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Le vie del nuovo marketing: il parere di Kantar

In un momento particolare dal punto di vista sanitario, personale ed economico, di grande difficoltà ed incertezza, è importante focalizzarci su quanto accade oggi, per attivare fin da subito comportamenti virtuosi che proiettino le nostre marche e le nostre aziende verso un futuro solido. Ne ha parlato Federico Capeci, CEO Italy, Greece & Israel – Insights Division – Kantar in conferenza plenaria allo IAB Forum.

“Come in un viaggio, sappiamo che tutto questo avrà una fine – ha aperto Federico Capeci. Ci sentiamo impotenti… ma possiamo fare molto: guardare all’oggi, focalizzandoci su quello che sta cambiando ora: il Consumatore, e come sta vivendo questo periodo di pandemia, i Marketer, e le Aziende, che reagiscono alla crisi pandemica in modalità diverse, le percezioni e le attitudini verso il Media. Avere una visione chiara del contesto in cui operiamo, ci aiuta a fare scelte più oculate per costruire valore per noi stessi, a livello personale, per le nostre famiglie e per le Aziende e marche per cui abbiamo responsabilità operative”.

La preoccupazione è l’elemento costante, per i Consumatori, così come per le Aziende, preoccupazione che si riflette negli impatti sulle top lines, così come sulle profittabilità per le Aziende e sulle riduzioni del reddito personale e famigliare, per i Consumatori.

“Su una cosa si è tutti d’accordo – ha continuato Federico Capeci: il consumatore, tutti noi, saremo diversi, dopo la crisi. Abitudini e comportamenti, attitudini e percezioni saranno fortemente impattate dalle emozioni, dall’insicurezza, dalle restrizioni che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo”.

Se ci si focalizza su quanto rilevato in cambiamento, lo studio Kantar Covid-19 Barometer ha evidenziato cinque aree importanti di evoluzione del consumatore:

  • un focus sul miglioramento personale che diventa opportunità di empowerment, in diverse aree (lavoro, società, salute, wellnes, mindfulness)
  • una richiesta di presa in carico da Governi, Aziende, Marche da cui il Consumatore si aspetta una visione chiara e un’attivazione decisa
  • una maggior sensibilità sociale
  • l’attenzione alla “prossimità”, emozionale e fisica, anche in ambito di scelte d’acquisto
  • la diffusione del digitale e la permeabilità di questo in ogni ambito della quotidianità: la necessità di spostare le esperienze ed i momenti relazionali, ma anche di acquisto, dal fisico al digitale, ha accelerato la transizione di tutti i gruppi sociali verso un’adozione completa del digitale stesso.

Le Aziende hanno risposto a questa pandemia in modo negativo, in forte prevalenza (85%**), con blocchi di assunzioni, congelamenti e tagli di budget, blocco o dilazione nel tempo degli investimenti.

“Solo un 32%** delle Aziende intervistate nel nostro studio COMPASS** – ha spiegato Federico Capeci – ha attivato azioni in ottica proattiva, adattandosi velocemente al nuovo contesto e preparandosi a navigarlo al meglio, fin da subito, con focalizzazione chiara sulle aree di business che potevano giocare un ruolo cruciale, con miglioramenti nell’e-commerce e investimenti in marketing ed innovazione”.

Fra queste, le aziende che hanno saputo cavalcare meglio l’onda, in questo frangente critico, hanno sfruttato 3 leve principalmente:

  • Un grande attenzione al digitale in ogni sua declinazione, a partire dagli investimenti subito spostati sui canali online, previsti crescere ancora da tutta la community dei Marketers sia a livello Globale che Locale, su questi media, a scapito dei media più tradizionali, soprattutto della Stampa e del Cinema. TV e Radio sembrano evidenziare un saldo netto pressochè stabile dalle stime dei Marketers. Ma anche dal focus sull’e-commerce, come canale addizionale, alla capacità di operare in smartworking con la stessa (o con maggior) efficacia rispetto alle modalità tradizionali in ufficio.
  • La capacità di focalizzarsi sugli elementi chiave nelle proprie strategie (rivisitate) di Marketing: valutare su quali touchpoint concentrarsi, sapendo che il 20% dei touchpoint porta l’80% di impatto, individuando le creatività più adatte al nuovo contesto, così come i più adeguati piani media per garantire reach, frequency e sinergie e andare a parlare ai segmenti che anche in contesti più difficili potevano considerarsi attrattivi e potenziali. Un grande #focus quindi sugli elementi chiave, in grado di portare ritorno
  • La generazione di #valore nel breve e nel lungo termine, costruendo sul #brand. I Touchpoint hanno caratteristiche diverse e possono contribuire diversamente al raggiungimento degli obiettivi della marca. Con un mercato che stima di avere un peso della TV simile a quello del Online*** si apre oggi uno scenario in cui dobbiamo ripensare veramente al ruolo che vogliamo dare al Digitale, se (solo) di push sulle performance o anche con la possibilità di impattare in modo più importante anche sul Brand, lavorando quindi per attivare predisposizione alla marca e costruire opportunità di crescita futura. Ma questo implica un atteggiamento diverso verso il mezzo e verso la creatività che utilizziamo nei diversi contesti.

“Quello che rimane, dunque è la necessità di lasciare per un attimo lo scenario “pre-COVID” e anche quello “post-COVID” – ha concluso Federico Capeci – per concentrarsi sull’oggi, sul “durante” che sta dilatandosi come non avremmo voluto e che può rivelarsi, come le aziende più performanti ci stanno insegnando, foriero di opportunità e nuovi stimoli. Bisogna però imparare ad essere più #agili, #focalizzati, #digitali”, ad #agire rapidamente, come le aziende più performanti e rivolte al futuro stanno già facendo”.

Tecnologia di consumo: ancora positivo il trend. I dati GfK

La nuova ondata di contagi e le nuove restrizioni imposte per contenere l’epidemia non sembrano per ora frenare la Tecnologia di consumo, che dall’inizio della Fase 2 è sempre rimasta in area positiva. Secondo i dati GfK sul Retail Panel Weekly* , nella settimana dal 19 al 25 ottobre (influenzata dalle chiusure dei centri commerciali non alimentari durante il weekend) il mercato è cresciuto ancora del +34,8% rispetto allo stesso periodo del 2019, con trend positivi sia online che offline.

La crescita a doppia cifra del mercato riguarda sia il canale online (+49,1% a valore) sia i punti vendita tradizionali (+31%). Le vendite risultano in crescita anche in Lombardia  e Piemonte – regioni interessate da chiusure parziali durante il weekend – anche se con trend meno positivi rispetto al resto del Paese.

L’andamento positivo della Tecnologia di consumo è iniziato con le riaperture della Fase 2 (settimana del 4 maggio 2020) ed è continuato senza interruzioni anche nei mesi successivi, con trend settimanali sempre in crescita rispetto allo scorso anno. Le vendite della settimana scorsa (Week 43) sono state particolarmente positive anche per effetto delle promozioni speciali messe in campo di alcuni retailer.

Il trend positivo della settimana 43 riguarda tutti i principali settori della Tecnologia di consumo, con eccezione della Fotografia, che nella settimana considerata registra una contrazione del -18,5%. Il dati GfK mettono in evidenza ancora una volta la crescita sostenuta del comparto IT e Attrezzature per ufficio (+96%) che negli ultimi mesi ha fatto registrare vendite record legate alle nuove esigenze di smart working e didattica a distanza degli italiani. Molto positivo anche l’andamento dell’Elettronica di Consumo (+48,5%), dell’Home Comfort (+29,9%) e del Grande e Piccolo Elettrodomestico, che segnano una crescita rispettivamente del +24,4% e del +16,8% rispetto alla stessa settimana del 2019. Crescita a doppia cifra anche per il  segmento Telecom (+13,5%), il più importante per fatturato sviluppato.

Stime per il mercato globale nel 2020

Fare una stima globale oggi è complesso: nelle scorse settimane GfK ha rilasciato un Forecast che prevede un andamento piatto della Tecnologia di consumo a livello mondiale (+0% rispetto al 2019), con un valore complessivo del mercato pari a 1 trilione di euro. Tuttavia la previsione partiva da uno scenario senza nuovi lockdown. La rapida evoluzione degli ultimi giorni, ha mutato in peggio il contesto previsionale, per cui è giusto tenerlo presenta nella lettura dei dati ad oggi rilasciati e che vedremo  qui di seguito.

In questo contesto di trend piatto del mercato nel suo insieme, gli andamenti previsti per i singoli settori sono molto diversi. GfK stima infatti un calo del -6% a fine 2020 per il mercato Telecom, che rappresenta da solo il 40% del fatturato dei TCG. Il settore in assoluto più positivo sarà quello dell’IT e Attrezzature per ufficio, per il quale si prevede una crescita a valore del +15% a livello mondiale. Un altro settore che ha registrato forti crescite durante l’anno il Piccolo Elettrodomestico, per il quale si prevede una crescita a fine anno del +9% nel valore. Andamento più piatto per i settori dell’Elettronica di consumo e del Grande Elettrodomestico, per i quali si stima un trend rispettivamente del -1% e del -2% a valore rispetto al 2019.

Nota metodologica

Attraverso la metodologia Retail Panel, GfK raccoglie in maniera continuativa i dati di sell-out dell’Elettronica di consumo per oltre 300 gruppi di prodotto e in più di 70 Paesi, coprendo i principali Retailer e canali di vendita.

*I dati contenuti in questo comunicato si basano sui dati di sell-out delle principali insegne online e offline attive sul mercato italiano, rilevate attraverso il GfK Retail Panel Weekly nella settimana dal 19 al 25 ottobre 2020. Il comunicato si riferisce al paniere dei 25 prodotti tecnologici più importanti che GfK rileva su base settimanale.

I siciliani e la Birra: voglia di socializzare

La Birra spariglia in Sicilia, conquistando un duplice podio: per 6 siciliani su 10 è la bevanda più socializzante, anche al di sopra del caffè (14%) e del vino (che tra bianco, rosso e spumante tocca appena il 20%); mentre per 7 siciliani su 10 (il 69% circa) la birra è stata anche la bevanda più consumata negli ultimi mesi, seconda solo ad acqua e caffè.

È questo l’evidenza che emerge dalla survey commissionata da Birra Messina all’Istituto di Ricerca Piepoli (dal titolo: “Birra e socialità in Sicilia: specchio dei tempi che cambiano”), da cui si evince lo straordinario rapporto dei Siciliani con la birra. In Sicilia la birra è la vera e propria regina dello stare insieme e rimane tale anche adesso che le abitudini degli Italiani sono cambiate, relegando la socialità alle mura domestiche e trasferendo i consumi di molti prodotti al contesto familiare. Con una curiosità. I dati di consumo settimanale di birra degli ultimi mesi – a pasto e di tipo responsabile – sfatano un luogo comune: la Sicilia, con una quota del 76% – che già supera la media nazionale pari al 68% – supera anche il Nord-est, zona di cultura birraria per eccellenza, che si attesta “solo” al 73%.

Un risultato che, però, non sorprende se si pensa che la birra è da sempre una bevanda tipica del mediterraneo, apprezzata e consumata già durante l’Impero Romano. Per sua natura, infatti, è legata in modo indissolubile ai cereali ed è proprio il suo legame con grano e orzo che ne fa non solo un elemento caratterizzante della Dieta Mediterranea ma ancor più della Sicilia, il “granaio” italiano già ai tempi dei romani.

Questi dati confermano come la birra, anche in un momento come questo, rappresenti la bevanda perfetta per la condivisione, evidenziando quanto la socialità, che oggi sta cambiando per adattarsi alla nuova realtà, resti un valore fondamentale. La Sicilia è terra di amanti della birra, lo dimostrano i consumi che, oramai, superano anche quelli di certe aree del Nord d’Italia con una forte tradizione brassicola. Interessante anche il crescente interesse per le birre speciali: il lancio di Birra Messina a livello nazionale ha rappresentato una rivincita e una sfida che, insieme alla nascita di Birra Messina Cristalli di Sale, dalla forte identità locale, ha voluto rappresentare un omaggio a un territorio dove la birra è di casa, sinonimo anche di quella tradizione e radice mediterranea da cui trae origine e che proprio in Sicilia ha uno dei suoi baricentri.

La ricerca ha indagato anche quali sono le occasioni di consumo, la percezione e il vissuto della birra. In Sicilia, i consumi sono avvenuti principalmente tra le mura domestiche (77%), ma anche quelli fuori casa hanno retto il colpo, attestandosi al 59%, di cui il 51% in pizzeria, il 34% al ristorante, il 33% al pub, il 22% al bar e il 14% in altri locali. E se il 38% degli intervistati in Sicilia è concorde nel sostenere che non serve un’occasione speciale per comprare birra, tra le occasioni preferite dai Siciliani per berne una, al primo posto c’è la cena (con il 74%), seguita dal dopocena (con il 22%), aperitivo (20%) e pranzo (14%).  A confermare che per i Siciliani la birra è perfetta per accompagnare il pasto.

I Siciliani, nonostante i tempi complessi e le limitazioni imposte dal momento storico, non hanno voluto rinunciare alla birra ma, anzi, continuano a consumarla perché la birra piace e rappresenta un momento di gratificazione personale del quale non si vuole fare a meno. E per il 93% dei Siciliani, ci sarà sempre spazio per una birra.

Le speciali

In fatto di preferenze, la scelta dei Siciliani ricade spesso sulle birre chiare: l’81% le ha predilette durante il lockdown vs (ora, sceso al 75%). Desta particolare interesse però la crescita di attenzione per le birre speciali: il loro consumo in Sicilia è salito dal 26% durante i mesi del lockdown al 38% di oggi.

Dati coerenti con un’altra evidenza emersa dalla ricerca: 1 Siciliano su 3 (il 37% circa), nel lungo periodo di lockdown ha avuto modo di provare nuove birre e nuovi stili e ne è rimasto evidentemente conquistato. Il 44% dei Siciliani apprezzano le birre di territorio (in grado di raccontare una regione e le sue caratteristiche peculiari), che saranno il simbolo del New Normal di domani.

Un ultimo dato: il 90% dei siciliani dichiara di conoscere Birra Messina e il 57% la consuma. Il 94% dei siciliani è orgoglioso che Birra Messina sia commercializzata in tutta Italia, rappresentando tutto il bello della Sicilia nel resto del Paese (Fonte: “I Siciliani e la Sicilitudine” – Doxa 2019). Lo stesso sentimento emerge nel vedere utilizzato un prodotto naturale e unico della Sicilia, il sale di Trapani, nella produzione della Birra Messina Cristalli di Sale, per il 90% dei siciliani simbolo d’unione tra il nord e il sud dell’isola.

Benessere personale, il più amato dagli italiani

Prodotti di profumeria e di automedicazione, articoli per lo sport e piccoli elettrodomestici: sono alcune delle merceologie del largo consumo che hanno retto meglio alla contrazione del budget destinato dagli italiani all’acquisto di beni e prodotti non alimentari. A rivelarlo è l’Osservatorio Non Food 2020 di GS1 Italy.

Tra i 13 comparti analizzati, a mostrare una maggiore vivacità sono stati quelli legati al benessere personale. Infatti, se complessivamente il “paniere” rilevato ha registrato una crescita annua delle vendite di +0,2%, raggiungendo i 103 miliardi di euro, superiori alla media sono state le performance dei prodotti di profumeria (+2,9%), dei prodotti di automedicazione (+1,9%), degli articoli per lo sport (+1,2%) e dei piccoli elettrodomestici (+5,9%).

Biologico, “clean label” e beauty experience

Il comparto dei prodotti di profumeria ha chiuso il 2019 con 6,1 miliardi di euro di vendite e un trend annuo di +2,9%, arrivando a mettere a segno un +10,9% nel quinquennio 2015-2019 e confermandosi un settore aciclico, capace di rispondere alla perdurante crisi del mercato interno. Molto si deve all’evoluzione della proposta delle aziende del settore e al cambiamento avvenuto nei canali di vendita, con l’affermazione dei drugstore e la crescita di +20% dell’online, anche se ancora marginale (5,2% di quota). È cambiato anche l’approccio degli italiani alla cosmesi e ai prodotti di profumeria: si stanno affermando i valori della sostenibilità (cosmetici bio, pack ecosostenibili o ricaricabili) e della bellezza “pulita” (riduzione o eliminazione di additivi o componenti critici), la semplificazione della beauty routine e la trasformazione dei punti vendita, in particolare delle profumerie, in veri e propri luoghi esperienziali.

Bike e calzature da trekking: shopping  en rose

Il comparto degli articoli per lo sport ha chiuso il 2019 con oltre 6,2 miliardi di euro di vendite, in crescita di +1,2% rispetto all’anno precedente. Si conferma, così, uno dei settori più dinamici tra quelli rilevati dall’Osservatorio Non Food di GS1 Italy visto che nel quinquennio 2015-2019 ha registrato un aumento delle vendite di +9,4%. È un universo in continua evoluzione e il trend degli acquisti rispecchia i cambiamenti sociali in atto: cresce il peso delle acquirenti donne, grazie all’aumento delle sportive e alla crescita dell’athleisure, ed è sempre più determinante la spinta delle innovazioni tecniche e tecnologiche, che permettono di combinare app, attrezzature e dispositivi wearable.

Lo dimostra la crescita ininterrotta delle vendite di attrezzature sportive (+5% nel 2019, +11,8% tra 2015 e 2019), che sono arrivate a generare il 34,4% delle vendite del comparto e che vengono acquistate sempre più spesso online (12,5% di quota). In termini di prodotti, i numeri più interessanti sono quelli delle bici e delle e-bike, grazie alla riscoperta delle “due ruote” da parte degli italiani sia per lo sport sia per la mobilità quotidiana. 

Vento in poppa anche per il segmento delle calzature sportive, le cui vendite continuano a crescere: +1,5% nel 2019 e +10,7% nel quinquennio 2015-2019. Decisivo l’apporto dell’e-commerce, arrivato al 16,2% di quota e cresciuto di +118,2% negli ultimi cinque anni. Nell’ultimo anno si conferma le performance positive delle vendite di sneaker, sia sul mercato interno che su quelli esteri, e si registra il boom delle calzature da trekking e outdoor.

Integratori, la “healthy routine” degli italiani

L’attenzione alla cura e al benessere da parte degli italiani è confermata anche dall’incessante crescita (+11,6% tra 2015 e 2019) del mercato dei prodotti di automedicazione, ossia farmaci acquistabili senza prescrizione medica e integratori notificati dal Servizio sanitario nazionale. Nel 2019 le vendite hanno sfiorato i 7 miliardi di euro (+1,9% annuo) e la performance migliore è stata quella degli integratori: +3,1% a valore e +1,1% a volume. Questi prodotti consentono agli italiani di prendersi cura del proprio benessere, sono disponibili in un ampio assortimento e sono spinti dal consiglio dei professionisti del settore, come medici e farmacisti. E proprio le farmacie restano il punto di vendita preferito e dominante, visto che canalizzano l’87,4% delle vendite dei prodotti di automedicazione e, nel corso dell’ultimo anno, hanno aumentato sia il fatturato che la quota di mercato. Invece gli altri canali, ossia parafarmacie e corner della grande distribuzione organizzata (con presenza di farmacista), cumulano una quota di mercato che si aggira sul 10%, con dinamiche annuali molto marginali.

Piccoli elettrodomestici

Con un aumento annuo di +5,9% delle vendite (+14,8% nel quinquennio), arrivate a 1,7 miliardi di euro, sono stati i piccoli elettrodomestici il segmento più vivace del comparto degli elettrodomestici. Il trend positivo del 2019 è legato soprattutto alla crescita delle performance dei prodotti per la cura della casa e di quella per la cura personale. Elettrodomestici che rendono meno faticose le pulizie (come gli aspirapolvere senza filo), che permettono di concedersi anche in casa momenti di piacere extradomestici (come le macchine per il caffè) o che aiutano a prendersi cura della propria estetica e salute, come gli asciugacapelli di nuova generazione e i prodotti legati all’igiene dentale.

Quanto ai canali, se si analizzano le vendite relative all’ultimo quinquennio, Internet segna un trend positivo a tre cifre: avvisaglia di come i luoghi e le modalità di acquisto da parte delle famiglie italiane, per quanto riguarda questa categoria di prodotti, stiano radicalmente cambiando.

Nota:

L’osservatorio si avvale dell’analisi micro e macro economica svolta da REF Ricerche, e delle previsioni delle vendite per canale e alla ricerca sul punto di vista del consumatore svolte da Metrica/TradeLab.

 

Per approfondire: nonfood.gs1it.org.

Elettrodomestici da cucina, l’analisi di Trovaprezzi.it

Non si sa se per spirito di emulazione nei confronti dei ‘grandi chef da TV’ o se per innata vocazione, una cosa però è certa: oggi più che mai gli italiani non sono solo amanti della buona tavola, ma ambiscono sempre più a cimentarsi con fornelli ed utensili da cucina. Questo è il ritratto che emerge dall’Osservatorio Trovaprezzi.it, realizzato
in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione che ricorre ogni anno il 16 ottobre.
Lo studio prende in esame le ricerche online relative agli elettrodomestici da cucina*: non solo planetarie e robot sempre più innovativi, veloci e funzionali alla preparazione dei cibi, ma anche tanti altri apparecchi pensati per chi ha poco tempo. Da gennaio a settembre 2020 sono state circa3 milioni le ricerche relative agli elettrodomestici da cucina, con una crescita del 146% rispetto al 2019.
L’interesse è stato maggiore tra aprile e giugno, quando gli effetti dell’emergenza sanitaria hanno contribuito a spingere le vendite online anche in questo settore: il lockdown ha sicuramenteincoraggiato molti italiani a riscoprire e a volte anche a sperimentare il piacere di cucinare in casa.
Il picco è stato registrato ad aprile quando, con circa 650mila ricerche, si è arrivati ad un aumento del 416% rispetto allo stesso mese del 2019. Nel confronto con il precedente anno, l’incremento èstato rilevante anche nei mesi di maggio (+312% di crescita) e giugno (+322%), rispettivamente con oltre 500mila e 330mila ricerche.
Con l’avvicinarsi dell’autunno molti stanno pensando all’acquisto di nuovi elettroutensili: a
settembre c’è chi ha cercato soprattutto mixer e frullatori (oltre 31mila ricerche), friggitrici (circa 26mila) e robot da cucina (oltre 21mila).
La cucina però non è solo una “questione da donne”: i dati di Trovaprezzi.it del bimestre agosto – settembre 2020 evidenziano che il 40% delle ricerche è stato effettuato da uomini che si riscoprono appassionati quasi quanto le donne.

Le tipologie

Le differenze emergono invece nella tipologia di prodotti ricercati: le donne hanno preferito maggiormente macchine per conservare i cibisottovuoto (il 100% delle ricerche in categoria proviene dal gentil sesso), elettrodomestici per preparare tè, tisane ed infusi (75% vs 25% degli uomini nella categoria Bollitori) e grattugie elettriche (64%); gli uomini, invece, sono stati attirati da centrifughe ed estrattori (il 100% delle ricerche in categoria proviene dai maschi), tritacarne (100%) e affettatrici (68%).

I prodotti più ricercati

Analizzando i primi 100 prodotti più desiderati tra agosto e settembre, emerge l’attenzione dei consumatori per l’innovazione, il design e il rapporto qualità-prezzo. Nella categoria Bollitoriprimeggia lo Smeg dell’iconica linea che si ispira agli anni ’50 (circa 3.500 ricerche): disponibile a partire da circa 130 euro in un’ampia gamma di colori (dal bianco all’oro rosa o in tradizionale acciaio inox) e acquistabile sia nella variante classica che in quella più moderna dotata di indicatore di temperatura. 

Nella categoria Tostapane sono sempre i prodotti dalle forme vintage di Smeg a superare le 3mila ricerche (prezzi a partire da 130 euro) sbaragliando la concorrenza più economica della linea retrò di Ariete (oltre 500 ricerche e a partire da circa 44 euro). Tra i robot da cucina,Kenwood supera di gran lunga KitchenAid con oltre 4.100 ricerche (contro le circa 1.000 del brand statunitense). Il prodotto più in voga è il Kenwood Chef Elite XL KVL6300S – la planetaria con diversi
accessori, 1400W di potenza e una capacità massima di 6,7 litri – acquistabile a partire da 394 euro(100 euro in meno rispetto a fine aprile). Per coloro che sono attenti alla salute, ma che non vogliono rinunciare ai fritti, la novità è la friggitrice ad aria (oltre 16mila ricerche) in grado di cuocere sia cibi surgelati che prefritti tramite un getto d’aria e senza l’aggiunta di grassi. Queste sono disponibili adun prezzo contenuto di circa 43 euro, ma i modelli più evoluti – come ad esempio la friggitrice Philips HD9621/90 con capacità 0,8 kg e potenza 1425W – possono costare fino a 550 euro.

I 6 fenomeni digital che influiranno sul retail. La ricerca Forrester

La digitalizzazione dei processi aziendali avrà un forte impatto sul panorama retail nel 2021: il centro della relazione brand-cliente si sposterà definitivamente dal punto vendita fisico al canale online e questo si tradurrà in una crescente convergenza di tecnologie per semplificare il controllo di tutta la filiera, dal prodotto al marketing, fino al post vendita. Un approccio che porta benefici in 7 aziende su 10, facendo aumentare i clienti (68%) e la loro soddisfazione (71%). Lo affermano i risultati del report Prepararsi all’era Phygital, uno studio condotto da Forrester e THRON, content platform per gestire contenuti digitali e prodotti con l’AI, usata da sigle come Carrefour, Unieuro, Bennet e Coin.

La ricerca ha coinvolto i principali 200 brand europei ed ha analizzato i principali software che hanno avuto impatto sulla digitalizzazione dei processi, mentre si consolidano 6 trend che influenzeranno l’economia globale nel 2021. In particolare sono stati presi in esame i sistemi di Digital Asset Management (DAM) per gestire e controllare contenuti digitali di marketing (foto, video, testi, etc.) e i software di Product Information Management (PIM) per organizzare e aggiornare informazioni di prodotto (schede tecniche, bozzetti, istruzioni, etc.).

Ecco le tendenze e le tecnologie che cambieranno il retail nei prossimi mesi:

1 – Controllo da remoto sui processi retail

Il digitale entra nella quotidianità dei processi retail. Aggiornamento di schede prodotto e di campagne di marketing, stoccaggio, assistenza post vendita: sono sempre di più le informazioni gestite a distanza, per favorire e automatizzare le operazioni sul punto vendita fisico o online. Oltre un quarto dei brand europei ammette di non avere tempo o risorse sufficienti per creare contenuti rilevanti. Aumenta quindi il ricorso a fornitori esterni, che interagiscono attraverso piattaforme di collaborazione con i team interni, sempre più spesso impegnati da remoto. La necessità di disporre di tecnologie adeguate, come DAM o PIM, rappresenta la sfida principale per 1 azienda su 5.

2 – Semplificazione tecnologica

Il 92% dei brand va verso una sempre maggiore semplificazione delle tecnologie per gestire le informazioni aziendali, con il 66% che sceglie di unificare DAM e PIM in un’unica piattaforma e il 26% che intende farlo entro un anno. L’integrazione di questi sistemi, infatti, favorendo la collaborazione e condivisione di dati con fornitori e partner esterni, migliora la coerenza dei brand e porta benefici tangibili a diversi livelli.

L’indice di cross/up selling, ad esempio – cioè la vendita di prodotti o servizi aggiuntivi rispetto a un prodotto principale – aumenta in 6 casi su 10. Di conseguenza, anche il margine operativo lordo (EBITDA) registra un incremento nel 58% delle aziende e cresce mediamente del 16% quando ci si affida a Content Platform evolute.

3 – Rivisitazione del ruolo dei touchpoint

Lo shopping online, accompagnato dalla logistica, diventerà il canale di vendita primario e l’accesso a big data sulle preferenze dei clienti permetterà di migliorarne l’esperienza a tutti i livelli. Le ricadute positive si vedranno anche in una nuova e più efficiente gestione sul punto vendita, in ottica data-driven. Chi sceglie una governance integrata dei contenuti digitali di marketing e produzione migliora il controllo sui dati e quindi aumenta i clienti e il tasso di conversione dei potenziali acquirenti del 17%. Il 68% delle aziende non ha registrato solo una crescita nel numero di clienti, ma anche nel loro ciclo di vita e un quarto del campione ha dichiarato che l’aumento è stato significativo. Il 61% di quelle realtà che integrano soluzioni DAM e PIM, infatti, oggi ha accresciuto anche il numero di net-new customer (clienti nuovi).

Il marchio ne esce rafforzato in termini di maggiore soddisfazione degli utenti (+20%), che sono quindi più propensi a farsi suoi promotori (+18% advocacy). Un miglioramento nella relazione di fedeltà che è riportato nel 60% dei casi.

4 – Infrastrutture potenti e affidabili

I picchi di traffico registrati dai siti della GDO durante il lockdown, spesso accompagnati da blackout, rallentamenti o interruzioni del servizio, hanno messo in luce l’importanza delle infrastrutture. Si assisterà ad una crescita di servizi in modalità SaaS (Software as a Service) basati sul cloud, in grado di gestire carichi di traffico variabili e standard di sicurezza più elevati, sgravando le aziende da elevati costi di manutenzione e rischi per i propri dati e assicurando agli utenti una fruizione ottimale dei contenuti digitali sui canali dei brand.

5 – Rafforzamento dell’approccio glocal al mercato

In un contesto sempre più globale, anche grazie alla spinta offerta dai canali digitali, i brand devono affrontare le specifiche esigenze dei diversi mercati ed essere in grado di adattare dinamicamente i prodotti e la comunicazione di conseguenza.

1 azienda su 3, infatti ha come priorità per i prossimi 12 mesi la creazione di contenuti più localizzati, ma molte (27%) faticano a tenere il passo con la proliferazione dei canali di contatto con il cliente, che, prima di arrivare all’acquisto, si sposta tra siti, app, mail, punti vendita, e-commerce, schermi intelligenti, showroom virtuali e così via.

Il 47% delle aziende intervistate ha dichiarato che una delle loro priorità cruciali è la comprensione dei clienti e delle loro esigenze; tuttavia hanno difficoltà a farlo, in quanto, tra le sfide più sentite, indicano le mancanza di insight sul comportamento, sulle preferenze e sul journey dei consumatori (27%). La situazione però migliora nettamente per le imprese che gestiscono in modo integrato le informazioni. Ad esempio, il 41% di chi ha integrato DAM e PIM ha un’eccellente capacità di fornire contenuti contestualmente rilevanti in fase di acquisto, rispetto al 21% di chi non ha integrato gli strumenti.

6 – Rendere flessibile l’intera Supply Chain

Le realtà aziendali tenderanno sempre più ad accentrare competenze, diventando agili negli switch di fornitori o partner. I sistemi produttivi diventeranno molto più snelli e saranno in grado di assecondare rapidamente esigenze di mercato mutate: verrà sempre meno la possibilità di eliminare stock in esubero con azioni commerciali su punti vendita (non più così presenti e distribuiti). Anche in questo caso, la migliore accessibilità ai dati su consumi e interessi degli utenti, rilevati in tempo reale dalle interazioni con contenuti e prodotti digitali, contribuirà a definire strategie di fornitura più mirate e a migliorare produttività e redditività delle aziende. L’ascesa delle Content Platform con funzionalità di DAM e PIM avrà un ruolo importante nel collegare canali e processi, a partire da un’unica fonte di informazioni.

 

Il Black Friday ai tempi del Coronavirus. L’analisi GfK

L’emergenza Coronavirus ha condizionato fortemente i consumi nella prima parte del 2020, portando i consumatori a un approccio sempre più omnicanale. La voglia di fare acquisti (magari risparmiando) rimane forte, secondo quanto emerge dall’ultima edizione della ricerca GfK Climi Sociali e di Consumo, il 66% degli italiani dichiara di essere più attento ai prezzi rispetto a un anno fa.

Per questo gli eventi promozionali, piacciono sempre di più come dimostra, per esempio, il fatto che 1 italiano su 2 ha intenzione di approfittare delle promozioni del Black Friday 2020, considerato da 1 italiano su 3  sia il momento migliore dell’anno per fare shopping . Lo scorso anno*, stando a un’indagine GfK circa il 37% degli italiani ha utilizzato le promozioni del Black Friday 2019, spendendo in media 180 euro e acquistando mediamente 4 prodotti Ed è pure emerso che nel 2019 il 65% degli Italiani ha dichiarato di voler approfittare del Black Friday per fare i regali per il Natale.

Ci sono poi delle categorie di consumatori che sembrano amare particolarmente questo evento promozionale: ad esempio, 1 su 3 tra chi effettua abitualmente acquisti online pensa che il Black Friday sia il momento migliore dell’anno per fare shopping. Anche tra i più giovani il gradimento è particolarmente elevato: secondo i dati GfK, al 75% dei consumatori della Generazione Z piace fare acquisti durante il Black Friday. Inoltre, lo scorso anno il 65% degli Italiani ha dichiarato di voler approfittare del Black Friday per fare i regali per il Natale: un trend da monitorare per capire se questa è diventata un’abitudine consolidata per i consumatori italiani.

Il Black Friday nell’anno del COVID-19

E quest’anno? I dati più recenti sembrano confermare questa voglia di tornare a comprare: secondo una rilevazione effettuata da GfK a metà settembre, 1 italiano su 2 (il 54%) ha intenzione di fare acquisti durante le promozioni del Black Friday 2020.

Per monitorare questo e altri indicatori GfK ha lanciato la terza edizione dell’indagine Black Friday 2020, che attraverso una doppia rilevazione verificherà aspettative, desideri e comportamenti di acquisto degli italiani prima e dopo il Black Friday.

Promozioni e mercato Tech

Anche nel nostro Paese, gli ultimi mesi dell’anno sono diventati sempre più importanti per il mercato della Tecnologia di consumo. In pochi settimane, infatti, si concentrano Prime Day, Black Friday, Cyber Monday e promozioni di Natale – tutti eventi che fanno registrare picchi di vendite per i prodotti Tech. Secondo le rilevazioni sul sell-out di GfK POS Tracking***, l’importanza dell’ultimo trimestre è cresciuta costantemente negli ultimi anni, arrivando a pesare nel 2019 ben il 32% del totale delle vendite a valore. In particolare, durante la settimana del Black Friday 2019 le vendite hanno registrato un incremento record del +175% a valore rispetto alla settimana media.

In un anno come il 2020, che ha visto prima una forte contrazione dei consumi durante il periodo del lockdown (con il rinvio di molti acquisti) e successivamente una forte ripresa delle vendite di prodotti Tech, sarà ancora più importante monitorare l’andamento delle ultime settimane per capire quale sarà la chiusura complessiva del 2020.

Per farlo, GfK ha elaborato una soluzione specifica: GfK Tech Seasonal Peak Monitor, un report sintetico basato sui dati POS Weekly che fornisce una panoramica sulle principali dinamiche del mercato Tech, fornendo gli strumenti per reagire rapidamente.

e-mobility: il comparto cresce del 140%. I dati di GfK

Negli ultimi anni, ma soprattutto negli ultimi mesi, le strade italiane hanno visto la diffusione di un nuovo mezzo di trasporto: il monopattino elettrico. Un mezzo che si è diffuso grazie anche ai servizi di sharing, ma che molti hanno deciso di acquistare per sperimentare nuovi modi di spostarsi, specialmente in città.

Secondo i dati GfK, in Italia il comparto E-Mobility (che comprende monopattini elettrici, skateboard elettrici, hoverboard e one wheel) ha registrato nei primi 7 mesi del 2020 una crescita a valore del +140%, rispetto allo stesso periodo del 2019. La tipologia di prodotto di gran lunga più venduta è stata quella del monopattino elettrico, che negli ultimi mesi è arrivato a pesare a valore oltre il 90% del comparto. Sono escluse da questo perimetro le biciclette elettriche e a pedalata assistita.

Complessivamente, tra gennaio e luglio 2020 sono stati vendute oltre 125.000 unità. Il picco di vendite si è registrato nel mese di luglio (+52,6% a unità) ma il trend in forte crescita ha caratterizzato tutto il periodo successivo al lockdown, complice sia il clima estivo, sia probabilmente la voglia di dotarsi di nuovi mezzi di trasporto individuali (quindi più sicuri sul fronte del contagio) ed ecologici. Un ulteriore stimolo alle vendite è sicuramente arrivato anche dal Bonus Mobilità 2020, che si applica anche all’acquisto di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica acquistati a partire dal 4 maggio 2020.

Nel periodo considerato, il prezzo medio di vendita dei dispositivi per la mobilità elettrica è stato di 320 euro, in forte crescita rispetto allo stesso periodo del 2019, quando si attestava a 193 euro.

Pubblicità digitale? Vince quella su Tik Tok. Lo studio di Kantar

Come reagiscono i consumtaori alla pubblicità declinata nei vari canali? Ce lo illustra Kantar, el suo primo Global Ad Equity* ranking, disponibile all’interno del report Media Reactions. TikTok, la piattaforma di social media al centro dell’attenzione globale, è in cima alla classifica inaugurale.

Ecco alcune delle principali evidenze dello studio.

Divario online-offline

I consumatori apprezzano i canali offline per la pubblicità, che tendono a considerare di migliore qualità, più affidabili, meno invadenti e privi dell’eccessiva targetizzazione caratteristica dei canali online. Nel complesso, i canali in cui i consumatori dichiarano di preferire la pubblicità, sono:

Canali pubblicitari preferiti dai consumatori a livello globale –

                                                            

– Il Cinema è in cima alla classifica in 4 dei 7 paesi misurati (Australia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti), mentre gli Eventi Sponsorizzati guidano la classifica in Brasile e Cina. Anche Stampa ed Annunci Digitali OOH si collocano tra i primi posti per i consumatori, in alcuni Paesi.

– Mentre i formati online sono generalmente meno apprezzati dei formati offline, emergono atteggiamenti più favorevoli nei confronti di attività brandizzata con influencer, annunci nei podcast e all’interno di TV streaming.

– Tra tutti i formati, la pubblicità televisiva ed i formati video in generale continuano a dominare i livelli di esposizione. Lo studio ha esplorato una varietà di ambienti evidenziando valutazioni molto diverse tra i formati: alcuni sono considerati divertenti, di buona qualità, pertinenti e affidabili, mentre altri non vengono apprezzati per l’elevato numero di annunci e per la ripetizione.

– Nonostante la preferenza dei consumatori per gli annunci offline, l’attenzione della comunità dei marketer rimane focalizzata sul digital engagement. Le priorità delle piattaforme di marketing sono quindi disallineate rispetto alle preferenze dei consumatori. Le piattaforme pubblicitarie preferite dagli operatori del settore sono (nell’ordine) i video online, gli annunci TV, le pubblicità nei social media, gli annunci TV in streaming e le “stories” sui social media.

Classifica globale delle piattaforme digitali

Kantar ha anche misurato il punto di vista dei consumatori sulla pubblicità nei social media e nelle piattaforme di contenuto digitale. Sulla base di 11 variabili, TikTok ha conquistato la prima posizione nella classifica globale. I primi cinque media brand digitali per la pubblicità sono:

Piattaforme pubblicitarie digitali a livello globale preferite dai consumatori

 

Nel contesto digitale, consumatori e marketer concordano nelle valutazioni di piattaforme digitali consolidate come Google, Instagram e Twitter; i consumatori sono invece generalmente più positivi nei confronti della pubblicità su piattaforme più recenti come TikTok, mentre i marketer preferiscono player più affermati come YouTube.

In contrasto con la classifica generale dei canali, l’ad equity è generalmente più elevata per i media brand digitali globali che per i media brand locali (offline heritage). Sembra che i “limiti” degli annunci online siano meno problematici per la maggior parte degli ecosistemi digitali di elevato profilo inclusi nel nostro studio.

Parlando del successo nella classifica Ad Equity, Jorge Ruiz, responsabile del dipartimento di Marketing Science di TikTok, ha commentato: “Siamo onorati di aver primeggiato in questa nuova classifica sull’ Ad Equity di Kantar, che offre importanti stimoli di riflessione sul contesto media.  Siamo molto orgogliosi di aiutare gli inserzionisti a trasmettere i messaggi del loro brand alla comunità TikTok in un modo coinvolgente ma rispettoso, che riflette l’autentica content experience della nostra piattaforma.  Ci auguriamo che questo riconoscimento contribuisca a dare ulteriore energia ai nostri partner creativi nel percorso  per rendere ancora più sorprendenti i contributi su  TikTok“.

Prospettive per la spesa pubblicitaria

Durante la pandemia COVID-19, il 60% delle aziende dichiara di aver ridotto la propria spesa di marketing, con il 30% che dichiara di averla ridotta addirittura di molto. La pandemia si è tradotta in una maggiore attenzione al Brand Purpose e alla trasformazione digitale. Forse questo porta oggi i marketers a considerare elementi come la coerenza con il messaggio e la predisposizione a ricevere pubblicità (ad receptivity), prima del ROI o dei costi.

Le variazioni negli investimenti sono state in gran parte in linea con i cambiamenti delle fruizioni media dei consumatori, che durante la pandemia hanno apprezzato il canale online più di quanto facessero precedentemente. L’allocazione di budget e risorse ai canali digitali è aumentata a seguito di COVID-19. Gli investimenti nei media offline sono diminuiti in risposta al blocco della maggior parte delle principali aziende. 

I cambiamenti del 2020 sembrano destinati ad accelerare ulteriormente nel 2021, soprattutto per quanto riguarda i video online. Le piattaforme globali che più probabilmente ne trarranno vantaggio sono YouTube, Instagram, TikTok e Google. Si prevede che la TV si riprenderà insieme alle Affissioni Digitali/Schermi OOH. Per la maggior parte degli altri media offline, il difficile contesto economico del 2020 sembra destinato a continuare anche nel 2021.

“È sempre più importante capire dove possono essere valorizzati al meglio i messaggi pubblicitari”, ha commentato Roberto RossiHead of Media, Kantar – Insights Division. “La nostra ricerca evidenzia che i consumatori hanno un diverso grado di receptivity alla pubblicità in funzione dei canali, delle piattaforme e dei formati “. La corsa al digitale è comprensibile per via delle capacità di targeting e di misurazione, ma la saturazione, la ripetizione e l’eccesso di targeting in alcuni ambienti possono rendere queste decisioni poco efficaci. Gli inserzionisti e le agenzie devono sviluppare una comprensione più approfondita del mezzo e dell’impatto che i diversi canali media e le scelte di piattaforma possono avere sui loro obiettivi di branding. Le piattaforme media devono gestire l’equity della loro offerta pubblicitaria tenendo conto sia dei consumatori che dei marketer. Ciò significa offrire un’innovazione continua dei formati pubblicitari per soddisfare le esigenze dei marketer, mantenendo al tempo stesso l’intrattenimento e l’attenzione dei consumatori”.

Per saperne di più, scarica il Report Digitale Media reactions – Where great ads thrive!

 

*L’indice internazionale di ‘Ad Equity’ fornito da Media Reactions combina le risposte dei consumatori sulla receptivitiy all’advertising con dieci metriche diagnostiche. Mette a confronto il numero di persone che hanno un atteggiamento positivo sulla pubblicità in un determinato canale o in un media brand con il numero di persone che sono negative, creando un punteggi di  “Net Promoter” per i diversi media.

 

 

Metodologia

Lo studio Media Reactions, che ha intervistato 4.000 consumatori e oltre 700 esperti di marketing, fornisce una metrica globale di ‘ad equity’ per canali media, social media e media brand basati sui contenuti. Una diagnostica dettagliata permette inoltre agli investitori di comprendere l’impatto che le diverse piattaforme avranno sui loro annunci e sui loro brand.

 

Consumatori, cambiano le abitudini. Lo studio di Selligent

Cosa è cambitao nel comportamento e nelle aspettative dei consumatori a causa e durante la pandemia? Come rileva Selligent  nel report annuale “Osservatorio Globale di Selligent sulle abitudini dei consumatori,  a livello globale, il 75% dei consumatori (l’81% considerando solo l’Italia) ha riportato una riduzione del lavoro (in termini di orario o retribuzione e persino licenziamenti, ecc.) a causa del COVID-19 e, di conseguenza, la maggioranza degli italiani (il 64%, contro il 60% dei rispondenti a livello globale) ha modificato le proprie abitudini di acquisto per concentrarsi sugli articoli essenziali, come gli alimenti e i dispositivi di protezione. Quando si tratta di interazioni con i brand, il 76% si aspetta aggiornamenti in tempo reale via e-mail o cellulare, mentre l’81% apprezza la flessibilità nei resi o negli annullamenti.

Nuove opportunità

Se da un lato è chiaro che le abitudini di spesa dei consumatori stanno cambiando rapidamente, dall’altro i dati mostrano anche le opportunità per i marchi di soddisfare la “nuova normalità” del consumismo. Trascorrere più tempo a casa è un’aspettativa a lungo termine per la maggior parte delle persone: il 65% degli italiani, contro il 58% degli intervistati a livello globale, vede lo smart working come parte del proprio futuro, e il 56% si aspetta di fare nuovi acquisti in risposta a questo cambiamento. Allo stesso modo, le persone acquistano online più frequentemente, con il 36% del campione che fa attualmente shopping online ogni settimana, rispetto al 28% registrato prima di COVID-19.

Nella relazione con i brand, sono cambiate anche le aspettative dei consumatori e i loro livelli di pazienza:

  • Il 38% degli intervistati a livello globale concorda sul fatto che nell’ultimo anno i marchi hanno compiuto uno sforzo considerevole per migliorare la loro esperienza complessiva dei clienti.
  • I consumatori sono anche consapevoli dell’impatto della pandemia sui tempi di risposta del servizio clienti: Il 93% si aspetta una risposta da un brand entro 24 ore, con un calo del 3% rispetto al 2019.
  • La maggior parte dei consumatori (il 68% tra gli italiani e il 64% a livello globale) resta concorde sul fatto che la privacy è più importante della qualità dell’esperienza online: ma nel 2019 la pensava in questo modo il 10% in più dei partecipanti allo studio.
  • In generale, cresce il ricorso all’e-commerce: in Italia, il 46% dei partecipanti allo studio vede nella “nuova normalità” un mix di shopping online e in negozio.

Nuove strategie

Ai brand viene offerta l’opportunità di interagire con i clienti attraverso nuove modalità, guadagnando la loro fiducia con offerte pertinenti e garantendo la flessibilità necessaria a soddisfare le situazioni peculiari di questo momento storico. 

  • Le comunicazioni omnicanale rimangono una componente critica del marketing, con il 75% dei consumatori che dichiara di preferire la ricezione di messaggi via e-mail (59%) o via cellulare (33%). Due intervistati su 5 hanno dichiarato di essersi cancellati da almeno tre mailing list negli ultimi sei mesi, con il 55% che cita “troppe email” come motivo alla base della cancellazione. Benefici tangibili e “ricompense” immediate sono un must per le interazioni con il brand: il 59% degli italiani dichiara che le comunicazioni su saldi e offerte sono le più utili (un’ulteriore conferma che i consumatori sono sempre più attenti al prezzo e al valore ottenuto in cambio). Il ricorso all’assistenza clienti telefonica è il primo punto di contatto per il 32% degli intervistati italiani: un dato che scende a livello globale di 10 punti rispetto allo scorso anno. Il primo canale per l’assistenza clienti divengono quindi le e-mail (33%), ma è importante anche la disponibilità del servizio clienti attraverso altri canali, come chat del sito web, canali social, SMS e messaggi di testo.
  • L’assistenza in tempo reale, il customer-first service, dovrebbe rimanere la priorità per i marketer, stando ai fattori che i consumatori indicano come principale spinta dei loro acquisti. Il 71% chiede la possibilità di conoscere la disponibilità dei prodotti prima di ordinare online o di andare in negozio, il 76% vuole protocolli di sicurezza chiaramente comunicati e il 64% desidera opzioni di ritiro o di check-in da mobile e contactless.
  • La loyalty e l’advocacy stanno cambiando, con una crescente preferenza per acquisti che comportano prodotti in omaggio o altri vantaggi per il cliente, piuttosto che dettati dalla fedeltà a brand specifici. Solo l’8% dei consumatori dichiara che il “nome del brand” è importante in termini fedeltà all’acquisto, mentre il 51% ritiene che i prodotti gratuiti e i vantaggi per il cliente (come vendite private, spedizioni gratuite, codici promozionali) siano il modo migliore, per i brand, di dimostrare attenzione verso il cliente.

“Solo comprendendo quanto drasticamente i consumatori siano cambiati dall’inizio della pandemia, i marketer possono anticipare e soddisfare le esigenze individuali dei propri clienti, modificate da questa nuova realtà”, commenta Karthik Kripapuri, CEO di Selligent. “La capacità di ascoltare i clienti più attentamente, di cercare opportunità per offrire un’esperienza che soddisfi le loro aspettative e di sviluppare programmi che ricompensino i clienti per la loro fedeltà e per il loro sostegno, determineranno non solo la capacità di un’organizzazione di sopravvivere nel difficile ambiente odierno, ma perfino la possibilità di crescere e innovarsi”.

 

 

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