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Boom per la Mdd: nel 2023 oltrepassato il fatturato di 25 miliardi di euro

Con un fatturato record pari a 25,4 miliardi di euro nel 2023, i prodotti a marca del distributore (Mdd) rappresentano oggi il 31,5% dell’intero giro d’affari del mercato della distribuzione moderna in Italia, compresi i discount – nel 2019 era al 28,3% -, affermandosi come strumento fondamentale delle imprese della distribuzione moderna per sostenere il potere di acquisto delle famiglie, offrendo qualità e convenienza. I dati emergono dall’analisi “Marca del Distributore e Made in Italy: il ruolo della Distribuzione Moderna” realizzata da The European House – Ambrosetti per ADM – Associazione Distribuzione Moderna.

La marca del distributore si afferma dunque come unico canale in crescita sostenendo l’intero settore del retail alimentare: +332 milioni di euro anche nell’ultimo anno, e la tendenza probabilmente non si arresterà. Secondo i calcoli realizzati da The European House – Ambrosetti , la distribuzione moderna è l’attivatore di una filiera lunga e articolata e, con 15 settori e 37 sotto-settori coinvolti, abilita la creazione di circa il 12% dell’intero PIL italiano, oltre 200 miliardi di euro: dai 30 miliardi generati direttamente dalla distribuzione moderna, se ne sviluppano ulteriori 178 dalle filiere attivate a monte tra componenti industriali attive, settore agroalimentare e intermediazione.

“La distribuzione moderna ha contribuito in maniera significativa a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, contenendo la spinta inflattiva e sostenendo soprattutto le fasce di reddito più basse, che soffrono in maniera particolare l’aumento dei prezzi al consumo”, ha commentato Mauro Lusetti, Presidente ADM – Associazione Distribuzione Moderna. “L’impegno delle nostre aziende ha limitato l’aumento del prezzo medio di vendita, assorbendo parte dei rincari ricevuti sui prodotti del largo consumo dell’industria di marca. Da gennaio 2019 la distribuzione moderna ha registrato aumenti inferiori dei prezzi di vendita di 6 punti percentuali rispetto all’industria di marca. I prodotti a marca del distributore, garantendo un’offerta che coniuga qualità e convenienza, si sono dimostrati uno strumento efficace e molto apprezzato dagli italiani nel contrastare l’aumento dei prezzi. Il settore distributivo si conferma come un asset strategico dell’economia del Paese, sia per il valore aggiunto che riesce a generare sia per il contributo all’occupazione e il sostegno alle filiere del Made in Italy”.

“Si è appena chiuso un 2023 complesso che ha visto una riduzione dei volumi di vendita in tutti i canali distributivi, dal discount ai supermercati fino al piccolo servizio, dovuta alla pressione dell’inflazione sulle famiglie con effetti asimmetrici: la spesa incomprimibile pesa 21 punti percentuale in più sul bilancio familiare del quintile più povero. In un contesto in cui i consumi alimentari sono già immobili da oltre un decennio, è necessario un cambio di rotta per salvaguardare i consumi, alimentari e non, che generano il 60% del PIL italiano” ha aggiunto Valerio De Molli, managing partner e CEO, The European House Ambrosetti.

A novembre cala l’inflazione ma gli italiani continuano a risparmiare

L’indice di inflazione nel largo consumo confezionato (LCC) a novembre è pari al 5,8%, inferiore rispetto a quella di ottobre (7,2%). Gli italiani tuttavia continuano a ridurre il mix del carrello della spesa del -1,5%, confermando così un comportamento d’acquisto volto al risparmio. Rispetto allo stesso periodo del 2022, l’indagine mensile di NIQ sottolinea però un andamento positivo per tutti i canali distributivi. Nello specifico la crescita è guidata da specialisti drug (+10,3%), seguiti da discount (+5,5%), supermercati (+4,5%), superstore (+3,8%), iper>4.500mq (+0,9%) e infine liberi servizi (+0%).

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
Considerando il rapporto tra valori e volumi a totale Italia Omnichannel, all’interno del comparto grocery nel mese di novembre si evidenzia un trend positivo a valore (+3,6% vs 2022), mentre si conferma una diminuzione a livello di volumi, pari a -0,7%. I prodotti dedicati agli animali domestici si attestano ancora come l’area merceologica con l’incremento a valore più consistente (+9%), seguiti dal cibo confezionato (+4,9%) e dai prodotti per la cura della casa (+4,5%). Per quanto riguarda i volumi invece, si rileva un trend negativo per tutti i comparti tranne per i prodotti per la cura della persona (+0,2%) e il fresco (+0,1%).

A livello di categorie merceologiche, in testa alla classifica top10di NIQ del mese di novembre si classificano l’olio di oliva vergine ed extravergine (+32,7%), lo yogurt bianco (+17,1%) e le gomme da masticare (+15,5%). Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. In particolar modo, la performance migliore si registra nei discount (+8,9%), mentre nei liberi servizi si osserva l’incremento meno consistente (+1,1%).

Tra le categorie merceologiche più dinamiche all’interno del comparto, frutta e verdura (+11%) detiene il primo posto, seguita subito dopo da pane & pasticceria & pasta (+7,2%), e gastronomia (+6,4%). La salumeria invece si attesta di nuovo la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+0,7%).

Spesa low cost: Carrefour Contact sbarca in Italia, prima apertura a Milano

È arrivato anche in Italia il nuovo format di Carrefour, nato con l’obiettivo di abbassare del 10% i prezzi di vendita. La strategia di Carrefour Contact infatti si focalizza sulla valorizzazione della marca privata: l’assortimento è stato razionalizzato eliminando buona parte delle marche nazionali e aumentando la presenza dei prodotti Carrefour con attenzione alla marca Simpl – la linea di prodotti con prezzi allineati a quelli dei discount ed entry level. 7000 le referenze totali, tra largo consumo confezionato, freschi e non food.

Il primo Carrefour Contact apre i battenti a Milano, nel cuore della Zona Angilberto. “Questa nuova apertura rappresenta un’ulteriore dimostrazione dell’impegno di Carrefour Italia nell’adottare misure concrete di sostegno alle famiglie e ai propri clienti contro l’inflazione e l’attuale situazione economica” afferma Michele Stefanoni, Direttore Ipermercati, Supermercati Diretti e Cash & Carry Carrefour Italia. “Un vero e proprio cambio di insegna, da Market a Contact, che si svilupperà su 960 mq di superficie, senza le classiche promozioni, come ad esempio i cataloghi. Vogliamo infatti contribuire a diventare un fattore di vitalità e di sicurezza per i cittadini e le cittadine che vivono il quartiere, soprattutto nelle aree più periferiche della città e che rischiano un impoverimento di attività, se trascurate”.

Col format Contact, già testato in Francia, l’azienda punta dunque a diventare l’insegna meno cara della città, grazie a una semplificazione delle attività di gestione del negozio, che porta una minore incidenza di costi e all’eliminazione di volantini promozionali, con la conseguente riduzione dei costi di marketing, ma anche alla valorizzazione del nuovo reparto macelleria e alle dinamiche di reso semplificate.

Consumi, le festività saranno all’insegna del risparmio

Cosa troveranno gli italiani sotto l’albero di Natale? Un gran desiderio di risparmio. A sostenerlo è NielsenIQ in una recente ricerca su intenzioni e prospettive di spesa da cui emerge che quasi la metà degli italiani (43%), in vista delle prossime celebrazioni natalizie, intende ridurre le spese o mantenere lo stesso budget (42%). Solo il 7% dei consumatori pensa di spendere di più. Tra le strategie adottate per contenere i costi, il 41% festeggerà in modo più economico, preparando pasti in casa o scegliendo ristoranti meno cari, il 34% risparmierà approfittando di sconti speciali prima delle feste e il 33% acquisterà meno regali (o nessuno) per se stesso.

NielsenIQ, inoltre, ha analizzato l’andamento dei consumi e delle abitudini di acquisto delle famiglie italiane per il mese di settembre 2023, fotografando lo scenario della grande distribuzione organizzata nel nostro Paese.

12,5 miliardi di € è il fatturato registrato dalla GDO a totale Omnichannel in Italia, un valore cresciuto nel mese di settembre del 6,6% rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda l’indice di inflazione teorica nel largo consumo confezionato (LCC), si evidenzia una diminuzione ulteriore pari al 8,8%, un dato inferiore rispetto a quello osservato ad agosto (10%). Per contrastare l’impatto dell’inflazione, gli italiani continuano ad adottare comportamenti di acquisto al risparmio, riducendo ulteriormente il mix del carrello della spesa dello 0,9%. Ciò ha reso la variazione reale dei prezzi pari al 7,9%.

Rispetto allo stesso periodo del 2022, l’indagine di NielsenIQ sottolinea un andamento positivo per tutti i canali distributivi. Nello specifico, la crescita è guidata da specialisti drug (+14,8%), seguiti da superstore (+8,8%), discount (+7,9%), supermercati (+5,9%), liberi servizi (+4,3%) e infine iper>4.500mq (+2,8%). Sul fronte delle vendite in promozione, prosegue il trend positivo con un’incidenza promozionale del 23,2% per il mese di settembre 2023 a totale Italia (+0,3 p.p. rispetto allo stesso mese del 2022). Infine, in merito ai prodotti a marchio del distributore (MDD), a settembre la quota di MDD si attesta al 22,4% del LCC nel perimetro iper, super e liberi servizi, mentre a totale Italia Omnichannel – inclusi i discount – sale al 31,7%.

Cosa mettono gli italiani nel carrello della spesa
All’interno del comparto grocery in merito al rapporto tra valori e volumi a totale Italia Omnichannel, nel mese di settembre 2023 si evidenzia un andamento positivo a valore (+6,1% vs 2022), mentre si conferma – come nei mesi precedenti – una contrazione a livello di volumi, pari a -1,8%. I prodotti dedicati agli animali domestici si attestano anche a settembre come l’area merceologica con l’incremento a valore più significativo (+10,9%), seguiti dai prodotti per la cura della casa (+8,3%) e dal cibo confezionato (+8,2%). In merito ai volumi, invece, si rileva un trend negativo per tutti i comparti e specialmente per il fresco (-2,6%). A livello di categorie merceologiche, guidano la classifica Top10 di NIQ del mese di settembre 2023 l’olio di oliva Vergine ed extravergine (+29,4%), lo zucchero (+26,9%) e i gelati multipack (+23%).

Per quanto riguarda il fresco (peso fisso + peso variabile) risulta in crescita in tutti i canali distributivi. In particolar modo, la performance migliore si registra nei discount (+9,2%), mentre nei liberi servizi si osserva l’incremento meno consistente (+4,2%). Tra le categorie merceologiche più dinamiche all’interno del comparto, pane & pasticceria & pasta si conferma ancora una volta al primo posto (+10,5%), seguita subito dopo da frutta e verdura (+9,9%) e pescheria (+9,7%). La salumeria invece si attesta di nuovo la categoria con il trend di crescita più basso rispetto alle altre (+1,9%).

Inflazione in calo a ottobre, ma i consumi restano deboli

I dati diffusi da Istat relativi ai prezzi al consumo del mese di ottobre evidenziano l’indice generale di inflazione in significativa frenata rispetto al mese precedente, così come il carrello della spesa in rallentamento a un +6,3% su base tendenziale rispetto al +8,1% registrato nel mese precedente.

“Alla conferma del rallentamento della crescita dei prezzi si continua a contrapporre una situazione di debolezza dei consumi” commenta Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione. “Nonostante il contesto economico rimanga complesso, con le imprese sotto pressione per l’andamento dei volumi di vendita, la distribuzione moderna, che ha operato negli ultimi mesi per rallentare il trasferimento degli aumenti al consumo, ha messo in campo un ulteriore sforzo straordinario. Dopo aver dedicato importanti risorse economiche alla carta ‘Dedicata a te’, riconoscendo il 15% di sconto ai possessori in aggiunta alle promozioni in corso, le aziende della distribuzione moderna hanno aderito unanimemente all’iniziativa ‘Trimestre anti-inflazione’, dimostrando ancora una volta l’attenzione e l’impegno nei confronti delle famiglie, in difesa del loro potere di acquisto.

È ancora prematuro valutare l’effetto complessivo del trimestre, ma le iniziative messe in campo dalle imprese distributive stanno incontrando una risposta positiva da parte degli italiani, che confermano la forte attenzione alla ricerca di soluzioni che coniughino qualità e convenienza. Questi segnali rafforzano la convinzione che occorra lavorare per una riduzione strutturale dei prezzi al consumo, un obiettivo che passa necessariamente dall’intervento di riduzione dei prezzi di listino dei beni di largo consumo da parte dell’industria”.

Aldi blocca il prezzo di oltre 200 prodotti essenziali sino a fine dicembre

Aldi rinnova la promessa di convenienza e qualità del Prezzo Aldi sostenendo le esigenze dei consumatori italiani con un ampio paniere di prodotti a prezzo bloccato.

L’azienda, presente in Italia dal 2018, afferma di aver sempre posto al centro della sua proposta commerciale un assortimento completo e compatto, focalizzandosi sul concetto del Prezzo Aldi. L’attenzione alla convenienza – implicita nel format discount – si traduce in un’offerta centrata sulle marche private, per la maggior parte di origine italiana.

Oggi, di fronte ad uno scenario straordinario di pressione sui consumi ed inflazione, Aldi comunica di aver praticato già dei ribassi nel corso dell’anno e di voler compiere un passo in più: una selezione di oltre 200 prodotti essenziali come pasta, carne, latte, salumi, formaggi e pesce, accanto a referenze per l’igiene personale, la cura della casa e degli animali a prezzo bloccato fino al 31 dicembre 2023. Ogni settimana fino a fine anno, inoltre, Aldi si impegna ad offrire ai propri clienti ulteriori opportunità di ribasso e nuovi prezzi bloccati.

Inflazione, italiani propensi a spesa più frequente ma con scontrino più basso

A causa della complessa situazione socio-economica, la condizione delle famiglie italiane verte ormai in uno stato di crisi. L’inflazione resta elevata, nonostante il progressivo rallentamento, e l’attenzione dei consumatori continua a concentrarsi nell’attuazione di strategie di scelta per contrastare il carovita, ponderando i prodotti da inserire nel carrello della spesa e tenendo conto anche del luogo dove fare acquisti. Secondo le rilevazioni di NIQ, a metà del 2023 i gruppi familiari in difficoltà in Italia rappresentano 25% della popolazione, ben 15 punti percentuali in più rispetto all’inizio del 2022 (10%). L’aumento è stato progressivo: a metà 2022 gli italiani in sofferenza per il susseguirsi della crisi erano il 17% e il 23% a fine 2022.

La polarizzazione dei consumi nel Bel Paese è ormai tangibile e accelerata dal calo del potere di acquisto degli italiani. Per il settore del largo consumo confezionato, le persone spendono il 16% in più rispetto al 2021 e nelle nuove strategie di risparmio gli italiani adottano dei comportamenti anti-inflazione con l’obiettivo condiviso di cercare convenienza e comprare solo l’indispensabile riducendo gli sprechi. A settembre 2023, l’inflazione teorica nel largo consumo confezionato tocca quota 8,8% con una variazione del mix di spesa ad opera dei consumatori dello 0,9% portando quindi l’inflazione reale al 7,9%.

La famiglia media si scopre meno fedele all’insegna ma non alla Marca Del Distributore (MDD), con una spesa sempre più frequente e scontrini più bassi. Nello specifico, secondo le analisi di NIQ, i negozi frequentati da una famiglia sono in media 6,1, con un aumento delle visite nei punti vendita del 4,8% e il numero dei prodotti nel carrello scende negativamente a -7,9%. Secondo NielsenIQ, in Italia nel perimetro del largo consumo confezionato, la contrazione dei volumi di vendita nel 2023 proseguirà anche nel 2024 con una stima di crescita inferiore e pari al 6,3% (-0,6% vs 2023). Nel mese di agosto, i volumi totali nei diversi canali hanno registrato un calo pari al -2,7% tuttavia la tendenza non può essere generalizzata poiché è necessario prendere in esame ogni punto vendita singolarmente analizzando le caratteristiche peculiari del territorio. Il particolare contesto attuale rende necessario un cambio di paradigma che ponga al centro il consumatore, in un’ottica di “Retail consumerization”, ovvero rivoluzionare la classica categorizzazione dei punti vendita valorizzando le micro-territorialità attraverso un uso strategico dei dati.

Stando alle rilevazioni di NIQ e di GfK Sinottica, prendendo a modello la categoria di consumatori che acquistano prodotti prevalentemente vegetali – circa 9 milioni di italiani – si osserva come all’interno della stessa città la loro concentrazione vari da zona a zona. Per esempio, a Milano l’area di Porta Venezia-Città Studi è tra quelle in cui è maggiore la concentrazione di questo gruppo di consumatori. Situazione simile nei quartieri di altre città d’Italia come la Crocetta a Torino, l’EUR a Roma e l’Arenella a Napoli in cui si individuano molte più similarità, seppur siano luoghi di città distanti tra loro, mentre in zone della stessa città si delineano marcate differenze all’interno dell’area urbana.

Investimenti immobiliari, cresce l’attenzione per i centri commerciali

Nonostante la buona tenuta dell’economia italiana in un contesto di rallentamento dell’Eurozona, le attività d’investimento nell’immobiliare continuano a essere frenate dalle condizioni di accesso al credito, in peggioramento a causa dei nuovi rialzi dei tassi d’interesse da parte della BCE finalizzati al contenimento dell’inflazione. Si assiste infatti a una riduzione del numero e della dimensione delle transazioni, parallelamente a una contrazione delle attività di raccolta da parte dei fondi immobiliari italiani.

“Per i prossimi mesi non sono attese particolari inversioni di tendenza rispetto all’attuale momento di mercato; sarà necessario attendere il 2024 per osservare un assestamento dell’inflazione e quindi una riduzione dei tassi d’interesse” – afferma Silvia Gandellini, Head of Capital Markets and Head of A&T High Street di CBRE Italy. “Nel frattempo sempre più investitori stanno esplorando nuovi settori, con un focus particolare verso gli operational real estate asset, che seguono logiche non strettamente immobiliari, come strutture sanitarie, data centre, infrastrutture per le telecomunicazioni e l’energia. Le operazioni d’investimento attualmente in corso e destinate a concludersi entro la fine di quest’anno, ci portano a pensare che anche nel prossimo trimestre i volumi delle transazioni continueranno a crescere, ma senza recuperare il gap accumulato negli ultimi 18 mesi”.

In questo contesto, l’asset class Office registra una marcata riduzione dei volumi di investimento, in cui si rileva anche una maggiore richiesta di aggiustamento del prezzo, soprattutto per il prodotto value add e per gli immobili già valorizzati in location secondarie. Si continua a registrare invece un’ottima liquidità per immobili core a Milano, anche rispetto ai migliori mercati europei. L’interesse degli investitori appare molto polarizzato: non perdono di appeal gli asset core nel Central Business District, dove le prospettive di crescita dei canoni di locazione rimangono molto positive, mentre nelle realtà più periferiche si riscontra un atteggiamento cauto degli investitori, causato dall’incertezza della domanda futura di spazi da parte degli occupier.

Industrial & Logistics si conferma la prima asset class di investimento, nonostante anche in questo caso si rilevi un calo dei volumi, del numero e della dimensione delle singole operazioni rispetto al 2022. Le performance del mercato occupier continuano ad alimentare un outlook molto positivo sulla crescita dei canoni di locazione, favorendo gli investimenti in operazioni core+ e value add. La domanda di spazi in questo settore non sembra infatti arrestarsi, confermando l’Italia come uno dei best performer tra i mercati logistici europei, sia in termini di performance di assorbimento che in termini di margini di crescita. In linea con la prima metà dell’anno, continua a rafforzarsi l’interesse verso operazioni in immobili industriali affittati nel lungo periodo ad aziende manifatturiere con covenant forti. Le ottime performance dei fondamentali dell’industria di riferimento continuano a sostenere anche gli investimenti in Hotels, dove l’aumento dei prezzi medi per camera, e quindi dei valori di RevPAR (Revenue Per Available Room), incoraggiano l’investimento in questa asset class. Il mercato dell’ultimo trimestre ha visto una crescente attività da parte di hotels operator oltre a corporate deal. Gli acquirenti più attivi in questa fase si confermano i cash buyer, in particolare i family office, in grado di completare rapidamente le acquisizioni in un contesto di elevato costo del debito.

Nonostante la forte domanda di abitazioni in affitto e di posti letto per studenti fuori sede continui ad alimentare la crescita dei canoni di locazione nelle principali città, il settore Living ha rallentato il suo percorso di consolidamento. L’interesse dei developer dei fondi di private equity per il build-to-rent e gli studentati rimane ancora alto, ma i costi di costruzione, l’elevato costo del debito e l’incertezza burocratica, rallentano i nuovi sviluppi in un contesto di sostanziale assenza di prodotto stabilizzato. Si osserva un’attività intensa sul cambio d’uso da uffici a living in location periferiche di Milano. Il mercato built-to-sell è ancora molto forte e fa da traino per il settore grazie anche all’ottimo assorbimento per i prodotti prime e good secondary.

Nel settore Alternative c’è un forte aumento dei volumi di investimento, alimentato da operazioni di piattaforma nell’healthcare. Nonostante le forti barriere all’ingresso in questo e in altri settori considerati Alternative, i numeri delle singole operazioni confermano la potenziale profondità della domanda d’investimento in questi mercati. In particolare si denota interesse da parte di capitali di private equity, alla ricerca di ritorni competitivi, investendo anche in strutture operative in settori supportati da solidi fondamentali.

Per il settore Retail rimane alto l’interesse da parte dei net lease buyer per medie superfici affittate a operatori di primario standing e di lunga durata. Rispetto a 12 mesi fa, si registra una pipeline più consistente nell’attività d’investimento su centri commerciali, anche grazie a investitori newcomer che vedono ottime opportunità di acquisto a sconto, in particolare su centri medio grandi con ottimi fondamentali e dominanti nei loro bacini di riferimento.

Conad aderisce all’iniziativa anti inflazione, oltre 600 prodotti a prezzi calmierati

Conad aderisce al “Trimestre anti inflazione”, l’iniziativa promossa dal Ministero dell’Industria e del Made in Italy e sottoscritto dalle associazioni della distribuzione e del commercio. Lo farà con la totalità della sua rete, composta da oltre 3.300 punti vendita sull’intero territorio nazionale, offrendo oltre 600 prodotti a prezzi calmierati fino alla fine dell’anno.

“Per Conad aderire al trimestre anti inflazione è una scelta di responsabilità” ha commentato Mauro Lusetti, Presidente di Conad. “Sentiamo il dovere di continuare a fare la nostra parte per limitare gli effetti dell’inflazione. Lo facciamo in continuità con la nostra identità, Persone oltre le cose, con il nostro impegno sociale nelle comunità e per le comunità attraverso i nostri soci, e con le azioni già messe in atto per assorbire parte dei rincari apportati dal mondo della produzione e della trasformazione. Le referenze con cui aderiamo al trimestre anti inflazione appartengono a “Bassi e Fissi”, l’iniziativa con cui da dieci anni offriamo ai nostri clienti prodotti indispensabili a prezzi ribassati e con una qualità che non teme confronti”.

L’iniziativa Bassi e Fissi comprende centinaia di prodotti a marchio Conad fondamentali per la vita quotidiana a prezzi ribassati rispetto la media di mercato, rappresentative di più di 100 categorie merceologiche, che hanno consentito nel 2022 un risparmio medio alle famiglie italiane del 26,5%. A sostegno dell’adesione di Conad al “Trimestre anti inflazione”, sono previste iniziative di comunicazione ad hoc, con campagne pubblicitarie sull’adesione del paniere dei prodotti Bassi e Fissi all’iniziativa del Governo.

Più di 1300 le referenze coinvolte nell’operazione Prezzi Bloccati di D.IT

Dal primo ottobre scatterà il trimestre anti-inflazione sul carrello della spesa, come previsto dal protocollo di intesa sottoscritto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dai rappresentanti delle associazioni della distribuzione moderna e del commercio tradizionale, con l’obiettivo di accelerare il processo di rientro dell’inflazione già in corso negli ultimi mesi e proseguito anche ad agosto.

In questo scenario si inserisce la strategia anti-inflazione di D.IT, la cui manovra coinvolge contemporaneamente più di 1300 referenze, tutto l’assortimento MDD ad eccezione delle referenze di carne fresca ed ortofrutta. Per quantificare meglio l’investimento, il portafoglio prodotti a prezzi bloccati esprime oltre 100 milioni di euro alla vendita. Questo insieme di prodotti sta registrando una crescita del fatturato alla vendita tra gennaio e agosto 2023 pari al +24% (+11% i volumi). L’assortimento pesa all’interno del fatturato alla vendita complessivo di D.IT mediamente un 11%, con punte oltre il 15% presso alcuni nostri Soci.

“Con questa operazione di Prezzi Bloccati la Centrale conferma il suo impegno a tutela del potere di acquisto dei consumatori in generale, garantendo una spesa economicamente più sostenibile ma senza rinunciare alla qualità: caratteristica intrinseca dei prodotti a Marchio Sisa e Sigma” evidenzia Alessandro Camattari, Direttore Commerciale e Marketing di D.IT.

Il retail ha un ruolo fondamentale negli equilibri economici della società e come tale deve saper reagire alle sfide e congiunture di mercato positive e anche negative. L’inflazione LCC, seppur in calo all’8,7% in agosto dopo i picchi al 14% di marzo, va affrontata facendo leva su tutte le risorse possibili, in primis la leva promozionale che D.IT ha strategicamente potenziato in tutto il 2023 e che manterrà nei mesi a venire. La manovra Prezzi Bloccati di questo ultimo trimestre va infatti a sommarsi a tutta una serie di attività già pianificate sia sui prodotti MDD che sui prodotti dell’industria di marca.

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