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Caddy’s compie 50 anni: previste iniziative promozionali sino a settembre

Sono tante le iniziative in cantiere per celebrare i cinquant’anni di Caddy’s, nata nel 1974 da un’idea di Giovanni Celeghin come piccola attività imprenditoriale a conduzione familiare che, partendo dal primo punto vendita a insegna CAD (Centro Acquisto Detersivi) in Veneto a Ponte di Brenta (Pd), si è ampliata arrivando a conquistare la fiducia di una platea sempre più nutrita di consumatori ma mantenendo lo spirito identitario e l’affiatamento di una grande famiglia. Oggi, con oltre 290 punti vendita distribuiti tra Nord, Centro Italia e Sardegna, Caddy’s offre un assortimento di prodotti che vanno da cura persona al make-up passando per profumeria, igiene casa, alimentazione speciale e integratori.

Per festeggiare il cinquantennale dunque, dal 14 giugno al 10 luglio si potrà tentare la fortuna e vincere buoni sconto in tutti i punti vendita con quiz sui prodotti Caddy’s, la loro funzione, la storia dell’azienda e altre curiosità. Il 14 giugno prenderà via anche un tour itinerante che attraverserà Milano, Trieste, Verona, Padova, Reggio Emilia, Modena, Ravenna e Torino per celebrare i cinquant’anni di successo. Protagonista dell’evento, un furgoncino vintage del 1969 personalizzato Caddy’s che diventerà un piccolo palco mobile e sosterà nelle piazze più importanti per far salire a bordo i cittadini offrendo trattamenti di make-up gratuiti più omaggi e coupon da usare in punto vendita. Poi ci saranno i mega volantini progettati in un’edizione speciale che dal 20 giugno proporranno una selezione di 150 prodotti con uno sconto del 50%. I festeggiamenti si concluderanno a settembre col concorso “Apri e vinci! – Festeggia 50 anni e realizza i tuoi sogni” con importanti premi in palio ogni giorno e un superpremio finale.

“Siamo particolarmente soddisfatti dell’evoluzione di Caddy’s a cui abbiamo assistito in questi cinque decenni: partiti da un punto vendita con tre dipendenti, abbiamo portato avanti un’azienda di famiglia arrivando alla terza generazione” dichiara Annalisa Celeghin, Vicepresidente del Gruppo DMO e Presidente della Fondazione Giovanni Celeghin Onlus, attiva nel sostegno alla ricerca sulla prevenzione dei tumori cerebrali. “Oggi il nostro è un gruppo strutturato, sia per numero di punti vendita che per organigramma aziendale, ma siamo felici di essere riusciti a mantenere quello spirito, quel bagaglio di valori e quell’unità di intenti che caratterizzano una grande famiglia. Esattamente come DMO, che ha insito nel suo dna questo tipo di approccio”.

Un approccio che vuole restituire valore alla comunità e al territorio in cui opera e agire rispettando i diritti fondamentali di ogni individuo, assicurando uguali opportunità e accogliendo la diversità come valore fondamentale dell’azienda. Corre proprio lungo questo binario il progetto che ha preso il via negli ultimi giorni per contrastare e prevenire la violenza di genere attraverso la campagna di sensibilizzazione Specchi Rossi e la formazione obbligatoria messo a disposizione di tutto il personale del gruppo DMO.

Le cinque richieste alla politica di Adm per la distribuzione moderna organizzata

Cinque richieste alla politica per fare in modo che la DMO (la distribuzione moderna organizzata) possa dispiegare tutti i benefici al sistema Paese. Le rivolge alle istituzioni la Adm, l’Associazione distribuzione moderna che rappresenta un settore dai numeri importanti: 460.000 collaboratori direttamente impiegati, 18 miliardi di euro di valore generato direttamente e 7 miliardi di euro di imposte e contributi versati allo Stato. E un impatto indiretto che coinvolge 1,1 milioni di posti di lavoro attivati, 63 miliardi di euro di valore aggiunto generato indirettamente e 17 miliardi di euro di imposte e contributi versati. Ma in realtà secondo uno studio commissionato da Adm sul “valore esteso” della DMO si ricava che essa sostiene 2 milioni di lavoratori (il 9 per cento dell’occupazione complessiva del Paese), genera 101 miliardi di valore aggiunto (il 7 per cento del totale nazionale) e crea 30 miliardi di ricavi fiscali per lo Stato. La DMO è pertanto un importante soggetto economico e sociale, in grado di sostenere la ripresa e spingere l’Italia verso un nuovo sviluppo: operando sempre all’interno di un regime di massima concorrenza (che ha garantito un risparmio alle famiglie di oltre 40 miliardi in cinque anni nel solo largo consumo confezionato), e che non delocalizza.

Le nuove sfide del settore vanno però sostenute, secondo l’Adm, da precise azioni politiche che sono riassunte in cinque punti principali.

Il primo prevede una ritrovata centralità della concorrenza, che veda le norme locali coerenti con quelle nazionali a tutela dei principi di concorrenza previsti anche dalle regole comunitarie e sempre confermate dalla Corte Costituzionale, che garantisca stesse regole semplificate per chi è presente nel mercato con punti di vendita fisici e chi opera solo via e-commerce, che porti all’eliminazione di tutti i monopoli e le rendite e introduca effettiva concorrenza nei settori, come ad esempio nei farmaci e nei carburanti.

La seconda richiesta è l’introduzione di misure che garantiscano il pieno rispetto della legalità e la certezza del diritto, portando a una lotta alla contraffazione, a combattere il mancato rispetto delle regole nel mercato del lavoro, a contrastare l’abusivismo e a opporsi all’evasione fiscale. Va poi perseguito – e questa è la terza istanza – una politica di rilancio dei consumi, che è l’unica strategia per riuscire ad innescare un percorso stabile e strutturato di crescita. Tra le misure invocate, la non applicazione delle clausole di salvaguardia sull’IVA, il concreto sostegno alle persone e famiglie con i redditi più bassi e a quelle più colpite dalla crisi e una politica che, abbracciando un respiro più lungo di intervento, affronti anche seriamente il tema della bassa natalità.

Le ultime due richieste riguardano interventi mirati a rilanciare gli investimenti e la competitività, affrontando i temi del costo dell’energia, dell’iniquità di un’imposta come l’Irap che penalizza le imprese “labour intensive” come quelle della DMO, degli incentivi per favorire investimenti in riammodernamento e ristrutturazione delle reti commerciali, affrontando le questioni aperte nel mondo del lavoro e in particolare aumentando e rendendo strutturali nel tempo gli incentivi per le aziende che assumono in forma stabile e che sono a sostegno del lavoro femminile e giovanile; e, ultimo punto, la necessità di avere regole semplici e chiare, riducendo gli adempimenti burocratici, accelerando l’attuazione delle leggi, armonizzando e coordinando i controlli a cui sono sottoposti i punti vendita, soprattutto alimentari, da una pluralità di organismi.

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