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Scarpe made in Italy: l’export vola e arriva a 9,6 mld

Le calzature made in Italy piaccio, anche fuori confine. A dirlo  i dati del Centro Studi di Confindustria Moda, secondo cui lo scorso anno le esportazioni hanno registrato un picco di 9,6 miliardi totali; ciò vuol dire che  7 paia di scarpe su 10 hanno lasciato i confini nazionali.

Ma quali sono le scarpe italiane che suscitano maggior interesse in Italia e all’estero? A queste domande ha cercato di rispondere SEMrush, piattaforma SaaS per la gestione della visibilità online, che ha analizzato milioni di ricerche online effettuate dagli utenti di tutto il mondo negli ultimi 12 mesi, in relazione alle calzature sportive, andando ad individuare quali siano le tendenze e le preferenze, in Italia e negli altri paesi.

Partiamo dal Belpaese. Al primo posto, con una media di 67.492 ricerche mensili, quasi 2.200 al giorno, troviamo le Superga. Sul secondo gradino del podio si piazza Tod’s, brand marchigiano della famiglia Della Valle, digitato in media 43.933 volte al mese. Medaglia di bronzo, infine, per La Sportiva, azienda trentina specializzata nella produzione di calzature tecniche dedicate agli sport di montagna, come il trekking o l’arrampicata, che ha registrato in media 30.425 ricerche mensili.

Di seguito la top ten italiana, nella quale, insieme a molti marchi nostrani, figurano anche brand internazionali

  1. Superga – 67492 ricerche medie ogni mese
  2. Tod’s – 43933 ricerche medie ogni mese
  3. La Sportiva – 30425 ricerche medie ogni mese
  4. Scarpa – 18075 ricerche medie ogni mese
  5. Balenciaga sneakers – 14658 ricerche medie ogni mese
  6. Nike sneakers – 12083 ricerche medie ogni mese
  7. Adidas sneakers – 7792 ricerche medie ogni mese
  8. Le Silla – 6450 ricerche medie ogni mese
  9. Baldinini – 6025 ricerche medie ogni mese
  10. Puma sneakers – 4133 ricerche medie ogni mese

Estendendo lo sguardo al resto del mondo, la classifica non appare poi così diversa. La prima cosa che si nota è che il topic sneakers interessa in modo particolare gli utenti degli Stati Uniti d’America, che in media compiono 220.810 ricerche mensili, seguiti da Italia (190.800), Regno Unito (71.550), Germania (65.820) e Francia (59.100). Sembrano poco interessati, invece, i mercati orientali, con il Giappone al quindicesimo posto (15.920), Hong Kong al venticinquesimo (7.330), Corea del Sud quarantatreesima (2.960) e Cina sessantatreesima (appena 780).

Per quanto riguarda i brand, nonostante le prime 10 posizioni della classifica dei paesi con il più alto numero di ricerche correlate alle sneakers siano occupate da paesi molto diversi tra loro, geograficamente e culturalmente, in 9 dei 10 stati al primo posto c’è lo stesso marchio, l’italianissimo Superga. Unica eccezione, gli Stati Uniti d’America, che sembrano preferire le calzature sportive della Fila, azienda sudcoreana. Anche estendendo l’analisi alle prime 20 posizioni, sono ancora le calzature Superga le più amate, posizionandosi sul gradino più alto del podio in 12 stati su 20.

Di seguito il dettaglio dei trend per i primi 20 paesi:

 

Dazi USA: i prodotti europei più colpiti. La stima di Nomisma

Dopo il pronunciamento da parte del WTO, le economie eropee hanno lanciato il loro allarme: il verdetto dell’organizzazione mondiale per il commercio, infatti, autorizza gli USA ad applicare dazi sulle importazioni EU, pari a circa 7,5 miliardi.

Ma in che misura sono coinvolti i paesi europei?

Per rispondere alla domanda, Nomisma Agroalimentare attraverso la ricostruzione dei valori di import al 2018 di tutti i singoli prodotti agroalimentari elencati (113) nella lista emanata dall’amministrazione americana (USTR) suddivisi tra Paesi interessati, ha individuato per i principali paesi Ue i settori che potrebbero essere maggiormente colpiti da questa nuova imposizione tariffaria.

Naturalmente fino al 18 ottobre, c’è sempre la speranza che la diplomazia intervenga prima che i dazi vengano confermati.

Partiamo dall’Italia: su un totale di import agroalimentare negli USA di origine italiana che nel 2018 è stato di 5,48 miliardi di dollari, l’ammontare che viene interessato dai nuovi dazi è di circa 482 milioni di dollari, vale a dire il 9%.

Il problema è che la gran parte di tale montante (quasi il 50%) riguarda i formaggi – in particolare Dop, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Pecorino Romano. Vino, olio d’oliva e pasta non sono stati inseriti nella “black list” mentre il secondo prodotto più colpito sono i liquori, per i quali il dazio del 25% andrebbe ad interessare un valore di quasi 167 milioni di dollari.

I dazi Usa sui nostri formaggi Dop potrebbero avere impatti molto significativi su tutta la filiera lattiero-casearia collegata, alla luce dei forti legami che queste produzioni certificate hanno con il sistema degli allevamenti, sia a livello nazionale che territoriale: basti pensare al Pecorino Romano, prodotto per oltre il 90% in Sardegna che sostanzialmente dipende dal mercato degli Stati Uniti dove esporta oltre il 60% della propria produzione o al Grana Padano e al Parmigiano Reggiano che congiuntamente valorizzano il 40% di tutto il latte vaccino prodotto in Italia” evidenzia Denis Pantini, Direttore dell’Area Agroalimentare di Nomisma.

Nel caso della Francia, il dazio andrebbe a colpire principalmente il settore dei vini fermi su un valore di 1,3 miliardi di dollari (vale a dire il 20% dell’import agroalimentare di origine francese). In questo caso, Trump ha risparmiato sia lo Champagne che i formaggi transalpini mentre ha “bastonato”, al di fuori dell’agroalimentare, le esportazioni dei grandi aerei commerciali (10% di dazio su 3,5 miliardi di dollari di import), “casus belli” della disputa in corso tra le due sponde dell’Atlantico.

Per la Spagna, il valore dei propri prodotti inseriti nella lista incide per ben il 35% sul totale delle importazioni agroalimentari spagnole negli USA, con olio d’oliva e vino più penalizzati.

In merito al Regno Unito, la quasi totalità dei propri prodotti esportati negli Usa soggetti a nuovi dazi attiene agli spirits e, in particolare al whisky anche se nella lista viene specificato che l’import di questo prodotto sarà “tassato” solo in quota parte e non su tutto l’ammontare. Va comunque segnalato che, nel 2018, l’import americano di Scotch Whisky è stato di ben 1,6 miliardi di dollari che, unito agli altri prodotti di origine britannica inseriti nella lista, conducono ad una potenziale incidenza delle esportazioni soggette a nuovi dazi di oltre il 60% sul totale degli scambi agroalimentari.

Notizie più consolanti, infine, per la Germaniaper cui il valore dell’import soggetto a dazio è il più basso dei cinque top exporter considerati: v24 milioni di dollari, cioè il 19% del totale degli scambi agroalimentari verso gli Usa. Anche in questo caso, gli spirits rappresentano i prodotti più colpiti.

 

 

Profumerie Sabbioni e Raja insieme per una strategia eco-responsabile

Profumerie Sabbioni, brand italiano specializzato nella vendita di profumi e make-up , sceglie l’expertise e la consulenza di RAJA, azienda leader in Europa nella distribuzione di imballaggi e forniture aziendali, per definire la strategia eco-responsabile relativa agli aspetti del packaging e della logistica.

Profumerie Sabbioni ricercava imballaggi rispettosi dell’ambiente in grado di rispondere alle ultime esigenze degli e-shopper, sempre più attenti all’eco-sostenibilità. Da qui la decisione di affidarsi a RAJA, da sempre impegnata nella ricerca di soluzioni all’avanguardia per la linea green contraddistinte dall’impiego di materiali riciclati e volte a ridurre l’impatto ambientale.

RAJA rappresenta un asset strategico per il nuovo canale di vendita online in grado di offrire consulenza e prodotti specifici per incontrare le recenti richieste del mercato del packaging. – afferma Beatrice Montanari, Responsabile E-commerce di Profumerie SabbioniSeguendo il trend di crescita e le preferenze dei beauty shopper è emerso, inevitabilmente, il bisogno di garantire la sostenibilità degli imballaggi. Un elemento che ormai incide notevolmente sulle preferenze d’acquisto soprattutto fra i giovani e-shopper come i Millenials e la Generazione Z. Un’esigenza dunque fondamentale per il nostro business a cui RAJA ha risposto in modo eccellente”.

RAJA ha individuato per l’azienda romagnola una soluzione green completa che ha consentito la totale eliminazione della plastica con effetti oltre le aspettative in termini di protezione, modularità, facilità di reso, smaltimento e ingombri. Risultati raggiunti grazie anche all’accurata selezione degli imballaggi che ha visto come protagonisti la Busta Jiffy Green r Realizzata impiegando solo ed esclusivamente carta riciclata e imbottita in carta stropicciata rivestita da due ulteriori strati di materiale riciclato da imballo) e il sistema di riempimento Geami WrapPack che ha permesso di sostituire il pluriball interno con materiale in carta antishock 100% naturale, riutilizzabile e riciclabile. 

“Le priorità del cliente diventano le nostre priorità, come dimostra la partnership instaurata con Profumerie Sabbioni. – dichiara Lorenza Zanardi, Direttore Generale di RAJA Italia In questo specifico caso, inoltre, la collaborazione si è dimostrata particolarmente performante anche per l’impegno ambientale che accomuna entrambe le aziende.  L’attenzione verso queste tematiche ha da sempre caratterizzato la nostra realtà sia a livello nazionale che internazionale, come testimoniato dal recente ampliamento della nostra offerta presentata nel Catalogo Green. La sensibilità e l’impegno di RAJA verso le risorse del pianeta si traducono inoltre in 5 buone abitudini che abbiamo identificato internamente e riassunte in 5 R: Ridurre, Riutilizzare, Ripensare, Rinnovare e Reciclare”.

 

Coind, volumi in crescita. Nel 2022 si produrranno 250 milioni di capsule all’anno

Foto di Jürgen Diermaier da Pixabay

2022: l’obiettivo è di arrivare oltre 250 milioni di capsule in un anno (attualmente sono 150 milioni). Circa un milione di pezzi al giorno. E questo grazie alle tre uove linee di produzione, completamente automatizzate.
Ecco il proposito di Coind, azienda con sede a Castel Maggiore (Bo), attiva nella produzione di caffè per alcune tra le principali catene della GDO, dell’e-commerce e della ristorazione collettiva (Coop, Conad, Carrefour, Amazon, Camst, CIRFOOD), oltre alle produzioni a marchio proprio: Meseta, Carracci, AttiBassi.

Il Gruppo, che conta 220 dipendenti, ha chiuso il 2018 con 71 milioni di euro di fatturato e prevede di chiudere il 2019 a 75 milioni di fatturato (+5,6%).

Le linee produttive sono state realizzate in partnership con IMA, azienda leader globale nella produzione di macchine per l’imballaggio e il confezionamento dei prodotti, e hanno comportato un investimento di 7,5 milioni di euro nel biennio 2018-2019. Le macchine installate sono tra le più evolute e tecnologicamente avanzate in commercio: possono riempire fino a 450 capsule al minuto, garantendo elevati standard qualitativi e flessibilità nella produzione.

I piani di sviluppo di Coind nel mercato delle capsule sono stati illustrati questa mattina, nel corso di un evento durante il quale sono state presentate le nuove linee di confezionamento dedicate a queste produzioni

«Quello del caffè è un mercato in forte evoluzione, con i consumi che si stanno spostando su prodotti nuovi a scapito di quelli tradizionali – dichiara Luca Cioffi, direttore generale di Coind – In questo scenario abbiamo definito gli obiettivi strategici di Coind che prevedono un raddoppio del fatturato estero in tre anni, da 6 a circa 12 milioni di euro, e il consolidamento della leadership europea nella produzione di capsule, il segmento di mercato più dinamico, nel quale l’italianità rappresenta un grande valore aggiunto. Grazie alla partnership con Amazon – conclude Cioffi – sono in crescita anche le vendite online, che hanno raggiunto un valore di 3 milioni di euro in pochi anni. A supporto della strategia di crescita e innovazione abbiamo inserito in organico nuove figure professionali, con competenze adeguate a operare in un settore profondamente rivoluzionato dalla digital transformation: ingegneri, esperti di e-commerce e marketing».

Praticità, innovazione e salutismo da un lustro guidano i consumi. L’analisi di IRI

Praticità, innovazione e salutismo, certo, hanno fortemente influito sull’evoluzione dei consumi. Ma talvolta (cioè quando i consumatori sono stati disposti ad investire maggiormente) anche l’aumento di prezzo si è rivelato un driver importante: è variegato, infatti, il panorama dei fattori che hanno orientato la crescita della spesa di prodotti di Largo Consumo Confezionato.
Un’analisi del fenomeno è stata realizzata da IRI che, tramite IRI Infoscan
Census® ha messo in evidenza le prime 10 categorie (fra le 451 che compongono il Largo Consumo Confezionato) per le quali, rispetto a cinque anni fa, i consumatori hanno  aumentato maggiormente la spesa.

Top ten delle categorie

Praticità e riduzione degli scarti, hanno privilegiato gli acquisti di Affettati, Carni Fresche Avicunicole e Carni Bovine confezionate. Per queste ultime i consumatori hanno però dovuto sborsare circa la metà della spesa incrementale al fine di coprire l’aumento di
costo dei prodotti. L’appeal delle nuove proposte di alimentari “ready to cook” ha invece sospinto la spesa per Secondi Piatti Base Pesce e Primi Piatti Pronti Freschi. Il bere  responsabile (e salutistico) stimola la crescita della spesa per le Birre e per le Acque
Minerali non gassate. Categorie come Uova e Vini, invece, richiedono l’investimento di più denaro a causa dei consistenti aumenti di prezzo accumulati negli ultimi anni. Questi rincari assorbono gran parte dell’aumentato esborso di denaro.

Scendendo nella classifica, subito dopo i “Top ten”, notiamo la presenza di un folto gruppo di categorie trainate da un consistente incremento dei volumi come, per esempio, i Formaggi Grana Confezionati, le Verdure di IV Gamma, i Vini Charmat Secchi, gli Snack Salati, i Sughi Pronti, le Pizze Surgelate, alcune tipologie dell’Ortofrutta che stanno sempre di più migrando verso l’acquisto di confezioni preparate a peso imposto (es. Pomodori, arance, mele, altra frutta monoprodotto). Infine, complice l’invecchiamento demografico, notiamo una forte crescita degli acquisti di Prodotti per l’Incontinenza. E’ poi servito un maggior esborso per coprire prevalentemente i rincari di prezzo per Patate (a peso imposto), Tonno Sott’Olio e Burro, per citare i più significativi. Quest’ultimo però – ovvero il Burro-  compensa i forti aumenti di prezzo con un importante calo dei volumi acquistati, confermando l’attitudine del consumatore a ridurre l’utilizzo di grassi nell’alimentazione.
Calo di prezzi con volumi fermi o in scarso progresso per la maggior parte dei Detergenti per il bucato e per la casa, le voci più soggette alla razionalizzazione della spesa.

Categorie con fatturati in calo
Speculari ai trend che hanno incrementato i consumi, ecco, sull’altro versante, quelli responsabili di una riduzione/razionalizzazione degli acquisti. Parliamo per esempio dei fattori salutistici e demografici e delle loro ripercussioni su alcune merceologie.

Si spende meno, infatti, per Prodotti per l’Infanzia o per i quali il consumo infantile
rappresenta una quota rilevante della domanda. I pannolini, il latte in genere e in parte anche i Nettari e Simili (Succhi di frutta) sono categorie che hanno risentito del calo delle nascite che si registra in Italia. Allo stesso modo scende la spesa monetaria per grassi e prodotti ad elevato contributo calorico. Da notare che è in atto una vera rivoluzione nell’ambito degli Yogurt più tradizionali, sostituiti dalle nuove proposte (Greco, bicompartimentale, yogurt da bere). Infine una scelta ecologica: calano significativamente gli acquisti (e la spesa) dei prodotti per la tavola Usa e Getta.

IV gamma in crescita: +6,8% a volume, +4,4% a valore

Il settore della IV Gamma continua a dare risultati positivi e dopo un 2018 chiuso con soddisfazione anche i primi sei mesi del 2019 sono con il segno più.  Secondo rilevazioni Nielsen*, rispetto al primo semestre 2018 la IV Gamma fa registrare una crescita del +6,8% a volume e del + 4,4% a valore.

A trainare la crescita del comparto l’ampliamento della platea degli acquirenti: i prodotti di IV gamma raggiungono ormai le tavole di 20 milioni di famiglie. Parallelamente crescono anche la frequenza d’acquisto e la spesa media per famiglia.

Siamo molto felici di questo risultato, raggiunto nonostante una primavera climaticamente anomala che ci ha creato qualche difficoltà.” Commenta Andrea Montagna, nuovo Presidente del settore IV Gamma di Unione Italiana Food: “Questo testimonia un settore vivace e in salute, in grado di attrarre sempre di più la scelta del consumatore che riconosce e apprezza la sicurezza e il valore aggiunto dei prodotti di IV Gamma. Dobbiamo continuare su questa strada fatta di innovazione, ampliamento dell’offerta, sicurezza e trasparenza per confermare la fiducia che il consumatore ha verso i prodotti di IV Gamma.

 

*Source: Nielsen Market*Track – Totale Italia – Dati aggiornati alla settimana terminante il 16/06/2019

Birra: nel primo semestre del 2019 il comparto cresce del 2% vs 2018

Birra: i risultati del primo semestre parlano chiaro. Il settore cresce ancora del 2% rispetto al medesimo periodo del 2018, superando i 7 milioni di ettolitri. A dirlo i dati dell’AssoBirra Monitor, il report semestrale delle vendite in Italia registrate dalle imprese aderenti all’associazione che rappresentano oltre il 71% del mercato italiano.

La continua performance positiva evidenzia che la birra è sempre più una bevanda amata dagli italiani non solo d’estate ma in ogni momento dell’anno, come dimostrano anche i numeri in crescita nei mesi di Gennaio (4,63%), Marzo (+5,18%) ed Aprile (+5,82%).  Il trend positivo di produzione e consumi che si registra in Italia è la diretta conseguenza dell’aumento della domanda stimolata da una maggiore cultura birraria che si è diffusa trasversalmente nel Paese e nelle varie fasce di età, nonché da un rafforzamento degli investimenti dell’industria in continua ricerca e innovazione: oggi gli italiani non amano soltanto la birra, ma prediligono diversi tipi di birra, alla scoperta di nuovi gusti e sapori.

“Siamo soddisfatti che in questo primo semestre dell’anno l’andamento del consumo di birra segni ancora una volta un dato positivo che premia gli sforzi fatti dall’intero comparto della birra in Italia – dichiara Michele Cason, Presidente AssoBirra –   Nel 2018, per la prima volta nella storia, è stata varcata la soglia dei 20 milioni di ettolitri di consumo con un aumento del 3,2% in controtendenza rispetto ai consumi alimentari in Italia che sono invece in riduzione. Siamo orgogliosi di apprendere che più di tre italiani su quattro, con valori omogenei nelle diverse aree del Paese, consuma la birra e lo fa prevalentemente a pasto. Negli ultimi anni la produzione e quindi l’offerta di birre si sono notevolmente ampliate e sono cresciute anche grazie alla creatività dei mastri birrai italiani. Il settore della birra oggi riveste un ruolo di primo piano nell’economia e nell’export del Paese (+6,6% nel 2018). Grandi e piccoli produttori – prosegue Cason – risentono positivamente dell’abbassamento delle accise che ha sostenuto anche la crescita dei consumi. Il decremento della fiscalità ha dato una spinta al comparto generando un aumento della produzione, sostenuta da una filiera agricola efficiente e da materie prime locali di qualità, e incoraggiando gli investimenti con effetti positivi anche per l’occupazione”.

 

 

Un giugno torrido spinge i consumi. L’analisi di IRI

Nel 2019 il meteo è stato imponderabile. E, con esso, le conseguenze sui consumi.

Dopo una primavera fredda e piovosa, che aveva fatto temere uno stop degli acquisti (già penalizzati da un avvio stentato), è invece subentrato un giugno torrido che ha avuto il merito di sospingere i consumi LCC

Dalla settimana del 10 giugno 2019, infatti, ha preso il via una fase climatica anomala caratterizzata da temperature insolitamente torride per questo periodo dell’anno. Secondo le elaborazioni IRI (*) nelle quattro settimane a decorrere dal 10 giugno si sono registrati, in media, valori climatici sensibilmente diversi rispetto allo stesso periodo del 2018 (+2,4 gradi Celsius di temperatura massima, +1,2 gradi di minima e -53% di precipitazioni.

L’inversione meteo ha consentito, dunque, di risollevare le sorti delle categorie del Largo Consumo di stagionalità estiva.

Analizziamo questi trend attraverso i grafici, realizzati grazie al servizio Fast Data di IRI,  che sintetizzano gli effetti del caldo anomalo sulle vendite di queste categorie nei reparti dell’alimentare confezionato, delle bevande dissetanti e dei prodotti per la cura della casa e dell’igiene personale.

L’impatto sulle diverse categorie

Innanzi tutto, l’ondata di caldo eccezionale iniziata a giugno ha rilanciato le vendite delle categorie stagionali nell’Alimentare Confezionato.

Gelati e prodotti da gelare, condimenti e ingredienti per piatti freddi (riso, condimenti pronti, maionese, carne in scatola, tonno, mozzarelle ecc…) sono le voci di consumo influenzate dal clima.

In molti casi l’ondata di calore di giugno/inizi di luglio ha contribuito ad invertire una tendenza delle vendite che era negativa nel progressivo dell’anno.

Durante l’ondata di caldo anche la maggior parte delle categorie di Bevande segna un aumento del tasso di crescita delle vendite superiore ai 10 punti percentuali.

Tutte le voci delle bevande dissetanti segnalano dei balzi importanti delle vendite in corrispondenza dell’inversione meteo di giugno/inizio di luglio. In alcuni casi la domanda torna a crescere dopo una prima parte dell’anno in stagnazione o flessione.

Insetticidi, insetto-repellenti e protezioni solari sono le categorie che più hanno beneficiato dell’ondata di caldo intenso a giugno nei Reparti Chimici.

La primavera fredda ha ritardato il ciclo degli insetti nocivi. L’avvento del clima torrido ha accelerato con ritardo il loro ciclo vitale stimolando la domanda di rimedi e prodotti specifici per combattere questo problema.

Ne consegue che in coincidenza con la fase di clima eccezionalmente caldo si registra una impennata delle vendite di insetticidi e insetto-repellenti. Il clima di giugno/inizio di luglio ha rilanciato anche la domanda di prodotti solari e di alcune categorie per la cura della persona (deodoranti, depilazione, ecc.).

 

(*) Analisi dei dati meteo giornalieri di fonte Meteo Italia srl rilevati in 107 stazioni sparse sul territorio nazionale. Medie ponderate con la popolazione dei corrispondenti bacini territoriali.

Tonno in scatola: ottime performance per il prodotto ittico più diffuso

Tonno in scatola mattatore delle tavole estive. Ancora una volta. Non per nulla è il prodotto ittico conservato più diffuso (89%) in maniera trasversale tra le diverse fasce d’età. Questi dati trovano conferma nell’indagine sui consumi degli Italiani condotta dall’Istituto Ixè per l’Osservatorio Nutrizione e Benessere promosso da Nostromo, in collaborazione con ANDID, Associazione Nazionale Dietisti. Dallo studio emerge infatti che il consumo di tonno conservato si mantiene costante per una larga parte di italiani (75%) mentre la quota di consumatori che ne dichiara un aumento (14%) supera quella che ne ha ridotto il consumo (10%).

Il 55% di chi consuma tonno in scatola lo fa almeno una volta a settimana, nel 19% dei casi addirittura più volte nell’arco della settimana. La frequenza media di consumo è di 1,1 occasioni settimanali, con valori più elevati tra gli under 55 (tra i 35-44enni si raggiunge il picco di 1,35 volte a settimana). La tipologia di tonno in scatola maggiormente consumato è quello in olio d’oliva (63%). Quattro consumatori di tonno su dieci preferiscono quello in olio EVO, mentre uno su tre sceglie la variante al naturale, più apprezzata tra gli under34 e gli sportivi (33%). Il tonno si conferma dunque protagonista dei consumi alimentari, in particolare nella stagione estiva, scelto per preparazioni leggere e fresche come insalate (71%), come ingrediente per sughi con cui condire la pasta (61%) o da solo (39%).

Le ragioni di scelta

La facilità di consumo (64%) è l’elemento maggiormente citato dai giovani; seguono poi sapore/gusto (51%), versatilità (32%), buon rapporto qualità-prezzo (25%)  aspetti nutritivi (20%) e salubrità (17%). Nell’acquisto del tonno in scatola, il marchio svolge un ruolo determinante (47%) in particolare per i consumatori più assidui, gli under24 e gli individui con una capacità di spesa maggiore. Il 90% dei consumatori acquista prodotti ittici conservati nella grande distribuzione (supermercati e ipermercati) e il 15% anche nei discount. Solo uno su dieci, si rifornisce negli alimentari di quartiere.

Le tipologie

Dall’indagine svolta si rileva che la tipologia più consumata è il tonno all’olio d’oliva, ma scegliendo quello in olio extravergine di oliva è possibile aggiungere le caratteristiche salutari degli acidi grassi monoinsaturi (oleico), polifenoli e vitamina E. Inoltre l’olio EVO, essendo un olio di ottima qualità, può essere utilizzato come condimento della pietanza stessa evitando così un inutile spreco di prodotto (maggiore sostenibilità) e contenendo il valore energetico del pasto. Si potrà, inoltre, optare per un tonnobasso in sale” con un contenuto di sale pari al 20% del sale contenuto nel comune tonno in scatola.

Decisioni più veloci con la piattaforma “Always-on Marketing Mix Effectiveness” di IRI

Foto di Benjamin Wiens da Pixabay

In un mercato che brucia le tappe, ogni azienda ha bisogno di soluzioni precise e affidabili, ma anche veloci. E il campo del brand marketing non sfugge a questa necessità. E’ dunque in questo scenario che si inquadra il nuovo prodotto di IRI, dedicato alle aziende del mondo del Largo Consumo Confezionato. Parliamo della  piattaforma “Always-on Marketing Mix Effectiveness”, una innovativa soluzione che verrà presentata al primo IRI International Growth Summit, in programma dal’8 al 10 luglio a Londra.

“Alle aziende del settore del Largo Consumo Confezionato, occorrono circa 20 settimane per avere a disposizione analytics utili al business; in un contesto fortemente dinamico e in continuo cambiamento, è necessario ridurre i tempi” spiega infatti Constantinos Kotopoulos, ACE Managing Director, Solutions and Innovation di IRI. “La piattaforma Always-on Marketing Mix Effectiveness una soluzione semplice che integra velocemente i sistemi e i processi dei clienti. In sintesi: entrano nella piattaforma informazioni ed immediatamente escono analisi”. 

“Always-on Marketing Mix Effectiveness”, basata su tecnologia Liquid Data e su piattaforma di visualizzazione Unify, permette alle aziende di misurare, ottimizzare e pianificare le strategie di brand marketing, ad inclusione di pricing e media, per raggiungere gli obiettivi prefissati. La piattaforma è in grado di evidenziare le tendenze dei mercati e permette in tal modo alle organizzazioni commerciali di ottimizzare la propria strategia ed adattarla velocemente al contesto in cui operano, reagendo alle attività della competition.  Inoltre consente di connettersi a qualsiasi fonte di dati, che siano informazioni di IRI, del cliente o provenienti da fonti terze, API o file.  

“Always-on Marketing Mix Effectiveness” armonizza le diverse fonti tra loro e produce un’unica versione delle informazioni, misurazioni, insights, simulazioni e scenari di ottimizzazione attraverso le applicazioni  “IRI’s Marketing Foresight” e “Price and Promotion”. 

Un’interfaccia web intuitiva e facile da usare permette ai clienti di monitorare le performance dei media, dei prezzi e delle promozioni in tempo reale, consentendo di intraprendere azioni correttive in qualsiasi momento.   

Esempi di applicazione

IRI Marketing Foresight – Visualizzazione e pianificazione dello scenario  

Permette agli operatori di settore di simulare un piano marketing dettagliato e di utilizzare dei tool di ottimizzazione per misurare in modo continuativo le attività media applicando eventuali azioni correttive al mutare delle variabili considerate. 

Utilizza metriche di performance precise fornite da IRI Media Models  per implementare  gli scenari più recenti e consentire l’ottimizzazione dei piani e dei budget media allocati tra brand e canali diversi con lo scopo di accrescere il ROI. Le analisi si basano su IRI Liquid Modeling ™, la piattaforma di machine learning più avanzata del settore, in grado di operare su più dimensioni come brand, cliente, segmento, geografia, canale, negozio e periodo.

IRI Media Models

Forniscono alle aziende che operano nel mondo del Largo Consumo Confezionato una visione completa delle performance dei media combinando i dati a livello di singolo negozio con altre informazioni relative a ciascun brand, categoria o prodotto.  In questo modo si ottengono informazioni utili per supportare la definizione della strategia media e produrre simulazioni su diversi scenari eventuali, sulla base di tecnologia IRI Liquid Modeling ™.

IRI Price & Promotion

Produttori e distributori possono pianificare, attuare e misurare le strategie di prezzo e promozioni; inoltre possono conoscere il loro posizionamento competitivo e ottimizzare l’everyday price e le offerte a seconda delle richieste degli shopper di riferimento. Le analisi si basano su IRI Liquid Modeling ™.

 

 

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