CLOSE
Home Tags Consumi

Tag: Consumi

Vino, effetto Covid: è boom di degustazioni on line

Consolidamento dei canali social, tanta solidarietà in risposta alla pandemia, nuovi formati di degustazioni dettati dalle misure anti-covid, content strategy su abbinamenti con cibo e territorio. Ancora opportunità da sviluppare su podcast, wikipedia ed e-commerce proprietario.

Questi in sintesi i risultati della settima edizione della ricerca condotta da Omnicom PR Group Italia, che ha analizzato la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato secondo l’indagine Mediobanca 2020.

L’evoluzione digitale

Nell’ambito social, Instagram continua a crescere rispetto a tutte le altre piattaforme, con un incremento in aggregato di follower del 51% rispetto al 2019, favorito anche dal ruolo degli influencer nel racconto delle esperienze. Oggi sono 16 su 25 le aziende ad avere un account ufficiale (contro le 6 del 2014). Facebook registra invece una crescita del 1,2% quando si parla fan base per i marchi analizzati mentre la frequenza di aggiornamento settimanale rimane invariata rispetto al 2019. YouTube presidiato (con poca intensità) da 11 aziende mentre Twitter solo da 9. Wikipedia invece, molto utile anche in ottica SERP (Search Engine Results Page), presidiata solo da 3 cantine.

e-commerce

Dopo la crescita registrata nel 2019, con il passaggio da 3 a 6 aziende su 25 che offrono un e-commerce proprietario, il 2020 è all’insegna della stabilità. Parte delle cantine (8 sulle 19 non dotate di e-commerce proprietario) preferisce indicare sui propri siti enoteche, alcune delle quali dotate di wine shop online, presso le quali è possibile acquistare e degustare i prodotti. Pur rimanendo la volontà da parte dei brand di accompagnare il consumatore lungo tutto il percorso d’acquisto, quando questo non è possibile, vengono suggerite terze parti “qualificate”.

La comunicazione

 

14 aziende su 25 hanno comunicato le iniziative promosse in risposta all’emergenza Covid-19.

A vario titolo si è trattato di: degustazioni online con sommelier e mixologist, aperitivi in streaming con influencer, storie legate alla quarantena. Importante il focus sulla solidarietà verso dipendenti e comunità locali anche attraverso raccolte fondi e donazioni.

Le iniziative sono state per lo più raccontate sui social, veri protagonisti della comunicazione al pubblico, rispetto ai siti, molto più “statici”.

In crescita anche i contenuti legati alla Responsabilità Sociale d’Impresa con 10 aziende su 25 (erano 7 su 25 nel 2019). Si parla principalmente di iniziative legate all’arte e alla cultura.

Come nel 2019, il 100% delle aziende (76% nel 2018 e 37% nel 2017) tratta il tema sostenibilità menzionando certificazioni, efficienza energetica, gestione sostenibile delle risorse naturali e agricoltura priva di pesticidi. Alcune aziende hanno una sezione dedicata sul sito, con maggiori informazioni, infografiche, dati e approfondimenti.

Tutte le aziende menzionano, a vario titolo, i vitigni autoctoni (come nel 2019 mentre nel 2018 erano il 64%). Varia il livello di approfondimento: alcune cantine non si limitano a citarli, ma dedicano spazio alla descrizione dei vitigni e alla scelta di utilizzo, altre dedicano particolare attenzione al tema con un’intera sezione del loro sito (e un racconto del programma di utilizzo e recupero dei vitigni autoctoni).

13 cantine su 25 (52%) fanno riferimento a percorsi di degustazione (come nel 2019, solo il 15% nel 2014). Le più virtuose sfruttano anche la vocazione turistica del territorio, spesso con menzione di luoghi da visitare e attività – anche sportive – da praticare. Interessante il trend del “food pairing” (abbinamenti vino-cibo) che vede 11 aziende su 25 protagoniste (10 su 25 nel 2019).

Lingue utilizzate

Oltre all’italiano, sono inglese, tedesco e cinese le lingue più presenti sui siti delle aziende analizzate. Nel 2020, abbiamo l’inglese (25 cantine su 25, erano 21 nel 2019) seguito dal tedesco (9 su 25, erano 7 nel 2019), cinese (4 su 25, erano 2 nel 2019). Sono quindi ben presidiati i mercati più importanti per il nostro export.  Sui canali social, 14 aziende su 25 propongono contenuti in lingua straniera (10 nel 2019).

Per ciò che concerne le chat – quasi tutte su Messenger – 15 aziende su 25 hanno risposto a richieste di informazioni vs le 12 su 25 del 2019.

Aree di miglioramento

Margini di crescita e miglioramento si riscontrano sia nell’ambito dei podcast (non ancora esplorati dalle aziende analizzate nonostante la potenzialità collegate alla narrazione del territorio e dei prodotti)sia in quella dell’user experience di alcuni siti, concepiti fino ad oggi per essere solo una vetrina di prodotti (solo 8 su 25 hanno un punteggio superiore al 7 in una scala da 1 a 10).

“La digitalizzazione del comparto vinicolo procede con intensità anche come risposta alla pandemia che ha messo a durissima prova ristorazione, export, turismo e fisicità dei luoghi di consumo e vendita. Oltre al consolidamento dei canali social, accompagnato spesso dalla scelta di esternalizzare l’e-commerce, abbiamo assistito alla creazione di nuovi formati online di degustazione. Questo è potenzialmente un elemento di grande interesse per il futuro alla luce dello sviluppo tecnologico atteso relativo all’internet dei sensi.” afferma Massimo Moriconi General Manager e A.D. di Omnicom PR Group Italia.

“Mentre continuiamo a dare valore alla fisicità dell’esperienza di consumo, esistono diversi progetti volti a tradurre i sensi in digitale e viceversa. L’attesa per avanzamenti significativi in quest’ambito è il 2030 ma la pandemia potrebbe decisamente accelerare il trend. Alcune di queste tecnologie potrebbero caratterizzare il dialogo brand-consumatore prima di quanto ipotizzabile fino a poco tempo fa, sia nella fase di ricerca delle informazioni sul prodotto sia in quella di fidelizzazione. Gli effetti del covid-19 stanno dando opportunità per immaginare sempre più concretamente e velocemente il futuro” continua Moriconi.

La classifica

Per l’edizione 2020, a guidare la classifica c’è Compagnia de Frescobaldi. Segue al secondo posto Villa Sandi e, al terzo, Mezzacorona (la classifica completa è consultabile nell’infografica allegata al presente comunicato).

 

Consumatori, cambiano le abitudini. Lo studio di Selligent

Cosa è cambitao nel comportamento e nelle aspettative dei consumatori a causa e durante la pandemia? Come rileva Selligent  nel report annuale “Osservatorio Globale di Selligent sulle abitudini dei consumatori,  a livello globale, il 75% dei consumatori (l’81% considerando solo l’Italia) ha riportato una riduzione del lavoro (in termini di orario o retribuzione e persino licenziamenti, ecc.) a causa del COVID-19 e, di conseguenza, la maggioranza degli italiani (il 64%, contro il 60% dei rispondenti a livello globale) ha modificato le proprie abitudini di acquisto per concentrarsi sugli articoli essenziali, come gli alimenti e i dispositivi di protezione. Quando si tratta di interazioni con i brand, il 76% si aspetta aggiornamenti in tempo reale via e-mail o cellulare, mentre l’81% apprezza la flessibilità nei resi o negli annullamenti.

Nuove opportunità

Se da un lato è chiaro che le abitudini di spesa dei consumatori stanno cambiando rapidamente, dall’altro i dati mostrano anche le opportunità per i marchi di soddisfare la “nuova normalità” del consumismo. Trascorrere più tempo a casa è un’aspettativa a lungo termine per la maggior parte delle persone: il 65% degli italiani, contro il 58% degli intervistati a livello globale, vede lo smart working come parte del proprio futuro, e il 56% si aspetta di fare nuovi acquisti in risposta a questo cambiamento. Allo stesso modo, le persone acquistano online più frequentemente, con il 36% del campione che fa attualmente shopping online ogni settimana, rispetto al 28% registrato prima di COVID-19.

Nella relazione con i brand, sono cambiate anche le aspettative dei consumatori e i loro livelli di pazienza:

  • Il 38% degli intervistati a livello globale concorda sul fatto che nell’ultimo anno i marchi hanno compiuto uno sforzo considerevole per migliorare la loro esperienza complessiva dei clienti.
  • I consumatori sono anche consapevoli dell’impatto della pandemia sui tempi di risposta del servizio clienti: Il 93% si aspetta una risposta da un brand entro 24 ore, con un calo del 3% rispetto al 2019.
  • La maggior parte dei consumatori (il 68% tra gli italiani e il 64% a livello globale) resta concorde sul fatto che la privacy è più importante della qualità dell’esperienza online: ma nel 2019 la pensava in questo modo il 10% in più dei partecipanti allo studio.
  • In generale, cresce il ricorso all’e-commerce: in Italia, il 46% dei partecipanti allo studio vede nella “nuova normalità” un mix di shopping online e in negozio.

Nuove strategie

Ai brand viene offerta l’opportunità di interagire con i clienti attraverso nuove modalità, guadagnando la loro fiducia con offerte pertinenti e garantendo la flessibilità necessaria a soddisfare le situazioni peculiari di questo momento storico. 

  • Le comunicazioni omnicanale rimangono una componente critica del marketing, con il 75% dei consumatori che dichiara di preferire la ricezione di messaggi via e-mail (59%) o via cellulare (33%). Due intervistati su 5 hanno dichiarato di essersi cancellati da almeno tre mailing list negli ultimi sei mesi, con il 55% che cita “troppe email” come motivo alla base della cancellazione. Benefici tangibili e “ricompense” immediate sono un must per le interazioni con il brand: il 59% degli italiani dichiara che le comunicazioni su saldi e offerte sono le più utili (un’ulteriore conferma che i consumatori sono sempre più attenti al prezzo e al valore ottenuto in cambio). Il ricorso all’assistenza clienti telefonica è il primo punto di contatto per il 32% degli intervistati italiani: un dato che scende a livello globale di 10 punti rispetto allo scorso anno. Il primo canale per l’assistenza clienti divengono quindi le e-mail (33%), ma è importante anche la disponibilità del servizio clienti attraverso altri canali, come chat del sito web, canali social, SMS e messaggi di testo.
  • L’assistenza in tempo reale, il customer-first service, dovrebbe rimanere la priorità per i marketer, stando ai fattori che i consumatori indicano come principale spinta dei loro acquisti. Il 71% chiede la possibilità di conoscere la disponibilità dei prodotti prima di ordinare online o di andare in negozio, il 76% vuole protocolli di sicurezza chiaramente comunicati e il 64% desidera opzioni di ritiro o di check-in da mobile e contactless.
  • La loyalty e l’advocacy stanno cambiando, con una crescente preferenza per acquisti che comportano prodotti in omaggio o altri vantaggi per il cliente, piuttosto che dettati dalla fedeltà a brand specifici. Solo l’8% dei consumatori dichiara che il “nome del brand” è importante in termini fedeltà all’acquisto, mentre il 51% ritiene che i prodotti gratuiti e i vantaggi per il cliente (come vendite private, spedizioni gratuite, codici promozionali) siano il modo migliore, per i brand, di dimostrare attenzione verso il cliente.

“Solo comprendendo quanto drasticamente i consumatori siano cambiati dall’inizio della pandemia, i marketer possono anticipare e soddisfare le esigenze individuali dei propri clienti, modificate da questa nuova realtà”, commenta Karthik Kripapuri, CEO di Selligent. “La capacità di ascoltare i clienti più attentamente, di cercare opportunità per offrire un’esperienza che soddisfi le loro aspettative e di sviluppare programmi che ricompensino i clienti per la loro fedeltà e per il loro sostegno, determineranno non solo la capacità di un’organizzazione di sopravvivere nel difficile ambiente odierno, ma perfino la possibilità di crescere e innovarsi”.

 

 

Surgelati, si punta a un rilancio anche nel Food Service

Con la riapertura di mense scolastiche e aziendali, il settore degli alimenti surgelati punta a rilanciarsi anche nel Food Service dopo che nei primi 4 mesi del 2020, a causa dell’emergenza Coronavirus, questo canale ha segnato perdite per circa 150 milioni di euro.

Parliamo di un segmento che nel 2019, prima dell’emergenza legata al Covid-19, ha superato una quota del 37% del totale dei consumi di alimenti surgelati nel nostro Paese registrando ottime performance e attestandosi a 318.500 tonnellate (+1,1% sul 2018). Tra i prodotti più consumati nel settore del Catering nel 2019, ci sono stati i vegetali (173.500 tonnellate), le patate (75.000 tonnellate), i prodotti ittici (20.000 tonnellate), le carni rosse e bianche (14.600 tonnellate), pizza e snack (14.600 tonnellate), i piatti ricettati (13.600 tonnellate), frutta (3.000 tonnellate) e le paste semilavorate (2.300 tonnellate).

“Il lockdown in generale, con la chiusura delle mense scolastiche, dei bar, di ristoranti e quant’altro ha colpito molto la nostra economia. Anche il settore degli alimenti surgelati, che in generale ha visto crescere i consumi nell’ambito del retail, ha però segnato pesanti perdite nel fuori casa. Ora che la riapertura delle scuole si avvicina, gli alimenti surgelati si apprestano a recuperare un ruolo da protagonisti sulle tavole degli italiani. Chi lavora nelle mense scolastiche e aziendali, nei bar e nei ristoranti, infatti, ne apprezza la velocità della preparazione, l’opportunità di poter contare su stock di materie prime adeguate – anche a fronte di una domanda difficile da quantificare – fino alla riduzione degli sprechi. Senza considerare la sicurezza alimentare che, in questo ambito, è elemento imprescindibile più che mai. Insomma, siamo certi che anche su questo fronte i consumi di alimenti surgelati saranno pronti a ripartire”, ha spiegato Vittorio Gagliardi, Presidente IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati.

 

Largo consumo: i 5 trend sostenibili raccontati da Tiendeo.it

La crisi causata dal COVID-19 ha innescato un cambiamento all’interno del largo consumo: sempre più evidenze mostrano, infatt,i come i consumatori abbiano imparato (o stiano imparando) ad apprezzare di più la sostenibilità e le aziende che si fanno portatrici di questo valore.

A questo proposito, Tiendeo.it ha deciso di individuare ed  evidenziare i principali trend ecosostenibili che segneranno il futuro prossimo del consumo di massa:

  1. Il prezzo e l’eco contraddistinguono il carrello

La prima conseguenza del lockdown è stata quella di frenare gli acquisti compulsivi (passati in secondo piano) mentre, al contrario, è cresciuta l’abitudine di programmare l’acquisto in modo più razionale ed eco-sostenibile. Ne discende che  il prezzo sarà un fattore determinante, insieme ad una maggiore attenzione per la qualità e la provenienza degli alimenti, a favore di una vita più sana.

2. Il “made in Italy” acquista valore

La crisi economica provocata dalla pandemia ha portato alla chiusura di migliaia di attività locali, le piccole imprese sono le più colpite in questa situazione. Nel tornare alla normalità, i consumatori sentono che possono e devono fare la loro parte per uscirne al meglio, aiutando il commercio locale e i prodotti nazionali.

3. Meno carta e più digitale

L’online ha acquisito un peso indiscutibile nella comunicazione tra retailer e clienti proprio per il fatto di essere il canale più accessibile per tutti. Le circostanze hanno fatto sì che i supporti più tradizionali (fisici) perdessero perso la loro efficacia e la produzione di brochure e volantini cartacei (il formato pubblicitario protagonista nel consumo di massa), optando per la sua versione digitale, che ha permesso di testare i vantaggi offerti dal canale online. Il cartaceo nella maggior parte dei casi è stato ripreso dopo il lockdown, ma senza dubbio il mix di media quest’anno subirà una variazione a favore dell’online.

4. I vantaggi ambientali dello smart working

In questi mesi lo smart working si è imposto in tutti i casi in cui fosse possibile, al punto di trasformarsi in una nuova modalità di lavoro per molti cittadini, che comporta una riduzione negli spostamenti, nell’utilizzo del trasporto privato e, quindi, meno inquinamento. Sarà necessario tener conto che questo fatto causerà cambiamenti nella customer journey in termini di orari, giorni di maggior afflusso ai negozi e fedeltà ai retailer (aumenta il peso, ad esempio, dei supermercati situati nei centri urbani, più vicini ai consumatori).

5. Diversificazione degli acquisti: e-commerce e negozio fisico coesistono

Durante questo periodo, molte famiglie hanno scelto di provare per la prima volta o aumentare i propri acquisti online, e questo porterà a una maggiore diversificazione tra negozio fisico e e-commerce, che rappresenterà una sfida logistica per i rivenditori. Offrire ai clienti diverse opzioni come click & collect, consegna a domicilio o acquisto online conferirà valore aggiunto al punto vendita.

La tecnologia di consumo resiste alla pandemia. L’analisi di GfK

Nei primi sei mesi del 2020, il valore del mercato globale* dei Technical Consumer Goods (TCG) è sceso a 306 miliardi di euro per effetto della crisi legata al Coronavirus. Secondo le rilevazioni GfK, le vendite sono diminuite del -5,8% a valore a livello internazionale. Rispetto ad altri settori, il calo è stato relativamente contenuto, grazie anche all’emergere di nuovi bisogni per la gestione della vita in casa durante il lockdown. Questi i principali trend del mercato Tech presentati da GfK in occasione di IFA 2020 a Berlino. In altri termini si può constatare che, nonostante le difficoltà che hanno caratterizzato la prima parte del 2020, il mercato della Tecnologia di consumo ha dimostrato una certa resilienza, registrando un calo delle vendite abbastanza contenuto: -5,8% a valore nei primi sei mesi dell’anno. Un dato che si spiega con il ricorso alla tecnologia per affrontare la crisi.

Durante il lockdown e la contestuale chiusura dei negozi, infatti, le persone hanno vissuto nuove esperienze all’interno delle mura domestiche – smart working, intrattenimento, pulizia ecc… – che hanno generato nuovi bisogni, contribuendo a sostenere il mercato della Tecnologia.

I trend che hanno guidato gli acquisti durante la prima parte dell’anno sono stati la semplificazione, le performance, lo shopping senza barriere, la salute e l’igiene. Tutte tendenze che continueranno ad essere centrali anche nella fase “New Normal”.

Il mercato in Italia

Anche dal nostro Paese arrivano segnali positivi per il settore Tech: le ultime rilevazioni GfK – aggiornate al mese di luglio – mostrano una crescita del +4,5% a valore rispetto allo stesso periodo del 2019. Dall’inizio dell’anno, il mercato italiano della Tecnologia di consumo risulta in calo del -1,4% a valore; un dato che fa ben sperare per i prossimi mesi.

Effetto food preparation

Il lockdown ha influito sulle abitudini, comprese quelle alimentari: nelle prime settimane della crisi, per esempio, i consumatori hanno fatto scorta di surgelati e questo ha determinato una crescita immediata delle vendite di Congelatori. Come dimostra il fatto che tra il 2 e il 22 marzo le unità vendute hanno segnato un +317% in Gran Bretagna e un +185% in Germania. Finita la fase di accaparramento, nelle settimane successive è iniziata a crescere la domanda di apparecchi per la preparazione del cibo. In Germania, ad esempio, questo comparto è cresciuto del +28% nel periodo compreso tra il 23 marzo e il 26 aprile 2020.

Il trend del mangiare a casa ha sostenuto le vendite di dispositivi per la Food preparation anche dopo la fine del lockdown e questo ha avuto un effetto positivo sul settore del Piccolo Elettrodomestico, che è cresciuto del +8,6% a livello internazionale. Il Grande Elettrodomestico ha registrato invece una flessione del -8,6%, nonostante le performance positive di alcuni prodotti, come ad esempio i forni a microonde (+36,8%).

Effetto smart working

Fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, i consumatori hanno avuto l’esigenza di attrezzarsi per gestire la continuità lavorativa e formativa in casa. Di conseguenza, il settore IT e Office è cresciuto a valore del +15% a marzo e del +15% ad aprile a livello internazionale.

Le settimane tra il 9 marzo e il 5 aprile – con l’inizio del lockdown in molti Paesi – sono state caratterizzate da un “effetto panico” sugli acquisti. In questo periodo, c’è stato un incremento delle  vendite a unità del +297% per le Webcam, del +120% per i Monitor e del +62% per PC Portatili e Tablet in Francia, Germania, Italia, Spagna e Gran Bretagna. Questo trend positivo è continuato anche dopo. Complessivamente, a livello internazionale il comparto IT è cresciuto del +17,2% a valore nei primi sei mesi del 2020, mentre il comparto Office è cresciuto del +12,1%.

Cresce il comparto Gaming

Durante il confinamento, i consumatori di tutto il mondo si sono dotati di nuovi dispositivi per vivere al meglio l’Entertainment dentro casa. Le vendite di chiavette per lo Streaming sono cresciute in tutti i Paesi: nei Paesi Bassi, ad esempio, si è registrato un +54% nel periodo compreso tra il 9 marzo e il 5 aprile. Molto positivo anche il comparto Gaming, con un crescita del +55% delle vendite di PC Portatili e del +62% dei Monitor con caratteristiche Gaming nei primi sei mesi del 2020.

Al contrario, durante il lockdown le vendite di TV sono crollate, per poi registrare una netta ripresa nella successiva fase di “Revenge Shopping”. Complessivamente, il comparto TV ha visto una flessione del -7% a valore, con forti differenze a livello geografico: l’Europa occidentale e i Paesi asiatici sviluppati sono cresciuti rispettivamente del +4% e del +13% a unità, mentre i Paesi asiatici emergenti hanno registrato una flessione del -28% a valore. A livello internazionale, il settore dell’Elettronica di consumo (incluso il comparto Foto) ha registrato una flessione del -8,7% nei primi sei mesi dell’anno.

Nota metodologica

Attraverso la metodologia Retail Panel, GfK raccoglie in maniera continuativa i dati di vendita dei Technical Consumer Goods (Elettronica di consumo, Foto, Telecomunicazioni, IT, Apparecchiature per ufficio e Grande e Piccolo Elettrodomestico) in oltre 70 Paesi in tutto il mondo.

Estate 2020: la voglia di gelato non tramonta mai

Gelati, ghiaccioli, sorbetti confezionati e dessert surgelati: nell’ultimo anno gli acquisti sono cresciuti del 3%. ecco il dato che emerge dal marketplace della spesa online Everli, analizzando gli ordini effettuati sul sito e via app.

Complice il lockdown, che ha limitato l’accesso dei consumatori alle gelaterie artigianali, quest’anno gli italiani hanno anticipato gli acquisti. Se, infatti, sull’esempio del 2019, luglio si conferma il mese in cui nei supermercati si registra il picco di spesa per i dolci rinfrescanti, nel 2020 la parabola degli acquisti ha iniziato a impennarsi già a partire da marzo – con tre mesi di anticipo rispetto allo scorso anno – e non accenna ancora a invertire la rotta.

La top ten delle preferenze

La classifica dei dolci estivi più acquistati nella Penisola mette in luce che gli abitanti dello Stivale amano sia i ghiaccioli o sorbetti alla frutta che i dessert cremosi, pur convenendo che, in un caso o nell’altro, le monoporzioni siano la soluzione migliore rispetto alla classica vaschetta: meglio ancora se in versione stecco o cono, come testimonia la prima metà della classifica.

In vetta, infatti, spicca la freschezza dei ghiaccioli assortiti al limone, all’arancia, all’amarena e alla menta, tallonati dai coni alla panna e dai mix di stecchi gelato in formato mini. I dolci sullo stecco conquistano altre due posizioni – la quarta con i ghiaccioli al limone con bastoncino di liquirizia e la sesta con i gelati alla vaniglia ricoperti di cioccolato e mandorle – mentre i coni alla panna con granella di nocciole chiudono la top 5. A spartirsi la seconda metà della classifica golosissime barrette – al cocco e cioccolato (7°) e al caramello mou e arachidi (9°) – biscotti gelato con glassa al cacao (ottava posizione) e coppe al caffè (9°).

I dolci estivi più acquistati in Italia
1.Ghiaccioli assortiti (limone, arancia, amarena, menta)6.Stecchi alla vaniglia ricoperti al cioccolato e mandorle
2.Coni alla panna7.Barrette di gelato cocco e cioccolato
3.Mini stecchi gelato assortiti8.Biscotti gelato con glassa al cacao
4.Stecchi al limone con bastoncino di liquirizia9.Coppe al caffè
5.Coni alla panna con granella di nocciole10.Barrette di gelato al caramello mou e arachidi

 

Questione di gusti

Escluso eccellente dalla top 10 dei dolci estivi più acquistati in Italia il gelato in vaschetta, le cui vendite si concentrano soprattutto nei supermercati di alcune città del centro e del nord, in particolare di Livorno, Roma, Mantova, Savona e Varese. Sul fronte nazionale, Everli svela che le più vendute nel Belpaese sono le confezioni da 1 kg con gusti assortiti, perfette per andare incontro alle preferenze di tutti i commensali. Il resto della classifica prosegue con vaschette da 500 grammi dei gusti più golosi: medaglia d’argento al golosissimo gelato al caramello, mentre il gusto crema chiude il podio. Seguono la vaniglia e il variegato al tiramisù e quello alla nocciola, appena fuori dalla top 5. In settima posizione spunta il gelato al cioccolato fondente, seguito da quello alla stracciatella, mentre la classifica si chiude con il gelato alla vaniglia variegato al pistacchio (9° posto) e con quello al solo pistacchio (10° posto). Curiosamente, poco distante si piazza una varietà di gelato non comunissima: quello alla noce, che occupa la dodicesima posizione, preceduto dall’affogato al cioccolato.

Tra le confezioni di coppe monoporzione, invece, è il gusto deciso del caffè a fare da padrone, seguito dal gelato per metà alla panna e per metà al cioccolato e dalle coppette al cappuccino. Si prosegue poi con gli affogati: prima quello all’amarena, poi quello al cioccolato

Tra gli altri dessert al cucchiaio da congelatore in vendita nei supermercati, il più popolare è la torta gelato alla vaniglia con sfoglie al cioccolato, mentre il tartufo conquista sia il secondo che il terzo gradino del podio rispettivamente con la versione al cioccolato e con quella alla panna. Seguono i tronchetti alla vaniglia e le torte gelato al gusto tiramisù.

Le città più golose

I golosi si danno appuntamento soprattutto in Toscana e Lombardia. In vetta alla top 10 delle province che nell’ultimo anno hanno registrato i volumi più consistenti in termini di acquisti di dolci estivi spicca infatti Livorno, seguita da Varese e Brescia. In controtendenza rispetto alle vendite su scala nazionale, nella città toscana il gelato è più apprezzato dei ghiaccioli, soprattutto se arricchito da golosa frutta secca. Se, infatti, i prodotti più acquistati a Livorno e provincia sono gli stecchi alla vaniglia ricoperti di cioccolato e mandorle, completano il podio le barrette di gelato al caramello mou e arachidi e i coni alla panna con granella di nocciole.

In Lombardia, invece, la passione per i ghiaccioli va a braccetto con quella per il gelato. I ghiaccioli alla frutta assortiti conquistano il primo e il secondo gradino del podio rispettivamente a Varese e Brescia, nel primo caso seguiti dai mix di mini gelati sullo stecco, nell’altro preceduti dai coni alla panna, che risultano essere il prodotto più popolare nell’altra provincia lombarda in classifica, Mantova (8° posto).

In Liguria a Ponente è soprattutto il gelato ad addolcire i palati: a Savona (6° posto), oltre a mini stecchi e coni alla panna con granella di nocciole, vanno per la maggiore anche i pralinati all’amarena, terzo dolce estivo più popolare nella provincia. Invece a Genova – che chiude la top 10 – si opta più spesso per i ghiaccioli, in particolare quelli al limone con bastoncini di liquirizia.

In un’altra famosissima città di mare, Venezia (4° posto), non si teme affatto la prova costume: Everli rivela che gli acquisti da parte degli abitanti della Serenissima si concentrano soprattutto sullo stecco alla vaniglia ricoperto al cioccolato e mandorle. A Roma (che chiude la top 5 delle province più golose) – oltre che nei dintorni di Pesaro e Urbino (9° posto) – è invece il cono alla panna a far impennare gli ordini, seguito da delizie miniaturizzate. Nella capitale a raccogliere numerose preferenze sono infatti anche i mini biscotti al cioccolato e stracciatella, mentre nella provincia marchigiana la medaglia d’argento spetta alle confezioni di stecchi alla vaniglia, sempre in formato mignon e in tre appetitose varianti: ricoperti al cioccolato al latte, al cioccolato bianco e con scaglie di mandorle. Il formato barretta, invece, spopola nella settima città della top 10 di Everli, Modena, dove in cima alla lista della spesa degli abitanti si trovano quelle di gelato al cocco e cioccolato.

Luglio 2020: vendite in calo del 28% rispetto al 2019

Luglio amoro per il commercio: il mese infatti si chiude con un trend nelle vendite del -27,7%, che porta il comparto a registrare nei primi 7 mesi dell’anno una contrazione pari a -40,6%. Questo il quadro che emerge dall’Osservatorio permanente Confimprese-EY sui trend di consumo.

Le dinamiche somno pressoché negative in tutti i settori (escluso l’e-commerce che a liglio segna +22%): in forte sofferenza abbigliamento e ristorazione con trend mensili rispettivamente di -29,3% e -30%, mentre il settore altro non food contiene la flessione a -9.3 % sullo stesso periodo 2019.

«Il mese di luglio – spiega Mario Maiocchi, direttore centro studi Confimprese – ha purtroppo raffreddato le aspettative di un rapido miglioramento della propensione al consumo. Con una flessione di quasi -28% rispetto all’anno precedente ha mostrato una tendenza alla stabilizzazione del calo registrato nel primo mese pieno di post lockdown (giugno -27%). Lo scenario mostra comunque significativi differenziali nelle dinamiche sia a livello geografico con il Sud a +10% vs Nord-est e Centro sia a livello canale con il travel a -15% vs media Italia».

Quanto a Pta (Primary Trade Area) nel mese di luglio si riscontrano performance negative in tutta Italia e in particolare in alcune location come Fiumara (Genova) che registra un -13% rispetto alla media canale centri commerciali e Milano che segna un -9% rispetto alla media high street con Il Centro -8%, Fiordaliso -7%, Carosello -3%. Sempre rispetto alla media nazionale negativi Roma Est -9%, I Gigli (Firenze) -5%, Adigeo (Verona) -3%. Si confermano in controtendenza, come già nel mese di giugno, Orio Center (Bergamo) che performa il 13% meglio della media paese, seguito da Nave de Vero (Venezia) +7%, Auchan +7%, Forum Palermo +5%.

«Le vendite di luglio 2020 mostrano comunque un incremento del 15% in valore assoluto rispetto a giugno 2020 pur con lo spostamento dei saldi a fine luglio e agosto – chiarisce Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY – L’anno scorso luglio aveva registrato un +15% rispetto a giugno 2019 ma con i saldi attivi. Crediamo che con la lettura congiunta dei dati di luglio e agosto potrà emergere un trend migliorativo rispetto ai valori espressi oggi. Rimane il maggiore impatto subito dalle regioni e dalle città a maggiore vocazione turistica, che difficilmente verrà recuperato».       

Analisi per aree geografiche e province

Con riferimento alle aree geografiche, nel mese di luglio Sud e Isole si confermano over performanti rispetto alla media Italia (+6 punti), limitando la frenata delle vendite nei primi 7 mesi dell’anno a -37,3% (media Italia -40,6%). Il divario tra Sud e Nord-est/Centro è addirittura del 10%.

A livello regionale da segnalare come Calabria e Sicilia, che hanno anticipato l’avvio dei saldi dell’anno al 1° luglio 2020, evidenziano performance mensili significativamente superiori (+10 punti) rispetto alla media italiana: il trend nelle vendite su base mensile risulta però negativo e rispettivamente pari a -14,1% e -16,6%. Il delta tra Toscana e Calabria/Basilicata è pari al 21%.

A livello di province, l’andamento delle vendite evidenzia la maggiore sofferenza delle città a forte vocazione turistica: Venezia e Firenze registrano performance nelle vendite molto inferiori alla media Italia con -7 punti di gap sul progressivo annuo e -14 punti di gap sul mese di luglio, a conferma di una situazione critica che non registra ancora segnali forti di inversione nella tendenza della domanda.

Nelle regioni continua inalterato il primato negativo della Toscana che si conferma la peggiore sia a luglio (-34,6%) sia nei primi 7 mesi (-44%), con la provincia di Firenze e la città di Firenze che chiudono il mese rispettivamente a -40,7% e -42%.

In seconda posizione il Veneto in flessione del 33% (-42,7% nei primi 7 mesi). Nel mese di luglio la provincia di Venezia paga il peso più importante con -41,4% (la città di Venezia si attesta a -46%), seguita dalle province di Padova (-33,6%), Verona (-30,9%) e Vicenza (-25,3%).

Al terzo posto l’Emilia-Romagna (-42,6% nei primi 7 mesi) e Sardegna (-41,3% nei primi 7 mesi) entrambe al -31,1%. Per la regione emiliana la provincia peggiore è Modena (-37%), seguita da Bologna (-33,1%) e Forlì-Cesena (-32,5%).

Al quarto posto con -31% (-41% nei primi 7 mesi) il Lazio, dove la provincia di Roma è in flessione del -32,4% e la città eterna del -34%.

Chiude la top 5 delle peggiori regioni la Lombardia con -29,4% (-43% nei primi 7 mesi). Questa la situazione nelle principali province: Milano -32,5% (Milano città: -42%), Brescia -32,2%, Como -28,2%, Monza -27,3%, Bergamo -26,4%, Varese -25,9%.

A breve distanza troviamo la Liguria al -30% con la provincia di Genova al -32,8%, il Trentino-Alto Adige al -28,1%, la Campania al -26,7% (con le province di Caserta e Napoli rispettivamente al -30,2% e -26,3%).

Il Friuli-Venezia Giulia peggiora rispetto a giugno e chiude luglio a -26,1% con la provincia di Udine a -27,6%. Importante anche la flessione della regione nei primi 7 mesi (-44,4% vs stesso periodo del 2019). Il Piemonte flette del -22,7% con le province di Torino, Cuneo e Novara rispettivamente al -26,8%, -18,4% e -13%.

Uno sguardo alle regioni del Centro mostrano andamenti di poco inferiori al quadro sopra descritto e comunque in peggioramento rispetto a giugno: Umbria (-25,6%), Abruzzo (-28,8%), Marche (-22,6%). Peggiora il Molise con -32,3%. Nel resto d’Italia le regioni con il più forte recupero sono Valle d’Aosta con -19% e Basilicata con -14,6%.

 

Quanto ai canali di vendita, il mese di luglio conferma le macro-dinamiche di giugno: centri commerciali, outlet e highstreet delle grandi città intorno al -32%, meglio le aree periferiche delle grandi città e le città di provincia con -21%. Il travel continua a essere il canale più in sofferenza a -59%, anche se in ripresa rispetto al -69% registrato in giugno.

 

Estate 2020: è boom per il south working. L’analisi di ShopFully

Complice la pandemia, nell’estate 2020 gli italiani sono in larghissima maggioranza rimasti in italia, decisi a sfruttare le località turistiche nostrane.

Proprio questo trend ha innescato il fenomeno del south working, una sorta di smart working in trasferta che permette di coniugare vacanza e lavoro da remoto. Un profilo di questi inediti vacanzieri 2020, molto nostrani e casalinghi, viene tracciato dalla tech company ShopFully, nella sua indagine sui trend di consumo e le abitudini di questa estate post lockdown. 

Come riporta ShopFully, appena l’1,5% degli italiani – infatti – dichiara di aver scelto l’estero come meta per le proprie vacanze, e il 63,5% dichiara che starà in località di vacanza italiane per un tempo maggiore o uguale allo scorso anno.

La mappa del “south working”

Analizzando i propri dati sul traffico delle persone verso i negozi, ShopFully conferma che le località che maggiormente potranno trarre beneficio dal flusso di persone da altre regioni sono quelle marittime, in particolar modo nel Sud Italia: Campania, Puglia e Calabria. Anche al centro e al nord tuttavia non mancano poli di attrazione: nella lista delle mete più ambite per turisti e smart worker risultano infatti anche l’Abruzzo e la Liguria.

La casa lontano da casa

Dalla survey condotta da ShopFully, emerge inoltre che i turisti e gli smart worker di questa estate 2020 seguono un trend comune per gli acquisti: ricreare la “casa lontano da casa”. I dati evidenziano, infatti, il tentativo di riprodurre le comodità che si hanno nella propria prima casa, dotandosi degli strumenti per poter fare ogni attività. Il 41% degli intervistati dichiara di aver effettuato acquisti per rendere la seconda sistemazione più comoda o simile alla prima casa e ben il 79% dei turisti dichiara di aver preferito una casa in affitto o un appartamento rispetto ad un Hotel o a un B&B.

I prodotti più comprati

Rispetto agli anni passati risultano infatti alcune tendenze del tutto nuove tra le ricerche dei prodotti in offerta. Una prima evidenza riguarda indubbiamente i prodotti per poter mantenere la produttività lavorativa inalterata, come ad esempio Notebook, Tablet e Stampanti che crescono rispettivamente del +120%, +50%, +250%; ma emergono anche una maggiore attenzione alla mobilità, con ricerche su biciclette e monopattini elettrici, e all’ammodernamento della seconda casa, dove i prodotti più ricercati sono barbecue, lavastoviglie, tavoli, ventilatori e condizionatori. Molto interessante anche il maggior rilievo che acquistano i prodotti legati al mondo del giardinaggio, che hanno avuto un aumento del +70%. 

Attenzione al risparmio

Ad accomunare turisti e smart worker è anche l’approccio allo shopping. Il 58% dei lavoratori in “south working” e il 43.5% dei turisti dichiara che, rispetto a quando sono nella loro casa abituale, faranno più attenzione a quanto spendono e terranno maggiormente d’occhio le promozioni in corso. Non solo: il 69% dei turisti e il 62% dei south worker dichiara di non aver cambiato le proprie abitudini di spesa rispetto a quando è a casa, con l’81% dei primi e l’88% dei secondi che dichiara di informarsi online e andare prevalentemente di persona a fare shopping nei negozi fisici, segno della immutata importanza che questi ultimi rivestono nella vita quotidiana degli italiani.

“In un momento difficile, è sicuramente una notizia positiva che molti italiani abbiano programmato un’estate nel proprio Paese, colmando almeno in piccola parte l’assenza di turisti” commenta Stefano Portu, CEO e Founder di ShopFully “Questa evidenza e la crescita dello smart working potrebbero offrire occasioni di rilancio per diverse realtà locali dove la domanda interna sta aumentando. In questa fase, molti consumatori fuori sede cercano online negozi e offerte nelle vicinanze. Noi di ShopFully supportiamo questo processo, aiutando i consumatori ad ambientarsi e collegandoli al territorio e i suoi negozi per facilitare gli acquisti.”

Nota metodologica

I dati sono dati ricavati dall’analisi dei 3 marketplace di ShopFully (DoveConviene, PromoQui e VolantinoFacile), delle sue altre app (CardPlus e DoveFila) e della propria piattaforma tecnologica, attraverso cui l’azienda parla a 30 milioni di consumatori, e da una survey che ha visto il coinvolgimento di 8732 cittadini.

Nuovo anno scolastico: ecco le nuove tendenze raccontate da Tiendeo.it

Il rientro a scuola è ormai alle porte e la speranza generalizzta, non esente da timori,è che si possa tornare in presenza. Sarebbe infatti ora di finirla con la DAD.

Le famiglie italiane si stanno già preparando al ritorno cercando materiale scolastico;  ciò che contraddistingue quest’anno rispetto ai precedenti, è l’aumento significativo di interesse a ridurre la spesa al massimo, come conseguenza della crisi economica che si sta attraversando.

Tiendeo.it rivela oggi i principali risultati di uno studio sulla pianificazione e previsione d’acquisto per l’inizio di questo nuovo anno scolastico.

Tagliare i costi è una priorità: aumentano le ricerche di offerte

L’economia delle famiglie italiane e europee in generale, ha risentito in modo significativo della crisi causata dal COVID-19 e risparmiare è diventata una condizione di primaria necessità in molte case. Lo dimostra il fatto che il 69% degli intervistati afferma che cercherà più offerte quest’anno rispetto a quello scorso, e infatti lo sta già facendo. Inoltre i consumatori si aspettano che in questa situazione eccezionale le marche e i negozi mostrino loro solidarietà, offrendo promozioni e sconti più sostanziosi per questo back to school.

Anche gli acquisti avvengono in anticipo e 7 famiglie su 10 hanno già iniziato a comprare, mentre il 7,8% preferisce aspettare l’inizio effettivo delle lezioni.

L’attenzione si concentrerà sui libri di testo (31%) e sul materiale di cancelleria (24%), e a seguire abbigliamento e calzature (20%), che compongono il podio dei prodotti più ricercati nel tentativo di ridurre al massimo la spesa.

“Gli acquisti scolastici quest’anno sono fortemente influenzati dalle promozioni lanciate dai negozi, proprio perché il prezzo diventa più che mai un fattore decisivo nel momento dell’acquisto, a causa dell’esigenza da parte delle famiglie italiane di ridurre i costi. Il retail deve rispondere a questa necessità e mantenere una comunicazione attiva con i suoi clienti attraverso il canale più utilizzato: l’online”, segnala Jaume Molins, Country Manager di Tiendeo Italia.

Il canale digital: protagonista nella pianificazione e nell’acquisto

È evidente che il canale digitale ha raggiunto maggiore protagonismo nelle abitudini d’acquisto a causa del lockdown e che il repentino aumento dell’uso di questo canale si sta stabilizzando: ci troviamo quindi davanti a una tendenza che è arrivata per rimanere.

Così, dallo studio di Tiendeo si evince che circa la metà dei consumatori realizzano online la pianificazione degli acquisti per il back to school, cercando in questo canale le migliori promozioni per risparmiare al massimo.

Inoltre, gli acquisti su internet sono aumentati e il 41% dichiara che comprerà parte del materiale scolastico necessario sfruttando questo canale, senza però togliere importanza ai negozi fisici, che continuano ad essere i principali centri d’acquisto, visto che il 41% prevede di realizzare la spesa scolastica nei centri commerciali in virtù dell’ampia gamma di prodotti offerti, mentre il 36% preferisce riporre la propria fiducia nei negozi specializzati.

Tonno in scatola: crescono i consumi, ma sempre in ottica sostenibile

Nei mesi clou della pandemia il tonno in scatola ha registrato un incremento delle vendite a volume pari al +33,6% (Fonte: Iri), ma questa propensione non ha fatto dimenticare agli italiani  l’importanaza della sostenibilità anche per questa categoria di prodotti. Come rileva infatti l’indagine dell’Istituto Ixè realizzata per lOsservatorio Nutrizione e Benessere – promosso da Nostromo in collaborazione con ANDID, Associazione Nazionale Dietisti – il 71% dei consumatori ritiene che il concetto di sostenibilità sia importante anche per la pesca e per la produzione di tonno in scatola e di conserve ittiche in generale. La percentuale sale al 78% tra i più informati, 76% per chi mangia tonno in scatola una volta la settimana e 72% tra chi sceglie questo prodotto qualche volta al mese.

Nell’ambito delle conserve ittiche, la sostenibilità riguarda innanzitutto i metodi di pesca: per il 42,3% del campione di ricerca le aziende produttrici dovrebbero garantire il rispetto dei periodi di pesca e delle dimensioni del pescato, ed evitare pratiche poco rispettose del mare e della biodiversità, come la pesca a strascico. In seconda battuta, per il 13,3% degli intervistati, è importante l’impiego di confezioni amiche dell’ambiente (riciclabili, riutilizzabili, biodegradabili). Tra i più giovani questa sensibilità raggiunge il 33% degli intervistati, attenti anche al tema della riduzione dell’inquinamento del mare (25%) sia nella fase di pesca che in quella di lavorazione, mentre il dato medio su questo argomento si attesta al 12,2%.

Gli italiani intervistati confermano la rilevanza di questa tematica anche dichiarandosi disponibili a pagare in media l’8,5% in più per un prodotto “sostenibile”, mentre un consumatore su otto arriverebbe a spendere anche oltre il +10%.

In riferimento ai dati rilevati dall’indagine Ixè, ANDID sottolinea che “L’impegno in termini di sostenibilità rappresenta senza dubbio un plus importante per l’intero settore agroalimentare e proprio sulla filiera ittica sono stati avviati importanti progetti. È però necessario che le aziende lavorino sulle buone pratiche e sulla buona informazione, condividendo con il consumatore il proprio impegno ambientale e a garanzia di prodotti di qualità.”

Gli obiettivi del gruppo Calvo

E partendo da una visione che integra responsabilità, innovazione ed eccellenza, Gruppo Calvo – di cui Nostromo fa parte dal 1993 – ha predisposto un ambizioso programma, presentato nel 2019, che definisce 17 obiettivi di sostenibilità da raggiungere entro il 2025 in materia di protezione degli oceani, dell’ambiente e delle persone.

Una roadmap il cui grado di avanzamento è verificato annualmente da organismi indipendenti e consultabile su grupocalvo.com, con obiettivi definiti e misurabili distinti per ciascuna delle tre aree individuate:

  • Oceani. Tonno proveniente per il 100% da una pesca responsabile e sostenibile per tutti i brand del Gruppo; 100% dei prodotti finiti tracciabili fin dal momento della pesca (luogo, imbarcazione, specie, porto di approdo e stabilimento di lavorazione); riduzione del numero di FAD (Fishing Aggregating Devices) a 300 per peschereccio (dagli attuali 359 e a fronte del limite legale di 450) con impiego di dispositivi 100% biodegradabili; crescita dal 16% al 30% di catture senza l’utilizzo di FAD; progettazione di programmi di collaborazione per il miglioramento della gestione dei rifiuti in mare, con particolare attenzione allo smaltimento della plastica.
  • Ambiente. Anche l’efficienza è una priorità, e in questo senso Gruppo Calvo si impegna a ridurre del 10% il consumo di acqua ed energia, e le emissioni per tonnellata prodotta; ad accrescere dal 14% al 50% l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili; a valorizzare i rifiuti generati nel corso del processo produttivo per arrivare all’obiettivo “zero rifiuti” in discarica; a impiegare confezioni riciclabili al 95%, con una percentuale di materiali utilizzati per la produzione provenienti da fonti riciclate o certificate come sostenibili all’85%.
  • Persone. Crescita della presenza femminile nel direttivo dal 20% al 30%; aumento dal 37% al 44% di donne nel middle management aziendale; raggiungimento del 100% di audit sociali e ambientali effettuati su fornitori ad alto rischio di conformità; riduzione del 10% degli infortuni sul lavoro sia in termini di frequenza che di gravità. Tra gli impegni del Gruppo nei confronti delle persone, inoltre, il garantire che il 100% dei propri prodotti continui a essere sano e nutriente.

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare