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Crai stipula con il Ministero dell’Interno un patto contro le infiltrazioni criminali

Prevenire i rischi di infiltrazioni criminali nel settore della grande distribuzione e garantire un contesto di legalità e sicurezza per favorire la libertà d’impresa e un sano sviluppo del mercato. È questo l’obiettivo del Protocollo Quadro di Legalità siglato oggi tra il Ministero dell’Interno e Crai Secom Società Benefit. Sulla base dell’intesa Crai, che è presente in oltre 800 Comuni in tutta Italia con una rete di circa 1.500 punti vendita, e i suoi centri di distribuzione si impegnano ad adottare regole per la scelta responsabile dei fornitori, inserire specifiche clausole nei contratti di convenzionamento e prevedere la risoluzione dei vincoli contrattuali in caso di violazioni. Gli stessi centri vigileranno sul rispetto di tali clausole e adotteranno misure per garantire la trasparenza nei rapporti contrattuali, la regolarità contributiva e la tracciabilità dei flussi finanziari. Sono previste inoltre attività divulgative e formative per diffondere la cultura della legalità tra i dipendenti. Il Viminale promuoverà, attraverso la rete delle prefetture, l’adesione al protocollo da parte dei centri per garantire il rispetto dei principi di legalità e di libertà d’impresa. A tal fine l’accordo rappresenta un modello base per la stipula di intese operative a livello locale, adattate alle specificità di ciascun territorio. Saranno inoltre promosse, in collaborazione con le Forze dell’ordine, iniziative per analizzare i fenomeni criminali che interessano la grande distribuzione. L’accordo è stato sottoscritto dal prefetto Carmen Perrotta, Capo Dipartimento per l’Amministrazione Generale, per le Politiche del Personale dell’Amministrazione civile e per le Risorse Strumentali e Finanziarie, e da Giangiacomo Ibba, Amministratore Delegato di Crai. Verrà realizzato, infine, un monitoraggio costante per verificare l’attuazione del protocollo – la cui durata è di tre anni – e valutare eventuali aggiornamenti per rafforzarne l’efficacia.

Per noi di Crai la firma di questo Patto di Legalità è molto più di un semplice atto formale – dichiara Giangiacomo Ibba, Amministratore Delegato di Crai –. È un impegno concreto che abbiamo voluto fortemente per creare una tutela per tutto il nostro mondo, a partire dai clienti e le oltre 20.000 persone che ogni giorno, con passione e dedizione, animano la nostra grande famiglia. Un passo importante, che ci rende orgogliosi di essere il primo gruppo della grande distribuzione organizzata a compierlo, perché la trasparenza e la correttezza sono valori che ci guidano da sempre”.

Coop Alleanza 3.0 lancia i pelati da filiera etica

Riscatto, accoglienza, legalità, occupazione: sono alcuni dei valori racchiusi nei pomodori pelati con l’etichetta “Riaccolto, la Terra della Libertà” presenti per tre mesi a decorrrere dal 19 febbraio i negli oltre 360 supermercati e ipercoop di Coop Alleanza 3.0 presenti in Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia (nelle provincie di Mantova e Brescia) Emilia – Romagna, Marche, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Sicilia.

L’iniziativa è promossa da Coop Alleanza 3.0 e Legacoop Puglia che insieme sostengono l’Associazione Ghetto – Out Casa Sankara, “start up etica” nata 4 anni fa nel Foggiano, da una sinergia tra Regione Puglia, associazionismo e movimento cooperativo, che con il suo prodotto da filiera etica racconta una storia di riscatto civile e sociale.

L’associazione gestisce uno spazio progettato quale alternativa alle condizioni disumane dei ghetti; nell’azienda agricola, con circa 14 ettari di terreno e una vecchia rimessa di proprietà della Regione Puglia, i giovani migranti fuggiti dal ghetto e costituiti in associazione lavorano la terra in autonomia e abitano con le loro famiglie.

Per sviluppare il percorso di emancipazione è nato il progetto di produzione di pomodori e, con la collaborazione di Conserva Italia, trasformazione in confezioni di pelati da 400 grammi.

I barattoli dei pelati “Riaccolto, la Terra della Libertà” non contengono quindi solo gli pomodori pugliesi ma anche la dignità umana e del lavoro, e un’esperienza di acquisizione di autonoma per i lavoratori dei campi.

Sul pdv

Ai pelati “Riaccolto”, Coop Alleanza 3.0 dedica un apposito spazio espositivo in cui i soci e i consumatori potranno trovare il primo prodotto dell’Associazione Ghetto Out – Casa Sankara con le principali informazioni del progetto. Inoltre, soci e i consumatori potranno acquistarli a un prezzo speciale, più alto della media dei prodotti simili, per contribuire ad aiutare lo sviluppo di questa piccola realtà, e così seminare legalità e diritti e consolidare un modello che potrà estirpare lo sfruttamento diffuso nel settore. Inoltre, condividendo sui social – Twitter, Facebook, Instagram – il proprio acquisto, con l’hashtag #CasaSankara e taggando Coop Alleanza 3.0, i soci e consumatori potranno testimoniare la propria scelta etica.

“La cooperazione di consumo si ispira a valori fondamentali quali la libertà e la democrazia, la giustizia sociale e la solidarietà: per questo Coop Alleanza 3.0 sostiene questa iniziativa chiedendo la partecipazione anche dei soci Coop e dei consumatori. È storico e sempre vivo l’impegno di Coop Alleanza 3.0 e delle realtà della cooperazione a diffondere la cultura della legalità e promuovere un’economia giusta ed emancipata dallo sfruttamento.” dichiara il presidente di Coop Alleanza 3.0, Mario Cifiello “Con questa campagna, Coop Alleanza 3.0 e Legacoop Puglia vogliono sensibilizzare concretamente i consumatori e tutti gli stakeholder sul tema dell’illegalità, delle sue cause e delle sue conseguenze: oggi il rischio è che l’impresa “cattiva” scacci quella buona e che la ricerca del prezzo più basso cancelli i diritti delle persone. I pelati dell’Associazione Ghetto Out – Casa Sankara sono la dimostrazione che un’altra economia, un altro modo di intendere il lavoro e le scelte di acquisto da parte dei consumatori sono possibili.”

“La filiera etica nata a Casa Sankara è un tassello che si aggiunge nella costruzione di quella società inclusiva sognata con Stefano Fumarulo” dichiara il presidente di Legacoop Puglia, Carmelo Rollo “È la testimonianza di cosa accade quando il percorso etico del sistema cooperativo si mette a disposizione del territorio e crea valore, per tutti. Per una terra da sempre identificata come terra di illegalità che diventa luogo di riscatto, grazie anche al supporto della Regione Puglia; per le persone che non avevano voce e con il lavoro, quello buono, hanno affermato la propria dignità; per la comunità che oggi beneficia di una realtà “unica” e da considerare una risorsa. Il Riaccolto della libertà è tutto questo e sa di buono”.   

“Il marchio dei pelati che oggi esce in tutta Italia è la realizzazione di un sogno. Abbiamo finalmente realizzato qualcosa che abbiamo sognato per otto anni. Siamo andati per gradi: abbiamo pensato prima a darci un tetto dignitoso sopra la testa, poi ad avere un lavoro con un pagamento giusto. Queste erano le cose che sognavamo con Stefano Fumarulo.” dichiara Mbaye Ndiaye, referente di Casa Sankara “Già allora io immaginavo un marchio tutto nostro, di noi africani, che potevamo diventare protagonisti prendendo in mano il nostro avvenire. Questo, mi sono detto, è l’unico modo di lottare contro il caporalato. Stefano non c’è più, ma le sue idee sono vive. La sua idea è questo marchio. Il presidente di Legacoop Puglia Carmelo Rollo è uno dei testimoni della realizzazione di Riaccolto, che per me è il marchio della dignità”. 

Coop contro il caporalato: raddoppiate le ispezioni nei campi di pomodoro

Spinge sull’acceleratore della campagna “Buoni e giusti” Coop, che, in vista della raccolta estiva di pomodori (che inizierà a luglio), ha deciso di raddoppiare il numero delle ispezioni nei campi delle aziende agricole fornitrici, che passera ad almeno 50, rispetto alle 25 dell’anno scorso.

«I dati forniti dall’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai Cgil continuano ad essere preoccupanti. Non possiamo abbassare la guardia e in previsione della stagione del pomodoro da industria allarghiamo la rete della campagna “Buoni e Giusti Coop” che già interessa oltre 70.000 aziende agricole nostre fornitrici e raddoppiamo il numero delle ispezioni previste nei campi di raccolta rispetto all’anno scorso. Dalla partenza della campagna “Buoni e Giusti Coop” sono già state effettuate 120 ispezioni e la previsione per fine anno è arrivare a circa 400 ispezioni complessive» ha dichiarato Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop.

La campagna lanciata a marzo scorso (vedi Coop preme l’acceleratore sulla filiera pulita con “Buoni e Giusti”. E gli altri?) intende contrastare il lavoro nero concentrandosi su 13 filiere ortofrutticole considerate a più alto rischio. Sotto la lente, specie in questo periodo dell’anno, c’è il pomodoro da industria, la filiera che più di tutti, anche nella percezione dell’opinione pubblica, impatta con il fenomeno criminale.

Le ispezioni hanno, naturalmente, cadenza stagionale e seguono il calendario delle raccolte. Dopo gli agrumi, interessati già nella scorso novembre, gli auditor di Bureau Veritas, la società di certificazione a cui Coop si affida, hanno lavorato sui campi di fragole e sono al momento impegnati su quelli destinati alla coltivazione di pomodoro pachino. E non sono stati coinvolti, come accadeva negli anni precedenti il varo della campagna, solo gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7.200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole). A tutti questi Coop ha chiesto di sottoscrivere l’adesione ai principi del Codice Etico che contempla una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.

L’altro binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti Coop”, in stretto raccordo con il progetto lanciato a livello ministeriale già nel 2015, è l’invito all’adesione alla Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. L’ iscrizione attesta di essere un’azienda pulita, in regola con le leggi e i contratti di lavoro, non aver riportato condanne penali e non avere procedimenti in corso. Alle prime 7200 delle filiere ortofrutticole si aggiungono ora le altre 1500 aziende agricole coinvolte nella filiera del pomodoro da industria, di cui si stima che il 15% operi nelle filiere più critiche, per zona geografica e modalità di raccolta manuale.

Il problema comunque non è limitato né al solo Sud Italia, né agli stranieri: il 20% dei 430mila lavoratori sfruttati dal caporalato sarebbero italiani, specialmente donne, per un giro d’affari tra i 5 e i 6 miliardi di euro in termini di evasione fiscale.

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