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Italiani sempre più coinvolti nel Black Friday, ma sei su dieci andranno in negozio

Feste importate sì, ma con personalizzazione: siamo  sempre originali noi italiani e lo confermiamo anche negli acquisti della giornata più americana e consumistica che c’è, il Black Friday, che quest’anno “cade” il 24 novembre. La giornata nata come trampolino di lancio alle spese natalizie, incentivate da offerte straordinarie, sarà quest’anno ancora più gettonata anche alle nostre latitudini, con l’86% degli intervistati secondo un sondaggio di DoveConviene che ha dichiarato di avere in programma di usufruire delle offerte del Black Friday (+4% sul 2016). Ma, se informarsi online è un must (lo farà il 71% degli interessati contro un 29% di chi lo fa offline), la maggior parte degli acquisti avverrà in negozio, dove si recheranno sei consumatori su dieci (il 61%), mentre “solo” il 39% acquisterà online.

In linea con il 2016, gli italiani faranno acquisti per la famiglia (57%) e per se stessi (42%). Agli amici ci pensa, invece, solo l’1% dei rispondenti. Tra le motivazioni degli acquisti c’è il desiderio di concedersi qualche piacere personale, ma soprattutto la volontà di anticipare i regali di Natale (58%).

 

Moda prima, elettronica seconda

Ma cosa compreranno gli italiani in occasione del Black Friday quest’anno? Se tra le categorie più ambite del 2016 c’erano l’elettronica (24%), l’abbigliamento (23%) e i giochi per i più piccoli (10%), nel 2017 le carte si mescolano e troviamo in vetta alla classifica la moda (31%), seguita da articoli di elettronica (17%) ed elettrodomestici per la casa (11%).

La previsione di spesa è di fascia medio alta: si attesta tra le 50 e le 100 euro per il 29%, tra i 100 e i 200 euro per il 26% e tra i 200 e i 400 euro per il 19%. Un 12% si dichiara anche disposto a spendere oltre 400 euro, in crescita rispetto al 2016 del 200%.

Tra i metodi di pagamento preferiti si segnala il grande sorpasso della carta di credito (utilizzata dal 40% degli acquirenti), che supera di misura i contanti (39%) mentre nel 2016 i contanti erano al 38% e la carta di credito al 32%.

Al sondaggio DoveConviene hanno partecipato oltre 6.000 maggiorenni. Il campione è rappresentato in prevalenza da utenti donne (63%) e ha coinvolto principalmente la fascia 32-40 anni (33%) e la fascia 41-60 anni (29%), seguita dalla fascia 26-31 anni (21%).

DoveConviene – conosciuta all’estero come ShopFully International Group – fondata nel 2010 da Stefano Portu e Alessandro Palmieri, è la piattaforma digitale su cui oltre 10 milioni di utenti italiani (e 30 milioni di utenti a livello globale in nove Paesi: Italia, Spagna, USA, Brasile, Messico, Indonesia, Francia, Australia e Nuova Zelanda) si preparano via smartphone a fare acquisti nei negozi vicino casa risparmiando tempo, denaro e trovando i propri prodotti preferiti. La piattaforma mette a disposizione di ciascun utente tutte le offerte e le informazioni degli store attorno a sé e consente di creare shopping alert personalizzati e georeferenziati.

Ecco Fico Eataly World, le filiere italiane pensate in grande

Un gigantesco supermercato, una faraonica food hall, una decorativa fattoria didattica: partirà il 15 novembre l’attesissimo Fico Eataly World, il progetto di Oscar Farinetti a Bologna nell’area del CAAB che ha l’ambizione di diventare una tra le prime destinazioni turistiche italiane (l’obiettivo è arrivare a 6 milioni di visitatori l’anno, di cui 2 milioni stranieri) e una vetrina permanente della produzione alimentare del nostro Paese. Una sorta di Expo permanente. Ieri l’anteprima per la stampa. Oltre agli orti, agli allevamenti e alle coltivazioni il “parco” (più struttura che parco invero) di estende su 100.000 metri quadrati progettati dall’architetto Thomas Bartoli:  2 ettari di campi e stalle all’aria aperta, con 200 animali e 2.000 cultivar e 8 ettari coperti con 40 fabbriche di alimentari gestite da brand di primo piano, dal partner storico Lavazza a Balocco, da Venchi a Grana Padano, Parmigiano Reggiano e Amadori, tanto per citarne alcuni.
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I luoghi di ristoro sono per tutte le tasche e vanno dal più basico street food al ristorantini di carne e pesce, dal vegetariano a Cinque, il ristorante dello stellato Enrico Bertolini. Ma ci sono anche gelaterie, pasticcerie e bar.
 
Un gigantesco Eataly
Sono 9.000 i metri quadrati dedicati alle botteghe e al mercato con il meglio dei prodotti e del design per la buona tavola. Ci sono aree dedicate allo sport, ai bimbi, alla lettura e ai servizi; 6 aule didattiche e 6 “giostre” educative; un centro congressi modulabile da 50 a 1.000 persone, con spazi per teatro e cinema (i film in visione sono stati girati dagli allievi del Centro sperimentale di cinematografia di Milano diretto da Maurizio Nichetti); mentre sono previsti corsi ed eventi per animere tutti gli spazi di FICO. 
Dalla Stazione centrale di Bologna sono previsti autobus “vestiti” con i colori di FICO, che entreranno in servizio di linea dal 14 novembre. Costo (che ha già sollevato qualche polemica, di 5 euro a corsa).
Il Comune di Bologna è promotore del progetto FICO Eataly World, che sorge nell’area del CAAB, società partecipata all’80% dal Comune, di cui sono parte anche la Camera di Commercio di Bologna, la Regione Emilia Romagna e Città Metropolitana. FICO EATALY WORLD è la società nata per la realizzazione, la gestione e la promozione, in Italia e all’estero, del parco FICO Eataly World. È detenuta da Eataly insieme a Coop Alleanza 3.0 e Coop Reno, cooperative di consumatori del sistema Coop.

Pagamenti sempre più easy, con guanto o spilletta con Visa alle Olimpiadi invernali

Si spinge sempre più in là nel senso della semplicità e velocità l’esperienza dei pagamenti, e come era già avvenuto a Londra con il contactless Visa scende in campo e utilizza l’occasione dei Giochi Olimpici e Paralimpici, di cui è partner, per lanciare la prossima frontiera: il pagamento tramite wearables, i dispositivi indossabili. Proposti in tre versioni: guanti, sticker e spille commemorative, saranno abilitati ai pagamenti contactless con tecnologia NFC e saranno utilizzabili da spettatori e atleti delle prossime Olimpiadi invernali di Pyeongchang, in Corea del Sud.

«Stiamo lavorando alacremente per trasformare l’esperienza di pagamento di tutti coloro che parteciperanno ai Giochi 2018 di Pyeongchang – spiega Iain Jamieson, Corea country manager di Visa -. Ci siamo adoperati e lavoriamo senza sosta per assicurare che tutti i siti Olimpici siano equipaggiati con i più innovativi sistemi di pagamento, affinché i nostri clienti e ospiti possano vivere la migliore delle esperienze possibili presso le aree interessate dai Giochi».
I tre dispositivi, prodotti in collaborazione con Lotte Card, la divisione finanziaria del gigante sudcoreano del Retail, Lotte Department Store, saranno disponibili in Corea del Sud dal 9 novembre.
I guanti, necessari quando la temeperatura è ben sotto lo 0 come avverrà a Pyeongchang durante i Giochi, saranno abilitati al pagamento contactless grazie a un chip con interfaccia duale completato da un’antenna contactless in grado di effettuare acquisti nei siti olimpici e nei terminali compatibili di tutto il mondo. Saranno venduti con somme precaricate di 30mila o 50mila won sudcoreani (circa 23 e 38 euro).
Gli sticker sono equipaggiati anch’essi con chip e antenna NFC e possono essere attaccati a qualsiasi oggetto consentendo pagamenti contactless. Hanno otto diversi design tra cui Soohorang, la mascotte ufficiale dei Giochi, e saranno precaricati di varie somme dai 30mila ai 200mila won. Stesso funzionamento per le spille commemorative, dal costo di 5mila won e precaricabili con somme dai 30mila ai 50mila won.

Testimonial dell’iniziativa è Mikaela Schriffin, oro olimpico Usa e membro del Team Visa: «In qualità di atleta invernale Olimpico, per me è importante collaborare con un brand come Visa che, non solo supporta un folto gruppo di atleti di diverse discipline, ma consente anche a noi del Team Visa e ai fan di vivere un’esperienza indimenticabile per i propri acquisti ai Giochi. Le spille Olimpiche sono da sempre ricercatissime dai collezionisti, ma quelle di Visa, quest’anno, superano tutte le aspettative».
Oltre ai wearable, Visa sta predisponendo e gestendo l’intera infrastruttura e rete di pagamento in tutti i siti Olimpici, compresi oltre 1.000 terminali POS contactless abilitati sia all’accettazione di pagamenti con telefonini, tablet e altri dispositivi mobili sia all’accettazione di pagamenti con wearable.

Un flagship per Urban Outfitters a Milano, nell’ex Fiorucci

Il corner di Urban Outfitters ad Annex Rinascente.

Urban Outfitters arriverà a Milano con un flagship in uno degli spazi più iconici del retail della moda milanese, il grande negozio multipiano in piazza San Babila dove nacque negli anni ’70 Fiorucci e successivamente occupato da uno store H&M chiuso all’inizio di quest’anno.

Il contratto di locazione è stato firmato con Cushman & Wakefield, incaricata da InvestiRE SGR della transazione high street, a testimonianza che il mercato Retail italiano continua ad attrarre marchi a livello globale di alto profilo.

«Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo incarico, abbiamo da subito valutato quali brand internazionali già presenti in altri mercati europei non erano ancora entrati in Italia e quali tra questi potevano essere ideali per le caratteristiche di questo immobile. Siamo sempre stati molto fiduciosi di poter trovare un brand prestigioso quale Urban Outfitters, che permettesse di valorizzare questo asset su corso Vittorio Emanuele» hanno commentato Thomas Casolo, International Partner, Head of Retail di Cushman & Wakefield Italia e Matteo Alessandrino, Partner del dipartimento Retail.

I dettagli dell’apertura non sono ancora stati rivelati. Il brand è già in Italia, sempre a Milano, dall’inizio del 2015 con un corner nello spazio Annex di Rinascente Duomo. Il brand statunitense è nato nel 1970 per iniziativa di Richard Hayne, Judy Wicks e Scott Belair, ed è oggi una multinazionale che controlla diversi marchi. Oltre a Urban Outfitters, Anthropologie, Free People e Terrain. L’azienda ha chiuso il primo semestre 2017 al 31 luglio con ricavi per oltre 1,6 miliardi di dollari, di cui 608 milioni con Urban Outfitters.

La proposta affianca capi, accessori e oggetti di design dal gusto hipster. Tra i nuovi mercati di Urban Outfitters nel mondo oltre all’Italia c’è Israele, dove l’azienda aprirà a breve un negozio, a Tel Aviv all’interno del Dizengoff Center.

Viaggiator Goloso torna all’Anno Mille con il suo riso da Oasi Controllata

Viaggiator Goloso torna al passato per guardare al domani, inserendo nel suo assortimento il Riso Anno Mille, una nuova linea di riso naturale, vera scommessa di agricoltura integrata realizzata presso l’oasi neorurale della Cassinazza, in provincia di Pavia, a 15 km dal Duomo di Milano.

La Cassinazza è un comprensorio territoriale rurale dove è stata rigenerata la biodiversità dell’anno Mille, grazie a un’accurata gestione agricola che mira a migliorare la qualità del paesaggio, la biodiversità e la sostenibilità ambientale della produzione. Facile dunque comprendere la genesi del nome Anno Mille.

La linea si compone di tre prodotti – Carnaroli, Arborio (variante Volano) e Rosa Marchetti – ideali per preparare ogni tipo di pietanza dall’antipasto al dolce.

  • Riso Carnaroli il Viaggiator Goloso ANNO MILLE: Definito dagli esperti “Il principe, il riso per eccellenza”, il Carnaroli è stato creato negli anni ‘40 a Paullo (Milano) dall’agronomo Devecchi, incrociando le varietà Lencino e Vialone nano. Dopo le difficoltà iniziali nella coltivazione, il risultato ottenuto è stato sorprendente: un riso che contiene più amido rispetto alle altre varietà, più sodo e con un chicco più lungo. La tenuta in cottura del Carnaroli è la migliore rispetto a tutte le altre tipologie. Il riso Carnaroli il Viaggiator Goloso Anno Mille è autentico e puro: il seme, infatti, non è contaminato da varietà minori quali ad esempio Keope, Carnise e Carna che, seppur ammesse per legge all’interno della categoria Carnaroli, contribuiscono a variare le peculiarità del chicco.
  • Riso Arborio (variante Volano) il Viaggiator Goloso ANNO MILLE: creato dall’agronomo e risicoltore Domenico Marchetti negli anni 40 nell’omonimo comune del vercellese, l’Arborio è caratterizzato da chicchi grandi e dalla straordinaria capacità di assorbire acqua (4 o 5 volte il suo peso). Il riso Arborio il Viaggiator Goloso Anno Mille saprà conquistare anche i palati più esigenti e diventerà un ottimo alleato in cucina.
  • Riso Rosa Marchetti il Viaggiator Goloso ANNO MILLE: L’origine di questa particolare tipologia di riso è avvolta dal mistero. Domenico Marchetti, lo stesso creatore dell’Arborio, scova casualmente negli anni ‘60 delle spighe nella sua risaia destinata alla ricerca e decide di isolarle. Dopo una decina d’anni propone questa nuova varietà di riso al mercato, denominandolo in questo modo in onore di sua moglie, la signora Rosa. Il chicco è di pezzatura media, semifino, trasparente e vitreo da crudo, ma diventa grigio perla dopo la cottura che ne raddoppia il volume. Il riso Rosa Marchetti il Viaggiator Goloso è adatto per la preparazione di minestre e dessert.

La linea di riso ANNO MILLE sarà disponibile in tutti i punti vendita Unes, U2 Supermercato e il Viaggiator Goloso dal 6 novembre al prezzo di 2,90 euro la confezione e sarà acquistabile inoltre presso gli store Iper La grande I.

Viaggiator Goloso, il marchio

Sei anni di trend tutto in ascesa per VG, passato da quota 1% del 2010 a stime dell’11% per il 2017 (anche se voci ben informate parlano di una quota più alta…).

Mentre all’orizzonte, per il 2018, l’obiettivo a valore è di 120 milioni di euro.

Sono 657 le referenze in vendita, di cui 112 biologiche e 4 di specialità. Se a queste si aggiungono quelle in fase di progetto si raggiunge quota 876.

 

Ki-Best 2017: i vincitori dell’Open-Inn Retail Award 2017

Si è tenuto a Milano il Ki-Best 2017, appuntamento annuale di Retail Tour Virtuale, un viaggio attraverso tendenze e aree Retail innovative e di successo visitate da Fabrizio Valente e dal team di Kiki Lab nell’ultimo anno a Dubai, Londra, Nizza, Düsseldorf, New York, Parigi, Sydney e Copenhagen.

Ad arricchire l’evento le testimonianze aziendali di NAU!, ClioMakeUp, LastMinuteSottoCasa e Mondadori Retail.

Fabrizio Valente, founder e Amministratore Delegato di Kiki LabEbeltoft Italy, ha presentato numerosi casi rappresentativi di 4 tendenze principali (Brand Intensity, Smart Shopping, Responsibility e Interactions,), partendo da una selezione di oltre 300 aree retail visitate nell’ultimo anno.

Il premio

Nel corso del convegno sono stati inoltre premiati i vincitori della 1a edizione dell’Open-Inn Retail Award 2017, il primo premio per le ‘open-innovation’ dedicate al Retail. Il riconoscimento annuale ha l’obiettivo di premiare il valore aggiunto apportato da idee di business innovative come stimolo di miglioramento dell’offerta al cliente in tutti i luoghi del commercio.

‘È  sempre più importante rinnovarsi per stare al passo con i cambiamenti e grazie all’evento siamo riusciti a fare incontrare realtà imprenditoriali molto interessanti, che hanno ideato progetti specifici per il retail, con i Retailer stessi, che hanno così avuto modo di scoprire novità autentiche da implementare in store e di valutare partnership alternative.’ – ha affermato Valente.

I progetti sono stati valutati da un’ampia giuria che comprende manager, professionisti ed esperti del Retail e di innovazioni in ambito tecnologico e digitale, tra i quali Mario Gasbarrino, Amm. Del. Unes, Franco Manna, Pres. Gruppo Sebeto – Rossopomodoro, Benedetto Lavino, Amm. Del. Bottega Verde, Pierluigi Bernascono, Amm. Del. Mondadori Retail, Diego Toscani, Amm. Unico Promotica (elenco completo su www.openinnRetailaward.it).

Vincitori Premi Giuria (descrizione dei progetti nell’allegato)

  • Disruptive Retail Iot (Hooro)
  • RetailerIn (ThinkInside)
  • Smart Eco Transport (SiWeGo)
  • Xensify Tracking and Customer Analysis (Xensify)

 Vincitori Categoria (descrizione dei progetti nell’allegato)

  • Coop Academy (Nova Coop)
  • Get Your Bill (Ultroneo)
  • Staples Easy Button (IBM)
  • Washt (Mym)

Dalla scienza alla trasparenza, cinque tendenze food per il 2018

Le tendenze alimentari sono in continua evoluzione, spinte dalle mode nate sui social, da chef creativi e da programmi e nuovi prodotti. Ogni anno puntuale arriva una classifica dei trend e questo di Mintel è la prima della lista per il 2018. Ecco come mangeremo, o cosa sarà nei nostri pensieri il prossimo anno in fatto di cibo secondo la società di ricerche americana.
Niente si rivoluzionario, ma piuttosto aggiustamenti di filoni già presenti da alcuni anni. Come la tracciabilità e la trasparenza, a qualsiasi livello di prezzo. L’alimentazione oggi più che mai è percepita non come semplice necessità nutritiva, ma come un mezzo per assolvere alle proprie necessità fisiche ma anche emozionali e psicologiche. E, se si cerca l’emozione, le consistenze particolari certamente risvegliano interesse. Sullo sfondo, la crisi alimentare prospettata da un aumento della popolazione mondiale e dal continuo prosciugamento delle risorse del pianeta che si cercherà di contrastare ingegnerizzando l’agricoltura e trasferendo in laboratorio la produzione di certi alimenti a bassa sostenibilità, prima fra tutte la carne. Sul fronte della distribuzione, la proliferazione dei canali di vendita alimentari porterà a un aumenta della personalizzazione di prodotto.
Ecco i 5 trend del 2018 secondo Mintel.

 

Trasparenza totale
Aumenta la diffidenza del consumatore che sempre più chiede rassicurazioni non solo sulla provenienza di un alimento e sula sua salubrità ma anche sulla sostenibilità dell’intero processo, cui si chiede una sorta di “patentino etico”. “La prossima onda dell’etichetta pulita sfiderà i produttori e i distributori a democratizzare la trasparenza e la tracciabilità in modo che i prodotti siano accessibili a tutti i consumatori, indipendentemente dal loro reddito”.

 

Pratiche alimentari autoimposte

La vita è sempre più frenetica e stressante, e l’alimentazione diventa il luogo dove trovare un bilanciamento e un equilibrio. Da qui una serie di prescrizioni anche auto imposte e la ricerca di cibo e bevande che incontrino il proprio desiderio di positività, da incorporare nella propria e sempre più personale definizione di benessere e salute.

 

Nuove Sensazioni

Secondo Mintel, “le consistenze sono il più recente strumento per coinvolgere i sensi e assicurare esperienze degne di essere vissute”.
Il 2018 sarà l’anno delle consistenze inaspettate che donano suoni, sensazioni e soddisfazione nuove. Una vera e propria “ricerca di esperienze reali” specie da parte delle generazioni più giovani, “che cercano connessioni con il mondo reale, e anche momenti da condividere sia di persona sia online”.

 

Trattamento preferenziale
La personalizzazione è già qui, portata dalla diffusione della spesa online e dalle opportunità tecnologiche che offre, dalle promozioni mirate ai servizi di abbonamento e di riordino automatico. Le opportunità per le insegne sono molteplici: “la tecnologia può portare a raggiungere nuovi livelli di efficienza, ma anche a creare prodotti suggerendo combinazioni e accostamenti e, in ultima istanza, a rendere la spesa ancora più semplice e immediata, efficiente e conveniente che mai”.

 

Il ruolo della scienza

Una rivoluzione tecnologica sta investendo (anche) la filiera agroalimentare, con nuove aziende che sperimento la produzione in laboratorio anziché nei campi (dove comunque anche qui sta entrando la tecnologia 2.0).
“Mentre i laboratori e cibi e bevande sintetici stanno emergendo solo ora, la tecnologia alla fine sarà utilizzata per progettare prodotti migliori dal punto di vista nutrizionale, il che aumenterà la base di consumatori di alimenti progettati in laboratorio oltre le persone con una coscienza ambientalista, per raggiungere persone alla ricerche di consistenza, efficacia e purità negli ingredienti”.

 

«Nel 2018, ci saranno grandi opportunità per produttori e distributori che vogliono aiutare i consumatori a riconquistare la fiducia nel cibo e nelle bevande e alleviare lo stress attraverso diete bilanciate ed esperienze alimentari memorabili. Inoltre, sta nascendo un capitolo eccitante nel quale la tecnologia aiuterà le marche e i retailer a creare connessioni personalizzate con i consumatori, mentre compagnie intraprendenti stanno usando la scienza per creare una nuova generazione di alimenti e bevande sostenibili» sintetizza Jenny Zegler, Global Food and Drink Analyst di Mintel,

DuePiù (Végé) punta sul Drug nel Nord-Est, con Sirene Blu e Kuadrifoglio

Salgono a 93 i punti vendita Due.Più a insegne Sirene Blu e Kuadrifoglio nel canale specializzato Drug in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Lombardia, frutta del piano di espansione della società consortile socia di Gruppo Végé. La più recente apertura riguarda il drugstore di 600 metri quadri a insegna Sirene Blu a Tarcento (Ud) in via Olinto Marinelli 6. La formula proposta si basa su ampiezza di assortimento nel beauty e home care, allargato al benessere e al pet-care, esperienza d’acquisto dedicata e convenienza.
Prossimo step a gennaio 2018 quando debutterà un punto vendita in provincia di Vicenza, a conferma della volontà del Consorzio di rafforzare il proprio presidio su un territorio, il Veneto, dove il canale self service Drug è contrassegnato dalla presenza di insegne competitive a livello nazionale ed è tutt’ora in piena effervescenza.
I nuovi punti vendita vanno ad aggiungersi alle aperture realizzate da DuePiù nel corso del 2017 ad Arsego (350 metri quadri), nel padovano, e a Tripoli-San Giorgio di Mantova (500 metri quadri) nell’hinterland di Mantova per quanto riguarda l’insegna Kuadrifoglio, e a Padova (430 metri quadri) e Belluno (600 metri quadri) per l’insegna Sirene Blu.
La strategia di rafforzamento, intrapresa all’inizio dell’anno, ha portato da 88 a 93 i punti vendita, e persegue coerentemente il piano di sviluppo territoriale delle due reti che fanno capo al Consorzio DuePiù, nato nel 2008 come sodalizio tra le imprese Centrodet S.p.A. di Resana (TV) e Rossi S.r.l. di Campodarsego (PD), consorziatesi allo scopo di implementare una negoziazione con l’industria che potesse ottimizzare la crescita e lo sviluppo delle rispettive insegne: Sirene Blu e Kuadrifoglio.

Tutto ciò si traduce in un’espansione a Nordest e in un ulteriore consolidamento della presenza di Gruppo VéGé nel comparto degli specializzati Drug, dove già opera attraverso le imprese socie Gargiulo & Maiello S.p.A., Bava Srl, Detercart Lombardo e i consorzi Comipro ed In.Prof.
«Stiamo mantenendo i propositi formulati a gennaio scorso, quando abbiamo ufficializzato l’adesione a Gruppo VéGé. Avevamo un percorso di crescita da attuare: fare rete e diventare più grandi per fornire servizi migliori ed essere competitivi in un canale dove le realtà specializzate locali o regionali ormai si confrontano con i colossi della GDO. Siamo più che mai convinti che la strada imboccata sia quella giusta, e le nuove aperture ne sono la dimostrazione concreta» dichiara Giulio Muner, Direttore Commerciale di consorzio DuePiù.
«In meno di un anno abbiamo visto confermato dai fatti quanto avevamo apprezzato sin dal primo approccio con i responsabili del consorzio DuePiù: una realtà solida, ben radicata nel territorio, dotata di format di vendita estremamente validi e con un potenziale di crescita ancora da esprimere – commenta Nicola Mastromartino, Presidente di Gruppo VéGé -. Per questo siamo entusiasti di affiancare e sostenere DuePiù nella sua brillante politica di espansione in un contesto regionale e di mercato che, a nostro avviso, offrono ancora importanti margini di sviluppo alle organizzazioni che sapranno mettere in campo le giuste sinergie in termini di servizi, assortimenti e convenienza per il cliente finale».

Con l’eCommerce consegne a +69% nel 2021, richiesti più spazi per la logistica urbana

Aumenta l’eCommerce esponenzialmente (si prevede un incremento del 69% del volume di consegne entro il 2021) e cresce il bisogno di consegne nell’ultimo miglio, di conseguenza si registrerà nelle principali città europee un forte incremento della richiesta di spazi per la logistica urbana. Lo riporta una recente ricerca di Cushman & Wakefield, che nel report Urban Logistics utilizza il “Modello di Spazio Urbano” sviluppato in collaborazione con P3 Logistic Parks per quantificare la richiesta totale di spazi urbani per la logistica nei più importanti mercati europei dell’eCommerce, in base ai volumi attuali e futuri delle vendite online.

 

Londra la più richiesta, a Madrid e Barcellona il maggior incremento

In termini di popolazione e potere di acquisto, è senz’altro Londra il più importante e maturo mercato dell’eCommerce in Europa, con una richiesta attuale di spazi urbani per la logistica di 870.000 metri quadri. Si prevede che nel 2021 la richiesta supererà gli 1,2 milioni di metri quadri (+42%). 

RICHIESTA DI SPAZI URBANI PER LA LOGISTICA IN ALCUNI MERCATI EUROPEI
Fonte: P3 Logistic Parks e Cushman & Wakefield.

 

Segue la Germania, secondo mercato chiave dell’eCommerce in Europa, sia per il numero di grandi città sia per il vantaggio acquisito dallo shopping online rispetto al resto del continente. Si prevede che la richiesta di spazi nei mercati tedeschi aumenterà del 77%, ciò nonostante i 370.000 metri quadri di spazi richiesti a Berlino, il mercato più importante tedesco, saranno meno di un terzo di quelli richiesti a Londra.

I mercati europei dell’eCommerce meno maturi beneficeranno dalla forte crescita delle vendite online che faranno aumentare i livelli della domanda entro il 2021. Il più elevato incremento della domanda in termini percentuali è previsto in Spagna, con Madrid e Barcellona che registreranno un incremento del 102% toccando rispettivamente i 360.000 e 167.000 metri quadri. La richiesta di spazi urbani per la logistica a Varsavia, un mercato relativamente piccolo che ha superato le previsioni di crescita dei volumi dell’eCommerce negli ultimi due anni, dovrebbe aumentare del 90% passando dagli attuali 43.000 metri quadri agli 82.000 previsti entro il 2021.

Per Milano, unica città italiana presa in considerazione dalla ricerca, è prevista una crescita del 75,5% nella richiesta di spazi urbani per la logistica, passando dagli attuali 73.000 ai 130.000 metri quadri circa stimati nel 2021.

Il report mostra anche che il costo delle consegne urbane è elevato e rappresenta fino al 50% del costo della supply chain in Europa per un totale di 70 miliardi di euro e con una previsione di crescita del 7-10% nei prossimi cinque anni. Le soluzioni immobiliari sono attualmente offerte nelle zone periferiche e non all’interno delle città, sia per il valore più elevato delle possibili destinazioni alternative, sia per l’opposizione esercitata dagli stakeholder cittadini nei confronti della logistica.

«Considerando che vengono fatti sempre più acquisti online, è fondamentale che le nostre grandi città abbiamo la capacità di gestire l’aumento del volume delle consegne in tutta Europa – dice Lisa Graham, Head of Logistics Research & Insight di Cushman & Wakefield EMEA -. Secondo il nostro Modello di Spazio Urbano ci sarà una crescita sostanziale in tutta Europa. In prospettiva, sarà fondamentale per i retailer online e per gli spedizionieri utilizzare spazi urbani per la logistica per soddisfare le crescenti aspettative dei clienti in termini di rapidità e affidabilità delle consegne, e allo stesso tempo per ridurre i costi al fine di giustificare canoni di locazione più elevati»

 

Surgelati, un mercato in ascesa. Verdure, pesce e pizza in pole position: i dati IIAS

Se è vero che dopo cinque anni di consumi alimentari in crisi, il carrello torna  sorridere (+2,5% nei primi 6 mesi dell’anno), è vero pure che i surgelati sono ampiamente responsabili di questa risalita, facendo registrare nel retail un incremento dei consumi superiore anche alla crescita del settore alimentare, con un positivo +2,9%, dopo un 2016 sostanzialmente “flat” (+0,1%), pari a quasi 330 mila tonnellate consumate, nel solo canale Retail. Queste le principali evidenze del “Rapporto sui Consumi dei prodotti surgelati, realizzato dall’ IIAS – l’Istituto Italiano Alimenti Surgelati.

Tuttavia la ripresa del 2017 affonda già le sue radici nell’anno precedente, in cui i consumi aveno già iniziato a stabilizzarsi.

“Già nel 2016  – spiega infatti Vittorio Gagliardi, Presidente dell’IIAS –  il settore dei surgelati aveva segnato un andamento migliore rispetto a quello dell’alimentare in generale, che si era fermato a un -0,5%. Nei primi mesi di quest’anno le cose stanno andando ancora meglio e la tenuta positiva del comparto che è stata costante anche durante i precedenti anni di profonda crisi economica, ha fatto di questi prodotti non più degli alimenti ‘emergenziali’, ma dei veri coprotagonisti della dieta degli italiani. Questo, sicuramente, grazie alla capacità di innovare tipica di questo settore, che ogni anno – in media – fa contare un 30% in più di nuovi prodotti sul mercato. Ma anche grazie alla qualità organolettica dei prodotti, alla disponibilità in ogni stagione, alla velocità di preparazione, alla valenze nutrizionali, a una etichettatura precisa e trasparente, nonché a una lunga durata nel freezer di casa: plus che ne fanno prodotti ideali per la dieta di tutti i giorni”.

Consumo pro capite

Nel 2016, in Italia è stato pari a 13,69 kg (contro i 13,55 del 2015, +1%). Sono state circa 24.700.000 le famiglie italiane (95,6% del totale) che hanno acquistato surgelati e lo hanno fatto in media 2 volte al mese (24 acquisti all’anno), per un valore complessivo del mercato di 4,5 miliardi di euro. Un consumo che, peraltro, appare non più appannaggio delle sole regioni del Nord Italia: Nord-est (32,9%), Nord-ovest (20,1%), Centro (26,3%) e Sud (20,7%).

I mercati più performanti

Il segmento dei vegetali resta uno tra i più amati dai consumatori: nel 2016 ne sono state consumate complessivamente, tra retail e food service, 395.500 tonnellate (+0,6% vs. 2015), mentre nei primi 8 mesi del 2017, complice anche l’esplosione di nuove tendenze alimentari come il biologico o il forte incremento di vegetariani e vegani, la crescita, nel solo canale Retail, ha già toccato quota +4,1% (con un rimarchevole +7,8% per le zuppe e i minestroni ricettati).

Non da meno risultano le performance del settore ittico: 108.000 le tonnellate consumate in totale nel 2016 e ben 61.958 quelle acquistate da gennaio ad agosto 2017 nel solo Retail, con una crescita del +4,4%. A riprova della sempre più accentuata propensione degli italiani a ridurre il consumo di carne (soprattutto nelle preparazioni surgelate), prediligendo spesso il pesce – al naturale, panato, pastellato, in bastoncini – apprezzato per la valenza nutrizionale, la leggerezza e la sicurezza garantita dalla massima trasparenza in etichetta.

Anche pizze e snack mostrano segnali molto positivi, confermandosi una vera alternativa al pasto principale. Circa 89.600 sono state le tonnellate consumate, tra retail e food service, nel 2016 (+4,2% rispetto al 2015), in crescita anche in questo 2017 (+4,6% nel solo retail). Un dato positivo che si spiega anche grazie alle importanti innovazioni introdotte: dal “gusto” (dalle farciture agli impasti, tra cui quello gluten free) al formato (non più solo pizze tonde e quadrate, ma anche rettangolari e calzoni).

Impennata signifiativa per i piatti ricettati che, dopo anni di continua decrescita, si è finalmente stabilizzato, iniziando ad avanzare cautamente. Nel 2016, sono state 44.650 le tonnellate acquistate complessivamente in questo segmento; nei primi 8 mesi del 2017, ne sono state consumate già 20.060 nel solo canale Retail, con una lieve crescita del +0,5% e senz’altro le aziende continueranno a spingere sull’innovazione tecnologica, allargando l’offerta delle “meal solution” e arricchendola anche con gamme ispirate a nuovi sapori, come ad esempio quelli etnici, sempre più richiesti. Infine, nel 2017, a crescere sono anche dessert (+4,5% vs. 2016) e frutta surgelata (+27,1% vs. 2016).

Menzione speciale, infine, per la crescita delle vendite a domicilio, che nel comparto alimentare in generale hanno chiuso il 2016 con un +3,3%. Nel settore dei surgelati, in particolare, il mercato del “porta a porta” ha segnato una crescita su base annua di circa l’1,5%: le categorie più performanti rimangono quelle della pizza, del pesce e dei vegetali, che hanno contribuito in maniera consistente a questo sviluppo, grazie all’offerta di prodotti di ottima qualità e contraddistinti da un altissimo contenuto di “servizio”.

In controtendenza, invece, il settore delle patate (fritte ed elaborate, che rappresentano il 17% del totale dei surgelati), che registra una decrescita del -1,2% rispetto all’anno precedente, così come i prodotti a base di carne (-6% circa per la carne rossa e -6,5% per quella bianca) e le paste semilavorate (-22,2% nei primi 8 mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016).

I surgelati incontrano i nuovi trend di consumo

Come confermano anche i dati Nielsen, più della metà degli italiani identifica i surgelati come veri prodotti “freschi”, perché mantengono al meglio il valore nutritivo e le proprietà organolettiche nel tempo. 1 italiano su 3 li predilige per il risparmio di tempo e di sforzi in cucina, mentre circa il 10% ne apprezza l’aspetto più ecologico: il surgelato è visto, insomma, come vero “cibo anti-spreco”, perché un consumo frequente di questi prodotti può abbattere del 47% gli sprechi alimentari (che nel 42% dei casi si verificano a livello domestico). E non basta, i surgelati vengono considerati anche una risposta esauriente ai nuovi trend alimentari, dal “bio” al “veg”, fino ad arrivare ai “senza” – glutine, lattosio, ecc.

“In questo contesto – sottolinea Vittorio Gagliardi, Presidente IIAS (Istituto Italiano Alimenti Surgelati) – il comparto dei surgelati, da sempre in grado di intercettare i trend di consumo emergenti, sta facendo la sua parte. Le aziende del settore, più di altri comparti dell’alimentare, si sono contraddistinte negli anni per la capacità di innovare (tendenzialmente, ogni anno, circa il 30% in più di nuovi prodotti surgelati viene immesso nel mercato) e molti di questi iniziano anche ad andare incontro alle nuove tendenze alimentari”.

Il rating dei consumatori

In altri termini, un rapporto di fiducia lega i consumatori al mercato dei surgelati. A confermarlo i dati IPSOS da cui emerge che per ben il 37% degli italiani è proprio il comparto dei prodotti surgelati quello in cui, negli ultimi 3 anni, le aziende hanno innovato maggiormente, intendendo per “innovazione” soprattutto “sostenibilità” e “nuove preparazioni”. A guidare le scelte del consumatore resta “la qualità” il primo driver nelle scelte d’acquisto, insieme al prezzo; a seguire, le materie prime utilizzate e la fiducia verso il paese di provenienza (44%). Il bisogno di rassicurazione dei consumatori si sposa con la ricerca della qualità e sfocia nel valore del “locale”: il 70% degli italiani dichiara di prediligere prodotti di provenienza locale; il 56% ritiene che “alta qualità” faccia rima con “regionalità”.

La stessa indagine IPSOS sottolinea poi come per 1 italiano su 2 (51%), i prodotti surgelati aumenteranno ancora di più il loro peso nel carrello della spesa, nei prossimi 5 anni: sia quelli pronti al consumo (per il 35% del campione) sia quelli pronti per la cottura (per il 28%), in parallelo con lo sviluppo dei prodotti biologici/vegani (39% degli intervistati). Si intravede, dunque, in tendenza un ulteriore incremento della sinergia tra surgelati e alimentazione sana.

Ed in effetti, anche in Europa, secondo una ricerca Mintel, la crescita più rilevante nei prodotti surgelati si registra nell’ambito dei claims ‘salutisti’ (+24% “vegetariano”; +15% “senza glutine”; +5% “senza alcun additivo aggiunto”, etc…).

 

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