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Pandemia, colpito duramente il beverage. L’allarme di Assobibe

Perdite del 40% per il mercato delle bevande, a causa delle misure restrittive dovute all’emergenza sanitaria. A lanciare l’allarme è il presidente di Assobibe Giangiacomo Pierini (foto) che aggiunge: “Nessun ristoro è stato previsto per gli operatori, come le imprese di produzione, i grossisti e la filiera che gravita attorno al mondo dei consumi fuori casa. Lo scenario è complicato e le incertezze enormi: anche nel 2021 il trend rimane negativo, con una contrazione a marzo 2021 del 57%“.

E in questo scenario già fosco, ecco all’orizzonte la spada di Damocle di due misure pre pandemiche, ma rimaste inalterate nel crono programma del legislatore: la sugar e la plastica tax.

“Le nuove Sugar e Plastic Tax produrranno ulteriori contrazioni della domanda del 10%, danneggiando ulteriormente la filiera. Con l’entrata in vigore della Sugar Tax, inoltre, le aziende si troverebbero a dover sostenere un aumento medio del 28% della pressione fiscale per ogni litro prodotto in Italia, cui si aggiungerebbe un raddoppio dei costi di approvvigionamento della plastica, anche se riciclabile al 100%. È insostenibile”, dichiara Pierini, “in un momento in cui il potere di acquisto dei cittadini è diminuito e la pressione fiscale è già alle stelle”.

Non resta che auspicare, in merito, un intervento delle istituzioni.

“In questo contesto, più che mai, è importante definire insieme priorità e strategie da portare all’attenzione del Governo. Assobibe continuerà a essere accanto a gli operatori della filiera, a fornire il suo supporto strategico e operativo a sostegno di un comparto che sta pagando un prezzo troppo alto e che rischia di non rialzarsi”, conclude il Presidente.

 

Assobibe chiede di sospendere plastic e sugar tax, per l’emergenza Covid-19

Assobibe chiede al Governo la sospensione immediata di Sugar e Plastic tax per evitare il tracollo delle aziende del settore, già colpite duramente dalla chiusura delle attività commerciali che rappresentano fino al 40% del loro fatturato. La contrazione della domanda e le incertezze sulla ripresa rendono insostenibile un qualunque ulteriore aumento della pressione fiscale, mettendo a rischio gli 80.000 posti di lavoro della filiera nel Paese, in parte già in ferie forzate e in cassa integrazione.

La chiusura completa di ristoranti, bar, pub, fast-food, teatri, cinema, parchi divertimento e degli altri punti vendita del canale HO.RE.CA. ha comportato una perdita del 100% delle entrate generate dal comparto delle bevande analcoliche. I danni economici già registrati si protrarranno nei prossimi mesi: la ripartenza dei consumi sarà graduale e lenta, non si completerà fino all’autunno al netto del prevedibile calo del potere di acquisto delle famiglie e degli esercizi pubblici che resteranno chiusi definitivamente anche dopo l’emergenza sanitaria. Uno scenario molto diverso da quello in cui i due provvedimenti sono stati ipotizzati.

“L’industria delle bevande analcoliche in Italia” afferma David Dabiankov, Direttore Generale dell’Associazione “chiede al Governo un gesto di responsabilità che tuteli imprese e lavoratori in un contesto economico senza precedenti. Pensare di introdurre due nuove tasse in questo momento significa condannare un’intera filiera produttiva e distributiva radicata in Italia, con effetti a cascata su numerosi settori, dall’agricoltura alla ristorazione”.

Anche nella grande distribuzione organizzata si assiste ad una contrazione dei consumi per il comparto che si attesta mediamente intorno al 10%, con risultati estremamente negativi nei Cash & Carry. Difficoltà sono registrate anche nell’export di prodotti tipici del made in Italy (aperitivi, chinotti, gassose, aranciate, etc.) a causa del calo della domanda e della saturazione della rete logistica.

In questo scenario drammatico ed incerto, con volumi e fatturati in calo e costi fissi produttivi e distributivi stabili, l’impatto delle due tasse sui conti delle imprese sarebbe ben superiore al 20% stimato prima del crollo dei consumi, ma con un gettito di risorse per lo Stato decisamente minore a quanto preventivato.

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