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Esselunga fa meglio di tutte sul web ad aprile, poi arriva Coop

Esselunga ancora al top: è l’insegna fondata da Bernardo Caprotti il brand del la Gdo che ha mostrato la migliore performance sul web ad aprile 2018 secondo la classifica stilata da BEM Research. La catena di distribuzione italiana mantiene la testa della classifica conquistata (a Iper, che aveva spadroneggiato l’anno scorso, vedi Un anno di Gdo sul web, la top 10 di Bem Research per il 2017) già lo scorso mese. In seconda posizione si conferma Decathlon, e avanza Coop, che scavalca Ipermercati Iper e si attesta al terzo posto. Ipermercati Iper, ex prima della classe, si deve dunque accontentare della quarta posizione, seguita da Bricocenter. Sono poi presenti nella classifica Top10 Gamestop, Mediaworld, Primark, Migros e Unieuro.

La media del BEM Rank ad aprile 2018 per i 33 brand della GDO considerati è pari a 28,4 punti, in crescita dello 0,6% rispetto al mese precedente.

Considerando i due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Ipermercati Iper sembra eccellere per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Tra i brand con un’ottima visibilità rientrano, oltre ad alcuni già citati in precedenza, anche Carrefour, Auchan e Bennet. Ciò però evidentemente non basta: considerando anche gli altri parametri valutati nel BEM Rank, e in particolar modo le prestazioni dell’homepage in termini di velocità di caricamento e usabilità, è superata nella classifica dalle altre insegne.

Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta Bricocenter. Buone anche le prestazioni di Despar, Leon Supermercati e Cisalfa.

«Il buon andamento dei consumi ha portato un netto beneficio alla grande distribuzione operante in Italia – commenta Carlo Milani, direttore di BEM Research –. Rispetto al periodo pre-crisi le famiglie italiane sono però molto più attente alle scelte di consumo e nell’effettuare i loro acquisti tendono sempre di più ad informarsi prima su Internet. Quindi anche se l’acquisto finale è poi per lo più finalizzato all’interno di un punto vendita, come ha evidenziato il Report sull’e-commerce 2017, le aziende impegnate nel settore della GDO devono prestare in ogni caso una forte attenzione all’interazione con i consumatori attraverso il web».

Mondo Convenienza ad aprile batte Ikea nelle performance online

Aprile è il mese più crudele, per Ikea che perde il podio, ma di buon auspicio per Mondo Convenienza, che guadagna la posizione di brand del settore mobili e accessori per la casa con la migliore prestazione online secondo la classifica di BEM Research.

La società di distribuzione italiana svetta in testa alla graduatoria con un punteggio del BEM Rank pari a circa 77 punti. In seconda posizione si attesta Ikea, che perde la prima posizione conquistata a marzo. Mantiene invece il terzo posto Poltronesofà. Philips, la compagnia tedesca specializzata negli elettrodomestici e in altre apparecchiature per la casa, scala diverse posizioni e si piazza al quarto posto. In quinta posizione, perdendo una posizione rispetto allo scorso mese, si trova Conforama, marchio francese di distribuzione dell’arredo. La classifica dei primi 10 brand include inoltre Maisons du Monde, Lampenwelt, Ledkia, Poltrona Frau e Chateau D’Ax.

 

Nel complesso, la media del BEM Rank ad aprile 2018 per i 92 brand considerati è pari a 27,1 punti, in riduzione del 6% rispetto al mese precedente. In aumento rispetto ad un anno fa risultano invece le ricerche su Google.it su argomenti collegati al settore arredo, indicazione di buon auspicio anche in vista del Salone del Mobile di Milano.

Andando a considerare alcuni indicatori di performance (kpi) che compongono il BEM Rank, si osserva che i brand più cercati sul web del settore sono Mondo Convenienza, Ikea, Poltronesofà, Divani&Divani e Leroy Merlin. Diversi sono invece i brand entrati nella lista dei migliori marchi operanti sul web. Tra questi si possono citare Leditaly, Jysk, Casa, Vente Unique, Cargo, Wurth, Webarredamenti e Centro Veneto del Mobile.

«Le aziende operanti nel settore arredo continuano ad essere tra le più attive e dinamiche sul web – sottolinea Mariachiara Marsella, web marketing manager a BEM Research –. I consumatori italiani tendono infatti a formarsi delle idee di acquisto innanzitutto nel mondo digitale. Avere una vetrina virtuale ben visibile sui motori di ricerca, semplice da consultare, eventualmente anche dal proprio smartphone, e con tempi di caricamento adeguati è fondamentale se si vuole attirare nuovi clienti e rimanere competitivi in questo settore. Tra l’altro il 2018 è un anno favorevole per aumentare le vendite grazie alla riconferma del bonus fiscale sui mobili, di cui circa tre quarti dei consumatori sono ben a conoscenza, come evidenziato dal recente Osservatorio Compass».

Un anno di Gdo sul web, la top 10 di Bem Research per il 2017

La classifica delle migliori performance online della Gdo nel 2017 stilata da BEM Research è piena di conferme, specie sul podio: primo posto di Ipermercati Iper per il secondo anno consecutivo, seguito da Esselunga, Decathlon, Coop, Bricocenter e Carrefour in sesta posizione. Migliora invece di quattro posizioni rispetto alla classifica del 2016 Gamestop, e guadagnano un gradino della graduatoria Unieuro, Auchan ed Euronics.

La cattiva notizia è che tutti i brand della Top10 hanno subito una flessione su base annua dell’indice BEM Rank, con Ipermercati Iper che è riuscito a contenere di più la perdita, fermandosi ad appena il -0,9%, e Auchan in caduta libera al -15,9%. La media del BEM Rank nel 2017 per i circa 30 brand della Gdo considerati è pari a 26,8 punti, contro i 35,2 punti registrati nel 2016 (variazione del -24%).

Ha inciso su queste dinamiche anche l’aumentata concorrenza da parte di altri brand della Gdo entrati nella classifica generale del BEM Rank durante il 2017. Tra questi si possono citare Supermercati Dem, Tigre Supermercati, CTS Supermercati, Doro Supermercati ed Emi Supermercati.
Considerando i due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Ipermercati Iper sembra eccellere per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand o perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Tra i brand più visibili online rientrano anche Coop e Decathlon.

Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta Bricocenter. Buone anche le prestazioni di Todis, Bennet e Gros.

Zalando, da un anno sulla vetta dei marchi di abbigliamento online

È ancora Zalando il più apprezzato dei marchi di abbigliamento e accessori online, e lo è da oltre un anno: lo rileva BEM Research nella classifica relativa a novembre 2017, che vede in seconda posizione Adidas, che scavalca Zara solo per pochi decimi di punto, mentre Nike guadagna il quarto posto scalzando BonPrix.

In sesta posizione si conferma Lesara, altro brand dell’abbigliamento e accessori made in Germany, mentre chiudono la classifica dei top 10. Sarenza e Kiabi (che registrano infatti un balzo in avanti di diverse posizioni), Bershka e Rolex (che si contendono invece a pari merito il nono gradino della classifica, con il brand svizzero di orologi di lusso in forte miglioramento rispetto al mese precedente).

Nel complesso, la media del BEM Rank a novembre 2017 per i 53 brand considerati è pari a 29,6 punti, sostanzialmente stabile rispetto a ottobre.

Considerando i due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Zalando primeggia per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Sulla visibilità online risultano avere un’ottima performance anche Gucci e Scarpe&Scarpe. Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, BonPrix conquista la posizione più alta, seguita da C&A e La Redoute.

«In vista delle spese natalizie, e appena superato il Black Friday, i grandi marchi dell’abbigliamento stanno intensificando le loro attività su Internet – spiega Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. Sul web ci sono diverse opportunità per le aziende operanti in questo settore, anche per quei brand specializzati nel lusso e nei prodotti di alta qualità. La clientela facoltosa è infatti attratta dalla comodità di effettuare acquisti dal proprio smartphone, mentre il ceto medio può vedere nell’online un canale più conveniente. Purtroppo però c’è da notare che i marchi italiani della moda, eccellenza nel mondo, faticano a emergere sul web, forse perché ancora troppo ancorati al tradizionale canale di vendita attraverso le boutique».

L’acquisto online di capi di abbigliamento, calzature e in generale accessori è notevolmente aumentato nel tempo e nel 2016 ha registrato un tasso di crescita quasi doppio rispetto a quello dell’e-commerce totale al 35%. Tra i fattori che hanno favorito la crescita c’è la forte competizione del settore che ha determinato un abbassamento dei prezzi, l’utilizzo quotidiano di smartphone e tablet e il conseguente aumento di applicazioni mobile e-commerce espressamente dedicate all’acquisto, facile, veloce e sicuro di capi di abbigliamento, accessori e scarpe.

A novembre 2017 i brand entrati nella classifica BEM Rank nel settore abbigliamento e accessori sono: Adidas, Armani, Asos, Bata, Benetton, Bershka, BonPrix, C&A Shop, Calzedonia, Carpisa, Clayton, Coccinelle, Converse, Deichmann, Desigual, Gucci, Guess, H&M, Intimissimi, Kiabi, La Redoute, Lesara, Liu Jo, Louis Vuitton, Mango, Manzara, Marella, Mytheresa.com, Nike, Nuna Lie, OVS, Pandora, Piazza Italia, Pimkie, Pittarello, Privalia, Puma, Rolex, Sarenza, Scarpa, Scarpe&Scarpe, SheIn, Silvian Heach, Spartoo, Stradivarius, Stylight, Subdued, Tally Weijl, Terranova, Twin Set, Yoox, Zalando, Zara.

Per i giocattoli, Toys Center vince nell’online, canale sempre più cruciale

È Toys Center il miglior brand online nel settore giocattoli a settembre 2017 in base alla classifica elaborata da BEM Research. In prima posizione da oltre un anno, Toys Center migliorato ulteriormente di oltre il 7 per cento l’indice BEM Rank. In seconda posizione, stabile rispetto al mese precedente, si attesta il produttore danese di mattoncini assemblabili, Lego mentre la statunitense Disney Store conquista il terzo posto. In quarta e quinta posizione si trovano Cortesi Giocattoli, stabile rispetto ad agosto, e Trudi, che invece perde due gradini. Seguono tra i brand più apprezzati Hasbro (produttore della bambola Barbie), Astley Baker Davies (inventori di Peppa Pig), chegiochi.it, Imaginarium e Playmobil.

Nel complesso, la media del BEM Rank a settembre 2017 per i 28 brand del settore giocattoli considerati è pari a 27,7 punti, stabile rispetto allo scorso mese ma in flessione rispetto ad un anno fa. In leggera flessione risultano le tendenze di ricerca su Google dei termini collegati ai giocattoli.

Considerando i due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si rileva che Toys Center, Lego e Disney Store mostrano una maggiore capacità di essere rintracciati sul web (visibilità online). Seguono nella classifica della visibilità di Giocheria, Astley Baker Davies e Rocco Giocattoli.

 

Vince l’online, soffrono gli storici Toys “R” Us

«L’online per le aziende che operano nel settore dei giocattoli è diventato oramai un fattore cruciale, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza – sottolinea Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research –. Di tale aspetto ne avevamo già dato conto nell’analisi flash “I giocattoli si cercano online, Amazon al top”, ma la recente apertura della procedura fallimentare per una delle storiche catene di distribuzione di giocattoli, la Toys “R” Us, ne rappresenta un’altra chiara evidenza. L’azienda americana fondata nel 1948 non è infatti riuscita a sostenere la concorrenza del web, per cui adesso si avvia a chiudere diversi punti vendita. Nel piano industriale di ristrutturazione i manager di Toys “R” Us non sembrano però voler puntare sull’online, ritenendo oramai di essere fuori tempo massimo per competere con chi è già presente sul web. Fermo restando che ancora non si conoscono tutti i dettagli e le motivazioni del piano di ristrutturazione, c’è però da dire che sul web può esserci posto per molti, soprattutto per quelle aziende potenzialmente in grado di creare esperienze di acquisto online innovative».

Qual è la prima fonte di informazione utilizzata dagli italiani quando devono comprare un giocattolo? Fonte: elaborazioni BEM Research su dati Google Consumer Surveys, ottobre 2016.

Sul web i brand della moda si preparano ai saldi, e Zalando è ancora in cima

È ancora Zalando a giugno 2017 il brand leader del settore abbigliamento online secondo la classifica stilata da BEM Research. Negli ultimi 12 mesi la società tedesca ha mantenuto sempre il punteggio del BEM Rank più alto rispetto alla concorrenza. Più staccata, ma stabilmente al secondo posto negli ultimi quattro mesi, si posiziona un’altra azienda tedesca, Adidas. In terza posizione si attesta la spagnola Zara. Segue da vicino Nike, brand dell’abbigliamento sportivo statunitense. Chiude la classifica dei top 5 Sarenza, azienda francese specializzata nel commercio online di scarpe e accessori.

Tra i primi 10 brand del settore si trovano poi BonPrix (Germania), Scarpe&Scarpe (Italia), Pittarello (Italia), Asos (Germania) e Bershka (Spagna). Quest’ultima ha scalato diverse posizioni rispetto a maggio quando era appena 18esima. Nel complesso, la media del BEM Rank a giugno 2017 per i circa 50 brand considerati è pari a 29,4 punti.

Andando a considerare due macro-aggregati che compongono il BEM Rank, si osserva che Zalando primeggia per la capacità di essere rintracciata sul web (visibilità online) o perché gli utenti cercano direttamente il suo brand oppure perché appare nelle prime posizioni di Google Italia per ricerche relative a parole chiave generiche ad alto traffico. Sul podio, per questo aggregato, si trovano Zara e Adidas. Mostrano buone performance sulla visibilità online anche H&M e Lesara.  Relativamente alle prestazioni dell’homepage, ovvero alla velocità di caricamento e all’usabilità, conquista la posizione più alta BonPrix, seguita da Deichmann e da Desigual.

«I grandi produttori e distributori di capi di abbigliamento, soprattutto tedeschi ma non solo, dimostrano di riuscire a presidiare molto bene il mercato online – commenta Mariachiara Marsella, web marketing manager a BEM Research –. Se le prime posizioni della classifica delle prestazioni sul web sono molto stabili, nelle retrovie comunque c’è molta vitalità. L’avvicinarsi dei saldi estivi costituisce sicuramente un elemento di ulteriore stimolo. Molti consumatori nel decidere quali capi a sconto andranno ad acquistare cominciano infatti a farsi un’idea osservando per tempo le vetrine digitali».

Anche i giocattoli si scelgono (e si comprano) online

I giocattoli? Gli italiani li cercano online, meglio ancora se su Amazon. È uno dei risultati più significativi di un sondaggio condotto in vista del Natale 2016 da Bem Research su un campione di 500 persone. Ebbene, il 39,1% degli intervistati ammette di cercare i prodotti su Amazon e siti simili, mentre il 23,7% su Google, il 4,9 sui siti web delle aziende produttrici e lo 0,4 sui social, per un totale del 68,1% che fa comunque della Rete il primo strumento informativo. Il 29% del campione, invece, preferisce ancora recarsi nei punti vendita per chiedere informazioni e guardare da vicino il giocattolo, mentre il restante 3% si affida ai consigli di parenti e amici.

Sono soprattutto gli uomini a preferire Amazon e gli altri siti di marketplace: 46,5% contro il 32,2% delle donne, che invece sembrano ancora prediligere un approccio più analogico all’acquisto di un giocattolo, con un’incidenza quasi doppia rispetto all’altro sesso nell’utilizzo dei tradizionali canali di vendita (38,3% contro 20,3%). Gli uomini si mostrano più tecnologici anche nella predisposizione a “googlare” i giocattoli (28,0% contro 18,9%) mentre le donne visitano molto di più i siti delle aziende (7,0% contro 2,8%). Abbastanza simili le percentuali di coloro che interpellano amici e parenti, comunque piuttosto trascurabile: 2,6% tra le donne, 3,3% tra gli uomini.

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Stratificando il campione per età, naturalmente sono i più giovani, quelli della fascia di età tra i 18 e i 24, a preferire un approccio elettronico all’acquisto di un giocattolo. Comunque fino ai 54 anni la consultazione di Amazon risulta nettamente prevalente, mentre dai 54 in su c’è il sorpasso e vince la visita al negozio. Guardando alla classificazione in base all’area di residenza, zone rurali e suburbane risultano essere quelle più digitali, con un dato rispettivamente del 74,3% e del 69,5% delle voci aggregate che riguardano Amazon, Google, i siti e i social. Le aree urbane si fermano al 66,1%. Dati naturalmente inflluenzati dalla minore disponibilità di punti vendita fuori dalle città.

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«I siti di marketplace – spiega Mariachiara Marsella, Web marketing manager di BEM Research – possono essere un utile strumento a disposizione delle aziende che vogliono vendere online, ma non dovrebbe essere l’unico strumento, soprattutto se parliamo di grandi brand. Chi si muove su larga scala sicuramente ha la possibilità di organizzare nel modo migliore le informazioni presenti sul suo sito facilitando l’acquisto, la condivisione sui social e la fidelizzazione degli utenti attraverso l’analisi dei dati».

Ma torniamo alla ricerca. Interessante la classifica dei brand ritenuti più affidabili nell’acquisto online dagli intervistati. In testa c’è nettamente Toys Center con 67,4 punti indice su 100, molto indietro Trudi (43,5), Lego (43,0), Disney Store (38,1) e Flying Tiger (33,6). L’indice medio è piuttosto basso (31) e comunque in calo del 3,2% su base mensile.

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Il comparto dei giocattoli, che in Italia vanta una lunga tradizione, ha subito forti tensioni negli ultimi 15 anni arrivando a perdere nel picco negativo della crisi, nel 2013, il 40% rispetto al 2009. Negli ultimi tre anni timidi segnali di inversione di tendenza fanno ben sperare. E le vendite su internet, per le quali c’è ancora molto da fare, potrebbero essere la chiave per il superamento definitivo della crisi.

Alimentazione e salute, gli italiani cercano lumi sul web, le aziende latitano

È sempre più il web il consigliere, confidente ed oracolo al quale rivolgersi prima di effettuare un qualsiasi acquisto, e questo è vero anche per i consumi alimentari. Lo stabilisce Bem Research in un’analisi sulle ricerche ottenuta analizzano Google, il motore di ricerca più utilizzato. Perché analizzando ciò che le persone cercano, si possono cogliere bisogni e necessità dei consumatori italiani. Magari non sempre espresse nel punto vendita.
Dalle ricerche fatte dagli internauti sul tema dell’alimentazione emerge un Paese in cambiamento, con le esigenze che evolvono in base alle diverse fasi della vita e alla maggiore diffusione di alcuni temi connessi con il cibo, tra cui anche le mode. Posto che l’alimentazione e la passione per la cucina è uno dei tratti che ha contraddistinto l’Italia degli ultimi 50 anni, vedere come le nuove generazioni italiani si interfacciano con i prodotti alimentari può fornire anche uno spaccato dell’attuale società.

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Alimentazione, la ricerca è “targhetizzata” e spazia in positivo e in negativo
Un primo elemento che emerge dall’analisi sulle tendenze di ricerca sul web è che argomenti d’interesse simili possono esprimere bisogni diversi. Questo è per esempio il caso delle ricerche relative alle parole chiave “alimentazione” e “alimenti”. Generalmente orientate a trovare informazioni utili, in primo luogo, al proprio benessere fisico. A seconda della fase di vita che si sta attraversando, o dei bisogni più avvertiti al momento, la ricerca si amplia poi di argomenti più specifici, come ad esempio “alimentazione quando si allatta”, “alimentazione quando si va in palestra”, “alimentazione quando si ha colite”, ecc…

Gli argomenti più cercati sul web
Fonte: Google Trends

1. Dieta
2. Calorie
3. Glutine
4. Colesterolo
5. Integratori
6. Valori nutrizionali
7. Yogurt
8. Proteine
9. Peso ideale
10. Celiachia
11. Tonno
12. Trigliceridi
13. Carboidrati
14. Grassi

Alimentazione, dunque, va a braccetto con tematiche quali dieta, calorie, glutine, colesterolo e integratori.
Questo è vero non solo in positivo però, con la ricerca di alimenti “buoni” (tipo lo yogurt) o miracolosi “superfoods” (una moda che però forse da noi non ha ancora preso così piede come nei Paesi anglosassoni), ma anche in negativo, con la ricerca di maggiori informazioni su prodotti alimentari “a rischio” per problematiche salutari ma anche etiche (forse in quest senso va interpretata la presenza di tonno, specie a rischio per la pesca intensiva). In questa categoria vanno inserite le ricerche di prodotti alimentari senza olio di palma. Il termine “olio di palma” infatti, inizia a far parlare di sé in modo evidente solo alcuni anni fa (intorno al 2011, anche se in alcuni forum ad esempio di mamme se ne parlava già da molto prima) e ad oggi è sempre più frequente trovare prodotti alimentari che sul proprio packaging esplicitino il “senza olio di palma” in modo chiaro ed evidente. Ivi compersi prodotti che non hanno mai utilizzato questo tipo di grasso vegetale.
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Nuovi stili di vita, frenetici e veloci ma anche gourmand
La passione per la cucina e per le ricette in generale è una caratteristica che accomuna un grande fetta di italiani. Sono innumerevoli i siti web, blog e applicazioni mobile dedicati alle ricette, segno del forte interesse sul tema, confermato anche dall’attenzione che i molti programmi televisivi dedicati alla cucina riscontrano presso il grande pubblico.
Analizzando la tipologia di ricerche correlate a “ricette”, si riscontra qualcosa di più dei semplici gusti degli italiani. Il cambiamento dello stile di vita influenza anche il rapporto con il cibo, tant’è che rispetto a pochi anni fa sono aumentate notevolmente le ricerche relative a “ricette veloci”, ad evidenziare, da un lato, come la vita frenetica abbia riflessi anche in cucina e, dall’altro, come in ogni caso non si voglia rinunciare a mangiare qualcosa di buono nel poco tempo che oramai si ha a disposizione.
Insieme alle ricerche di “ricette veloci” e sue correlate (per esempio, per citarne solo alcune più indicative e stagionali, “ricette veloci pasta”, “ricette facili e veloci”, “ricette light veloci”, “ricette veloci estive”, “ricette veloci per cena”) è in aumento anche l’interesse per un’altra modalità di cucinare in modo rapido, che implica un ulteriore uso della tecnologia rispetto alla sola consultazione del web. La diffusione dei robot da cucina, di cui il Bimby, prodotto dalla tedesca Vorwerk, è al momento lo strumento più conosciuto e apprezzato dai consumatori italiani, ha indotto molti a cercare online il termine “ricette bimby”.

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Opportunità per lo più sprecate: la Case history olio d’oliva

Il web insomma offre opportunità per il settore agroalimentare superiori a quelle di altri settori. Ma non sempre le aziende dell’agroalimentare e della distribuzione moderna sono pronte a coglierle.  Se in alcuni comparti produttivi è spesso necessario un forte sforzo di creatività per attirare l’interesse dei consumatori, per chi si occupa di cibo sono innumerevoli le possibilità “naturali” di fornire informazioni originali e accattivanti con sforzi sufficientemente contenuti.

Bem Reserch prende ad esempio i produttori di olio d’oliva, uno dei prodotti di punta del settore agroalimentare italiano. Quali informazioni potrebbe mettere a disposizione del consumatore un sito web di un’azienda? Numerosissime, dalle caratteristiche organolettiche, al tipo di consumo in base alle diverse esigenze e bisogni, alle ricette che valorizzino l’olio d’oliva. Ciò permetterebbe di attirare visitatori e potenziali acquirenti, sia dall’Italia che dal resto del mondo.

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Amazon e Alibaba, il rischio di lasciare i Big Data in mano ai big…

Interessanti in questo senso sono le recenti iniziative volte a favorire il commercio online dei prodotti tipici italiani da parte dei “re” dei marketplace digitali, Amazon e Alibaba. L’americana Amazon, con la sua vetrina sui prodotti italiani, e la cinese Alibaba, con il recente accordo sottoscritto con il Ministero delle Politiche Agricole nato sia per contrastare la contraffazione sia per promuovere il Made in Italy sulla piattaforma cinese che conta oltre quasi mezzo miliardo di consumatori, sono iniziative che dovrebbero indurre in qualche ulteriore riflessione. “Se da un lato queste piattaforme offrono grandi vantaggi, come quello di potersi interfacciare con milioni e milioni di potenziali acquirenti senza l’incombenza di gestire una logistica a livello planetario, dall’altro gli operatori italiani vedono sottrarsi un importante valore della compravendita – spegano da Bem Research – . Non ci riferiamo soltanto alle commissioni di vendita, alcune volte non proprio trascurabili, ma ancor più alla raccolta delle informazioni sui consumatori. I dati su chi ha acquistato sono infatti gestiti dai marketplace digitali, che poi tipicamente li utilizzano con applicazioni nel campo dei big data per profilare la clientela ed offrire in futuro altri prodotti, che non necessariamente potrebbero essere italiani. In altri termini, facendo esclusivo ricorso a questa piattaforma si rischia di barattare delle vendite aggiuntive nel breve-medio termine con la possibilità di avere prospettive di crescita più solide nel lungo termine”.

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di realizzare un grande portale italiano dedicato alla vendita online di prodotti agroalimentari italiani, in grado di vendere in mercati stranieri, che sia quindi multilingua ma ancor più multiculturale. Il Ministero delle Politiche Agricole e quello dello Sviluppo Economico potrebbero farsi promotori di tale. L’iniziativa, coinvolgendo in particolare la grande distribuzione nazionale, potrebbe creare un fronte per promuovere l’interesse comune dell’Italia.

Le imprese italiane che potrebbero unire le forze su questo fronte non mancano, e già ad oggi dimostrano un’ottima padronanza del web.

 

A ottobre non cambia il podio delle insegne con la migliore performance online

L’analisi di ottobre  sulle aziende che hanno la migliore performance online nel settore della grande distribuzione, il BEM Rank, emerge come in testa alla classifica si attestino tre imprese italiane, ovvero Ipermercati Iper, Esselunga e Coop.

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Sul web tra le insegne della Gdo Iper ancora al top. Sul podio Esselunga e Decathlon

Per il secondo mese consecutivo Ipermercati Iper si piazza in testa alla classifica di BEM Research dedicata ai brand della Gdo che si rivolgono al pubblico Internet con un sito web in lingua italiana. A settembre il podio non cambia e nel testa a testa con Esselunga la spunta ancora l’insegna di Brunelli. Decathlon, unico marchio straniero, si conferma al terzo posto e precede Coop e Bricocenter.

In generale risulta in calo la performance online dei 23 siti web della grande distribuzione, che segna -1,3% in trenta giorni, mentre la media del settore si attesta a 35,7 punti-indice. Il dato delle ricerche su Google è piatto su base annua, ma non è uniforme sul variegato territorio nazionale: in alcune regioni la curiosità verso il settore è aumentata anzi sensibilmente. Ad esempio, si registra un aumento del 33% in Calabria, del 21% in Basilicata e del 17% in Friuli Venezia Giulia. Risultati opposti, invece, giungono da Molise (-27%), Valle d’Aosta (-12%) e Sardegna (-10%).

bem-rank-settembre16«Il commercio sul web è sempre più strategico per tutta l’economia nazionale e le aziende italiane si dimostrano all’avanguardia su Internet – rileva Carlo Milani, direttore di BEM Research –. Il recente accordo tra il ministero delle Politiche agricole e il colosso dell’e-commerce cinese Alibaba dimostra quanto per l’Italia sia necessario tutelare la qualità dei propri prodotti, anche con accordi che superano i confini nazionali. E per la diffusione dei nostri prodotti sul web è fondamentale che sia sempre garantita la qualità del made in Italy».

L’indice BEM Rank prende in considerazione cinque parametri che sono: la ricerca del brand su Google; la visibilità dei siti web su parole chiavi ad alto traffico relative al settore di riferimento; la velocità di caricamento delle pagine web; l’usabilità dei siti web e il grado di competizione online nel settore in cui l’azienda opera.

Ikea miglior azienda online di luglio, britanniche in calo Brexit

Arredo batte abbigliamento, quanto meno online e nel mese di luglio: è infatti Ikea a conquistare il titolo di miglior brand online secondo l’indice BEM Research, che ha monitorato l’andamento online di 210 marchi che si presentano al pubblico con un sito Internet in lingua italiana.

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La casa svedese migliora di tre posizioni e scalza dalla vetta Zalando che a luglio si deve accontentare del secondo posto nella top-ten. Mondo Convenienza, prima società italiana in classifica, chiude il podio ed è seguita da Intesa Sanpaolo, prima tra le banche. Toys Center sale in quinta posizione, Divani&Divani conquista la sesta piazza. Settima è La Repubblica: il quotidiano diretto da Mario Calabresi migliora di otto posizioni in 30 giorni e rappresenta l’editoria al vertice. Enel, Adidas ed Esselunga chiudono il gruppo dei migliori dieci.
Il manifatturiero, secondo BEM Research, è il macrosettore economico che mostra la migliore performance online nel mese di riferimento: i 111 brand totalizzano in media 33,9 punti-indice. Più in generale, invece, l’andamento complessivo di tutti gli oltre 200 marchi cala di 1,3% in media. Le assicurazioni guidano come andamento di settore, ma positivo è la perfomance della grande distribuzione che segue subito dietro, e dalle società che producono mezzi di trasporto.

bem-research-gdoSu Internet le società che si rivolgono direttamente al pubblico raggiungono risultati migliori, com’è il caso di Ikea, Zalando e Mondo Convenienza. I marchi italiani non brillano sul web: su 210 brand analizzati, solo 130 sono made in Italy. Tra le società estere quelle che sono andate meglio sul mercato online a luglio sono svedesi e danesi; un calo sensibile si è registrato per le imprese cinesi che hanno perso il 27% in 30 giorni. Ma anche i brand del Regno Unito hanno visto una diminuzione della loro performance online del 7%: effetto non voluti della Brexit?

 

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