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Europa sprecona: il 29% dell’ortofrutta acquistata finisce nella spazzatura

Sono preoccupanti ma danno un crudo quadro della questione gli ultimi dati diramati dal JRC, il centro di studi scientifici interno alla Ue, sullo spreco dell’ortofrutta: secondo un articolo pubblicato di recente le famiglie dell’Unione europea generano circa 35,3 chilogrammi di rifiuti di frutta e verdura freschi per persona all’anno, 14,2 chilogrammi (circa un terzo) dei quali sarebbero evitabili.

Numeri in linea con i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che stima che circa un terzo del cibo prodotto a livello mondiale per il consumo umano venga sprecato.

I livelli di spreco maggiore riguarderebbe in particolare proprio frutta e verdura fresche, che contribuiscono a quasi il 50% degli sprechi alimentari generati dalle famiglie dell’UE. Ciò è prevedibile dato che costituiscono circa un terzo degli acquisti alimentari totali, parte della loro massa è immangiabile (ad esempio certi tipi di buccia) e sono altamente deperibili, ma anche prodotti relativamente economici.

Tuttavia, lo studio del JRC ha rilevato che i rifiuti evitabili potrebbero essere ridotti applicando strategie di prevenzione mirate e che i rifiuti inevitabili (parti non commestibili del prodotto) potrebbero essere gestiti in modo molto più sostenibile a livello della produzione e riciclato per essere usati nell’economia circolare.

I risultati di questo studio hanno implicazioni per le politiche sia sulla prevenzione sia sulla gestione dei rifiuti alimentari domestici. Il modello proposto può aiutare a stabilire le prassi di base e le differenze nella generazione di rifiuti tra Paesi, studiare gli effetti dei diversi modelli di consumo sulla generazione di rifiuti e stimare il potenziale di riutilizzo di rifiuti inevitabili in altri sistemi di produzione, che è di grande interesse da una prospettiva di economia circolare. Ma ha anche potenziali applicazioni più ampie, nella stima dei rifiuti generati da altri prodotti domestici.

 

Rifiuti evitabili e inevitabili: non tutti sprecano allo stesso modo

Gli autori hanno creato un modello per stimare la quantità di rifiuti domestici evitabili e inevitabili costituiti da frutta e verdura fresca prodotta dalle famiglie dell’UE. Il punto di partenza sono stati i rifiuti inevitabili (rifiuti derivanti da preparazione o consumo di cibo che non sono, e non sono mai stati, commestibili in circostanze normali) e rifiuti evitabili (cibo buttato via che era, ad un certo punto prima dello smaltimento, commestibile) calcolato per 51 tipi di rifiuti di frutta e verdura fresche in sei Paesi dell’UE (Germania, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Regno Unito) per il 2010, e la quantità di frutta fresca e verdura fresca acquistate, consumate e sprecate (rifiuti evitabili e inevitabili) nel Regno Unito, in Germania e in Danimarca nel 2010. Le cifre sono state utilizzate per stimare gli sprechi inevitabili ed evitabili generati dalle famiglie dell’UE dal consumo di frutta e verdura fresca.

Secondo lo studio, ogni anno nell’UE si producono pro capite 21,1 chilogrammi di rifiuti inevitabili e 14,2 chilogrammi di rifiuti evitabili. In media, il 29% (35,3 chilogrami per persona) di frutta e verdura fresca acquistata dalle famiglie nell’UE-28 è sprecato, il 12% (14,2 choilogrammi) del quale era evitabile.

Gli autori hanno riscontrato grandi differenze nei rifiuti evitabili e inevitabili generati dai diversi Paesi a causa dei diversi livelli di comportamenti dispendiosi (legati a fattori culturali ed economici) e di diversi modelli di consumo (che influenzano la quantità di rifiuti inevitabili generati).

Ad esempio, sebbene gli acquisti di verdure fresche siano più bassi nel Regno Unito che in Germania, la quantità di rifiuti inevitabili generati pro-capite è quasi la stessa, mentre la quantità di rifiuti evitabili è più alta nel Regno Unito. Si è scoperto che i Paesi i cui cittadini spendono una percentuale maggiore del loro reddito per il cibo generano rifiuti meno evitabili.

Circa 88 milioni di tonnellate di cibo sono sprecate ogni anno nell’UE, con costi associati stimati a 143 miliardi di euro.

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