Assist completo include la tecnologia del nastro trasportatore, un tunnel di scansione, una connessione ERP e il software di monitoraggio.

Dispositivo indossabile motorizzato

Sviluppato dalla spin-off di Panasonic ATOUN  il dispositivo indossabile motorizzato ATOUN MODEL Y è un robot di nuova generazione lanciato nel 2018. Il suo predecessore, “MODEL A”, è stato introdotto per la prima volta sul mercato nel 2015 ed è in uso  in cantieri, centri logistici, industrie e aziende agricole per alleviare il carico sui fianchi e sulla schiena dei lavoratori quando si piegano per sollevare oggetti pesanti. Model Y è nato per ridurre il carico e la fatica dello staff durante i giochi olimpici di Tokyo, agevolando per esempio il trasporto di pesanti contenitori di bevande o rifiuti o il carico dei bagagli degli atleti sui bus.

Quando l’utente sta sollevando oggetti pesanti, i sensori angolari rilevano il movimento della parte bassa della schiena e i potenti motori del dispositivo riducono la sollecitazione a livello lombare. I risultati dei test confermano l’effetto, con una riduzione del 40% dello stress a carico del muscolo quadrato dei lombi e del 10% a livello della costola più lunga.

Retail: etichette elettroniche a scaffale

Le etichette elettroniche a scaffale di nuova generazione offrono una piena integrazione con i sistemi di gestione del magazzino dei retailer. Inoltre, usandole in combinazione con dei sistemi di telecamere, i retailer possono implementare processi centralizzati per la gestione delle merci esaurite, andando a combinare più punti vendita in un unico sistema. Panasonic distribuisce etichette elettroniche a scaffale dello spessore di 4,74 mm in 14 diverse dimensioni, da 1,6” a 12,2”, con fino a 4 diversi colori di visualizzazione. Gli schermi possono resistere a temperature fino a -20 ° e sono antipolvere. Tutti i dispositivi  sono  connessi attraverso reti  2,4 GHz e SubONE. In base ai requisiti specifici, possono essere forniti con tecnologia Active NFC per essere usati con capacità Flash o con protezione easylock contro il furto delle etichette stesse. Un’altra caratteristica chiave consiste nella possibilità di supervisionare più punti vendita attraverso una singola interfaccia. Alcuni  clienti utilizzano inoltre una funzione chiamata Optipick, che riduce il tempo necessario per la preparazione degli ordini Click & Collect, grazie alla luce LED sulle etichette che mostra l’articolo successivo da prendere. Mediante la visualizzazione di luci LED lampeggianti sulle etichette elettroniche a scaffale, tutti i prodotti parte di uno stesso ordine possono essere associati a un singolo colore assegnato a un dipendente, creando una mappa del negozio per ottimizzare e guidare il prelievo degli articoli, interfacciandosi con le piattaforme ERP, POS e e-commerce.

 

La supply chain post Covid 2019, lo studio di Pwc

Mantenere il buon funzionamento della supply chain è particolarmente impegnativo in questo momento. Numerose catene di approvvigionamento sono colpite dall’epidemia Covid-19, che causa in tempi rapidissimi o picchi di domanda imprevisti o carenza di offerta. Ma alcune aziende (designate come “campioni digitali”, in quanto la gestione del rischio più efficace è uno dei vantaggi principali) sono in grado di adattarsi meglio alla situazione, e affermano anche di aver ridotto i costi della supply chain del 6,8% e aumentato i ricavi del 7,7%.

Questi sono alcuni dei principali risultati dell’indagine “Ecosistemi connessi e autonomi della supply chain 2025”, pubblicata da Pwc.

Lo studio ha identificato ciò che i campioni digitali fanno di diverso nella gestione delle proprie catene di approvvigionamento e presenta le capacità necessarie per stabilizzarle nella situazione attuale (ad esempio attraverso la trasparenza o la riconfigurazione più accurata e soprattutto più frequente).

Tra le evidenze emerse, risulta che la stragrande maggioranza delle aziende intervistate ha già iniziato a fare affidamento sull’intelligenza artificiale e sull’analisi dei dati per prendere decisioni migliori e ottimizzare la propria catena di approvvigionamento, con il 70% delle aziende intervistate che utilizzano l’IA in almeno un’area.

Queste includono una maggiore trasparenza lungo l’intera supply chain, l’ottimizzazione del costo del servizio, la segmentazione della catena di approvvigionamento e la pianificazione integrata. Tuttavia, i campioni digitali sono molto più avanti rispetto ad altre aziende nell’uso dell’IA. Oggi il 43% dei campioni digitali utilizza già l’IA per una maggiore trasparenza della supply chain, rispetto al solo 23% di tutte le aziende intervistate.

Gabriele Caragnano, Partner EMEA Operations Leader di PwC, afferma: “Ciò che colpisce è che i campioni digitali sono già molto avanzati nell’uso dei dati operativi, finanziari e di vendita per guidare la supply chain. Inoltre, utilizzano sempre più sistematicamente dati esterni non strutturati, come i dati provenienti dall’IoT e dalle applicazioni dei social media, nonché i dati dei propri clienti e fornitori”.

Un altro dato importante dello studio è che la logistica intelligente ha un grande potenziale per l’ottimizzazione dei costi ed è una priorità alta o assoluta per il 59% dei campioni digitali. “Non sono sorpreso”, commenta Gabriele Caragnano. “Dopo tutto, il 50% dei risparmi sui costi della catena di approvvigionamento può essere attribuito alla logistica intelligente.” È chiaro che anche qui i campioni digitali sono in testa: in tutti i settori e i paesi del sondaggio, meno di un quinto delle aziende (18%) ha indicato la logistica intelligente come priorità alta o assoluta.

L’implementazione di capacità logistiche smart sembra dipendere in modo particolare dalle dimensioni dell’azienda. Ad esempio, il 42% delle aziende con un fatturato annuo di oltre $ 5 miliardi ha già implementato la logistica intelligente, ma solo il 25% delle aziende con un fatturato compreso tra $ 3 e $ 5 miliardi lo ha fatto e la percentuale scende al 18% per quelle con un fatturato compreso tra 100 mln $ e il miliardo $. Le aziende più piccole, e questo è il caso più comune in Italia, spesso sono restie ad affrontare gli elevati investimenti necessari in tecnologie avanzate. “In molti casi, tuttavia, questa preoccupazione è infondata, perché gli investimenti nell’eccellenza della supply chain spesso si ripagano da soli in un breve periodo di tempo e numerose sono le opportunità di finanziamenti pubblici.”

Inoltre, le aziende intervistate ritengono che la trasparenza della supply chain sia molto importante e il 55% dei campioni digitali lo ha indicato come una priorità assoluta. “Le aziende si stanno muovendo sempre più verso ecosistemi della catena logistica globale che includono clienti, fornitori, operatori logistici e altri partner della catena logistica”, afferma Gabriele Caragnano.

Tra i campioni digitali, quasi due terzi (62%) hanno già raggiunto la trasparenza della catena di approvvigionamento. Al contrario, la media di tutte le aziende intervistate è solo del 33%. Alcuni degli elementi più importanti delle supply chain trasparenti includono la visibilità quasi in tempo reale di informazioni sui prodotti, finanziarie e logistiche. Ciò consente alle aziende di ottenere un’immagine digitale della propria catena di fornitura in tempo quasi reale e di utilizzare l’IA per predire o identificare fin dall’inizio interruzioni, rischi o iniziative potenziali di ottimizzazione.

Una maggiore trasparenza aiuta anche le aziende a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. “I clienti vogliono sempre più sapere da dove provengono i loro prodotti”, spiega l’esperto di PwC Gabriele Caragnano, aggiungendo “E le aziende con supply chain più trasparenti sono in grado di fornire queste informazioni. Allo stesso tempo, rendere i prodotti completamente tracciabili aumenta la qualità, perché le aziende possono tracciare tutti i prodotti e individuare, ad esempio, quando e dove i prodotti o le merci sono stati danneggiati durante il trasporto. Ciò è particolarmente vero per i campioni digitali, che eccellono in questo ambito”.

Lo studio suggerisce anche un percorso su come gestire con successo le supply chain nel post crisi. Gabriele Caragnano afferma che “le precedenti crisi ci hanno mostrato che molte aziende affrontano la sfida della trasformazione della propria supply chain all’inizio della fase di ripresa economica, dopo averne sofferto la debolezza nella fase di recesso”.

Vincenzo Grassi, Partner PwC Italia, commenta: “Il settore manifatturiero italiano si accinge a dover affrontare una fase cruciale dovendo garantire efficienza operativa, continuità delle attività produttive e flessibilità della catena logistica sia nella gestione dell’import di materie prime sia nella gestione dell’export dei prodotti finiti. E’, infatti, da considerare che l’Italia è il 6° esportatore al mondo di beni manufatti e che i prodotti manifatturieri esportati rappresentano l’80% dell’export complessivo. Secondo le elaborazioni di Confindustria, le esportazioni del nostro Paese potrebbero diminuire del 5,1%. nel 2020 a causa dell’emergenza COVID-19. La gestione della supply chain in senso esteso diventa una priorità fondamentale per tutte le aziende manifatturiere italiane”.

Modalità della ricerca

PwC che ha intervistato oltre 1.600 aziende in sette settori e 33 paesi per comprendere le loro attuali capacità di gestione della supply chain e i loro piani per il futuro.

Il rapporto include casi di studio sulle supply chain di aziende specifiche, tra cui IKEA, Bayer Crop Science Division, Nokia, Continental, TRUMPF e Advantest.

 

Food tasting e augmented virtuality: così il contesto influenza la percezione

Quanto l’ambiente che ti circonda influisce sui sapori del cibo?

Per dare una risposta al quesito l’azienda di realtà virtuale inVRsion ha sviluppato un’esperienza di food tasting in realtà aumentata per testare come il contesto in cui l’utente si trova influenza la percezione di ciò che viene mangiato.

Questo tipo di esperienza, chiamata più propriamente “Augmented Virtuality”, è particolarmente utile, dal momento che è noto che il contesto ha una grande influenza sulla product experience, in ambito Food, enon solo. Ciò implica che piccole modifiche nella presentazione possono portare a grandi differenze nell’intenzione d’acquisto dei consumatori. Studiando questa “influenza contestuale”, le aziende possono ottimizzare l’esperienza per massimizzare come i prodotti vengono percepiti, e ottenere insight sul prezzo da attribuire ai prodotti.

Per quanto riguarda il food, per esempio, indossando un visore VR integrato con la stereo camera ZED Mini di Stereolabs, l’utente può vedere le proprie mani e il cibo reale attraverso la camera, ma tutto il resto – il tavolo, le pareti, il pavimento, l’arredamento – è sostituito da un ambiente virtuale. I ricercatori possono cambiare l’ambiente virtuale per testare come questo influenza le percezioni dell’utente nei confronti del prodotto.

In questo modo, l’ambiente di un raffinato ristorante italiano può dare la percezione che il piatto di pasta abbia un migliore sapore rispetto a quando lo stesso piatto è servito a casa propria. I ricercatori possono allo stesso modo cambiare piccoli dettagli – come una diversa tovaglia o lume di candela al tavolo – per scoprire esattamente come massimizzare il valore percepito del proprio prodotto Food.

Applicazioni simili anche in altri ambiti: si pensi all’ambito della cosmetica, dove una crema viso presentata in un canale di tipo mass market potrebbe essere percepita come di minor valore rispetto alla stessa crema presentata in una profumeria. Con una ricerca condotta grazie all’Augmented Virtuality, un brand può prevedere tale influenza in anticipo, sottoponendo la stessa crema ad alcuni rispondenti in un supermercato simulato in VR e in una profumeria virtuale.

Le industrie retail e consumer packaged goods (CPG) conducono queste ricerche molto frequentemente. Ma senza la Augmented Virtuality, esse si rivelano particolarmente onerose a livello di costi e tempi, e consentono peraltro minor flessibilità ai ricercatori.

“L’iper-realismo e immersività delle nostre simulazioni in realtà virtuale permette ai nostri clienti di condurre ricerche ottenendo shopper insight affidabili”, afferma Matteo Esposito, CEO e co-founder di inVRsion. “La Augmented Virtuality permette loro di testare prodotti con una migliore user experience, dal momento che i rispondenti possono utilizzare le loro stesse mani al posto dei controller VR per interagire con il prodotto, che è peraltro reale. È così che ci siamo imbattuti nell’idea di integrare la ZED Mini Stereo Camera nelle nostre simulazioni”.

La capacità di “pass-through AR” della ZED Mini stereo camera è ciò che rende possibile questa ricerca. In primis, essa cattura il video di fronte all’utente, in modo che questo possa essere visualizzato all’interno del visore VR come se l’utente non lo stesse nemmeno indossando. In seguito, inVRsion usa la mappa di profondità generata dalla library di Stereolabs per mostrare solamente gli oggetti reali distanti meno di 1m dalle camere (per esempio cibo, mani), mentre tutto ciò che è più distante (es. pareti, pavimento) è sostituito con l’ambiente virtuale.

“Simulazioni in AR come quella di inVRsion sono il motivo per cui abbiamo costruito lo ZED Mini”, afferma Cecile Schmollgruber, CEO di Stereolabs. “Per cambiare l’ambiente sino a questo livello, inVRsion aveva bisogno di uno strumento che catturasse il video stereoscopico dal fronte del visore e simultaneamente costruisse una mappa di profondità 3D dettagliata a partire da esso. É così che il loro software può separare cibo e mani da tutto il resto. Solamente la rilevazione della mappa di profondità dello ZED Mini è efficace per fare questo”.

 

FrescoFrigo installa uno dei suoi frigo intelligenti a NewYork

FrescoFrigo, startup italiana dedicata all’healthy food close to you, porta a NewYork, uno dei suoi frigoriferi intelligenti, installandolo direttamente nella 43th strada di Manhattan all’interno del quartier generale di un’importante realtà statunitense che opera nel settore Real Estate.

“New York e gli USA in generale, rappresentano il palcoscenico più innovativo e dinamico, quando si parla di tecnologie per il retail, qui i consumatori sono ormai abituati ad user experience digitali e a soluzioni evolute anche per ordinare il caffè mattutino. – ha dichiarato Nino Lo Iacono, Co-Founder, COO & Head of Tech di FrescoFrigo – Ed è proprio in questo tipo di mercato, che desideravamo dimostrare la scalabilità e l’incisività di FrescoFrigo come canale di vendita, in grado di offrire comodità ai consumatori finali e capillarità ai food vendor. Comodità e capillarità che rappresentano proprio ciò che il mercato cerca oggi e ciò che FrescoFrigo è in grado di offrire in modo efficace, attraverso un business model profittevole e sostenibile sia per noi che per i nostri partner.”

“Sono proprio questi i plus che ci hanno consentito di chiudere una partnership di questo calibro in pochissimo tempo, sia con la location sia con il partner ristorativo” – ha concluso Lo Iacono.

Il partner ristorativo

FrescoFrigo ha infatti siglato un’importante collaborazione con la catena di ristoranti Proper Food, una realtà salutare, che propone piatti e snack in modalità take away attraverso 13 punti vendita distribuiti tra San Francisco e New York. Il menù, realizzato giornalmente da Proper Food con prodotti freschissimi e stagionali, nel periodo invernale si arricchirà di squisite zuppe, deliziose insalate e gustosi sandwich, mentre nel periodo estivo troveranno posto freschissime macedonie, salutari yogurt guarniti, estratti di frutta e verdura, il tutto esclusivamente “home made”.

‘Abbiamo ideato Proper Food perché crediamo non si debba mai scegliere se mangiare bene o mangiare in fretta; per questo il nostro obiettivo è quello di rendere facilmente accessibile il cibo di alta qualità e FrescoFrigo promuove questa mission portando i nostri prodotti salutari e cucinati da zero ogni mattina direttamente negli uffici, così le persone potranno gustare pasti freschi preparati dallo chef anche nei luoghi di lavoro’ – ha dichiarato Dana Bloom, co-fondatrice di Proper Food, concludendo poi – ‘Non è necessario compromettere la qualità per la praticità, neppure nei giorni più impegnativi. Non vediamo l’ora di espandere questa collaborazione con FrescoFrigo per promuovere la nostra missione di fornire cibo salutare, sostenibile e delizioso a tutti’.

Il partner per i pagamenti

Come già avviene per il mercato italiano, anche per quello americano sarà Stripe ad accompagnare e supportare FrescoFrigo nella gestione dei pagamenti via internet. ‘Siamo estremamente felici di vedere una realtà di così recente fondazione, realizzare le proprie ambizioni internazionali con l’innovativa soluzione di “food delivery da ufficio” da loro ideata’ – dichiara Alessandro Astone, Country Manager Italia di Stripe – ‘Il nostro obiettivo è quello di permettere alle aziende di ogni dimensione di gestire i pagamenti in modo rapido e semplice: in questo caso specifico fornire ai propri clienti un’esperienza di pagamento piacevole e seamless via mobile, garantendo allo stesso tempo a FrescoFrigo di poter smistare automaticamente l’incasso ai propri partner e punti vendita’.

I clienti potranno visionare i prodotti dalla grande vetrina frontale del frigorifero intelligente, sbloccare e aprire il frigo tramite una mobile app, scegliere i prodotti che preferiscono e concludere l’acquisto semplicemente chiudendo la porta del frigo. La tecnologia RFID con connessione in cloud di cui è dotato il frigo rileva l’operazione e addebita elettronicamente al cliente il costo dei prodotti scelti.

 

Automazione incrementale: passa da qui la trasformazione digitale intelligente e a basso costo

L’automazione ci salverà. Specie in un’epoca di bassi margini di cui fanno spese sia grandi che piccoli. Come riferisce un recente studio di McKinsey da cui si evince che i tipici rivenditori di generi alimentari e gli ipermercati devono affrontare una pressione sui margini di 100-150 punti base, mentre i grandi magazzini e i negozi di abbigliamento hanno una pressione sui margini due volte più alta.

Non è detto però che per l’automazione esista solo la via grandiosa (quella dall’effetto wow, per intenderci), seguita da Amazon (con Amazon Go) e da Kroger (con Kroger Edge). Si può anche optare per un’automazione incrementale. Come suggerisce Scandit che propone alcune vie per rilanciare il retail con una spesa minima

Soluzioni meno invasve e più sostenibili

Gli smartphone abilitati dalla computer vision sono un’alternativa efficace e più economica. L’utilizzo del riconoscimento ottico dei caratteri (OCR) e della realtà aumentata (AR), ad esempio, fanno parte di un approccio incrementale che sta già automatizzando le attività lungo l’intera catena di fornitura attraverso l’upskilling, invece di sostituire i lavoratori del settore retail.

Per beneficiare dei vantaggi offerti dall’automazione digitale, i retailer non devono per forza smantellare le infrastrutture dei negozi e interrompere le operazioni installando telecamere, bilance, scaffali elettronici, robot in corridoio e altri oggetti sensoriali nei negozi. Possono semplicemente fornire al personale smartphone e app di uso quotidiano per interagire con i codici a barre sui prodotti, per accedere in tempo reale a informazioni quali i livelli delle scorte, le date di consegna e la verifica dei prezzi dal sistema ERP o da altre fonti di dati. Il personale così equipaggiato digitalmente può fare inventari rapidi, ottimizzare gli scaffali, consigliare i clienti e molte altre attività.

L’introduzione della scansione mobile offre una miriade di opportunità per reingegnerizzare i processi e aumentare l’efficienza in tutta la supply chain. La gestione dell’inventario e il prelievo delle scorte diventano semplici e veloci, e i lavoratori possono trovare gli articoli contrassegnati o leggere gli aggiornamenti riguardanti i prodotti con una sola scansione.

Guadagnare ma con meno rischi

L’utilizzo di smartphone a prezzi accessibili per aumentare digitalmente le attività in ambito retail e il personale qualificato consente di superare un collo di bottiglia chiave che il rapporto McKinsey evidenzia: “I retailer faticano a liberarsi dalla tirannia dei cicli di bilancio e dalla replica della spesa in conto capitale dello scorso anno”. La società di consulenza cita l’inerzia interna come un motivo chiave per non investire in tecnologia come il self-checkout e il shelf-scanning.

Ma il progresso della tecnologia mobile e delle soluzioni basate su software evita la necessità di aggiornamenti che richiedono enormi investimenti, con la possibilità di passare a soluzioni software finanziate dalla spesa operativa. Facendo leva sui codici a barre esistenti e sostituendo l’hardware di scansione dedicato e costoso con soluzioni per smartphone, si ottengono notevoli risparmi sui costi dell’hardware tradizionale e sui costi di manutenzione e assistenza. Con i risparmi sui costi reinvestiti per implementare soluzioni software e dispositivi mobili a prezzi accessibili per tutto il personale, i rivenditori vedranno notevoli vantaggi in termini di efficienza e conseguenti opportunità di reingegnerizzazione dei processi.

Per i retailer che scelgono l’automazione incrementale, i guadagni non sono meno significativi rispetto alla scelta di un aggiornamento “Big Bang” delle operazioni ma i rischi sono minori. È necessario, infatti, stanziare meno risorse per ridurre i costi, migliorare l’esperienza del cliente e molto altro ancora.

McKinsey fa notare che l’opportunità di automazione nel retail va oltre la semplice gestione dei negozi. Più in generale, i robot intelligenti possono immagazzinare, prelevare e scaricare i prodotti dai pallet e trasportarli, calcolando al contempo i percorsi ottimali attraverso un magazzino. Gli addetti al magazzino che utilizzano smartphone per queste attività, lo fanno con una velocità e una precisione che si riflette sui profitti.

L’unione della computer vision e dell’AR sugli smartphone consente ai retailer di sperimentare i benefici dell’automazione e di reingegnerizzare in modo incrementale altri processi lungo tutta la catena di fornitura, senza nessuna interruzione e a un costo irrisorio. Che si tratti del controllo dei prezzi in tempo reale, del prelievo delle scorte o della clientela, i rivenditori possono partecipare alla visione di McKinsey, ma ad una frazione del prezzo – e senza alcuna interruzione delle proprie attività.

L’intelligenza artificiale di Maven ottimizza le conversazioni tra brand e clienti

Coversazioni personalizzate con i clienti attraverso i vari canali di messggistica. Ecco raggiunta la nuova frontiera. LivePerson, leader globale in soluzioni di conversational commerce, annuncia infatti le nuove funzionalità di intelligenza artificiale di Maven™, che orchestra le conversazioni tra brand e clienti tramite SMS, Facebook Messenger, WhatsApp RCS, Apple Business Chat, Amazon Alexa e altre popolari piattaforme di messaggistica e assistenti vocali. Il processo decisionale di Maven indirizza la scelta tra agenti umani e bot automatizzati, rendendo possibile per i brand avere conversazioni personalizzate con i loro clienti su larga scala, superando le prestazioni dei siti web tradizionali e dei numeri verdi.

Di fatto, il debutto dei miglioramenti di Maven consente ai brand di utilizzare l’intelligenza artificiale per offrire esperienze di conversazione altamente personalizzate, senza la necessità di progettare, mantenere e scalare un’infrastruttura conversazionale di IA da soli:

  • Maven Assist: raccomanda le prossime azioni ottimali da intraprendere per gli agenti umani, mostrando i contenuti o suggerendo bot in grado di rispondere alle richieste del cliente.
  • Maven AI-Powered Routing: indirizza dinamicamente le conversazioni agli agenti, ai bot o ai giusti contenuti per risolvere rapidamente le richieste del cliente sulla base della comprensione dell’intelligenza artificiale delle “informazioni contestuali”, comprese le informazioni sul profilo del cliente, la cronologia delle interazioni e le operazioni del contact center.
  • Maven Developer API: un insieme di strumenti di sviluppo (Ask Maven e Context Warehouse) per rendere i bot esistenti o altri sistemi più intelligenti consultando Maven sulle azioni ottimali successive, oltre alla possibilità di integrare fonti multiple di dati (per esempio, CRM o cronologia delle conversazioni) nel processo decisionale di Maven.

Maven Assist aumenta l’efficienza degli agenti e la soddisfazione dei clienti grazie alle azioni suggerite in tempo reale. Gli agenti, che con Maven possono condividere rapidamente contenuti personalizzati con i clienti, invece di cercare informazioni attraverso email o appunti, possono anche votare i suggerimenti di Maven così da migliorarli con il passare del tempo.

LivePerson ha sviluppato Maven sulla base della sua esperienza orchestrando miliardi di interazioni tra brand e consumatore, e l’intelligenza artificiale continua a migliorare a ogni conversazione, rafforzando la sua capacità di aiutare le aziende con l’assistenza clienti, il marketing, le vendite e i casi d’uso tradizionali. Maven è stato recentemente selezionato come vincitore della “Best AI-Based Solution for Customer Service” da parte di AI Breakthrough, un’organizzazione leader nella market intelligence, che riconosce le migliori tecnologie nel mercato globale dell’intelligenza artificiale.

LivePerson offre una suite completa di servizi di conversational commerce per le aziende, forniti ad alcuni delle più grandi aziende del mondo. Rispetto alle telefonate tradizionali, le conversazioni tramite messaggi aumentano la soddisfazione dei clienti del 20%, raddoppiano l’efficienza degli agenti e dimezzano il costo lavoro per ogni interazione.

Noovle e TradeLab insieme per leggere i trend di mercato con l’Intelligenza Artificiale

Noovle, azienda Premier Partner Google Cloud specializzata nella integrazione di tecnologie a forte impatto innovativo e TradeLab, società di analisi e consulenza direzionale con una consolidata esperienza nel marketing e nella distribuzione commerciale, hanno annunciato una partnership che unisce i punti di forza delle due realtà.
 
Da questa sinergia nasce OnTheMap, una piattaforma di geomarketing avanzata, erogata in modalità SaaS (Software as a Service), che collega i dati economici a Google Maps e digitalizza l’intero processo di analisi statistica.
OntheMap coniuga, di fatto, l’esperienza ventennale maturata da TradeLab nell’analisi territoriale economico-competitiva con quella sviluppata da Noovle nella creazione della piattaforma GeoCMS, un Content Management System erogato dal cloud di Google per gestire le informazioni georeferenziate.
Grazie ad algoritmi di Intelligenza Artificiale e per mezzo di un’interfaccia semplice e intuitiva, la soluzione fornisce in tempo reale le informazioni utili per la valutazione delle potenzialità di sviluppo su un determinato territorio, definendone le caratteristiche di domanda (in termini di consumi aggredibili) e offerta (valutando il presidio dei competitor presenti).
OnTheMap dispone di informazioni geocodificate quali indicatori demografici, indici di reddito, il valore dei consumi mensili familiari e i livelli di presidio competitivo. Gli algoritmi previsivi e i valori parametrici che costituiscono il modello di TradeLab S.E.M. (Site Evaluation Model) consentono di ottenere una stima del fatturato potenziale di un’attività commerciale, sia in base alla capacità di spesa dell’utenza locale che in base al numero di competitor presenti nella stessa area.

L’interfaccia è stata costruita sulla piattaforma Google Maps: le complesse elaborazioni eseguite dal motore di OnTheMap vengono rappresentate in maniera semplice ed intuitiva su una delle cartografie disponibili (Mappa, Satellite, Terreno, Street View e Earth); Google Places arricchisce inoltre la base informativa con la presenza di tutti i POI (Point of Interest) del territorio italiano.
 
“TradeLab è il partner ideale per arricchire la nostra esperienza maturata nell’offerta di soluzioni di Geo Intelligence e presentare al mercato un prodotto che semplifica i processi decisionali sfruttando i sistemi di Intelligenza Artificiale” – ha detto Piergiorgio De Campo, Direttore Generale e Co-Founder Noovle. “Siamo solo all’inizio della storia di OnTheMap e stiamo già lavorando a nuove soluzioni di Big Data Analysis in grado di  generare algoritmi sempre più performanti e di offrire API avanzate che consentano l’integrazione con i sistemi informativi dei nostri clienti”
 
“Con OnTheMap abbiamo soddisfatto il fabbisogno espresso dai nostri clienti di coniugare la nostra capacità di analisi e l’affidabilità dei nostri algoritmi predittivi con la flessibilità della piattaforma in Cloud sviluppata da un partner all’avanguardia. OnTheMap è il punto di partenza dello sviluppo di strumenti e servizi a matrice digitale finalizzati a semplificare e velocizzare i processi decisionali delle imprese e migliorarne la relazione con il mercato potenziale di riferimento”, ha affermato Massimo Viganò, CEO e Co-Founder di TradeLab.
 
 

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