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Il carrello della spesa di Amazon è sempre più pieno: e il 2018 sarà l’anno del fresco

Oggi apre al pubblico (in ritardo) Amazon Go, il supermercato senza cassa, a Seattle, ma ormai Amazon è un protagonista sempre più importante della spesa: secondo uno studio di One Click Retail nel 2017 ha raggiunto il 18% di quota di mercato nella spesa online negli USA: il doppio di Walmart. E in crescita del 59% sul 2016 con un fatturato intorno ai 2 miliardi di dollari. Quanto meno per ora, sono le bevande gli articoli più venduti. Ma il fresco, anche se lentamente, avanza.

Lo studio prende in considerazione oltre agli USA gli altri due principali mercati del grocery Amazon, Regno Unito e Germania, che hanno visto incrementi di vendita simili (+56% e +54% rispettivamente). Ma il fresco avanza.

Anche se per ora gli articoli più venduti sono bevande, alcoliche e non (con acqua e energy drink in cima alla lista), cialde per caffè e alimenti per l’infanzia, lo studio prevede una forte crescita del fresco grazie alla consegna in un’ora e al superamento, graduale, della tendenza a voler “toccare con mano” ciò che mangiamo.

La crescente abitudine alle spese online e la fiducia in Amazon come operatore, ritmi di vita frenetici che portano a risparmiare tempo ove possibile (e cosa di meglio di un negozio dove si può acquistare letteralmente di tutto, dall’auto allo spazzolino, alla passata di pomodoro?), la diffusione del programma Amazon Prime a nuovi utenti (con una vera e propria impennata nel periodo delle feste) e nuove aree e di Pantry, la spesa in abbonamento che rifornisce periodicamente la dispensa, porteranno a un ulteriore affermazione della spesa firmata Amazon nel 2018. Una grossa spinta è venuta anche dall’acquisizione dei 470 store fisici di Whole Foods Market, che nella seconda parte del 2017 ha visto un aumento delle vendite, con il marchio Whole Foods “365 Everyday Value” che solo nella prima settimana dall’acquisizione ha venduto il 90% dei suoi 2000 prodotti andando praticamente sold out su Amazon. Oggi è la seconda private label Amazon dietro a AmazonBasics.

Ma parallelamente sono aumentate anche le vendite di Amazon Fresh, con le vendite settimanali che nel corso del 2017 sono passate da 3 al 7 milioni di dollari e una stima annuale di 350 milioni di euro.

Ma cosa hanno comprato gli americani (la solita anteprima di cosa compreremo noi tra un paio di ani? Vedremo).

Latticini primi con 85 milioni, seguiti da carne, verdura e frutta e una quota di biologico del 25%.

L’acqusizione dei supermercati che hanno fatto del biologico una bandiera insomma ha consentito alla compagnia di Jeff Bezos il salto nella percezione dei consumatori da frnirore di spesa non.food veloce ed economica a fornitore di prodotto freschi e di qualità.  E a Whole Food Market, insegna sull’orlo del fallimento, di risorgere. E potrebbe portare, come ha spesso fatto la compagnia di Seattle, a un cambio di paradigma, che coinvolgerà il modo in cui si fa la spesa di tutti i giorni.

Guerra alla plastica: la strategia dell’Ue punta su innovazione ed economia circolare

Economia circolare e riduzione dell’uso della plastica: anche l’Unione europea prende posizione e affronta un tema sempre più d’attualità, quella della gestione dei rifiuti di plastica. Un materiale inquinante a lunghissimo termine che sta soffocando i mari ed entrando – per mezzo delle microplastiche – anche nella nostra catena alimentare e nei nostri organismi.

«Se non modifichiamo il modo in cui produciamo e utilizziamo le materie plastiche, nel 2050 nei nostri oceani ci sarà più plastica che pesci – ha detto Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile -. Dobbiamo impedire che la plastica continui a raggiungere le nostre acque, il nostro cibo e anche il nostro organismo. L’unica soluzione a lungo termine è ridurre i rifiuti di plastica riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di una sfida che i cittadini, le imprese e le amministrazioni pubbliche devono affrontare insieme. Con la strategia dell’UE sulla plastica stiamo inoltre propugnando un nuovo modello di economia più circolare. Occorre investire in nuove tecnologie innovative che proteggano i nostri cittadini e mantengano il nostro ambiente sicuro, senza farci rinunciare alla competitività della nostra industria».

“Porre le basi per una nuova economia delle materie plastiche, in cui la progettazione e la produzione rispettino le necessità del riutilizzo, della riparazione e del riciclaggio e in cui siano sviluppati materiali più sostenibili” è dunque l’obiettivo del piano strategico dell’Ue, che 

adottato un quadro di monitoraggio, costituito da una serie di dieci indicatori chiave lungo tutte le fasi del ciclo, per misurare i progressi compiuti nella transizione verso un’economia circolare a livello nazionale e di UE. Tra i punti chiave:

  • Rendere il riciclaggio redditizio per le imprese: saranno sviluppate nuove norme sugli imballaggi al fine di migliorare la riciclabilità delle materie plastiche utilizzate sul mercato e accrescere la domanda di contenuto di plastica riciclata. Previsti impianti di riciclaggio più efficienti e capaci e un sistema per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti migliore e standardizzato.
  • Ridurre i rifiuti di plastica: la normativa europea ha già determinato una significativa riduzione dell’uso di sacchetti di plastica in diversi Stati membri. I nuovi piani si concentreranno ora su altri prodotti di plastica monouso e attrezzi da pesca, sostenendo campagne di sensibilizzazione nazionali e determinando l’ambito di applicazione delle nuove norme che saranno proposte a livello di UE nel 2018 sulla base di una consultazione delle parti interessate e di studi scientifici. La Commissione adotterà inoltre nuove misure per limitare l’uso delle microplastiche nei prodotti e stabilire l’etichettatura delle plastiche biodegradabili e compostabili.
  • Fermare la dispersione di rifiuti in mare: nuove disposizioni relative agli impianti portuali di raccolta si concentreranno sui rifiuti marini nelle acque prevedendo misure intese a garantire che i rifiuti generati a bordo di imbarcazioni o raccolti in mare non siano abbandonati, ma riportati a terra e lì adeguatamente gestiti.
  • Orientare gli investimenti e l’innovazione: la Commissione fornirà orientamenti alle autorità nazionali e alle imprese europee su come ridurre al minimo i rifiuti di plastica alla fonte. Il sostegno all’innovazione sarà aumentato, con 100 milioni di Euro di finanziamenti ulteriori per lo sviluppo di materiali plastici più intelligenti e più riciclabili, per processi di riciclaggio più efficienti e per tracciare e rimuovere le sostanze pericolose e i contaminanti dalle materie plastiche riciclate.
  • Stimolare il cambiamento in tutto il mondo: l’Unione europea lavorerà con i suoi partner in tutto il mondo per proporre soluzioni globali e sviluppare standard internazionali. 

La Commissione intende avviare la revisione della direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi ed elaborare orientamenti per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti perché siano pronti nel 2019.

Dei 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica prodotti ogni anno in Europa, meno del 30% è raccolto per essere riciclata. Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l’85% dei rifiuti sulle spiagge. Le materie plastiche raggiungono anche i polmoni e le tavole dei cittadini europei, con la presenza nell’aria, nell’acqua e nel cibo di microplastiche i cui effetti sulla salute umana restano sconosciuti.

 

Gruppo Granarolo: un aumento di capitale per affrontare il mercato francese

SIMEST, società che con SACE costituisce il Polo dell’export e dell’internazionalizzazione del Gruppo CDP, sosterrà la strategia del Gruppo Granarolo in Europa.

È stato infatti perfezionato nei giorni scorsi un aumento di capitale del 30% della Granarolo France SAS, principale realtà del Gruppo sui mercati UE, per un valore di 15 milioni di euro.

L’operazione è finalizzata a supportare il piano di sviluppo del Gruppo Granarolo sul mercato francese e sui vicini mercati, attraverso l’ulteriore valorizzazione della filiera di produzione del latte italiano e la diversificazione di prodotto: è prevista infatti – al fianco della commercializzazione di derivati lattiero-caseari, anche quella di altri prodotti alimentari legati alla tradizione gastronomica italiana.

Con questa operazione Granarolo promuoverà ulteriormente la crescita sui mercati esteri avviata nel 2011 con una serie di acquisizioni di società produttive in Francia, Cile, Brasile e Nuova Zelanda e che, da Piano, prevede nuove azioni strategiche in altri Paesi europei.  

Siamo molto orgogliosi di poter affiancare un’eccellenza del Made in Italy agroalimentare come il Gruppo Granarolo – ha dichiarato l’Amministratore delegato di SIMEST Alessandra Ricci –  dandogli il nostro supporto per competere con maggiore forza e conquistare nuove quote in un mercato, come quello francese ed europeo, contraddistinto da elevato livello di concorrenzialità”.

“L’aumento di capitale di Granarolo France contribuirà a finanziare il piano di sviluppo 2016-2019 che stiamo realizzando – ha dichiarato Gianpiero Calzolari, Presidente del Gruppo Granarolo –. Francia e Paesi limitrofi sono infatti importanti mercati, per i quali stiamo pianificando in parallelo il lancio di un vasto paniere di prodotti Made in Italy e di innovativi prodotti che rispondono a bisogni specifici di nuovi target di consumatori”.

Il Gruppo Granarolo lo scorso anno si è avvalso anche di SACE attraverso la sottoscrizione di un’obbligazione. L’emissione di 60 milioni di Euro, che è stata sottoscritta in parti uguali da CDP e dal Fondo Sviluppo Export nato su iniziativa di SACE, contribuisce al finanziamento del nuovo piano industriale 2016-2019. Granarolo, inoltre, è anche cliente di SACE BT per l’assicurazione di crediti e cauzioni in Italia e all’estero.

Marca del Distributore, un business in crescita che vale 10 miliardi

La Marca del Distributore, ce l’ha fatta: oggi si conferma infatti un brand a tutti gli effetti con 10 milioni di ricavi al suo attivo e una quota di mercato del 18,7%.

Questi alcuni dei dati essenziali emersi nel Convegno inaugurale di Marca 2018.

La MDD continua a fare leva sull’innovazione e a crescere perché è riuscita a soddisfare le esigenze e la sensibilità degli italiani, sempre più attenti ad abitudini alimentari orientate a principi di salute e benessere. Oggi, infatti, fanno la differenza tutti quei prodotti che fanno parte del biologico e della IV gamma. Inoltre la MDD rappresenta il made in Italy, poiché la gdo alimentare si avvale di copacker al 91,5% italiani, in particolar modo Pmi.

“Quella del 2018 è un’edizione che ci dà forti conferme – dichiara Gianpiero Calzolari, Presidente BolognaFiere. Marca consolida con determinazione il suo posizionamento al secondo posto in Europa e la sua unicità a livello nazionale. Abbiamo intrapreso un percorso, quattordici anni fa, che si è dimostrato di successo e di supporto ai produttori italiani, anche in termini di internazionalizzazione. In questi anni abbiamo assistito a un profondo mutamento dei prodotti a marchio del distributore che, oggi, si esprimono in tipologie estremamente articolate, rispondendo alle esigenze di consumatori sempre più informati e attenti. Il biologico, le linee funzionali, le eccellenze territoriali enogastronomiche, l’attenzione alla qualità, sono alcune delle caratteristiche che determinano il successo del made in Italy nel mondo”.
La 14esima edizione dell’evento si è aperta con il convegno ADM sul tema “La Marca del Distributore: Il valore e il ruolo per il sistema-Paese”, quest’anno con una veste tutta nuova grazie alla collaborazione con il The European House – Ambrosetti.
“La Marca del Distributore ha dimostrato negli ultimi anni grande vitalità e notevole resilienza. Applicando il nostro modello proprietario dei “Quattro Capitali” abbiamo analizzato il contributo economico, sociale, cognitivo e ambientale generato dalla Marca del Distributore per il sistema- Paese. Il moltiplicatore economico che abbiamo calcolato è pari a 2,6, vale a dire che per ogni 100 Euro di valore aggiunto generato dalla Marca del Distributore se ne attivano 260 nell’economia. Anche in termini di occupazione, si tratta di un settore rilevante, con oltre 200.000 occupati lungo la filiera, un moltiplicatore pari a 1,9 e il 18% di occupati con meno di 30 anni (+50% rispetto alla percentuale media italiana) e il 62% di sesso femminile (+48% rispetto alla percentuale media italiana). Il successo della Marca del Distributore registrato negli ultimi anni è collegabile alla svolta strategica del settore, con il passaggio da una produzione “me too” (“tattica”) ad una diversificazione dalla marca industriale, con tipologie di prodotto innovative e a maggiore valore aggiunto” – spiega Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti.

Nel corso del tempo -ha confermato Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM –  la MDD ha modificato la sua essenza, passando da outsider a supporto della marginalità delle insegne a vero e proprio brand, che va incontro alle nuove esigenze dei clienti e fa leva sull’innovazione. Le insegne negli ultimi anni hanno non solo inserito sempre più prodotti bio, salutistici e funzionali, ma anche saputo valorizzare le tipicità dei territori e delle piccole realtà semi-artigianali molto apprezzate. La Marca del Distributore è, inoltre, un ottimo strumento per portare all’estero il prodotto italiano, sempre più performante. Da “Distribuzione” siamo diventati una vera e propria “industria del Commercio” e, parallelamente, quella che prima era definita private label è diventata Marca del Distributore: non più private, perché è venduta all’estero e on line, e si sta affermando sempre più come un prodotto pari all’industria di marca.

Super food, la carica dei 20 alimenti che piacciono perché fanno bene

Super food, obiettivo benessere. Sempre più spesso i consumatori apprezzano ciò che fa bene. Il risultato?  Un vero e proprio boom per alimenti e ingredienti “benefici” che stanno cambiando il carrello degli italiani.

Sono una ventina i nuovi protagonisti identificati dall’Osservatorio Immagino creato da GS1 Italy e Nielsen e vanno dai semi di lino all’avocado, passando dalla pirulina, ino ad arrivare al cocco e alla canapa.

Ciascuno con le sue peculiarità e la sua platea di elezione. Tra tutti, comunque, è lo zenzero (ia al naturale che come ingrediente salutistico di tanti prodotti) il best performer, che in 12 mesi ha visto raddoppiare le vendite dei prodotti in cui è presente (+108,4%). In totale valgono 25 milioni di euro e rappresentano lo 0,2% degli alimenti del perimetro.

Performances di tutto rispetto anche per le mandorle,  che compaiono nell’1,2% dei prodotti alimentari di largo consumo venduti in Italia, egenerano l’1% delle vendite totali nella distribuzione moderna. Nell’anno terminante a giugno 2017, le vendite dei prodotti alimentari in cui sono presenti le mandorle (soprattutto prodotti da ricorrenza e per la prima colazione, snack dolci, ma anche gelati e latte vegetale) sono cresciute del 17,4% a valore, arrivando a generare un giro d’affari di oltre 240 milioni di euro. E non basta: le virtù benefiche delle mandorle, infatti, sono anche ampiamente riconosciute dal personal care.

Crescita interessante, infine, anche per i mirtilli (presenti nello 0,9% dei prodotti alimentari e con una crescita annua dell’8,0% delle vendite a valore), il farro (che registra una crescita del fatturato del 20,4%, entrando nello 0,9% dei prodotti alimentari di largo consumo) e la quinoa, che cresce del 63,5% annuo.

 

e-commerce: i clienti si aspettano convenienza e servizi di qualità

L’e-commerce avanza e detta legge, riplasmando le filiere logistiche e produttive, i sistemi e i servizi di consegna, le strutture e le tecnologie dei magazzini e del packaging, e persino la mobilità.
Ecco quanto emerge dalla ricerca Netcomm ‘Logistica e Packaging per l’e-commerce. Le nuove
prospettive’ presentata nel corso del Focus Logistica, in collaborazione con Ipack-Ima e con il
supporto di Assolombarda, Comieco, DotLog e Rajapack.

Secondo la ricerca Netcomm, la qualità e l’ampiezza dei servizi di consegna sono
centrali nelle scelte di acquisto per 3 consumatori su 4. L’esperienza di acquisto online semplice e
veloce e i prezzi migliori dei prodotti sono gli elementi più importanti, richiesti rispettivamente
dall’80,9% e dal 79,2% degli utenti, seguiti dalla conoscenza e dall’affidabilità di chi offre il prodotto
(77,6%), dalla qualità e l’ampiezza dei servizi di consegna (72,1%) e dalla facilità del reso (69,9%).
Veniamo alle altre priorità per il cliente: velocità e i costi di consegna interessano circa il 55% degli e-shopper, seguono l’importanza dei servizi di ritiro e di gestione della consegna a casa a orari specifici.
A riprova di ciò ecco, infatti, qualche dato: il 56% degli acquisti non portati a termine in Europa è causato da opzioni di delivery troppo costose, il 39% da quelle troppo lente; il 71% degli e-shopper europei ha comprato più di un item per raggiungere il valore per il free shipping, che risulta essere il primo fattore di importanza tra gli aspetti della delivery in Europa.

L’evoluzione del delivery
Interessante osservare come tra il 2015 e il 2017 si è modificato il mix di modalità di delivery: i servizi di ritiro (negozio rivenditore, ufficio postale, locker, edicola, etc.) sono cresciuti del 50% e
riguardano il 9,1% degli acquisti online di prodotti, mentre la consegna a casa/ufficio è passata dal 94% al 91%. Brand leader che offrono il ritiro gratuito presso i propri negozi dichiarano, infatti, di avere quote di ritiro superiori al 50%. Ma da cosa dipende il crescente successo di questa modalità? Diciamo subito che la difficoltà/imèpossibilità di recevere la consegna a casa non è la motivazione principale (interessa infatii solo solo il 10% degli e-shopper); la prima ragione di scelta, piuttosto, è la comodità per le abitudini e gli orari di spostamento che riguarda il 62% del campione.

Cosa piace ai clienti italiani

Dall’indagine emerge che uno dei servizi graditi dai clienti è la restituzione del prodotto tramite lo stesso canale nel quale lo hanno comprato; inoltre anche il reso da casa tramite il corriere è una modalità molto gradita pureda chi ha comprato in negozio.
Quanto alla modalità i pagamento, le preferenze si diversificano: chi acquista meno frequentemente online preferisce farli alla consegna, mentre gli habituè si concentrano su altri tipi di servizi associati alla consegna quali: la possibilità di scegliere uno slot orario o la consegna su appuntamento, la libertà di modificare fino all’ultimo momento la scelta di consegna o ritiro, la consegna al piano e quella serale.

“Il 98% degli e-shopper italiani vivono un’esperienza positiva con i servizi logistici e di delivery dell’ecommerce” spiega in proposito Roberto Liscia, Presidente Netcomm. “Le performance di consegna sono in aumento significativo rispetto alla stessa ricerca condotta da Netcomm nel 2015 e cresce sia l’uso che la disponibilità di servizi di ritiro presso negozi, locker, uffici postali ed edicole. Esistono tuttavia ampi spazi di miglioramento, per esempio nella disponibilità dei servizi finalizzati a coordinare e dare intelligenza alla consegna e al reso. Sono il fronte sul quale sia i clienti che i merchant chiedono più sviluppo e tale esigenza si traduce in una richiesta di maggior integrazione informatica di tutti i processi, lungo la catena che dal cliente porta al merchant, attraverso i corrieri/spedizionieri e i magazzini. Il last mile logistico e l’integrazione lungo la filiera sono il fronte sul quale si gioca la battaglia dell’e-commerce”.

Il packaging e l’effetto WOW
Fondamentale: per più del 70% degli e-shopper l’apertura del pacco è un momento chiave nell’esperienza d’acquisto complessiva. Oltre alla funzione protettiva, l’e-shopper è infatti attento a ogni aspetto che non generi sprechi e impatti ambientali, facendo diventare quindi l’imballaggio un elemento con altissime prospettive di sviluppo e innovazione.
In proposito Carlo Montalbetti, Direttore Generale di Comieco afferma: “C’è una vera rivoluzione in atto nel commercio che sta spostando la sua attenzione all’online e che ha ripercussioni sull’intero sistema: le aziende che producono così come quelle che si occupano di recuperare gli imballaggi cellulosici. L’intera filiera della carta si sta organizzando per affrontare questo cambiamento: basti pensare che la prossima apertura di due nuove cartiere in Italia metterà a disposizione 600mila nuove tonnellate di cartone, di cui si stima che fino a 300mila potranno essere utilizzate per gli imballaggi delle vendite online”.
Secondo i risultati del primo “Osservatorio Netcomm Ipack-Ima” la maggioranza degli operatori di
filiera ritene che l’e-commerce imporrà lo sviluppo di materiali e tecnologie specifiche anche se, ad oggi, meno del 30% dei loro clienti hanno fatto richieste specifiche per l’e-commerce. “Il packaging è uno dei protagonisti principali nella filiera dell’e-commerce perché, in misura ancora maggiore rispetto al ruolo giocato nelle vendite tradizionali, esalta, da un lato, la capacità comunicativa del prodotto che protegge e, dell’altro, contribuisce alle performance logistiche e di delivery”, dichiara il Presidente di Ipack-Ima, Riccardo Cavanna.

Metodologia

La pubblicazione è il frutto del tavolo di lavoro avviato nel 2017 con più di 30 aziende socie del
Consorzio, che si è avvalso di tre diverse ricerche: la prima ha indagato il vissuto, la soddisfazione e i desiderata in tema di servizi logistici e packaging di oltre 2.500 e-shopper italiani; la seconda, che ha coinvolto 33 merchant italiani b2c, ha analizzato il rapporto tra merchant e operatori di logistica e gli aspetti inerenti l’e-commerce cross border; infine le 30 aziende socie di Netcomm hanno risposto a 10 domande strategiche di envisioning per stimare alcune possibili evoluzioni future.

Ferrero compra Willy Wonka (e l’intero business dolciario Nestlè USA)

Il gruppo Ferrero acquisirà  il business dolciario statunitense di Nestlé per 2,8 miliardi di dollari. Il che significa più di 20 storici brand americani, tra cui marchi di cioccolato iconici come Wonka, che evoca il mitico personaggio di Roald Dahl, ma anche Butterfinger, BabyRuth, 100Grand, Raisinets, Crunch, Chunky, OhHenry!, SnoCaps, e i brand di caramelle SweeTarts, LaffyTaffy e Nerds, FunDip, PixyStix, Gobstopper, BottleCaps, Spree e Runts. Con questo accordo Ferrero diventa la terza azienda di cioccolato del mondo. Una nota della multinazionale elvetica colloca la chiusura della transazione intorno alla fine del primo trimestre 2018.

Nel 2016 l’attività dolciaria negli Stati Uniti di Nestlé ha generato un fatturato di circa 900 milioni di dollari: rappresenta circa il 3% delle vendite del gruppo negli USA. 

«Con Ferrero abbiamo trovato una casa eccezionale per il nostro business dolciario statunitense dove prospererà. Allo stesso tempo, l’operazione consente a Nestlé di investire e innovare in una serie di categorie che prevediamo in forte crescita in futuro e dove deteniamo la leadership come il cibo per animali, l’acqua in bottiglia, il caffè, i pranzi surgelati e gli alimenti per l’infanzia» ha dichiarato il CEO di Nestlé Mark Schneider.

Giovanni Ferrero, presidente esecutivo del gruppo, ha detto: «Siamo entusiasti di aver acquisito il business dolciario di Nestlé negli Stati Uniti, che porta con sé un portafoglio eccezionale di marchi iconici ricchi di storia e di incredibile riconoscibilità. Insieme alla attuale presenza di Ferrero sul mercato statunitense compresa l a recente acquisizione del marchio Fannie May Confections e Ferrara Candy Company, aumenteremo in maniera sostanziale la nostra presenza e l’offerta di prodotti di qualità nel più grande mercato dolciario del mondo».

Secondo vari commentatori americani la decisione di Nestlè deriva dalla volontà di focalizzarsi su categorie più salutiste: il business dolciario ha infatti negli ultimi anni avuto un andamento inferiore al previsto proprio in seguito alle nuove istanze per la salute. Per Ferrero l’acquisizione significa invece l’entrata in forze nel mercato americano, da tempo tra i suoi obiettivi.

L’accordo riguarda solo i marchi specificamente per il mercato americano e non comprende i prodotti da forno Toll House, brand strategico che la compagnia continuerà a sviluppare. Quello degli USA è il primo mercato per Nestlé che vanta prodotti nel 97% delle famiglie americane con brand come Purina, Nestlé Pure Life, Coffee-Mate, Gerber e Stouffer’s. Nestlè ha 50.000 dipendenti in oltre 120 locations across degli Stati Uniti comprese 77 fabbriche e 10 centri di sviluppo e ricerca.

Retailers mondiali a rapporto: i primi 250 valgono 4.400 miliardi di dollari

Retailers mondiali a rapporto nella 21ma edizione dello studio Global Powers of Retailing presentata da Deloitte National Retail Federation di New York.

E i dati emersi sono di peso più che rilevante come dimostra il fatto che il fatturato globale dei 250 più grandi retailer mondiali ha raggiunto nel  2016 i 4.400 miliardi di $, valore in crescita composita del 4,1% rispetto al precedente anno fiscale.

L’economia mondiale sta attualmente attraversando un periodo di crescita relativamente stabile. La crescita è accelerata in Europa e Giappone, si è stabilizzata in Cina e Stati Uniti, mentre risulta particolarmente vivace nei paesi emergenti.” commenta Dario Righetti, Partner Deloitte e responsabile Consumer & Industrial Products. “Per i retailer è stato un anno positivo con una crescita del 4,1%. Tuttavia, nell’immediato futuro, dovranno continuare a confrontarsi con le conseguenze negative rappresentate dalle crescenti disuguaglianze sociali, delle iniziative protezioniste e dell’impatto potenziale delle misure monetarie restrittive.” 

 La Classifica dei Top 10

I primi 5 retailer a livello globale mantengono la propria posizione di leader nella Top 10 e la statunitense Wal-Mart conferma la sua leadership indiscussa grazie ad un aumento delle vendite sia negli store fisici che tramite le sempre più numerose iniziative digitali. Mantiene la seconda posizione Costco, che continua il percorso di crescita dei precedenti anni fiscali. Chiude il podio Kroger, stabile in terza posizione per il terzo anno di fila. A metà classifica troviamo invece Walgreens Boots Alliance Inc. che incrementa le sue vendite dell’8.3%.

Tra i colossi europei, Schwarz Group si conferma al quarto posto con una crescita del 5.3% rispetto al FY15. Carrefour, oltre a perdere due posizioni in classifica, è anche l’unica che segna una diminuzione dello -0.4%, mentre Aidi Einkauf mantiene stabilmente l’ottava posizione con un aumento del 4.8%.

Anche quest’anno Amazon rappresenta la rivelazione di una classifica piuttosto stabile, guadagnando ben quattro posizioni rispetto al FY15, registrando una crescita a doppia cifra pari al 19.4%. Questa crescita è alimentata da un costante flusso di innovazioni di prodotto e di servizio per i consumatori, oltre che dalla continua espansione nel mondo del grocery avvenuta nel 2017 grazie all’acquisizione di Whole Foods.

Entra in classifica anche un’altra catena di retail pharmacy e health clinic, CVS Health Corporation (competitor di Walgreens Boots Alliance Inc), con un notevole incremento dei ricavi (+12.6%), dovuto alle recenti acquisizioni.

In Europa

Nel 2016 diminuisce nuovamente il numero delle aziende con sede in Europa, che passano da 93 nel 2014 14 a 85 nel 2015 fino ad arrivare ad 82 nel 2016 aumentando il gap con il Nord America.

“L’Europa sta vivendo un momento di forte incertezza legata alla situazione economica e politica. Il fenomeno della Brexit, in particolare, ha dato il via a un periodo di instabilità e cambiamento negli equilibri commerciali. I mercati maturi stanno soffrendo la concorrenza di nuovi Paesi emergenti e di nuovi competitor digitali.”, commenta Ernesto Lanzillo, Partner Deloitte e responsabile per il settore Retail. “Se analizziamo i dati, si evidenzia come l’andamento dei Top 10, inclusi quelli europei, sia sostanzialmente positivo con buoni segnali di crescita”.

A dispetto di questa perdita di quote, i retailer europei rimangono i più attivi a livello mondiale, continuando a cercare crescita al di fuori dei loro ormai maturi mercati domestici. Circa il 41% del loro fatturato è stato generato da operazioni straniere – circa il doppio di quello registrato dal gruppo dei Top 250 al completo.

In Italia

“La GDO italiana” commenta Dario Righetti “si conferma in crescita nel 2016 (+0,9%, in linea con la crescita del settore a livello globale), ma con un ritmo decisamente inferiore rispetto al 2015 (+3,4%) dove l’effetto Expo e l’inflazione positiva avevano trainato la crescita del fatturato. L’incremento nel 2016 è trainato principalmente dai volumi dato che l’inflazione nel settore è stata sostanzialmente nulla”. Per i retailer italiani si registra dunque, nell’anno chiuso entro il 30 giugno 2017, un andamento nel complesso positivo, visto che solo 2 dei 4 player nazionali registrano un calo nel posizionamento globale. Al contrario dello scorso anno, Coop recupera quattro posizioni, collocandosi al 72esimo posto. Sia Conad che Esselunga perdono delle posizioni nella classifica delle Top 250, collocandosi rispettivamente al 78° e 131° posto. Eurospin migliora anche quest’anno i propri risultati guadagnando una posizione (dal 188° posto al 187°). “In termini di redditività (vedasi tabella sottostante), da analisi comparative effettuate da Deloitte – prosegue Righetti – si conferma una sostanziale tenuta, per la GDO Italia, del margine commerciale, peraltro superiore a quello registrato da un campione internazionale. Nonostante questo positivo risultato, la GDO italiana registra un margine operativo quasi dimezzato rispetto al campione internazionale, per effetto di minori sinergie e maggiori costi di trasporti ed energia rispetto al campione internazionale”.

 I settori merceologici

Hardline & leisure è il settore con il tasso di crescita più elevato grazie ad una serie di imporanti operazioni di acquisizione (Lowe’s e Steinhoff International), fusione (Group FNAC e Darty plc) e cessione (Staples) avvenute durante il FY16.

Ciò significa che per la prima volta in quattro anni i retailer di abbigliamento ed accessori non hanno trainato la crescita, ma rimangono comunque il settore più profittevole.

I retailer di fast-moving consumer goods¹ (FMCG) sono attualmente le aziende più grandi (con un fatturato medio di circa 21.7 miliardi di dollari) così come le più numerose (135 aziende che costituiscono il 54 percento di tutte le Top 250 e rappresentano due terzi del fatturato delle Top 250).  

 

I quattro trend del retailing

Global Powers of Retailing 2018 mostra chiaramente come le regole del retailing stiano cambiando. Ma in quale direzione? Quali sono i trend che oggi vanno per la maggiore?

Quattro le tendenze evidenziate dal report:

 

  • Costruire competenze digitali di prim’ordine. Ormai, infatti, è chiaro: lo shopping non è solo questione di acquisiti in un negozio fisico o e-commerce perché i consumatori sono channel-agnostic, e non ritengono dirimente il canale di vendita.
  • Combinare negozio fisico e digitale permette di recuperare il tempo perduto. 
  • Creare esperienze in-store uniche e coinvolgenti. I negozi fisici non scompariranno, ma per competere con la convenienza e l’assortimento ineasuribile offerto online, creare esperienze di valore ed aumentare il brand engagement sono due attività cruciali. 
  • Reinventare il retail grazie alle ultime tecnologie. L’Internet of Things, l’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e virtuale ed i robot dovrebbero essere sull’agenda di ogni retailer.

Diageo Reserve best performing nel report 2018 di Drinks International

Diageo Reserve – la collezione di distillati ultra premium di Diageo – si riconferma Best Performing portfolio secondo L’ANNUAL BRANDS REPORT 2018, classifica della testata britannica DRINKS INTERNATIONAL.

Calcolati sui risultati dell’anno precedente, i Report annuali stilano classifiche top ten per categorie di prodotto, secondo una doppia graduatoria: quella degli spirit Best Selling, che ha come parametri i volumi di vendita, e quella dei Top Trending, che premia i brand di maggior tendenza.

Diageo Reserve domina nella sezione vodka e whiskey americani rispettivamente con Ketel One e Bulleit, brand che si aggiudicano il gradino più alto del podio sia tra i Best Selling sia tra i Top Trending.

Nella categoria dei gin, è Tanqueray che si aggiudica l’oro tra i Best Selling e l’argento tra i Top Trending ed anche il Bartenders’ Choice, categoria extra del report, che premia i distillati preferiti dai bartender, al di là delle vendite e delle tendenze.

Performance di successo pure tra i tequila con il brand messicano Don Julio, in cima alla classifica dei Best Selling per il terzo anno consecutivo, ottenendo anche un ottimo secondo posto tra i Top Trending.

Posizionamento di tutto rispetto anche per l’Irish whiskey Roe&Co., che, a un solo anno dal lancio, è riuscito a conquistare un ottavo posto in entrambe le graduatorie.

Infine, il celebre rum guatemalteco Zacapa si riconferma tra i migliori distillati al mondo della sua categoria, aggiudicandosi il terzo posto per popolarità e il quarto per vendite.

 

Baba Consulting: #The Now Age, forecast 2018-2019

Le tendenze sono, per chi opera nel mercato globale, opportunità di posizionamento differenziale, driver di innovazione, raccolta di nuovi insight e ispirazione per interventi di mercato performanti.

Il rapporto di ricerca di TREND MONITOR®, annualmente redatto da baba – Istituto di ricerca di mercato e analisi di scenario – interviene nella consulenza e nella ricerca  forte di questa idea di tendenza, con un modello di monitoraggio quali-quantitativo unico: collection dei segnali, analisi e mappatura semiotica delle tendenze,  identificazione dei target di comunicazione e loro mirroring nei Big Data.

Il Forecast 2018-19 – che verrà presentato a Milano l’8 febbraio 2018, alle 17 presso l’Accenture Customer  Innovation Center (ACIN) di Milano, piazza Gae Aulenti 8 – focalizza il concept #THE NOW AGE come il tema centrale intorno al quale ruota la proiezione anticipatoria di baba: 12 tendenze chiave,  cross-country e cross-category. In una società e in un mercato globali in cui la trasformazione digitale ha reso la variabile spaziale relativamente indifferente, il tempo si conferma il gran

de criterio di discrimine e segmentazione Né passato né futuro, bensì un presente che orienta 4 scenari alternativi dell’anticipazione: INERTIA, IMPULSE, INFINITY, INCIDENCE.

Il forecast sarà introdotto dal presidente di baba Giulia Ceriani e avrà come discussant Alessandro Diana (Accenture Interactive lead per Italia, Centro Europa e Grecia) e Elena Aniello (Accenture marketing lead Italia). Verrà presentata un’analisi dei turning points del contesto evolutivo, unitamente alla mappatura delle macrotendenze internazionali, a una focalizzazione per industry,  e alla definizione dei target avanzati.

Per info sul report e i diversi formati in cui è disponibile, contattare: baba@babaconsulting.com 

 

 

 

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