CLOSE
Home Tags Donne

Tag: donne

Le donne cambiano la spesa, tra tech e salute: l’indagine Eurispes

Riprendono i consumi dopo la grande crisi ma la spesa è cambiata profondamente, e al centro dei nuovi stili di vita e di acquisti ci sono, sorpresa sorpresa, le donne: così Eurispes in occasione del fatidico 8 marzo ha voluto realizzare un’indagine declinata al femminile. Che ci mostra una donna motore dell’economia e della speranza, moderna, tecnologica, connessa alla Rete e appassionata di social, attenta al proprio aspetto fisico tanto da ricorrere al bisturi.

La nuova spesa rosa

Secondo l’indagine Eurispes, rispetto agli anni passati è il carrello della spesa del supermercato a pesare di più sul bilancio familiare. I prodotti alimentari sono al primo posto nella classifica degli articoli per il cui acquisto si è registrato il maggiore incremento: il 45%; ad aver speso di più sono le cittadine del Nord-Ovest e delle Isole. Non solo: il cibo di qualità è in vetta alla classifica dei prodotti e servizi di cui le donne non sono disposte a fare a meno: la salute in tavola rappresenta quindi un fatto di primaria importanza.


Un’altra voce rilevante riguarda le spese mediche: in controtendenza rispetto ai dati degli ultimi anni, oltre il 38% delle donne ha dedicato alle cure per la salute maggiori risorse, con una percentuale più alta, e non sorprende, tra le over 65 e le 45-64enni.
Donne al volante: più di tre su dieci hanno dichiarato di aver usato maggiormente l’automobile, sebbene gli spostamenti in auto o in moto risultino all’ultimo posto tra le spese a cui non si vuole rinunciare.
Più tempo per sé di qualità: il 27,8% delle donne nell’ultimo anno ha assaporato più spesso del buon cibo fuori casa, il 25,7% ha dedicato più risorse finanziarie al tempo libero, il 22,3% si è concessa più viaggi e vacanze. A trainare questo tipo di spesa sono soprattutto le fasce giovani tra i 18 e i 24 anni e tra i 25 e i 34 anni.
Oltre un quarto delle italiane ha poi confessato di aver investito di più nella bellezza e nella cura, tra estetista, parrucchiere, profumeria. Uno sguardo nelle tasche (o nelle borse) rivela una interessante correlazione tra cura di sé ed entrate economiche: solo il 16% delle donne che lavorano con partita Iva si è concesso questo tipo di investimento, rispetto al 35,3% di chi ha un contratto a tempo determinato e al 34,3% delle donne che hanno un contratto di lavoro atipico.
Rimane la passione per i vestiti: una donna su quattro ha speso di più per l’outfit rispetto agli scorsi anni; la classe delle 18-24enni è quella che più delle altre ha incrementato il budget da destinare a questo tipo di shopping.
Gli amici a quattro zampe sono considerati sempre di più parte integrante della famiglia: una donna su cinque ha incrementato la spesa per il proprio pet.
C’è poi il capitolo dedicato ai figli: oltre tre donne su dieci hanno scelto di spendere di più per l’istruzione privata scolastica e universitaria dei figli, mentre solo il 15% ha aumentato il budget per le baby sitter. Salta agli occhi il dato che riguarda le donne che lavorano con partita Iva: il 100% di loro non ha speso neanche un euro in più per affidare le cure dei figli ad altri.
È invece molto alta la percentuale di chi ha dovuto sostenere maggiori costi per la badante (30%), segno anche questo di una popolazione che invecchia.

 

Tecnologia grande passione
La ricerca Eurispes sfata un vecchio mito polveroso ma duro a morire: non esiste alcun gap tra maschi e femmine in tema di tecnologia legata alle abitudini quotidiane.
L’88,7% delle donne italiane possiede un cellulare, la percentuale raggiunge la quasi totalità nella fascia d’età compresa tra i 18 e i 44 anni. Oltre sette donne su dieci cambiano apparecchio solo quando quello vecchio non funziona più, il 12,6% quando il modello e le funzionalità sono superati, solo una su dieci lo sostituisce quando ne esce uno che le piace di più e il 6,9% appena ne ha la possibilità. I numeri cambiano se si considera solo la fascia delle giovanissime: in questo caso, sono il 15% confessa di cambiarlo appena può, e il 19% a dichiarare di acquistarne uno nuovo quando adocchiano un modello più bello.
Il telefono è ormai un onnipresente compagno di vita: il 64,6% delle donne lo consulta mentre guarda la televisione, il 63,4% lo controlla prima di andare a dormire e appena apre gli occhi, il 55% parla e scrive mentre cammina, poco meno della metà non ne fa a meno nemmeno quando va in bagno (44,7%). Più di una donna su cinque lo tiene sott’occhio persino mentre sta guidando.
I risultati variano verso l’alto se si prendono in considerazione le giovanissime tra i 18 e i 24 anni: per il 92,5% di loro il cellulare diventa un oggetto indispensabile prima di addormentarsi e appena sveglie, e per oltre nove su dieci un strumento da consultare davanti alla tv; inoltre il 75,5% non ci rinuncia quando è in bagno.
Fondamentale il rapporto con i social: il 78,5% crede che siano un aiuto per restare in contatto con i propri amici, il 71,8% che consentano di essere informate sull’attualità; per il 63,4% aiutano a fare nuove conoscenze mentre per il 62,5% sono un strumento utile di lavoro. La grande maggioranza è comunque cosciente anche degli aspetti negativi: il 64,8% ritiene che attraverso l’anonimato i Social favoriscano comportamenti aggressivi e offensivi, il 63,9% che siano pericolosi perché mettono a rischio la privacy.  A far valere i pareri più positivi sono le donne laureate e, in generale, le maggiori sostenitrici sono anche quelle più consapevoli dei rischi.
L’indagine Eurispes ha indagato anche sulle abitudini di utilizzo prevalenti fra le donne che frequentano i Social Network: l’attività più comune è quella di guardare le attività e le foto degli amici (88,3%), l’86,2% usa le chat, il 78,8% ascolta e guarda video, il 77,7% li usa per tenersi informate. Scrive che cosa fa e pensa il 58,5% delle intervistate, scrive commenti il 68,2%, si iscrive a pagine su argomenti e personaggi il 55% e il 56,2% usa i Social per conoscere persone nuove. Secondo l’analisi sono le donne conviventi quelle che sfruttano maggiormente le attività offerte, seguite dalle nubili e dalle vedove. Le sposate e le separate/divorziate sono invece più riservate.
 
Lo studio integrale è scaricabile a questo link.

Donne e lavoro: il sogno è lavorare in proprio. La ricerca Metro

Donne e lavoro: il sogno è mettersi in proprio con un’attività tutta loro. Ecco quanto emerge da una ricerca svolta da METRO su 10 Paesi (Cina, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Russia e Turchia) che ha coinvolto 10.000 persone.

Tuttavia, contrariamente a quanto possa aver detto Calderón de La Barca, la vita non è sogno e di fatto bisogna fare i conti con la realtà e la realtà ha spesso un volto diverso.

Prendiamo la situazione in Italia, per esempio: sul 56% di donne che aspirano a un’attività in proprio solo il /% è realmente fiduciosa di riuscire nell’intento.

Perché tanta sfiducia?

Per la crisi economica (60%), innazitutto, ma anche per la mancanza di supporti finanziari (51%) e per la percezione di un numero eccessivo di tasse (48%).

Anche sul fronte dei pregiudizi (sulla loro competenza e sulla dedizione al lavoro) la via delle donne è piuttosto accidentata; all’estero ne è convinto il 56% delle donne imprenditrici e il 48% degli imprenditori di sesso maschile, mentre in Italia si sale rispettivamente al 62% e al 50%.

“Dai dati della ricerca emergono ancora forti pregiudizi verso il lavoro autonomo delle donne” – commenta Manuela Mallia, Responsabile Horeca Branding & Innovation METRO Italia. – un approccio nuovo potrebbe essere inaugurato facendo leva sulle motivazioni che spingono le donne a desiderare di mettersi in proprio. In Italia il motore principale è la passione. Per il 42% delle intervistate lavorare a qualcosa di coinvolgente è il principale motivo per cui aprirebbero la propria attività. Lavorare sulla passione e incentivarla ci sembra un buon inizio per scardinare la situazione in favore delle donne”.

 

 

Non solo 8 marzo: da Despar, nove giorni di raccolta fondi a favore delle donne

“Il mondo ha bisogno delle donne”: è una verità insindacabile, ma anche lo slogan dell’iniziativa promossa da Aspiag Service, la concessionaria Despar per il Triveneto e l’Emilia Romagna, che avrà luogo dal 24 febbraio al 4 marzo 2018. In tutte le filiali Despar, Eurospar e Interspar di Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige ed Emilia-Romagna) per nove giorni si svolgerà una raccolta fondi a favore di quattro diverse realtà locali che si occupano dei diritti e del benessere delle donne e di lotta alla violenza di genere. I clienti saranno invitati ad arrotondare l’importo del loro scontrino con un’offerta libera, che sarà evidenziata sullo scontrino stesso con la dicitura “Per le donne”. I fondi raccolti saranno consegnati ai beneficiari l’8 marzo, festa della donna.

Le realtà destinatarie della raccolta fondi sono impegnate in opere differenti ma comunque valorose. In Veneto a beneficiare sarà Casa Viola, un alloggio protetto che offre accoglienza e supporto alle donne vittime di violenza e ai loro bambini, che sono supportate da un team di professionisti che li accompagna in percorsi di reinserimento lavorativo e abitativo. Il servizio è gestito da Gruppo Polis (www.gruppopolis.it), realtà di Padova che riunisce quattro cooperative attive da più di trent’anni a favore delle persone in difficoltà.

Per il Trentino-Alto Adige è stato scelto il progetto “Casa delle donne/Frauenhaus”, promosso da GEA (Centro d’ascolto antiviolenza/Kontaktstelle Gegengewalt) e rivolto a donne che nei loro contesti sociali vivono o hanno vissuto situazioni di sopraffazione, maltrattamento e violenza. Il progetto si compone di un centro d’ascolto e della Casa delle Donne, una struttura residenziale a indirizzo segreto.

In Friuli-Venezia Giulia il contributo andrà al comitato di Udine di Andos (Associazione nazionale donne operate al seno), che si occupa di assistenza psicofisica a donne operate per tumore al seno e di educazione sanitaria per la prevenzione delle neoplasie mammarie.

Infine l’Emilia-Romagna, dove il contributo andrà a sostenere le attività della sezione bolognese di Udi (Unione donne in Italia), realtà attiva fin dal 1944 per la conservazione e valorizzazione della memoria storica delle donne, per la tutela dei diritti di tutte le donne e in attività di ascolto e tutela legale, in collaborazione con l’Osservatorio regionale sulla violenza alla donna.

«Non si tratta soltanto di dare un supporto economico a realtà che compiono un servizio prezioso nel nostro territorio – spiega Paul Klotz, amministratore delegato di Despar – ma anche e soprattutto di dare visibilità a tutto il loro lavoro, e collaborare per la sensibilizzazione di tutti verso quelle aree ancora critiche in cui, come parte della società civile, siamo chiamati a intervenire per rendere possibile una vera integrazione e una vera parità dei diritti. E questo non perché le donne debbano essere trattate come una specie protetta e fragile, ma perché il mondo ha davvero bisogno del loro pieno e libero contributo umano, professionale e creativo».

Secondo il rapporto Global Gender Gap 2017 redatto dal World economic forum, la parità dei diritti tra uomini e donne nel mondo sarà raggiunta soltanto nel 2186. Uno spread sessuale che non svantaggia soltanto le donne, ma l’intera umanità. Ad esempio, la Banca d’Italia ha calcolato che il nostro Paese, sceso l’anno scorso all’82° posto mondiale nella classifica della parità di genere, con una reale parità di accesso al lavoro, guadagnerebbe immediatamente il 7% del Pil.

Lo shopping online? Le italiane partono da scarpe e borse la mattina, col caffè

Lo shopping online? Alle donne italiane piace a ogni ora e in ogni modo, ma soprattutto la mattina davanti a un caffè. Lo rivela una ricerca commissionata da Privalia, l’outlet online leader in Italia, che a giugno 2017 festeggia i suoi primi dieci anni. Ricorrenza che l’azienda celebra con il concorso Privalia 4 you per le sue clienti (per 10 giorni dal 20 al 30 giugno ogni giorno tra coloro che faranno un acquisto saranno sorteggiati dieci buoni spesa fino a 500 euro) ma anche esplorando le abitudini delle sue clienti con l’intervista condotta su un campione di età compresa tra i 25 e i 45 anni.

Un po’ a sorpresa l’orario preferito per lo shopping online risulta essere la mattina, con un 42% di clienti che fa acquisti con il caffè in mano. Al secondo posto le ore serali tra le 21 e le 23, predilette dal 34% delle fashion addicted. Poi la pausa pranzo con il 24% del campione che, piluccando dalla schiscetta, si ritaglia un momento per sé navigando per gli scaffali virtuali sullo smartphone. Insomma, a parte l’orario di lavoro vero e proprio, tutti i momenti liberi sembrano buoni per fare acquisti comodamente sedute. Anche se sembrano esserci differenze in funzione della categoria merceologica. Le scarpe e le borse sembrano particolarmente gettonate nella prima parte della giornata (il 65% le acquista la mattina o al massimo in pausa pranzo), mentre la sera è il momento di abiti formali e di lingerie, che evidentemente richiedono più concentrazione. Il jeans appare invece il capo più trasversale, acquistato com’è in ogni momento della giornata.

E se il 33% delle intervistate fa acquisti dall’ufficio e il 28% da casa, il 39% non ha preferenze e approfitta di ogni luogo, fosse anche un autobus o la posta, per acquistare quel vestitino irresistibile. Anche grazie al fatto che ormai il 70% delle transazioni su Privalia avvengono tramite smartphone, mentre perde terreno il personal computer. Smartphone vuol dire libertà: e in casa il luogo preferito per dedicarsi allo shopping online è il divano (39% delle scelte) che precede di poco il letto (35%), il tavolo della zona giorno (21%) e perfino la vasca da bagno (5%).

Quello che alle clienti Privalia non sembra interessare è il giorno. Alla domanda “acquisti di più nei giorni feriali o nel weekend?”, il 92% ha risposto che “è indifferente”. Del resto, le offerte nei negozi virtuali cambiano in continuazione ed è bene visitarli di frequente per cogliere le occasioni migliori. Anche perché lo shopping online non sacrifica le altre attività. Il 47% del campione assicura di riuscire a cercare un paio di scarpe mentre si sposta, mentre cucina, mentre aspetta i figli fuori da scuola. Anzi, sbirciare le vetrine online rappresenta una breve “evasione” dalla routine.

Donne italiane attente alla salute sì, ma le Millennials sono più gourmet

Le donne italiane? Amano mangiare malgrado tengano alla linea, e per questo seguono una dieta complete ed equilibrata. Le giovani amano cucinare, le più grandi apprezzano la qualità e prediligono il made in Italy. È quello che emerge da uno studio Doxa/Unaitalia che mette a confronto in fatto di alimentazione e abitudini a tavola le giovani italiane, le cosiddette Millennials, e le over 35. Le prime sono più rilassate, sono buone forchette e amano cucinare per passione, mentre le seconde sono più attente alla propria alimentazione e più preparate quando fanno la spesa. Ma tutte le generazioni sono unite dallo stile di vita mediterraneo, considerato il migliore possibile – e a tavola fanno largo consumo di frutta, verdura e carni bianche.

  

Secondo l’indagine Doxa, oltre il 70% delle donne italiane mangia frutta e verdura tutti i giorni. Il 55%, oltre una su due, mangia quotidianamente pane, mentre perde terreno la pasta, che è un piatto quotidiano soltanto per una donna su tre (il 35%). Molto più amato il pollo, considerato magro e nutriente, pratico e veloce da cucinare, versatile e adatto a uno stile di vita sano, che viene portato in tavola almeno una volta a settimana dal 69% dalle donne, classificandosi al terzo posto tra le fonti proteiche più usate dopo i formaggi (78%) e legumi (71%) e davanti alle uova (68%) e al pesce (65%). Malgrado sia controverso l’utilizzo delle proteine animali, le donne italiane non rinunciano a una dieta completa ed equilibrata che le comprenda. Se è vero infatti che la maggioranza delle donne ammette di aver ridotto il consumo di molti tipi di carne (il 63% salumi e prosciutti, il 57% la carne rossa, il 55% quella di maiale, il 90% continua a portarla in tavola. «Le donne italiane – spiega il gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma Luca Piretta – dimostrano di saper seguire un regime alimentare completo ed equilibrato, in linea con la Dieta Mediterranea che prevede un largo consumo di frutta, verdura e cereali, ai quali si aggiungono carboidrati e proteine di origine animale, carne compresa. È infatti fondamentale, per un regime salutare, non escludere dalla propria dieta nessun alimento. Il principio di demonizzazione di alcuni gruppi alimentari e di iperselettività dei cibi è, infatti, assolutamente sbagliato».

E la dieta? Non è un’ossessione. Quasi il 60% delle donne afferma di non essere stata a dieta nell’ultimo anno, ma la metà delle ragazze dai 18 ai 34 anni ammette di averne seguita una negli ultimi dodici mesi. Ma pur ammettendo di dover perdere qualche chilo di troppo, la maggior parte delle donne di ogni generazione (il 65%) si dichiara mediamente soddisfatta dalla propria forma fisica, il 22% si dice a suo agio con il suo corpo mentre solo il 10% si dice insoddisfatta. La dieta migliore è considerato il buon senso: il 48% si limita a mangiare un po’ meno e fare un po’ di moto. Ma se le Millennials sono più rilassate, le over 35 si dichiarano in maggioranza (il 57%) più attente alla cura della propria alimentazione.

Per tutte il cibo è prima di tutto un’esperienza sociale e di condivisione. Conversare con familiari, amici e parenti mentre si mangia è la situazione preferita da una larga maggioranza di loro (79%). Solo per l’11% la tv accesa è la compagna ideale, mentre solo il 2% non si stacca dallo smartphone mentre mangia. «Il cibo – spiega la psicoterapeuta Maria Rita Parsi – costituisce un momento di condivisione sin dall’inizio della vita, in cui la donna, in quanto madre, ha ricoperto, pur nel mutare dei tempi e dei costumi, il ruolo di colei che alimenta la coesione del gruppo familiare proprio intorno alla condivisione del cibo. Oggi che le donne lavorano anche fuori casa, quella condivisione è ancora più preziosa e spesso l’atto di cucinare rappresenta per tante di loro un momento creativo, poiché non più strettamente legato all’obbligo di farlo».

Infine i fornelli. Solo il 6% delle donne dichiara di essere negata in cucina, mentre il 51% considera cucinare un piacere quotidiano, per il 17% un hobby, dato che si impenna al 31% per le più giovani (18-24 anni), slegate dai doveri familiari. Parola d’ordine: sperimentazione. Per una donna su tre, infatti, il sogno è provare tutti i sapori del mondo. «Soprattutto nelle Millennials – continua Parsi – sta fiorendo una ricerca del rapporto con il cibo che le vede interessate non solo a sperimentare sapori e gusti, anche e soprattutto nuovi, ma pure a diventare esperte cuoche, a cucinare ‘per’ e ‘con’ passione».

Quasi una donna su tre (il 28%) si dichiara scrupolosa e sceglie sulla base delle informazioni presenti in etichetta. Il 12% si dichiara salutista e il 21% afferma di essere abitudinaria. Il prezzo sembra più importante per le Millennials mentre le over 35 prediligono la qualità e la salubrità degli ingredienti.

Birre artigianali e aromatizzate: piacciono sempre più, anche a lei

Un segmento in crescita, con un’offerta sempre più ampia e una domanda crescente, ultimamente sempre più presente negli scaffali della Gdo, ma anche nel portafoglio delle grandi multinazionali del beverage: è quella delle birre artigianali, che sono finite sotto la lente di uno studio Nielsen. La ricerca si concentra sul mercato americano, ma in prospettiva può interessare anche noi perché analizza il grado di soddisfazione che le varie tipologie incontrano presso i consumatori, i quali sono anche divisi per genere.

Che l’interesse sia vivo anche da noi lo dimostra la recente acquisizione della “storica” Birra del Borgo da parte di AbInBev. Ma quali sono tra le miriadi di varietà nuove o seminuove, quelle che piacciono di più al consumatore? A questo interrogativo risponde la ricerca di Nielsen. Che mostra un’impennata di vendite per le birre artigianali a base di erbe e spezie, seguite dalle “ale” (le birre a fermentazione alta, o “all’inglese”) acide e luppolate, dalle ale bionde e da quelle con aggiunta di frutti o verdure come la zucca.

 

consumo birra-vendite
Consumo di birre artigianali per tipologia, anno 2015, Stati Uniti. Fonte Nielsen.

 

Donne più avventurose verso le nuove tipologie

Un dato interessante riguarda anche le preferenze di genere. Se storicamente la “bionda” è preferita soprattutto dal pubblico maschile (che garantisce tuttora due terzi dei consumi), anche qui qualcosa sta cambiando, e proprio le birre artigianali, o quanto meno alcune specifiche tipologie, stanno conquistare quote crescenti di consumatrici.

consumo birre-genere
Birre artigianali preferenze di tipologia e per genere, anno 2015, Stati Uniti. Fonte Nielsen.

 

In un recente sondaggio di Harris Poll i consumatori uomini hanno assegnato una preferenza maggiore nel 75% di 37 tipologie di birre artigianali, ma alcuni “stili” di birra sono risultati preferiti dalle donne, compresi i sette riportati nella tabella, e sono anche risultati quelli con l’incremento di vendite maggiore.

Ad esempio le birre che contengono erbe e spezie sono cresciute nel 2015 del 375% nelle vendite, trainate dalla ginger beer. E le donne sono più propense a consumarle del 55% rispetto agli uomini, anzi, in generale sono più portate a provare gusti e varietà nuove. Tra le prossime “birre creative” potrebbero esserci quelle a base di estratti di radici, che già negli Stati Uniti hanno registrato l’anno scorso 250 milioni di dollari di vendite.

Naturalmente anche l’età gioca un ruolo, con la fascia dei 35-44enni che risulta la più “avventurosa” in termini di tipologie, seguita dai consumatori tra i 44 e i 54, mentre solo al terzo posto ci sono i più giovani, i 21-34enni. La lager ambrata e la pale ale sono comunque risultate le birre artigianali più gettonate in tutte le fasce di età.

 

BrandContent

Fotogallery

Il database online della Business Community italiana

Cerca con whoswho.it

Diritto alimentare