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Beni durevoli, intenzioni di acquisto ai massimi da 12 mesi

L’Osservatorio mensile Findomestic (gruppo BNP Paribas) di marzo ha rilevato una crescita delle intenzioni di acquisto per i prossimi tre mesi dell’8,9%. Era da marzo 2024 che la propensione all’acquisto non raggiungeva questi livelli. Una ripresa sostenuta, nell’ultimo mese, in particolare dalla volontà di acquistare auto nuove (+18%) e grandi elettrodomestici (+15,7%). “In un quadro che resta di incertezza e preoccupazione – afferma Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic – aumenta sensibilmente la propensione al consumo per il futuro a breve termine: l’86% degli intervistati dichiara di avere almeno un progetto di acquisto e sale al punto più alto da 12 mesi la percentuale (14,6%) di chi sta valutando l’acquisto di un’auto nuova”. Se l’andamento delle intenzioni di acquisto è variabile negli ultimi mesi, il livello di preoccupazione delle famiglie resta, invece, stabile con inflazione e potere d’acquisto sempre in cima ai pensieri negativi per oltre 6 italiani su 10, come rilevato dall’Osservatorio Findomestic. Il 73% del campione intervistato percepisce prezzi in crescita e la situazione economica resta problematica per 4 famiglie su 10. “Nonostante il contesto – aggiunge Bardazzi – salgono al 29% i consumatori convinti che quello attuale sia un momento propizio per effettuare acquisti importanti e le famiglie sembrano recuperare la voglia di fare progetti e investire sul proprio futuro, un elemento che deve essere sostenuto e che si riflette nel rialzo delle intenzioni d’acquisto per i prossimi tre mesi”.

EFFICIENZA ENERGETICA ED AUTO FANNO DA TRAINO
Nell’ultimo mese le intenzioni di acquisto di impianti di isolamento termico sono aumentate del 23,5%, l’incremento più marcato registrato a marzo tra tutte le categorie merceologiche monitorate dall’Osservatorio Findomestic di marzo. All’interno del settore dell’efficienza energetica per la casa cresce la propensione all’acquisto anche di caldaie a condensazione (+9,4%), ristrutturazioni (+8,2%), impianti fotovoltaici (+6%), pompe di calore (+5,9%) e infissi (+0,9%). In crescita anche il numero di italiani che sta pensando alla sostituzione dell’auto: si guarda principalmente al nuovo (+18% di propensione all’acquisto) che tocca i livelli massimi da un anno a questa parte mentre l’usato risulta sostanzialmente stabile (+0,4%). Andamento opposto per le due ruote, tra i pochi settori in negativo a marzo: -19,2% per i motoveicoli, -10,5% per le e-bike, -24,2% per i monopattini elettrici. Il comparto tecnologico viaggia, invece, a due velocità diviso tra segmenti in positivo come i tablet (+15,5%), gli smartphone (+11,8%) e le TV (+7,5%), altri in stallo come i PC (-0,7%) e altri ancora in caduta come le fotocamere (-18%). La primavera e l’avvicinarsi dell’estate sostengono la voglia di concedersi un viaggio (+3,2%) e la propensione ad acquistare attrezzature per lo sport (+11,1%) e per il fai da-te (+11,8). Per quanto riguarda la casa, infine, crescono per il secondo mese consecutivo le intenzioni di acquistare mobili (+9,8%). In positivo anche piccoli (+2,8%) e grandi elettrodomestici (+15,7%).

L’inflazione non ferma i beni durevoli: il mercato cresce di 10 miliardi in 5 anni

Nel contesto di stagnazione pressoché generalizzata dei consumi fanno eccezione i beni durevoli, che crescono più degli altri mercati e chiuderanno il 2024 a quota +4,2%, raggiungendo il valore record di 78,33 miliardi. Questa la stima dell’Osservatorio annuale dei consumi di Findomestic, realizzato dalla società di credito al consumo del Gruppo BNP Paribas in collaborazione con Prometeia. La performance è trainata dai risultati del comparto mobilità, in espansione del 7,6% nonostante il raffreddamento dei prezzi: il fatturato toccherà i 45,2 miliardi soprattutto grazie all’incremento del 9,6% in valore delle auto usate. Il settore dei beni per la casa, invece, dopo la flessione del 2023, rimarrà sostanzialmente invariato (-0,1%), attestandosi a 33,1 miliardi con il rialzo del 6,5% dei piccoli elettrodomestici e il consolidamento dell’1,6% dei grandi elettrodomestici che fanno da contrappeso ai lievi cali previsti nei mobili (-0,2%) e nella telefonia (-0,6%) e alle perdite più consistenti nell’elettronica di consumo (-4,1%) e nell’information technology (-4,4%). 

Volumi in espansione
“Alla buona progressione che i durevoli hanno evidenziato negli ultimi due anni, in un contesto di incertezza e tensioni inflazionistiche, ha contribuito anche l’azione condotta dai player della grande distribuzione che hanno saputo intercettare le esigenze delle famiglie italiane accompagnandole nella fase di consulenza e di acquisto – commenta Marco Tarantola, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Findomestic Banca –. Il Responsabile dell’Osservatorio Findomestic, Claudio Bardazzi, aggiunge: “In cinque anni, dal 2019 a oggi, il mercato dei durevoli vale quasi 10 miliardi di euro in più. I volumi non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid ma si spende di più e questo è dovuto in gran parte all’inflazione, in piccola parte al crescente orientamento delle famiglie ad acquistare beni di maggiore qualità. La crescita degli ultimi dodici mesi beneficia della spinta degli incentivi statali, pur con effetti limitati dal clima di incertezza economica che colpisce le famiglie italiane, come evidenziano le nostre rilevazioni mensili: per oltre il 60% di loro l’inflazione resta oggi la prima preoccupazione, il 55% non riesce a risparmiare nulla a fine mese e oltre 4 nuclei familiari su 10 lamentano una situazione economica molto o abbastanza problematica. In questo clima di incertezza i consumatori restano prudenti e orientati al rinvio degli acquisti importanti”. 

La classifica delle regioni
Le regioni in cui si rilevano gli incrementi più marcati della spesa in durevoli sono Umbria (+6,6% per 1,3 miliardi totali), Valle d’Aosta (+6,4% per 200 milioni) e Abruzzo (+6% per 1,6 miliardi), mentre le crescite più contenute si registrano in Liguria (+1,2% per 2,1 miliardi), Piemonte (+3,3% per 6,7 miliardi) e Campania (+3,4% per 4,8 miliardi). Guardando ai dati in valore assoluto, la Lombardia vale il 20% del mercato complessivo dei beni durevoli con un giro d’affari di 15,7 miliardi (+3,8%), oltre il doppio rispetto a quelli del Lazio, secondo con 7,7 miliardi (+4,2%), e del Veneto, terzo con 7,3 miliardi (+5,1%). La spesa media per famiglia calcolata dall’Osservatorio Findomestic, giunto alla trentunesima edizione, è di 2.955 euro, in aumento del 3,8% rispetto al 2023. Il valore più elevato si registra in Piemonte con 3.601 euro; al secondo e terzo posto si collocano le famiglie di Valle d’Aosta e Lombardia rispettivamente con 3.558 e 3.536 euro. In coda alla graduatoria, invece, la Sardegna con 2.138 euro, preceduta dalla Sicilia con 2.142 euro e dalla Calabria con 2.150 euro.

La mobilità
La spesa delle famiglie in auto nuove, in base alle stime dell’Osservatorio annuale Findomestic, a fine anno salirà a 18,1 miliardi, in accelerazione di un ulteriore 5,7% dopo l’incremento vicino al 20% del 2023. Un risultato che consente al mercato di portarsi quasi (-1,1%) al livello 2019 anche se le immatricolazioni, con la crescita stimata del 4,1%, si manterranno a -16% dal pre-Covid. “In sintesi, nel 2024 si è speso quasi quanto nel 2019 ma sono state acquistate molte meno auto” sottolinea Bardazzi. Il mercato dell’usato ‘allunga’ su quello del nuovo con un giro d’affari di 24,3 miliardi, frutto di un aumento del 7,9% dei volumi, che tornano sui livelli pre-pandemici (-0,2%), e del 9,6% in valore, che si porta a +23,9% rispetto al 2019. Il comparto delle due ruote sperimenta ancora una crescita in valore del 3,9% arrivando a sfiorare i 2,8 miliardi e portandosi addirittura a +55,7% rispetto al pre-Covid. “Le performance di auto usate e motoveicoli – sottolinea ancora Bardazzi – restituiscono la misura del crescente bisogno di mobilità, orientato però da una evidente propensione al risparmio”. Nel complesso, dopo i primi 10 mesi dell’anno, le immatricolazioni di automobili con alimentazioni alternative aumentano di 3 punti percentuali rispetto al 2023 in termini di rappresentatività sul totale, passando dal 53,6% al 56,7%. Tra queste le vetture elettrificate costituiscono oltre l’83% dell’immatricolato, mantenendo praticamente invariata la quota registrata nel 2023.
 
La casa
Secondo i dati dell’Osservatorio Findomestic per il settore casa, il fatturato dei mobili nel 2024 si mantiene sostanzialmente stabile a 17 miliardi (-0.2%), confermando una tendenza all’attenuazione dopo il rimbalzo del biennio 2021-22. Gli incentivi fiscali legati alle ristrutturazioni non bastano, dunque, ad allentare la cautela dei consumatori verso gli acquisti di importo elevato. Sul fronte dei canali distributivi, le vendite online di arredamento e home living mostrano un’evoluzione positiva del 12%: l’e-commerce tocca i 4,4 miliardi e arriva a rappresentare il 19% del fatturato retail del settore.  Per i grandi elettrodomestici, la crescita dei volumi di vendita, a dispetto del calo dei prezzi, consente al mercato di registrare un incremento dell’1,6% con un consolidamento su livelli elevati, superiori ai 4,1 miliardi; a livello di prodotti, i risultati migliori riguardano le lavastoviglie (+4.1%), i piani cottura (+1.2%) e le asciugatrici (+1%). I piccoli elettrodomestici, dopo il calo del 2023, recuperano un trend di crescita (+6,5%) e sfiorano i 2,1 miliardi di euro. Rilevante il contributo di friggitrici (+30.2%), robot da cucina (+25.5%), mini-aspirapolvere (+16,6%), macchine per il caffè (+9%) e prodotti per la cura dei capelli (+7.8%). L’online evidenzia performance sostanzialmente allineate al canale fisico con una penetrazione del 36,6% del fatturato. L’elettronica di consumo, mercato rappresentato per l’84% dalle Tv, chiuderà il 2024 con un ulteriore calo del giro d’affari: la perdita del 4,1% stimata dall’Osservatorio Findomestic fa scivolare il mercato a 1,65 miliardi. “Dopo il forte deterioramento del 2023, la dinamica negativa è in fase di attenuazione. Sull’evoluzione del comparto continua a pesare il rimbalzo delle vendite del comparto video, dopo i picchi di crescita sostenuti dal passaggio al digitale e dai bonus tv/decoder conseguenti” osserva Bardazzi. Tra i prodotti spiccano per crescita gli amplificatori (+15.9%) e i ricevitori (+17.5%), segnalando un interesse in aumento delle famiglie verso la realizzazione di sistemi home theater.

La tecnologia
La telefonia si conferma il principale comparto della tecnologia consumer, mantenendosi su livelli stabili: nel 2024, in base alle proiezioni dell’Osservatorio Findomestic, il fatturato resta sopra quota 6 miliardi con uno slittamento dello 0,6%. L’evoluzione del mercato è condizionata dalla contrazione dell’1,4% della performance degli smartphone, che rappresentano circa l’84% del giro d’affari della telefonia; la riduzione dei prezzi (-3,9%) sta comunque sostenendo una progressiva ripresa dei volumi di vendita. In media nel 2024 il canale online incide per il 21,7% sul valore del comparto. L’information technology continua a far registrare una flessione marcata dopo il boom del biennio 2020-21: la spesa delle famiglie retrocede a 2,15 miliardi con un calo del 4,4%. “La pesante perdita dell’8,4% nelle vendite di pc, segmento che vale il 36% del mercato, spinge al ribasso la traiettoria dell’IT – commenta Bardazzi. Riprendono quota, al contrario, gli acquisiti di tablet (+3,6%) e di monitor (+5.3%), mentre prosegue la crescita di prodotti di nicchia come le visual cam (+4.6%) e soprattutto gli assistenti vocali (+15.4%)”. L’on line, infine, conferma un ruolo rilevante nel mercato mostrando un consolidamento sui livelli raggiunti (oltre il 30%).

Black Friday, meno budget rispetto al 2023. In calo la tecnologia

Le promozioni del Black Friday di fine novembre sono attese da quasi la metà degli italiani, ma uno su quattro spenderà meno rispetto all’anno scorso. Per 3 italiani su 10 è già tempo di primi acquisti natalizi, ma il 27% del campione dichiara che quest’anno non farà regali. A novembre intenzioni d’acquisto in calo del 7,2% rispetto a ottobre. Sono alcune delle evidenze raccolte dall’Osservatorio mensile Findomestic.

Quasi metà degli italiani (47%) attende il prossimo Black Friday per fare acquisti, ma solo l’11% spenderà più dell’anno scorso, il 37% la stessa cifra e il 26% di meno. Secondo l’Osservatorio mensile Findomestic di novembre infatti, l’appuntamento promozionale più atteso dell’anno rimane quello dei saldi (32% del campione contro l’11% che preferisce il “venerdì nero”, mentre per il 46% sono entrambi importanti) che prenderanno il via dopo un Natale che si prospetta all’insegna di sorprese e regali per oltre il 70% delle persone: il 33% si sta già muovendo ora per acquistarli, il 39% ci penserà all’ultimo, mentre quasi 3 italiani su 10 (il 27%) non pensano di acquistare regali.

“Il clima di persistente preoccupazione sembra raffreddare la febbre da Black Friday – spiega Claudio Bardazzi, responsabile Osservatorio Findomestic –. Secondo la nostra ultima indagine il grande evento promozionale autunnale non sembra in grado di scuotere il consumatore e di “sbloccare” i consumi delle famiglie italiane, ancora attanagliate da tutta una serie di ansie e timori che inducono alla prudenza anche con l’avvicinarsi del “venerdì nero” e del Natale. Il caro prezzi si conferma la principale preoccupazione nel Paese, anche se l’Istat certifica che l’inflazione è ormai sotto controllo. A questa si lega anche la preoccupazione per il calo del potere d’acquisto familiare (39%) e solo dopo vengono i temi globali come il cambiamento climatico (38%) e i conflitti in corso (35% del campione). Questo contesto di timore e incertezza, unito alla percezione di una situazione economica familiare problematica da parte di oltre 4 persone su 10, influisce sulla propensione al consumo: oggi è un buon momento per comprare solo per il 26% del campione che abbiamo coinvolto nell’indagine”.

Secondo calo consecutivo
Secondo l’Osservatorio Findomestic le intenzioni d’acquisto a novembre sono in calo per il secondo mese consecutivo: -7,2% rispetto a ottobre. Una flessione che coinvolge quasi tutte le categorie e che sembra vanificare i tre mesi consecutivi di crescita da giugno a settembre quando la propensione al consumo si era avvicinata ai livelli massimi di gennaio 2024. Soltanto l’auto usata risulta in positivo (+5,4%) mentre quelli che pensano di comprare un’auto nuova calano del 6,9%. Stabili sui livelli del mese precedente le intenzioni di acquistare motoveicoli. Dopo 4 mesi di crescita consecutiva, gli elettrodomestici grandi registrano la flessione più marcata (-21%) ma anche la propensione all’acquisto dei piccoli cala dell’8,8%. Nel campo dell’efficienza energetica solo pompe di calore (+0,7%) e impianti di isolamento termico (in linea con ottobre) si distaccano da una tendenza negativa che coinvolge impianti fotovoltaici/termici (-19%), infissi (-10,8%), caldaie a condensazione (-8,9%) e più in generale la volontà di ristrutturare (-9%). La tecnologia non fa eccezione in questo contesto: la propensione ad acquistare TV è in discesa dell’8,9%, i PC dell’11,5%, i tablet del 10,9% e gli smartphone del 15,9%. Male anche il settore mobile che vede ridursi le intenzioni d’acquisto dell’8%. Anche nel comparto tempo libero il segno meno è dominante: attrezzature e abbigliamento sportivi perdono l’8,6%, il fai-da-te il 10% e la propensione a viaggiare con la flessione del 10,8% scende su livelli inferiori rispetto a quelli registrati a novembre 2023.

L’inflazione frena gli acquisti degli italiani, record negativi per smartphone, pc e tv

Per quasi 8 italiani su dieci quello attuale non è un buon momento per fare acquisti: a rivelarlo sono i dati rilevati dall’Osservatorio Mensile Findomestic (Gruppo Bnp Paribas) di aprile. L’inflazione, la principale preoccupazione degli italiani (per quasi 6 su 10), unita al calo del potere d’acquisto (al secondo posto tra le preoccupazioni più avvertite), continua a frenare la propensione all’acquisto a 3 mesi.

Per l’indagine di Findomestic però, solamente il 9% degli italiani – quelli con maggiori problematiche economiche – rinunciano a progettare acquisti importanti. Il 68%, invece, ha progetti ma li rimanda a tempi migliori: il 30% perché dichiara di non avere risorse sufficienti ma la maggior parte solo perché influenzata dall’incertezza del momento. C’è, infine, un 23% del campione che dichiara di avere progetti e di realizzarli serenamente. “Chi continua a desiderare di acquistare beni importanti e non ha smesso di progettare potrebbe tornare a spendere a patto che l’acquisto garantisca vantaggi concreti, soprattutto in termini di risparmio a medio-lungo termine (34%) oppure, più semplicemente, che rappresenti un miglioramento, una semplificazione della propria vita (28%)” spiega Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic.

I prodotti che hanno cambiato la vita quotidiana
Secondo la rilevazione Findomestic, ad ottenere livelli di soddisfazione superiori al 50% sono l’asciugatrice, le auto di nuova generazione, i pannelli solari, ma soprattutto l’aspirapolvere elettrico e la friggitrice ad aria, articolo quest’ultimo che sta conoscendo un autentico boom. Ci sono però anche prodotti di ultima generazione che non migliorano la vita e che non soddisfano pienamente chi li acquista. E quando questo accade in tempi di incertezza, il consumatore tenderà a rinviare l’acquisto successivo il più a lungo possibile.

“La maggioranza dei nostri intervistati (il 60%) si dice curiosa, aperta e interessata nei confronti della tecnologia, anche quella più spinta (AI, robot, visori, auto a guida autonoma e sempre più connesse, ecc.), ma quando si tratta di dire se vale la pena spendere di più per gli ultimi ritrovati della tecnologia quella maggioranza diventa minoranza, anche se risicata. Il 53%, spesso perché deluso dall’acquisto di una tecnologia che si è rivelata inutile, si dice contrario a spendere di più per prodotti con tecnologie innovative semplicemente perché non crede nel ritorno dell’investimento” conclude Bardazzi.

I record negativi
La propensione all’acquisto degli italiani per i prossimi tre mesi ha perso il 7,8% negli ultimi 30 giorni attestandosi al livello più basso da aprile 2023. A trascinare in negativo l’indice monitorato dall’Osservatorio Findomestic sono in particolare i prodotti per l’isolamento termico (-28,4%), i motoveicoli (-27%), gli infissi e i serramenti (-24,2%) e le pompe di calore (-21,3%). Flessioni marcate anche nel settore della mobilità alternativa: le e-bike perdono il 15,8%, i monopattini il 6,1%. Non va meglio per il segmento delle auto nuove (-13,9%) e delle auto usate (-8%). Tranne i tablet (+3,8%), gli altri segmenti della tecnologia sono tutti in negativo: telefonia (-12%), pc (-7,7%), tv (-5,6%) e fotocamere (-4,2%). Si allineano al trend negativo anche i mobili (-6,5%) e gli elettrodomestici (grandi -1,2% e piccoli -4,2%). Beneficiano dell’arrivo della primavera invece, le ristrutturazioni domestiche (+2,9%), il fai-da-te (+3,6%), i viaggi (+5,5%) e soprattutto il segmento delle attrezzature e abbigliamento sportivi (+19,3%). In positivo anche la propensione all’acquisto di caldaie a condensazione e biomassa: +11,1%.

Intenzioni d’acquisto: bene la tecnologia, in caduta l’efficienza energetica

Calma piatta per le intenzioni d’acquisto degli italiani che nel mese di marzo si attestano mediamente ai livelli di febbraio: oltre 20 punti percentuali al di sotto del picco positivo della primavera 2023. Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio Mensile Findomestic (Gruppo Bnp Paribas) di marzo, prosegue il trend al ribasso delle intenzioni d’acquisto di soluzioni volte a migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione (fotovoltaico a -19%), mentre torna a crescere la voglia di rinnovare le dotazioni tecnologiche (PC e tablet rispettivamente +17,1% e +16,8%). In ripresa anche la propensione all’acquisto nei settori mobilità ed elettrodomestici.

“Per oltre 6 italiani sui 10, l’inflazione resta il timore principale anche se continua a calare la percentuale di chi percepisce i prezzi ancora in forte aumento. Segue tra i timori più avvertiti quello per il calo del potere d’acquisto che porta oggi 9 su 10 a dichiarare di non avere una piena tranquillità economica, anche se per il 50% si tratta solo di problemi di piccola entità. Questa situazione di preoccupazione continua a frenare la propensione al consumo. Molti rinviano gli acquisti più importanti a tempi migliori anche quando sono nelle condizioni di poter spendere e chi può cerca di risparmiare: nonostante che la metà degli italiani non riesca tutt’oggi a mettere da parte a fine mese neanche un euro del reddito guadagnato, quelli che ce la fanno accantono mediamente il 10%, un dato in aumento di 2 punti rispetto al mese scorso” commenta Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic.

Tecnologia e mobilità, i settori in ripresa
Fotocamere (+18,9%), PC (+17,1%) e tablet (+16,8%) sono i prodotti sul podio per tasso d’incremento delle intenzioni d’acquisto a 3 mesi. Seguono le auto usate (+15%) sulla scia degli incentivi governativi e di un ritrovato interesse dopo la flessione registrata a febbraio. Propensione all’acquisto in crescita anche per gli altri mercati del settore mobilità: incremento contenuto per l’auto nuova (+2,5%) mentre motoveicoli ed e-bike, beneficiando della stagione calda in arrivo, fanno segnare rispettivamente +9,3% e +6,9%. Crescita sostenuta anche per piccoli elettrodomestici (+13%) e TV (+11,8%). In positivo anche la telefonia (+7,2%), i grandi elettrodomestici (+3,8%) e i mobili (+3,4%). A frenare l’indicatore medio delle intenzioni d’acquisto rilevate dall’Osservatorio Findomestic è il comparto energetico: a parte gli impianti di isolamento termico (+4,3%) e gli infissi (+0,6%), unici due segmenti con il segno più, calano di oltre il 6% i lavori di ristrutturazione, del 9,6% le pompe di calore, del 15,5% le caldaie a condensazione e biomassa e addirittura del 19% gli impianti fotovoltaici.

Spesa in crescita per beni durevoli: italiani meno parsimoniosi su auto, elettrodomestici e telefonia

A fine anno la spesa delle famiglie italiane in beni durevoli supererà per la prima volta la soglia dei 75 miliardi di euro con una crescita del 2,3% in volumi e del 9,4% in valore sul quale incide un aumento medio dei prezzi pari al 7%. A stimarlo è l’Osservatorio Findomestic 2023, realizzato dalla società di credito al consumo del Gruppo BNP Paribas in collaborazione con Prometeia e giunto alla sua trentesima edizione. A determinare quest’andamento è soprattutto l’accelerazione del mercato della mobilità, in recupero del 18,8% sull’anno scorso per un fatturato di 41,5 miliardi grazie a una netta inversione di tendenza del settore auto, che non riesce tuttavia a colmare il gap in volumi rispetto al pre Covid; sostanzialmente stabile il settore casa, che chiuderà il 2023 a -0,3% per un valore di 33,5 miliardi, con un’espansione del 4,9% dei grandi elettrodomestici e un incremento del 2,3% dei mobili che controbilanciano i forti cali dell’elettronica (-24,8%) e dell’information technology (-6%).

“La performance del mercato dei durevoli è l’esito dell’intreccio fra l’aumento del 2,3% dei volumi e l’incremento del 7% dei prezzi medi d’acquisto, superiore all’inflazione complessiva che si attesta al 5,4%” commenta Gilles Zeitoun, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Findomestic. “Il giro d’affari del 2023 è superiore di 6 miliardi rispetto al precedente record del 2019, eguagliato nel 2021: un risultato positivo per i consumi di durevoli, sul quale incide certamente l’inflazione ma anche il crescente orientamento dei consumatori all’acquisto di beni di gamma più alta rispetto al passato, in particolare nei settori dell’auto, degli elettrodomestici e della telefonia”.

Lazio e Toscana al top
Il valore dei consumi di durevoli è in crescita a doppia cifra in sei regioni italiane. Gli incrementi top si registrano in Lazio, Toscana (entrambe a +10,8%), Lombardia (+10,5%), Valle d’Aosta (+10,4%), Emilia-Romagna e Liguria (entrambe a +10,1%); in fondo alla classifica si trovano, invece, Puglia (+6,6%), Trentino-Alto Adige (+6,7%) e Molise (+6,9%).  In valore assoluto, la Lombardia si conferma prima in Italia con un mercato da 15,2 miliardi, seguita dal Lazio a 7,4 miliardi e dal Veneto a 6,9 miliardi; fanalini di coda le regioni meno popolose: Basilicata con 500 milioni, Molise con 340 milioni e Valle d’Aosta con 200 milioni.

L’evoluzione negli ultimi trent’anni
Dal 1993 a oggi l’incidenza della spesa in beni durevoli rispetto ai consumi totali – misurata in volumi, quindi depurata dagli effetti dell’inflazione – è passata dal 6,2% al 9,2%. “Il primo scatto risale al 1997, sull’onda della forte crescita delle immatricolazioni di auto nuove e della diffusione di massa di telefoni cellulari e personal computer” commenta Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic. “Nel 2007 i durevoli arrivano a pesare l’8,2% grazie al consolidamento del mercato auto con 2,5 milioni di immatricolazioni, al boom degli smartphone e alla crescente penetrazione di elettrodomestici come lavastoviglie, asciugatrici e tv con schermi Lcd”. Il calo nel primo decennio degli anni 2000 è frutto della duplice crisi finanziaria e dei debiti sovrani, che genera inevitabili incertezze sul futuro economico: “I durevoli – specifica Bardazzi – subiscono tra il 2008 e il 2013 una contrazione del 4,6%, più intensa rispetto al -1,3% dei consumi totali. Successivamente, il rimbalzo dalla crisi favorisce un incremento dell’incidenza dei durevoli, che si riporta all’8% nel 2017. Quindi l’emergenza pandemica, che penalizza soprattutto il settore dei servizi, potenzia ulteriormente il ruolo dei durevoli fino a raggiungere il picco del 9,4% nel 2021 per effetto della domanda di beni per la casa indotta dalla pandemia: sotto la spinta di Dad e smart working gli ambienti domestici diventano sempre più tecnologici, confortevoli, ecologici e luoghi di ‘intrattenimento’. Il 2022 è l’anno in cui i consumi totali crescono più dei consumi di durevoli, che soffrono la crisi dell’auto e il fisiologico ridimensionamento della spesa in arredo e tecnologia. La crescita del 2023, infine, riporta l’incidenza dei durevoli sopra quota 9%”.

La casa tiene
Nell’ampio settore casa, dopo anni di boom, si riassestano il mercato dei mobili e della tecnologia consumer. L’Osservatorio Findomestic rileva un generale calo dei volumi a fronte di un rialzo dei prezzi di acquisto. Nel comparto dei mobili, l’aumento in valore del 2,3% (top Emilia-Romagna a +3,2%) è la conseguenza del -2,7% dei quantitativi e di un aumento dei prezzi medi d’acquisto pari al 5,1%: il fatturato totale raggiunge i 17,26 miliardi e supera quello della tecnologia consumer (16,3 miliardi). Analoga la traiettoria della telefonia, con un giro d’affari in crescita dello 0,7% (top Sardegna a +2,7%) a quota 6,24 miliardi nonostante una riduzione dei volumi dell’8,9%; in tenuta, dopo i primi nove mesi dell’anno, gli smartphone (-0,6%), in calo i wearables (-6,6%). Gli elettrodomestici toccano i 6 miliardi con un’ascesa in valore del 3,5% (top Umbria a +4,9%). I grandi segnano un incremento del 4,9% grazie al +6,9% dei prezzi; protagoniste del mercato, dopo tre trimestri, le cappe (+10,8%), le wine cabinets (+8,8%) e le lavatrici (+7,8%). Sul fronte dei piccoli elettrodomestici, in un quadro di sostanziale stabilità con il fatturato a +0,9%, spiccano le performance di filtri per l’acqua (+10,4%) e macchine per il caffè (+5%). L’information technology, invece, patisce la frenata post pandemica: la spesa totale di 2,26 miliardi è in discesa del 6% (top Lazio a -3,8%) a fronte di prezzi medi d’acquisto in crescita del 5,3% sul 2022. Se, da gennaio a settembre, le vendite di pc portatili sono in calo (-16,6%), risulta in forte espansione la domanda di digital assistant (+19,6%). Infine, il comparto dell’elettronica di consumo scivola a 1,78 miliardi con una perdita del 24,8% (top Lombardia a -23%): con il completamento dello switch off, si riducono in modo drastico le richieste di tv (-33,3%) e decoder (-63,7%).

Riparte la mobilità
Doppio segno ‘più’ per il settore dei veicoli con il +10,5% dei volumi e il +7,6% dei prezzi che fanno schizzare l’aggregato al +18,8% in valore. I dati dell’Osservatorio Findomestic inquadrano il deciso cambio di marcia rispetto agli ultimi anni. Grazie alla ripresa della produzione dopo lo stallo del post Covid e anche alle immatricolazioni di ordini inevasi nel 2022, la domanda di auto nuove da parte di privati rialza la testa con un ottimo +12,9% in volume, che tuttavia non basta ancora a colmare il gap (-20%) rispetto al 2019. Il fatturato del nuovo, grazie al +4,7% dei prezzi d’acquisto e allo slancio delle alimentazioni alternative che valgono il 53,5% delle immatricolazioni annue, sfiora i 17 miliardi con una crescita del 18,2% (top Lazio a +24,3% e flop Sardegna a +11,4%). L’usato continua a valere più del nuovo con un giro d’affari che, a fine anno, sfiorerà i 22 miliardi, in crescita del 18,8% (top Valle d’Aosta a +21,8%, flop Molise a +15,2%), grazie a prezzi medi d’acquisto in salita del 10,5% (il doppio rispetto al nuovo) per via di un’offerta di auto che fatica a soddisfare la crescente domanda. Il comparto dei motoveicoli, infine, è il più virtuoso: è l’unico, infatti, che cresce in volume (+33,1%) rispetto al 2019; il mercato raggiunge 2,65 miliardi per un incremento del 23,1% rispetto al 2022 (top Calabria a +36,5%, flop Valle d’Aosta a +11%).
 
L’incidenza dell’e-commerce
L’e-commerce conferma performance superiori a quelle della rete di vendita fisica, sulla scia di una crescente propensione all’acquisto online seppure su tassi più bassi rispetto all’andamento pre-pandemia. Con la costante progressione dell’e-commerce, anche i beni durevoli si vendono sempre più spesso online. L’incidenza si fa più rilevante: in un anno è cresciuta del 7% la spesa per i mobili comprati in Rete fino a raggiungere una quota del 18% del totale. Significativa è anche la dinamica che riguarda gli elettrodomestici: arriva dal web il 38,9% della spesa per quelli piccoli (+2,6%) e il 18,8% per quelli grandi (+3,9%). Resta consistente la percentuale di prodotti IT acquistati su internet, il 30,7%, nonostante una decrescita del 6,1%; passa dal web anche il 20,2% della spesa destinata all’acquisto di telefoni, dato in riduzione del 2%. Rimangono marginali i numeri degli acquisti di auto online: solo lo 0,5%, che è comunque sintomo di abitudini che, seppur lentamente, stanno cambiando anche su questo versante.

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