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Al via l’e-commerce di Isa, Gruppo Végé. Prodotti sardi in Italia e non solo

Ormai è imprescindibile a tutte le latitudini, l’e-commerce per la Gdo: parte oggi sul sito http://italianfood.nonnaisa.com/ la piattaforma e-commerce di Isa Spa, impresa socia di Gruppo VéGé, e leader nella Gdo in Sardegna con una rete di oltre 400 punti vendita affiliati a insegne Nonna Isa, Dimeglio e Sidis.

Il sito è nato per portare in Italia e nel mondo i prodotti sardi più tipici quali i pelati, i malloreddus, il cannonau, il carasau e tantissimi altri, con un servizio semplice, veloce ed efficiente. Con un semplice click sarà infatti possibile selezionare e ricevere direttamente a casa le eccellenze e le specialità prodotte nell’Isola, dai migliori produttori locali accuratamente selezionati dalla ISA Spa.

Obiettivo: diventare il portale di riferimento per l’acquisto delle specialità sarde in Italia. Dopo la fase di start up, l’azienda punterà quindi su importanti mercati come Francia, Inghilterra, Germania e Spagna.

«Sono grandi numeri quelli relativi al commercio on line che vede una continua crescita esponenziale – commenta Michel Elias, Amministratore Delegato di Isa SpA -. Con questo innovativo servizio vogliamo portare la Sardegna sulle tavole non solo di tutti i Sardi sparsi in Italia, ma siamo orgogliosi di far conoscere i nostri sapori anche ai turisti e agli estimatori della nostra splendida Isola. La scelta di digitalizzarci va al passo con questi tempi, in cui il cliente ricerca sempre di più la qualità dei prodotti, la rapidità di consegna e la comodità. In un’epoca in cui il Made in Italy è sempre più forte, è importantissimo offrire questo servizio».

Come ha dichiarato Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé: «La scelta imprenditoriale dell’impresa Isa denota quanto sia importante ascoltare i clienti per soddisfare le loro esigenze, proponendo innovazioni di prodotto e di processo pionieristiche nel mercato italiano. Sono molto orgoglioso del passo compiuto dalla nostra impresa sarda, socia del Gruppo, che ha dimostrato ancora una volta coraggio e intraprendenza investendo in questo progetto ambizioso, che la vedrà protagonista sia in Italia che nel mercato europeo».

Consilia, l’MDD del consorzio SUN cresce: a febbraio +19,6%

Se la partita si gioca (anche) sulla MDD, allora è tempo di festeggiare per Consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali, che nel mese di febbraio ha fatto registrare un nuovo aumento del trend delle vendite in valore per i prodotti a marchio del distributore Consilia.

Mentre le vendite a valore dei prodotti private label, secondo dati di Iri, ha avuto nello stesso periodo a livello nazionale una crescita del 2,4%, il brand Consilia ha fatto registrare un aumento del 19,6%. Analizzando le varie tipologie di prodotto appare estremamente evidente l’incremento registrato dalle varie categorie del marchio SUN rispetto alla media nazionale (indicata tra parentesi): Bevande 32,5% (-0,5%); Freddo 38% (3,2%); Fresco 15,2% (5,1%); Drogheria Alimentare 20,9% (0,5%); Ortofrutta 14,1% (9,4%); Cura Persona 17,6% (-3,0%); Cura Casa 18,2% (-1,7%); Pet Care -15,9% (-1,0%).

Il direttore generale di SUN Stefano Rango ha commentato: «Il 2017 è iniziato nel migliore dei modi per il marchio del distributore Consilia con una crescita considerevole. Il trend a valore a febbraio è stato positivo per quasi tutte le tipologie di prodotti fatta eccezione per il Pet, dove siamo impegnati nell’attuazione di un importante progetto per la ridefinizione dei prodotti offerti alla nostra clientela».

Il marchio del distributore Consilia è distribuito nei punti vendita delle aziende aderenti al consorzio SUN – Supermercati Uniti Nazionali ovvero: Italbrix, Cadoro, Gruppo Gabrielli, Gros Gruppo Romano Supermercati e Alfi (Gulliver).

Nielsen evidenzia come a febbraio è proseguito per tutti i prodotti “l’andamento positivo dei fatturati di iper e super, iniziato ad ottobre dello scorso anno, che chiudono il mese con una crescita del +2,0%. Gli iper+super 400-4499 mq fanno segnare un trend positivo del +2,5%, mentre rallentano gli iper>4500 mq (-0,2% sul mese). A dare impulso alla crescita è il fresco, in aumento del +5,1%. Positiva anche la performance del LCC +1,1%, mentre il non food flette del -3,5%. A parità di rete, oltre agli iper+super 400-4499 mq, crescono anche i fatturati di Libero Servizio (+1,3%) e Discount (+2,1%); tra i Gruppi considerati, più della metà sono in crescita. A febbraio, negli iper+super+libero servizio, il grocery cresce a volume del +0,3% e a valore del +1,1%. Tra le aree merceologiche il Freddo cresce del +4,4%, mentre tutto il fresco a peso imposto e il pets incrementano di oltre il 2%. In contrazione le vendite per il cura casa e persona”.

Chiusure nella Gdo, è ancora polemica in vista del 25 aprile e 1° maggio

È scontro politico sull’apertura dei negozi della Gdo il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno. Da un lato i sindacati e alcune regioni si oppongono alla liberalizzazione delle aperture il giorno della festa della Liberazione, dall’altro in molti chiedono di lasciare agli imprenditori la libertà di scelta. È questa ad esempio la posizione di Federdistribuzione, secondo cui esiste anche una legge nazionale, la Salvaitalia, che stabilisce questo principio e deve essere rispettata, non potendo essere scavalcata da norme regionali o comunali. Gli orari dei negozi sono infatti fattore di concorrenza, e la tutela e la promozione della stessa è materia di esclusiva competenza statale, come più volte ricordato dalla Corte Costituzionale.

 

E-commerce sempre aperto

Del resto la concorrenza perpetua esiste già. È quella dei negozi virtuali dell’e-commerce che, come ricorda l’organizzazione rappresentativa delle imprese di distribuzione, “continua a crescere, lui sì con una vetrina aperta sette giorni su sette e 24 ore si 24”. Non solo, “centinaia di mercati e mercatini si svolgono regolarmenrte”. Insomma, secondo Federdistribuzione “continuando a operare per porre ostacoli alle attività del mondo del commercio fisico non si fa altro che aggiungere difficoltà a quelle che già sta affrontando il settore a causa della crisi, e questo potrà avere conseguenze sullo sviluppo, sia in termini di investimenti sia di occupazione”.

Quello del lavoro domenicale è un falso problema. Secondo la Cgia -Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre ben 4,7 milioni di persone lavorano la domenica, non solo nei servizi essenziali e nel commercio, ma soprattutto nel turismo, nella ristorazione e nella cultura, “e nessuno – fa notare Federdistribuzione – giustamente protesta per chi da tempo lavora nei giorni festivi nei bar, ristoranti, alberghi o cinema”. Comunque lasciare libertà non vuol dire apertura indiscriminata: “Le scelte delle imprese distributive sono orientate al buon senso, come testimonia il fatto che nella giornata di Pasqua solo il 15% dei negozi delle aziende associate a Federdistribuzione è rimasto aperto (e circa un terzo con orario ridotto), principalmente nelle città d’arte o turistiche”.

 

C’è chi dice no

Posizioni che non fermano le polemiche. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha invitato per le prossime festività infrasettimanali “tutti gli esercizi commerciali e i centri commerciali a chiudere nel rispetto del valore della festività, ancora così alto e profondo”. Emiliano raccoglie anche l’invito delle organizzazioni sindacali e propone “un tavolo di concertazione alla presenza di tutte le associazioni datoriali”, finalizzato a “ricercare una soluzione condivisa volta alla tutela della conciliazione dei tempi di casa e di lavoro del personale occupato nelle predette giornate, oltre che a restituire l’importanza alle festività”.

Le polemiche hanno riguardato anche la Toscana, dove Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Toscana hanno annunciato uno sciopero generale proprio il 25 aprile e il 1° maggio: “La completa liberalizzazione degli orari delle aperture domenicali e festive – dicono in coro le sigle – si è rivelata negativa e non ha portato nessun aumento dell’occupazione e dei consumi. Sono peggiorate le condizioni di lavoro ed è aumentata solo la precarietà. Per questo è inutile lavorare per le feste, il commercio non è servizio essenziale. È necessario che venga approvata in Parlamento la modifica delle legge Monti sulla liberalizzazione degli orari e delle aperture commerciali”.

A Bologna è stata invece la dirigenza del centro commerciale Vialarga a sbarrare i negozi pubblicizzando l’iniziativa anche con una campagna “ad hoc”: “Siamo chiusi per festeggiare assieme. Ci sono valori e fatti che hanno un significato che nessuno mai potrà cancellare. Per questo abbiamo scelto di chiudere il centro commerciale per celebrare due date importanti della storia del nostro Paese”, ha annunciato in una serie di cartelli pubblicitari. In questo caso, la chiusura festiva è diventata insomma uno strumento di marketing.

Despar, 2016 a +4%, 200 milioni di investimenti previsti per il 2017

Una crescita di vendite al pubblico del 4% nel 2016 rispetto al 2015 a 3,282 miliardi di Euro, e 200 milioni di Euro di investimenti per il 2017: sono questi i dati dell’anno e gli obiettivi annunciati da Despar Italia, consorzio che riunisce sei aziende associate che operano con le insegne Despar, Eurospar e Interspar.

Il 2016 si chiude con 3,282 miliardi di Euro di vendite, supportate dallo sviluppo della rete di vendita per un totale di 1.159 punti vendita (+2,5%) e dall’assunzione di 1.199 nuovi collaboratori (+9,6%). L’azienda, tra le prime dieci insegne della GDO italiana, è anche tra i cinque gruppi che nel 2016 hanno ottenuto una crescita a rete costante.

Per l’anno 2017 Despar annuncia investimenti pari a oltre 200 milioni di Euro volti a finanziare nuove aperture e relative infrastrutture, oltre a ristrutturazioni di punti vendita esistenti.

«Il nostro Gruppo conferma il percorso virtuoso di crescita in atto già da tempo e continua a investire sul territorio – afferma Paul Klotz, Presidente di Despar Italia -. Abbiamo deciso di rafforzare il nostro impegno aprendo nuovi punti vendita e puntando sulle persone; il numero di addetti è aumentato infatti di quasi il 10% per arrivare a oltre 13.700 collaboratori che contribuiscono ogni giorno al successo della nostra insegna».

 

 

MDD, nel 2017 obiettivo 19% con 225 nuove referenze

Un focus importante per Despar è rappresentato dalla Marca del Distributore (MDD), che nel 2016 ha costituito il 18% delle vendite al pubblico. Per il 2017 Despar ha come obiettivo di raggiungere il 19% di incidenza sulle vendite al pubblico.

«Il successo della nostra MDD è confermato dai dati, che testimoniano come i clienti apprezzino la qualità dei nostri prodotti e la segmentazione dell’assortimento – aggiunge Lucio Fochesato, Direttore Generale di Despar Italia -. Solo nel 2016 abbiamo modificato più di 160 ricette per offrire un prodotto in linea con le richieste dei clienti, e abbiamo proposto sul mercato prodotti e formati adatti ai nuovi consumi e stili di vita».

La MDD Despar è composta da oltre 2700 referenze e solo nel 2016 sono stati lanciati 225 nuovi prodotti. Nel 2017 l’azienda prevede il lancio di ulteriori 290 referenze principalmente nei segmenti premium, salutistico, biologico e dei prodotti di filiera, con una crescita prevista del fatturato del prodotto a marchio del 6,5%.

Fairtrade, tre giorni a maggio per invitare a consumare equo, in tutto il mondo

Una campagna mirata ai consumatori e al loro senso etico, che invita a riflettere sull’origine e le condizioni di produzione per una spesa più consapevole: è questo il senso del World Fairtrade Challenge, che si terrà dal 12 al 14 maggio in appositi spazi allestiti della grande distribuzione, oltre che in un centinaio di bar in tutta Italia e in alcune università. Tre giorni in cui l’associazione inviterà tutti a consumare, a colazione e non solo, prodotti certificati di commercio equo come caffè, tè, zucchero, biscotti, frutta secca, cioccolato e marmellate per sostenere chi li produce. La giornata mondiale del commercio equo si celebra il 13 maggio in tutto il mondo.

 

Il primo 29 anni fa, oggi sono 35mila

Il primo prodotto Fairtrade, il caffè, è apparso nei Paesi Bassi nel 1988. Quasi 30 anni più tardi, più di 35mila prodotti del commercio equo sono venduti in tutto il mondo e il numero aumenta di anno in anno: sempre più agricoltori e lavoratori, attraverso il loro impegno, possono costruire una vita più dignitosa e un futuro migliore per le loro famiglie e comunità. Il sistema internazionale Fairtrade, infatti, assicura che le aziende paghino un prezzo più equo per ciò che viene coltivato, oltre a una somma extra di denaro destinata ad agricoltori e lavoratori, da investire nelle loro organizzazioni o comunità.

La “Challenge 2017” coinvolgerà anche i consumatori di Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Germania, Australia, Corea, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Sudafrica, Spagna, Svezia e Stati Uniti. L’obiettivo è organizzare l’evento Fairtrade più grande al mondo: un’occasione per i consumatori di sentirsi parte di un movimento globale, con la consapevolezza che tramite le proprie scelte di consumo si possono sostenere i produttori dei Paesi in via di sviluppo.

Si potrà partecipare alla “Grande Sfida” registrando le colazioni Fairtrade consumate nei locali, a casa o negli atenei e i momenti dedicati all’iniziativa, come una pausa caffè con i colleghi di lavoro o una cena con la famiglia, sull’apposito sito web www.fairtradechallenge.org. Una mappa indicherà i luoghi e l’ora di tutti gli eventi nel mondo.

Ciascuno è poi invitato a organizzare la propria colazione “equa” e a postare le immagini che si sfideranno in un contest fotografico ideato per l’occasione da Fairtrade Italia. 

 

I numeri del movimento
Sono oltre 1,6 milioni gli agricoltori e lavoratori in 75 Paesi che aderiscono a Fairtrade. L’ultimo arrivato, l’anno scorso, è il Tagikistan.

Ci sono più di 1.800 Fairtrade Towns, città, villaggi e altre comunità in 28 Paesi, e decine di migliaia di attivisti e consumatori.

I consumatori hanno speso 7,3 miliardi di euro in prodotti Fairtrade nel 2015, +16% sul 2014.

Il Fairtrade Premium è aumentato in modo significativo e ammonta a 138 milioni di euro (dato riferito al 2015), in crescita del 30% a partire dal 2014. 

Caffè: 430 organizzazioni impiegate nella coltivazione di caffè Fairtrade, 856.000 coltivatori di caffè in 30 Paesi hanno ricevuto 71 milioni di euro di Premium +18% rispetto al 2014. Nel 2015, le vendite sono aumentate del 18% rispetto al 2014.

Banane: 131 gruppi di coltivazione in 12 Paesi, più di 22.000 piccoli coltivatori e lavoratori hanno ricevuto più di 27 milioni di euro in Premium +11% rispetto al 2014. Nel 2015, le vendite sono aumentate del 12% rispetto al 2014.

Cacao: 129 organizzazioni in 19 Paesi, più di 197.000 piccoli agricoltori e lavoratori hanno ricevuto 18 milioni di euro in Premium, in crescita del 26% rispetto al 2014. Nel 2015, le vendite di semi di cacao sono aumentate del 27% sul 2014.

Albert Heijn testa Hiku, magnete per frigo che fa la lista della spesa

Dal frigo allo smartphone: è questo l’ultimo “viaggio” di una lista della spesa che si vuole sempre più smaterializzata e digitale, immediata e in tempo reale. Lo consente un gadget che si chiama Hiku ed è attualmente testato da 200 clienti dell’insegna olandese Albert Heijn. Sia gli acquirenti online sia i consumatori del negozio fisico sono stati invitati a provare il dispositivo per due mesi gratuitamente e poi dare un feedback all’insegna.

La catena di supermercati ha citato un sondaggio tra i clienti che mostra come il 70% di loro utilizza una lista della spesa, ma poi dimentica di scrivere alcuni prodotti o addirittura lascia l’intera lista a casa. 
Hiku non solo è in grado di leggere i codici a barre dei prodotti che si vogliono ri-acquistare, ma converte anche le parole pronunciate in testo digitato. A questo punto la lista può essere coinvogliata sullo smartphone per essere portata al supermercato oppure utilizzata direttamente per acquistare online. Il dispositivo, delle dimensioni di un magnete da frigorifero, è stato sviluppato da una start-up californiana (uno degli investitori è Jerry Yang, co-fondatore ed ex CEO di Yahoo) ed è una sorta di incrocio tra il pulsante Amazon Dash e il dispositivo di riconoscimento vocale Alexa con altoparlante Echo, con un obiettivo però limitato alla lista della spesa.

Hiku è stato introdotto alla fine del 2015 negli Stati Uniti e successivamente commercializzato nel Regno Unito, in Francia e Australia. Il suo costo è di circa 50 euro.

I vini biologici prendono il largo, aumenti a due cifre nella Gdo, rosso e Prosecco in cima

Addio vini “puzzoni” dal colore scomposto. I vini biologici volano in Italia e ormai sono apprezzati anche dalla critica. È la tendenza emersa nel corso della cinquantunesima edizione del Vinitaly, celebrata dal 9 al 12 aprile alla Fiera di Verona. Secondo uno studio realizzato da Coldiretti, le vendite di vini bio, che non vanno confusi con i vini biodinamici che seguono i precetti steineriani, sono aumentate nel 2016 del 26%, con ben 2,5 milioni di bottiglie vendute nella grande distribuzione, ciò che dimostra che ormai questa tipologia ha convinto anche il grande pubblico.

In crescita anche la sottocategoria dei vini vegani, le cui vendite sono cresciute nello scorso anno del 35%. I vegani in Italia del resto sono almeno 1,8 milioni, una fetta di mercato sempre più interessante, anche perché sovente dotato di buona capacità di spesa. Secondo un’altra ricerca, elaborata dalla Nielsen, in Italia nel 2016 le vendite di vino bio hanno raggiunto 11,5 milioni di euro nella sola Gdo, registrando un +51% rispetto al 2015, ma l’incidenza del vino bio sul totale delle vendite di vino è ancora irrilevante, con lo 0,7%. Secondo i dati Nielsen, il vino rosso è la tipologia di vino bio preferita dal consumatore italiano (57% delle vendite in Gdo, +42% rispetto al 2015), tuttavia i vini bianchi crescono in maniera più significativa (+93%) assieme alle bollicine (+59%). Il Prosecco è comunque il vino bio più venduto nella grande distribuzione nel 2016 (17% delle vendite di vino bio a valore, +143% -di crescita) seguito da Montepulciano d’Abruzzo (15%), Nero d’Avola (7%) e Chianti (7%).

Il consumatore riconosce al vino bio naturalità (per il 24% dei consumatori il principale elemento distintivo), salubrità (20%) ma anche qualità (17%). I canali preferiti per l’acquisto di vino bio rimangono iper e supermercati (33%) e gli acquisti diretti dal produttore o in cantina (23%), seguiti da enoteche (19%) e negozi alimentari specializzati in prodotti biologici (18%); la quota di consumatori che acquista vino bio soprattutto online raggiunge il 6%.

 

Secondi produttori dopo la Spagna

Insomma, il biologico non può più essere considerato una nicchia. Sempre secondo Coldiretti i vigneti coltivati a biologico o in conversione hanno raggiunto al 1° gennaio 2016 la superficie di 83.642 ettari al 1 gennaio 2016 su un totale di 642.367 ettari vitati, con un aumento record del 16% rispetto sul 2015 dalle elaborazioni Coldiretti. Dati confermati anche da una ricerca Wine Monitor-Nomisma, secondo cui il pubblico dei consumatori della tipologia è raddoppiato, e dal Report Mediobanca che parla di un aumento del 17% della produzione e del 38% dell’export, con la superficie vitata cresciuta del 13% nel 2016 rispetto al 2015.

Oggi l’Italia ha il secondo vigneto green d’Europa dietro la Spagna. E non è solo questione di certificazioni. La sostenibilità del vino si manifesta anche in ogni fase della produzione e del consumo, dalla vigna alla tavola.

«I driver di crescita – dice Fabrizio Riva, amministratore delegato dell’ente certificatore Ccpb – sono molteplici: dal codice appalti, che ha rivolto un’attenzione maggiore alle certificazioni, alla carbon footprint e alla sostenibilità sociale, alle politiche regionali, come le misure Ocm vino della Sicilia, passando per gli standard della grande distribuzione organizzata e infine per il ruolo dei consumatori».

 

Un fenomeno guidato dal consumatore

Ecco, i consumatori. Che sono sempre più attori protagonisti nel successo del vino bio, anche perché stimolano le aziende alla costosa riconversione, che altrimenti forse eviterebbero. Da un lato i consumatori pur di bere un vino biologico sono disposti a un cambio di brand nel 50% dei casi, e a un cambio di punto vendita addirittura nel 40% di essi. Dall’altro, a livello europeo, sono disposti a spendere di più per un vino certificato come biologico in tutte e tre le fasce di prezzo di 5, 10 e 15 euro a bottiglia, sebbene siano più sensibili a quello che percepiscono come un plus tanto meno sono esperti di vino. A trainare questa tendenza i “famigerati” Millennials, la parte demografica in assoluto più attenta ai temi della sostenibilità ambientale e della produzione biologica nelle aziende vitivinicole. 

I consumatori però non si accontentano più di autodichiarazioni o di definizioni più o meno fumose, ma si sono fatti più esigenti in quanto agli standard ai quali è necessario sottostare. «C’è bisogno di standard chiari e certificabili – dice Lucrezia Lamastra, ricercatore presso l’Università Cattolica di Piacenza e una delle creatrici del programma V.i.v.a. del ministero dell’Ambiente -. I numeri ci dicono che i consumatori sono interessati ai temi dell’ecosostenibile e del biologico, abbiamo visto che soprattutto i giovani sono molto interessati al tema. Il problema è cercare di farlo in un modo che soddisfi il bisogno del consumatore di avere la consapevolezza che dietro c’è una procedura certificata».

Coop punta sul turismo, investe su Robintur e lancia Viaggi in Coop

Ammonta a 6 milioni di euro l’investimento di Coop su Robintur, controllata di Coop Alleanza 3.0 che lo scorso primo gennaio fondendosi con Planetario Viaggi ha dato vita alla più grande rete diretta italiana di agenzie di viaggio: 312 agenzie, di cui 67 con dipendenti, e un fatturato che supera i 500 milioni di euro, di cui 350 diretti, realizzati nei segmenti leisure, business travel e turismo organizzato. Parte delle nuove agenzie dirette, fino a 30, avrà l’insegna Viaggi Coop e sarà localizzata nei centri commerciali e punti vendita Coop.

 

Viaggi al supermercato

La sinergia con Robintur porterà anche i viaggi “nel carrello della spesa”, ampliando la diversificazione in atto nei punti vendita Coop, che ha già esteso la propria offerta a carburanti, farmaci, libri, cure dentistiche, ottica, gioielleria, cura degli animali.

Il gruppo turistico sarà presente in tutta Italia con i marchi Robintur e Viaggi Coop: svilupperà sia le agenzie dirette, riorganizzate e riposizionate sul territorio, sia le partnership full service, il master franchising e l’affiliazione, l’e-commerce, l’offerta di business travel per le imprese e quella per i gruppi organizzati, anche grazie ad operazioni di acquisizione e ad accordi di partnership mirati. Nei prossimi tre anni, nello scenario disegnato dal Piano industriale, le agenzie fisiche passeranno da 312 fino ad un massimo di 500-600, di cui 80 con dipendenti diretti. Circa 30 avranno l’insegna Viaggi Coop. Il piano dettagliato di sviluppo territoriale è in fase di elaborazione esecutiva, per determinare i bacini ed i formati migliori per il presidio di ciascun territorio, anche in base alla presenza ed alla rilevanza della rete di vendita Coop

Il piano industriale fino al 2019 ha come obiettivo di sviluppare una rete di oltre 500 agenzie di viaggio in tutta Italia, anche attraverso la sinergia con i 1.168 punti vendita Coop e capitalizzando una base di soci di 8 milioni e mezzo di persone. L’intero piano prevede fino al 2021 investimenti autofinanziati per quasi 6 milioni di euro. Grande attenzione sarà posta al canale e-commerce, che verrà valorizzato per raggiungere i Millennials.

 

Partiti da Pesaro, prossima apertura Bologna

Il nuovo logo.

La prima agenzia con la nuova insegna Viaggi Coop ha già aperto a fine marzo all’ipercoop Miralfiore a Pesaro; a fine aprile sarà la volta di Bologna, nella galleria commerciale del Coop&Coop San Ruffillo, e dopo l’estate di Modena, testando la prima agenzia shop in shop, direttamente all’interno dell’area di vendita dell’ipercoop Grandemilia. La sperimentazione proseguirà sviluppando ulteriori azioni integrate con Coop sul piano del marketing, dell’e-commerce (con forti investimenti sul digitale) e del servizio ai soci ed ai clienti Coop.

Le altre agenzie del gruppo adotteranno progressivamente il nuovo logo, offrendo un servizio di consulenza qualificato ed un’ampia gamma di prodotti e servizi.

I marchi Robintur e Viaggi Coop saranno potenziati specialmente nelle città, riorganizzando e riposizionando le agenzie dirette sul territorio, avviando partnership full service, master franchising e affiliazioni. L’obiettivo è di aumentare la forza contrattuale, le sinergie e le economie di scala, per poter offrire promozioni e soluzioni di viaggio particolarmente vantaggiose: “Lavoreremo molto in relazione con le cooperative e in particolare con Alleanza 3.0 – ha detto il direttore generale di Robintur Claudio Passuti all’AdnKronos – . Allo sviluppo della rete di vendita affiancheremo anche investimenti per il settore digitale in modo di poter raggiungere tutta quella parte di viaggiatori che normalmente non entra in agenzia perché magari ha bisogno solo di un volo o dell’hotel”. E “allargheremo la parte più caratteristica della cooperazione di consumo, creando combinazioni e interessi legati anche al turismo enogastronomico e alle specialità territoriali”.

Anche Auchan dice basta alle uova in gabbia, cinque anni per la exit strategy

Dopo il nord Europa, anche da noi iniziano a pesare le considerazioni sul benessere animale e Auchan Retail Italia dichiara in una nota la decisione di non vendere più uova da allevamenti in gabbia. L’insegna francese ha già da tempo avviato il processo di eliminazione delle uova provenienti da allevamenti in gabbia negli ipermercati Auchan e supermercati Simply, partendo dal prodotto a marchio.

Attualmente, infatti, tutte le uova a marchio Auchan provengono da allevamenti a terra o sono biologiche. Per quanto riguarda la linea di primo prezzo e le uova sfuse, è stato avviato nel 2017 il processo di passaggio da fornitori con allevamenti in gabbia ad allevamenti a terra.

Anche sui prodotti con i marchi dei fornitori, è stato già ridotto l’assortimento delle uova da allevamenti in gabbia a favore delle altre. La previsione per essere 100% cage free è di un quinquennio.

In Italia anche Carrefour (da marzo scorso) e Coop (dal 2010) hanno deciso di bandire dalla vendita le uova di allevamenti in gabbia.

Quando il Sud innova: GiCap (Gruppo VéGé) lancia il volantino digitale interattivo

Continua l’esplorazione di Gruppo Végé delle nuove forme di promozione digitale: dopo i beacon è la volta del volantino digitale interattivo, presentato per la prima volta a Messina e provincia da Commerciale GiCap SpA, impresa socia con 80 punti vendita a insegne Quiconviene e Sidis.

Dopo essere stata la prima azienda della Gdo in Sicilia e nell’Area 4 Nielsen ad aver attivato nel gennaio scorso una piattaforma di e-commerce, sempre a Messina città e dei comuni limitrofi, Commerciale GiCap aggiunge un nuovo primato lanciando il primo volantino digitale interattivo. Realizzato in collaborazione con RisparmioSuper/Restore e con il pieno sostegno di Gruppo VéGé, il volantino digitale interattivo si configura come la versione moderna e interattiva dello storico strumento promozionale ed è totalmente integrato nella piattaforma di e-commerce come servizio che semplifica ulteriormente gli acquisti online.

Visitando QuiConviene.it o passando attraverso il sito di Commerciale GiCap è possibile non solo fare la spesa online e riceverla comodamente a casa, ma anche sfogliare dal computer, dal tablet o dallo smartphone il volantino con le promozioni della settimana. Una volta individuata l’offerta di proprio interesse, l’articolo prescelto finisce automaticamente nel carrello virtuale. Il nuovo strumento ha superato a pieni voti il “battesimo sul campo”. Già a poche ore dalla messa online, decine di messinesi avevano testato e preso confidenza con il “mezzo”, utilizzandolo per fare la spesa.

«Provo enorme ammirazione per l’intraprendenza e la capacità di visione del dottor Nino Capone e della sua famiglia, imprenditori protagonisti di un’autentica rivoluzione digitale al servizio dei clienti partita da Messina e destinata, ne sono certo, ad affermarsi ben oltre l’attuale ambito territoriale di Commerciale GiCap – ha detto Giorgio Santambrogio, Amministratore Delegato di Gruppo VéGé -. Il volantino digitale interattivo è uno strumento semplice, ma tremendamente efficace perché è familiare ai clienti e semplifica loro la vita: è l’uovo di Colombo che farà scuola non solo all’interno di Gruppo VéGé, di cui testimonia la vocazione naturale all’innovazione e alle nuove sfide».

Il servizio di spesa online è stato accolto con entusiasmo dai clienti, ottenendo nei primi due mesi di operatività risultati che superano le previsioni più ottimistiche. «Tuttavia eravamo consapevoli di essere solo ai primi passi di un percorso e di avere davanti a noi ampi margini di miglioramento” – dice Giovanni Capone, Direttore Vendite di Commerciale GiCap -.Perciò da subito ci siamo messi al lavoro con Risparmiosuper.it per esaminare i possibili ambiti di intervento, individuando come priorità la massima semplificazione del processo di acquisto. Direi che con il volantino digitale interattivo l’obiettivo è stato raggiunto in modo più che soddisfacente».

 

 

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