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Alimenti per l’infanzia, giù i volumi su la fascia premium/bio

35 miliardi di USD nel 2015; questo vale secondo Nielsen il mercato mondiale di alimentazione per l’infanzia. In crescita nei paesi in via di sviluppo e in recessione nei paesi occidentali, causa calo endemico delle nascite (-45% a livello globale dal 1960 al 2013) che ha portato in Italia a un decremento nelle vendite del 3,2% dal 2012 al 2014.
“Nonostante i problemi le opportunità per il mercato sono ancora consistenti – spiega Liz Buchanan, direttore Global Professional Services di Nielsen –; i consumatori investono molto in queste categorie perché sono molto attenti ai prodotti che selezionano per i loro bambini. Ma per ottenere risultati in un’area dominata da pochi marchi bisogna capire quali sono gli aspetti chiave che guidano la scelta”

La sicurezza del bio
Ci si aspetta una forte crescita dei prodotti biologici, che già nei due anni passati hanno registrato un +26% di vendite a livello globale, a fronte di una diminuzione del 6% del non biologico.
“I consumatori sono sempre più preoccupati dall’aspetto salutista e cercano cibi naturali ed elaborati al minimo, e questo è ancora più vero per gli alimenti per l’infanzia – dice Buchanan –; sempre più genitori cercano cibi in grado di instradare i figli verso una vita sana, anche se ciò significa passare alla fascia premium. Ci aspettiamo che questo segmento crescerà nel momento in cui un maggior numero di genitori sarà in grado di spendere di più”.
In Europa e Asia-Pacifico il 31% degli intervistati considera il biologico e naturale come elemento “importante” nella scelta dei prodotti da acquistare (26% in Africa/ Medio Oriente, 20% in America Latina e 18% in America del Nord, che però è il maggior consumatore che copre il 72% delle vendite del biologico mondiale).

Piace l’innovazione, anche nel packaging
Oggi l’87% delle confezioni di cibo per l’infanzia è in vasetti di vetro o vaschette. Ma ci si aspetta una forte crescita delle confezioni morbide (contenitori con beccucci di plastica dai quali si può succhiare il cibo) in gran voga al momento perché considerate pratiche, e che già dal dicembre 2013 al dicembre 2014 sono aumentate nel mondo del 28% con picchi in Ucraina (916%), Brasile (528%), Portogallo (316%), Russia (264%), Olanda (184%) e Spagna (125%).
“La popolarità delle confezioni morbide è dovuta alla facilità d’uso e alla flessibilità – spiega Buchanan -. Permettono di trasportare il cibo comodamente e ciò è compatibile con gli stili di vita moderni sempre più in movimento, inoltre favoriscono l’indipendenza del bambino e la sua capacità di mangiare da solo”.

Il prezzo resta una delle chiavi

Anche se restano fondamentali tre considerazioni principali -affidabilità della marca, nutrizione e sicurezza – il rapporto qualità/prezzo è una considerazione importante specie in Europa e Nord America, per oltre un terzo dei partecipanti alla ricerca. Promozioni e buoni sconti guidano la scelta, all’interno di una serie di marchi selezionati in precedenza perché giudicati affidabili.
“In Europa il consumatore ritiene che gli alimenti per l’infanzia siano comunque sicuri e nutrizionalmente bilanciati – dice Buchanan – ed esiste anche una scelta di prodotti più ampia rispetto ad altre aree del mondo. Dunque per alcuni consumatori il prezzo diventa una chiave importante nella scelta della marca. Emergono due gruppi di acquirenti: i premium, disposti a pagare di più per un prodotto che percepiscono come migliore, e i cacciatori di valore, che ricercano il miglior affare”.

Marca, pronti a cambiare se c’è la promozione
il 70% degli intervistati ha infatti dichiarato di avere cambiato marca. Il 40% consigliati da parenti o amici, il 34% sulla base di raccomandazioni del pediatra e il 23% per motivi medici.

Gli "influenzatori" nella decisione d'acquisto degli alimenti per l'infanzia.
Gli “influenzatori” nella decisione d’acquisto degli alimenti per l’infanzia.

Ma il 26% degli europei è passato a una marca meno cara e il 23% a una in promozione.

I dati della ricerca The Nielsen Global Baby Care Survey risultano da un sondaggio online eseguito in 60 Paesi e condotto tra febbraio e marzo 2015 su acquirenti di prodotti per l’infanzia nei cinque anni precedenti.

Le leve del successo per Nielsen
Le chiavi del successo negli alimenti dell’infanzia per Nielsen:

Trasparenza: i genitori vogliono sapere esattamente cosa c’è nel cibo dei loro figli. Oltre all’elenco, è utile mettere in etichetta le proporzioni dei vari alimenti contenuti.

Sicurezza innanzitutto: deve essere percepita come la prima preoccupazione della marca e deve esserci la possibilità per il consumatore di avere risposta alle proprie domande e preoccupazioni, anche tramite i canali social

Essere naturali: la semplicità delle cose fatte in casa senza lo sforzo di cucinare: questo cercano molti genitori. Evitare ingredienti come zuccheri e sale aggiunti e conservanti.

Sottolineare i benefici per la salute: l’innovazione prenderà questa strada in futuro proponendo ingredienti che portano benefici come sviluppo fisico e cognitivo, migliore qualità del sonno e difese immunitarie. Da non ignorare la fascia crescente di bambini intolleranti o allergici.

Comprendere e soddisfare le esigenze e i gusti del mercato dove si vende: un esempio è la gamma VitaMeal Baby introdotta da Agro-Food in Medio Oriente, alimenti per l’infanzia halal.

Considerare le opportunità date dalla partnership con un grosso nome, quando si propone un prodotto innovativo, o un produttore locale, se si entra in un mercato estero.

Prodotti per l’infanzia: Gdo in difficoltà, gli specialisti crescono

Nel corso della conferenza di presentazione della nascita di G.I.P.I, il nuovo gruppo distributivo specializzato nei prodotti per l’infanzia, Alessandro Negrello, responsabile del panel Baby Care di Gfk ha tracciato un quadro dell’andamento di questo mercato nel corso del 2014.

Lo scorso anno il mondo Baby Care ha sviluppato un giro di affari di 264,5 mio euro, in contrazione del 3,5%, e un controvalore a pezzi in lieve crescita (+1,5%) pari a 6,9 mio.

La dinamica a valore è certamente condizionata da alcuni fattori esogeni, come il calo delle nascite (5.000 nati in meno nel 2014, per la prima volta il calo ha coinvolto anche le mamme straniere -19% nascite totali-, 94.000 giovani emigrati all’estero negli ultimi 5 anni) e il difficile contesto economico, che ha pervaso anche questo settore e contribuito allo sviluppo di abitudini alternative tra i consumatori, come l’accesso al canale dell’usato, la crescita del fenomeno del riuso/prestito, una maggiore sensibilità al prezzo.

Per capire meglio le dinamiche in atto nel comparto  Negrello ha evidenziato il ruolo dei diversi canali – Gdo e specializzati – e fare alcuni cenni alle famiglie di prodotto.

Andamento contrastante
Nel 2014 il canale generalista e quello specializzato hanno evidenziato trend contrastanti.

Il canale specialista vale oggi circa il 67% dei volumi totali generati dal comparto ed evidenzia un trend positivo del 4% rispetto al 2013, in controtendenza la GDO, in contrazione del 4%.

Come spiegare questo fenomeno? Lo specialista ha colto le potenzialità offerte dal complesso e variegato mondo del feeding, che necessita di un format capace di rappresentarlo in modo compiuto; dall’altro ha il potere di accrescere la pedonabilità sul punto vendita, accreditandolo come riferimento chiave anche per gli acquisti del quotidiano (dai ricambi delle tettarelle, all’acquisto delle pappe, del pannolino…) e mettendolo in diretta competizione con la GDO, che sta soffrendo.

Specializzati verso la modernizzazione
In questa logica, la distribuzione specializzata appare oggi interessata da un processo di modernizzazione, che la porta, sia pure con un certo ritardo rispetto ad altri settori e in modo circoscritto alle realtà più aperte al cambiamento, a far proprie le logiche della grande distribuzione, quindi a puntare su una politica sempre più aggressiva, che ripone molta enfasi non solo sulla comunicazione (anche attraverso i volantini) ma anche sulla competenza, sottolineando una nuova competitività.

D’altro canto, lo specializzato, che vale ben l’89% a valore del mercato Baby Care, ha visto nel 2014 il proprio giro di affari contrarsi del -5%; questo risultato è riconducibile al diminuito apporto della puericultura pesante, più colpita dalla contrazione dei consumi e interessata da una forte pressione sul prezzo e sui margini.

Nel 2014 il segmento trasporto e seduta -“cassaforte” del negozio specializzato- è calato del -6% a valore e del -3% a volume; all’interno di questo mix il prodotto che ha evidenziato le maggiori difficoltà è stato il seggiolone e, a seguire, i passeggini, con il trio in sofferenza. Qualche difficoltà anche per il seggiolino auto, che ha evidenziato una tenuta sostanziale a quantità (+1% vs 2013), ma anche una flessione del 4% a valore. A sostenere la crescita sono stati soprattutto i gruppi 1/2/3 e 2-3. E questo evidenzia un tentativo del consumatore di razionalizzare l’acquisto privilegiando una soluzione che non lo costringa a ripetere l’acquisto nel giro di poco tempo.

Il panel Baby Care rappresenta oggi 10 categorie merceologiche, che si estendono dal mondo feeding (succhietti, biberon, etc.), passando per gli articoli elettronici (sterilizzatori, baby monitors, etc.) fino al mondo transportation & seat (ruote, seggiolini auto, seggioloni).

GfK ha attivato un panel retail che, a partire dal 2013, rappresenta il multimarca specializzato in puericultura, nelle sue varie declinazioni: non solo indipendenti ma anche catene e gruppi d’acquisto. Il panel GfK al tempo stesso è attivo sulla distribuzione “generalista” e veicola informazioni sul mondo degli ipermercati, supermercati e, non per ultimo, il canale online generalista, oggi in forte espansione.

 

 

G.I.P.I. nuovo player nel retail per l’infanzia

Dalla unione dei retailer italiani Io Bimbo, Iperbimbo e Papabù nasce G.I.P.I. – Gruppo Italiano Prima Infanzia: un nuovo polo e prima centrale di acquisto in Italia specializzata nel settore per la distribuzione di prodotti per l’infanzia a livello nazionale. Con 111 punti vendita su oltre 100mila metri quadri, la nuova centrale d’acquisto si propone come un partner unico per l’industria e un retailer competitivo sul mercato.

GIPI_present_mappa_RGB4[3]L’obiettivo di G.I.P.I., società consortile a responsabilità limitata con un giro d’affari aggregato di 160 milioni di euro, è di crescere in tre anni del 15% e di incidere sia a monte che a valle della filiera. Io Bimbo, Iperbimbo e Papabù (che raggruppa i punti vendita Ideal Bimbo, Paniate e Universo Bimbo) manterranno le proprie insegne sul territorio, mettendo invece a fattor comune ciò che li caratterizza per diventare un gruppo forte e sinergico. La cooperativa Io Bimbo, per esempio, con i suoi 62 punti vendita porta un’affermata capacità di coordinamento associativo, un buon potere di negoziazione e una lunga esperienza di comunicazione con il cliente finale. Ideal Bimbo è particolarmente forte nella puericultura pesante e Iperbimbo nell’alimentazione; Universo Bimbo è invece più specializzato nella cosmetica per mamma e bambino e Paniate è l’esperto del giocattolo.

Baby Care tra calo nascite e nuove modalità di consumo

Lo scorso anno il mondo Baby Care ha sviluppato un giro di affari di 264,5 mio euro, in contrazione del 3,5%, e un controvalore a pezzi in lieve crescita (+1,5%) pari a 6,9 milioni.
La dinamica a valore è certamente condizionata da alcuni fattori esogeni, come il calo delle nascite (5.000 nati in meno nel 2014, per la prima volta il calo ha coinvolto anche le mamme straniere -19% nascite totali-, cui si aggiungono 94.000 giovani emigrati all’estero negli ultimi 5 anni) e il difficile contesto economico, che ha pervaso anche questo settore e contribuito allo sviluppo di abitudini alternative tra i consumatori, come l’accesso al canale dell’usato, la crescita del fenomeno del riuso/prestito, una maggiore sensibilità al prezzo.

È un mercato in continua evoluzione quello della distribuzione specializzata che vale oggi circa il 67% dei volumi totali generati dal comparto ed evidenzia un trend positivo del 4% rispetto al 2013, mentre la la GDO è in contrazione del 4%. «Stiamo assistendo a una rapida trasformazione del retail specializzato, che si propone oggi come una valida alternativa alla GDO di cui fa proprie le logiche di acquisto. Il negozio di puericultura diventa così il punto di riferimento anche per i piccoli acquisti quotidiani, come il latte in polvere, i biberon e i pannolini. Queste merceologie accrescono la pedonabilità nel punto vendita e portano il consumatore a una frequentazione più assidua, che non si limita pertanto agli acquisti importanti al momento della nascita (passeggino, carrozzina e seggiolino), ma che conserva un ruolo nel tempo» commenta Alessandra Negrello, responsabile Panel Baby Care di GfK.

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